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Domenico34 - La fede - VI di Abrahamo

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2010 12:26
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03/12/2010 12:16

Non possiamo certamente stabilire una regola di carattere generale che tutto quello che Abrahamo fece ai suoi giorni, deve essere fatto da noi nella stessa maniera. Una cosa è però certa che il principio di “obbedienza” a Dio, quando Egli ci chiama a fare qualcosa, sia di portata “universale”, applicabile per tutte le persone di ogni epoca, valevole per essere messo in pratica nella maniera più completa ed assoluta.

Se è Dio che ci chiama a fare una determinata cosa, non importa se si tratta di una piccola missione, con impegni relativi, o piuttosto di una grand’attività che c’impegna intellettualmente e fisicamente, la cosa importante, è l’obbedienza a Dio. Il principio di Dio che:

L’ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni (1 Samuele 15:22),

non conosce confini di tempo, di persone e di circostanze e non tramonta mai. L’obbedienza a Dio, non può essere realizzata e concretizzata nella nostra vita senza la fede. Con la fede in Dio, sapremo affrontare le più difficili situazioni, le cose più impensabili, le assurdità più marcate, umanamente parlando, come partire senza sapere dove andare. Ma è anche con la fede in Dio che si può esperimentare le cose più stupende nella vita, a proposito delle promesse di Dio.

Non si tratta qui ovviamente di esporre alla vista degli altri, una vita altamente spirituale, si tratta invece di dimostrare quanto sia vero il detto della Scrittura: Fedele è Dio (1 Corinzi 1:9; 10:13; 2 Corinzi 1:18; 2 Tessalonicesi 3:3). Anche se non sempre tutto quello che è promesso viene ricevuto sulla terra (cfr. Ebrei 11:13), rimane sempre fermo il fatto, che in mancanza della fede, oltre a non essere grati a Dio (Ebrei 11:6), non si possono conseguire nella vita cristiana quei traguardi che umanamente parlando sono irraggiungibili. E che dire poi della domanda di Gesù:

Quando vi ho mandato senza borsa, senza sacca e senza sandali, vi è mancata qualche cosa?.

La risposta senza dubbio sarà la stessa: Nessuna (Luca 22:35). Quando, con il pretesto di una premurosa e sollecita preoccupazione, per i vari bisogni di un missionario, di uno che è impegnato nell’opera del ministero, un’organizzazione religiosa (che ha in cura il sostentamento economico della vita del missionario), cerca in tutti i modi, l’approvvigionamento di tutto innanzi tempo, finisce, non solo col non esperimentare la fedeltà della Parola di Dio, si rischia anche di prospettare una diversa realtà intorno all’immutabilità di Dio.

Se Dio è fedele e non è venuto mai meno ai suoi impegni durante i millenni, perché dovrebbe venir meno ai nostri giorni? Perché non dovrebbe prendere cura di tutti quelli che hanno messo la loro vita nelle Sue mani? Se tutto cambierà sulla terra, tra gli uomini e le cose, non c’è nessun motivo di credere che lo stesso fenomeno si verifichi in Dio. No! Egli è fedele! E tutti coloro che sapranno camminare per fede, e non per visione (2 Corinzi 5:7), avranno modo di dire a tutti e a voce alta:

Dio stesso ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Il Signore è il mio aiuto, e io non temerò (Ebrei 13:5-6).

Ritornando alla chiamata di Abrahamo, rileviamo che il messaggio di Dio suonava come un comando bene specificato, e non come un consiglio:

a) Vattene dal tuo paese
b) dal tuo parentado
c) dalla casa di tuo padre.

Si potrebbe chiedere: perché mai Dio diede un simile comando ad Abrahamo? Non avrebbe Egli potuto portare a compimento quello che fosse nel piano della Sua volontà per quanto riguardava la vita e la discendenza di Abrahamo, restando nel paese di Ur dei Caldei? Anche se non riusciamo a capire tutte le cose e a darne una giusta spiegazione, specie quando non ci vengono chiaramente specificate, rimane sempre vero il fatto che Dio è sovrano nelle sue scelte e nei suoi piani. E, quando Egli avrà portato a termine quello che ha stabilito secondo la Sua volontà, sarà tutto chiaro e tutto corrisponderà al bene di chi gli ha prestata fede, ubbidendo alla Sua voce.

Dal momento che Dio aveva stabilito che il paese nel quale Abrahamo sarebbe stato benedetto di una particolare benedizione, era Canaan, e, che questa terra, stillante latte e miele, sarebbe stata assegnata com’eredità alla sua progenie, era più che logico che Dio chiamasse Abrahamo ad andarsene dal paese di Ur dei Caldei. C’è un certo parallelismo, profeticamente parlando, tra la chiamata di Abrahamo e le parole del Salmo 45:10,11:

Ascolta fanciulla, guarda e porgi l’orecchio; dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, e il re desidererà grandemente la tua bellezza; prostrati davanti a lui, perché egli è il tuo Signore,

che si possono bene applicare ad ogni credente, alla Chiesa di Cristo in genere. Da un punto di vista prettamente spirituale, ogni persona che fa parte della Chiesa di Gesù Cristo, viene chiamata ad uscire dal suo paese.

Spiritualmente parlando, si potrebbero definire: usanze e tradizioni mondane; amicizie e compagnie non sane; la casa del proprio padre = interessi e scopo di vivere -, per potersi dedicare a quello che Dio dice nella Sua parola. Allacciare rapporti di amicizia e di comunione fraterna con chi ama Dio e vivere la propria vita cristiana, secondo le norme del vangelo.

Una simile applicazione spirituale, risulterà immancabilmente benefica per ogni persona, ai fini di un sempre più arricchimento spirituale da parte di Dio.

2. LA MANIERA DI VIVERE DI ABRAHAMO

Lo scrittore agli Ebrei afferma che:

Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa.

Descrivendo così la cosa, il testo sacro ci presenta il modo come visse Abrahamo, quando lasciò il suo paese natale. Anche se è certo che Abrahamo partì senza sapere dove andasse, sappiamo però che Dio guidava la vita di questo suo servitore.

Infatti, quando Abrahamo arrivò nella località di Sichem, già in terra di Canaan, l’Eterno gli apparve e gli disse: Io darò questo paese alla tua discendenza (Genesi 12:7). Abrahamo come prova della sua riconoscenza verso l’Eterno che lo stava guidando nel modo giusto, costruì un altare all’Eterno che gli era apparso (v. 7).

E quando poi si spostò verso Bethel, oltre a costruire un altare all’Eterno, ivi invocò il nome dell’Eterno (v. 8). Queste precise indicazioni bibliche, sono più che chiare per affermarci che da un lato Dio si manteneva in contatto con Abrahamo, e dall’altro, Abrahamo curava il suo rapporto personale con Dio.

In conseguenza di questo rapporto che intercorreva tra Abrahamo e Dio, non è possibile ignorare le caratteristiche del modo di vivere di Abrahamo. Lo scrittore agli Ebrei ci afferma che Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero.

Pur sapendo che la terra di Canaan nella quale stava vivendo era sua e della sua discendenza, secondo la precisa promessa fattagli dall’Eterno, Abrahamo si considerava uno straniero, uno che era di passaggio, perciò “abitava in tende”. Non possiamo pensare che Abrahamo abiti in tende, perché gli mancassero le possibilità economiche di costruirsi una bella casa. Genesi 13:2 afferma che: Abrahamo era molto ricco di bestiame, di argento e di oro.

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 05/12/2010 12:22]
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