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Domenico34 - La fede - VI di Abrahamo

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2010 12:26
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02/12/2010 12:18


Capitolo 6



LA fede DI ABRAHAMO



Per fede Abrahamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove andava.
Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.
Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e chi aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito,
anche se Dio gli aveva detto: in Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome, perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per questo lo riebbe come per una specie di risurrezione
(Ebrei 11:8,9,17-19.

La storia di Abrahamo, così come viene tracciata dallo scrittore agli Ebrei, ampia nelle sue linee, è anche ricca di spunti che ci permettono di vedere le sue varie esperienze che si susseguirono una dietro l’altra. A cominciare dalla sua chiamata fino il giorno in cui gli venne chiesto di offrire suo figlio Isacco, e finisce col parlarci della speranza che aveva intorno alla città celeste che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.

In tutta quest’ampia panoramica, si collocano, tutte le esperienze di quest’uomo, che poi sono quelle che maggiormente danno valore ed importanza alla vita di questo nobile patriarca.

Più tardi l’apostolo Paolo, parlando diffusamente di Abrahamo, non solo lo presenterà come un uomo di fede eccezionale, ma addirittura lo chiamerà il padre della fede. Con questa caratteristica che contraddistingue la vita di questo patriarca, Abrahamo viene additato come il padre di tutta la cristianità, non solo per la fede che seppe manifestare ai suoi giorni, ma anche per quello che egli fece.

Da parte sua, Giacomo, parlando di Abrahamo, non ha nessuna difficoltà a classificarlo un uomo che viene: Giustificato per mezzo delle opere (Giacomo 3:21). Ovviamente, la tematica che snoda lo scrittore agli Ebrei, intorno ad Abrahamo, vale la pena di esaminarla, anche e soprattutto perché noi pure, alla distanza di tanti millenni, possiamo imparare come avere fede in Dio, in mezzo alle mille difficoltà della vita, quale è il suo valore e le sue implicazioni, in riferimento alla vita cristiana. Lo schema che ci fornisce la lettera agli Ebrei è il seguente:

1) La chiamata di Abrahamo
2) La maniera di vivere di Abrahamo
3) L’offerta di Abrahamo

1. LA CHIAMATA DI ABRAHAMO

Il Dio della gloria apparve ad Abrahamo, nostro padre, mentre egli era in Mesopotamia, prima che abitasse in Carran, e gli disse: Esci dal tuo paese e dal tuo parentado e va’ nel paese che io ti mostrerò (Atti 7:2).

Così cominciò Stefano il suo discorso, davanti al sommo sacerdote e agli altri, che lo stavano processando. Per sapere esattamente la storia di questa chiamata, ovviamente, bisogna rivolgersi al libro della Genesi, che c’indica la città di Ur dei Caldei, quale residenza di Abrahamo all’epoca di quell’evento.

Dal racconto della Genesi conosciamo che Abrahamo era figlio di Terah, fratello di Nahor e Haran, e che abitando in Ur dei Caldei, sposò una donna di nome Sarai, la quale era sterile. Dopo la morte di Terah, avvenuta nella località di Carran, Abrahamo si sposta da quel luogo per andarsene in un paese, che l’Eterno stesso gli ha mostrato. Questo fu ha seguito di una speciale apparizione da parte di Dio, che gli aveva detto:

Vattene dal tuo paese, dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel territorio che io ti mostrerò.
Io farò di te una gran nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione.
E benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà; e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra
(Genesi 12:1-3).

Il libro della Genesi ci assicura che Abrahamo dopo aver ricevuto questa chiamata divina partì, e l’Epistola agli Ebrei aggiunge che Abrahamo “partì non sapendo dove andava”. Se questo particolare viene messo in evidenza con una speciale accentuazione dallo scrittore agli Ebrei, bisogna subito affermare che ciò avvenne “per fede”. In altre parole se Abrahamo non avesse avuto fede = fiducia - a quello che Dio gli aveva detto, non sarebbe stato facile per lui, accettare quel messaggio. Il messaggio relativo della chiamata di Abrahamo, la Bibbia lo ricorda in tre passi:

Poi l’Eterno gli disse: Io sono l’Eterno che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei, per darti questo paese in eredità (Genesi 15:7);

Tu sei l’Eterno, il DIO che ha scelto Abramo; lo hai fatto uscire da Ur dei Caldei e gli hai dato il nome di Abrahamo (Neemia 9:7);

Il Dio della gloria apparve ad Abrahamo, nostro padre, mentre egli era in Mesopotamia, prima che abitasse in Carran, e gli disse: Esci dal tuo paese e dal tuo parentado e va’ nel paese che io ti mostrerò (Atti 7:2,3).

L’elemento fede che caratterizza la vita di Abrahamo, ha più valore quando si pensa:

1) Abrahamo non era scapolo, era già ammogliato ed aveva i suoi settantacinque anni quando partì da Carran (Genesi 12:4). Per uno che è scapolo, non è difficile spostarsi da un luogo all’altro, non deve rendere conto a nessuno; mentre per uno che è legato da un vincolo matrimoniale, non è cosa facile lasciare un luogo per andare altrove, specie quando la destinazione è ignota.

Noi non conosciamo la reazione di Sarai, moglie di Abrahamo, quando seppe da suo marito che dovevano lasciare la Mesopotamia per andarsene in un luogo che l’Eterno stesso gli avrebbe detto, che poi fu la terra di Canaan. Ammesso che Sarai avesse detto a suo marito che non era d’accordo con quello che gli veniva detto, sicuramente Abrahamo avrà fatto opera di persuasione, perché la moglie si convincesse di accettare lo spostamento.
In fin dei conti, quello spostamento non doveva essere interpretato come un capriccio del marito, (anche se in quei tempi la moglie aveva un particolare rispetto e sottomissione nei suoi confronti), si trattava invece di obbedire a Dio.

2) Abrahamo aveva raggiunto una certa posizione economica in Mesopotamia (Genesi 12: 5); era bene piazzato, economicamente parlando, diremmo oggi. Lasciare un ambiente che già conosceva per dirigersi verso un’altra destinazione ignota, non era certo una cosa ideale e facile nello stesso tempo. Ma siccome in quest’uomo c’era la “fede”, non fu un problema affrontare lo spostamento con tutto quello che esso implicava.

Fare delle applicazioni spirituali e pratiche nello stesso tempo, sulla scorta dell’esperienza di Abrahamo, giovano anche ai nostri giorni, perché la “fede”, non è qualcosa che ha da fare con le persone dell’antichità solamente, è richiesta anche a noi che viviamo nel ventesimo secolo, nonostante l’enorme distanza di millenni che ci separa dalla vita e dai tempi di Abrahamo. Ebrei 11:6 dice chiaramente:

Ora senza fede è impossibile piacergli (a Dio), perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.

Si continuerà il prossimo giorno...
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