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Domenico34 – Il perdono dei peccati – Sommario, Introduzione, Capitoli 1-5

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2012 00:17
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03/05/2012 00:04

Trovarsi in uno stato di confusione, non conoscere le vie di Dio per la nostra vita, non essere guidati ed ammaestrati nella verità, non fare di Dio la nostra salvezza e non sperare in Lui tutto il giorno, non aiuta né ispira sicuramente la fede, che ha come fondamento Dio e la Sua Parola.

Davide chiede al Signore: non ricordarsi dei peccati della mia giovinezza, di avere del continuo i miei occhi rivolti a Te, visto che nella mia afflizione mi sento solo. Avvertiva anche che le angosce del suo cuore erano aumentate; perciò voleva essere liberato dalle sue avversità (v. 7,15,16-17) e concludeva:

Per amor del tuo nome, o SIGNORE, perdona la mia iniquità, perché essa è grande.
Vedi la mia afflizione e il mio affanno, perdona tutti i miei peccati
(Salmo 25:11,18).

Sentirsi solo nell’afflizione, vedere le angosce del cuore aumentare, o avere davanti il ricordo dei peccati della propria giovinezza, è certamente molto scoraggiante e opprimente, come se davanti all’individuo, ci fosse un vicolo cieco, senza un raggio di luce, che lascia intravedere la speranza di uscire dal tunnel. La preghiera che invoca il Signore per essere perdonato e tirato fuori dei vari affanni della vita, è sicuramente il sentiero sul quale ogni cristiano dovrà camminare.

Il Salmo 78, scritto da Asaf, descrive la storia del popolo d’Israele e tutte le sue vicissitudini che incontrò nel corso degli anni, le varie ribellioni che manifestò nel deserto, ma anche i tanti miracoli che Dio compì in mezzo di loro. Un verso di questo Salmo, che si trova al centro di tutta la descrizione, tira la somma, non del comportamento del popolo, ma da ciò che Dio compì in loro favore.

Ma egli, che è pietoso, perdona l’iniquità e non distrugge il peccatore. Più volte trattenne la sua ira e non lasciò divampare tutto il suo sdegno (Salmi 78:38).

Sia lode al Signore che Egli, si sia comportato sempre così nei confronti dei Suoi figli, i quali sono da Lui corretti e disciplinati ma mai distrutti, e continuerà a farlo nel futuro per tutte le generazioni. Questa è la garazia e la promessa che fa il nostro Signore che Egli, non ci tratta secondo quello che meritiamo,

Egli non ci tratta come meritano i nostri peccati, e non ci castiga in base alle nostre colpe (Salmi 103:10); visto che Il SIGNORE è pietoso e clemente, lento all’ira e ricco di bontà (Salmo 103:8).

Nel Salmo 79, scritto da Asaf, c’è un verso che recita:

Soccorrici, o Dio della nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci, e perdona i nostri peccati, per amor del tuo nome (Salmi 79:9).

Una simile richiesta, non la fece solamente Asaf, ma attraverso i secoli l’hanno si sono adoperati tantissimi cristiani di tutte le epoche e di ogni generazione.

Infine, nel Salmo 103, scritto da Davide, che invita se stesso a lodare il Signore e a ricordarsi di tutti i suoi benefici, sono state scritte le splendite parole, che sono valide anche per ogni credente di qualsiasi epoca e generazione:

Egli (il Signore) perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità (Salmi 103: 3).

La preghiera d’intercessione di Daniele


Per imparare come intercedere in favore di qualcuno, credo che il migliore esempio lo fornisce Daniele, senza sottovalutare altri personaggi, come Mosè, per esempio con la sua preghiera che innalzò all’Iddio del cielo, in favore del popolo d’Israele. Leggendo il capitolo 9 del libro che porta il suo nome, cioè di Daniele, si possono notare le caratteristiche di un vero intercessore.

La Scrittura afferma che prima che Daniele innalzi la sua preghiera d’intercessione a Dio, per la nazione Ebraica comprese quello che il profeta Geremia aveva profetizzato intorno ad Israele.

nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, dovevano essere portate a compimento le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni (Daniele 9:2) [N.D.].

Daniele, in questa particolare circostanza, non riceve una particolare rivelazione di un qualcosa che si nascondeva nel segreto, come, per esempio, quando gli venivano rivelati i segreti e le interpretazioni di certi sogni, ma comprende dai libri, le desolazioni che riguardavano Gerusalemme, dovevano essere portate a compimento. Siccome Geremia non aveva profetizzato di suo senno, quindi non aveva proclamato la sua parola, bensì quella dell’Eterno, e, tenuto conto della severità e gravità del caso, Daniele Volse perciò la sua faccia verso Dio, il Signore, per disporsi alla preghiera e alle suppliche, con digiuno, con sacco e cenere (v 3).

Si continuerà il prossimo giorno...
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