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Domenico34 - La prima moltiplicazione dei pani – Sommario, Prefazione, Introduzione. Capitoli 1-4

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2012 00:07
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28/02/2012 00:09

6. IL SIGNIFICATO CHE POTREBBERO AVERE I CINQUE PANI E I DUE PESCI

Dopo che i discepoli si sentirono dire da Gesù: Date voi a loro da mangiare, e la risposta immediata che ne seguì, noi non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci, Gesù ordina: Portatemeli qua.

Il comando di Gesù è stato preciso e perentorio; non c’era altro da fare: ubbidire alla parola del Maestro. Anche se nel cuore dei discepoli avrà balenato qualche pensiero come per esempio: “Ma che cosa vorrà fare Gesù con questi cinque pani e due pesci”? Nessuna considerazione umana sarebbe stata giustificata, se l’ordine di Gesù fosse stato messo in discussione.

Quando Gesù ordina una cosa, bisogna ubbidire, se si vuole vedere la manifestazione del Suo potere miracoloso. Non sempre gli ordini del Signore trovano una certa coerenza con la logica umana e non sempre appaiono chiari nel loro significato. Gesù non ci chiede di comprendere prima i Suoi ordini e poi eseguirli; al contrario, prima va rispettato la disposizione di ubbidienza e poi immancabilmente seguirà la comprensione.

Possiamo immaginare con quale stato d’animo i discepoli avranno portato i cinque pani e i due pesci a Gesù, senza forse intravedere uno sbocco, una soluzione al difficile problema. I discepoli avevano visto durante la giornata tanti miracoli che Gesù aveva fatto alle persone ammalate di quella gran folla, ma mai si era verificato nel passato che Gesù aveva fatto un miracolo di moltiplicare i pani, da favorire una certa tranquillità nella loro vita.

Matteo non ci dice chiaramente se quei cinque pani e due pesci erano una piccola scorta di viveri che i discepoli avevano, o se sono appartenuti a qualcuno della folla. Considerando però attentamente la frase: Noi non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci, specialmente il pronome «noi», con ogni probabilità si può pensare che quella piccola scorta, si trovi in mano dei discepoli. Indipendentemente chi aveva quei pani e pesci, ai fini del comando, ciò non aveva nessun'importanza; il vero valore consisteva nel fatto che quella piccola scorta fosse portata a Gesù.

I cinque pani e i due pesci, attraverso i secoli, sono stati variamente interpretati. Per citare qualche esempio diciamo: G. Crisostomo, riprendendo quello che dice Giovanni, così interpretava.

«L’evangelista Giovanni, da parte sua, precisa che i pani erano d’orzo, dettaglio che non è senza significato, ma che c'insegna a calpestare il fasto dei banchetti sontuosi. Tale era anche il cibo dei profeti» [Cfr. S. Giovanni Crisostomo, Commento al vangelo di S. Matteo, II, pag. 305].

Per Ambrogio:
«I cinque pani corrispondono al latte; il cibo solido è il corpo di Cristo; la bevanda generosa è il sangue del Signore» [Cfr. Sant’Ambrogio, Commento al vangelo di S. Luca, I, pag. 322].

Per Agostino
«I cinque pani significano i cinque libri di Mosè: giustamente essi non sono di frumento ma d’orzo, poiché essi appartengono al Vecchio Testamento. Quanto ai due pesci, mi sembrano significare quelle due auguste persone del Vecchio Testamento, che ricevevano l’unzione per santificare e per governare il popolo, cioè il sacerdote e il re» [Cfr. Sant’Agostino, Commento al vangelo di S. Giovanni, I, pag. 375].

Non si può accettare una simile interpretazione così puntualizzata, non solo perché non è unanime, ma soprattutto perché ci sembra forzata, e, addirittura rispecchia la mentalità di quei tempi e circostanze in cui vissero quegli uomini. Quando si spiritualizza troppo il testo biblico, si corre il rischio di far dire alla Bibbia quello che essa non vuol dire, con la conseguenza di insegnare verità estranee al testo biblico.

Se si può permettere una certa spiritualizzazione per i cinque pani e i due pesci, soprattutto con riferimento al comando di Gesù: «Portatemeli qua», si potrebbe affermare che potrebbero rappresentare la «pochezza dell’uomo», da un punto di vista generale. Se è vero che quei cinque pani e i due pesci, erano una piccolissima scorta di viveri, in confronto a quella gran folla, appare evidente la pochezza di quei pani e pesci per dare a mangiare ad una moltitudine di 5.000 uomini oltre alle donne e ai bambini. Però, se questa pochezza viene portata a Gesù, il Suo potere miracoloso li moltiplica, e il poco diventerà assai e sarà sufficiente per sfamare quelle migliaia di persone. La logica di questa spiritualizzazione, crediamo che non contrasti col testo evangelico, tanto meno che apparisca come una «forzatura», e neanche entri in conflitto con la Parola del Signore, sia quella dell’A.T. che del N.T.

Quando l’interpretazione di cui sopra, viene messa in relazione col ministero, essa diventa più significativa, per il fatto che nell’opera del ministero, concorrono, non solo il dono di Dio, ma anche la parte umana, intesa come strumentalità che lo Spirito usa secondo il volere divino. Quando una persona fa valere i suoi titoli, la sua capacità di conoscenza e di sapere bene organizzare le cose, è come se dicesse: “Ce la posso fare da me; non ho bisogno di nessuno”. Ma quando si riconosce la propria incapacità, è come se si dicesse: “Ma che cosa posso ottenere col mio saper fare, con la mia intelligenza, con la mia forza umana, davanti ad un mondo che mi circonda con bisogni che oltrepassano le mie risorse?” Gesù aveva detto ai suoi discepoli, «Date voi a loro da mangiare».

Si continuerà il prossimo giorno...
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