Capitolo 5
GESÙ COME PROFETA – LA CONVINZIONE CHE SI AVEVA DI LUI
«Ad un controllo statistico la designazione di Gesù come profeta non è particolarmente frequente nel N.T. Nella fonte dei racconti, si trova solo due volte: Mc.6:15 (par. Lc. 9:8) e Mc. 8:28 (par. Mt. 16:14 e Lc.9:19). Mc. 6:4 (par. Mt. 13:57; Lc. 4:24; Io.4:44) non rientra in questo contesto, perché Gesù in questo passo non si definisce profeta ma per mezzo di una frase proverbiale paragona la sua sorte a quella di un profeta. In Gesù non è mai presentato come profeta; come tale invece compare due volte nel materiale proprio di Matteo (21:11,46) e relativamente spesso in Luca (7:16,39; 24:19; Act. 3:22s.; ) e Giovanni (4:19; 6:14; 7:40; 9:17). In Luca va inoltre preso in considerazione 13:33, dove Gesù dice: «È impossibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme». Anche in questo caso, come in Mc. 6:4, non si tratta di un titolo che Gesù si attribuisce, bensì della citazione di un’opinione comune. Ma poiché Gesù non solo accetta quest’idea ma, si accinge a realizzarla, si inserisce nella schiera dei profeti» [G. Friedrich,
GLNT, Volume XI, colonne 599-600].
Siccome da più parti Gesù era considerato un profeta, conviene esaminare i testi che ne parlano, in modo che si possono considerare i contesti nei quali si parla e perché le persone lo definivano tale.
La convinzione di Erode intorno a Giovanni il battista
Erode sentendo parlare della fama di Gesù, cioè dei miracoli che Egli compiva, pensava che Giovanni il battista, che lui aveva fatto imprigionare e poi messo a morte, era risuscitato dai morti, perciò le potenze miracolose agivano in lui. La sua convinzione però non era esatta, in quanto il battista non era risuscitato dai morti.
Altri invece dicevano: « Elia!» Ed altri: « un profeta come quelli di una volta» (Marco 6:15, (par. Luca 9:7-9). Perché questi “altri” non pensavano che Giovanni il battista, non era risuscitato dai morti, piuttosto credevano che si fosse trattato di Elia era apparso? Per il semplice fatto che era convinzione diffusa che Elia doveva venire prima del Messia. Il fatto che i discepoli di Gesù gli chiedono:
«Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?»
Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell’uomo deve soffrire da parte loro» (Matteo 17:10-12) e la risposta che ricevettero, è una conferma.
La domanda che Gesù fece ai suoi discepoli
La domanda che Gesù fece un giorno ai Suoi discepoli:
Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?»
Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti».
Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?»
Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matte0 16:13-16, (par. Marco 8:27-30; Luca 9:18-22); appariva chiaro il diverso contesto che c’era tra la domanda che fece il re Erode e quella posta da Gesù.
Non si può negare che la risposta che i discepoli diedero, non era altro di riferire a Gesù quello che sentivano ripetere da altri: ci sono quelli che sostengono che tu sei Giovanni il battista, c’è chi asserisce che tu sei Elia o Geremia; infine, ci sono quelli che affermano che sei uno dei profeti. La domanda che si impone d’obbligo è: perché la gente pensava che Gesù era uno degli antichi profeti? Non perché lo sentiva dalla bocca di Gesù, perché Egli non si definì mai tale, anche se in Lui non mancava la consapevolezza che era il profeta di cui aveva parlato Mosé, quando, profetizzò:
Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto! (Deuteronomio 18:15). Se la gente classificava Gesù come uno dei profeti, era essenzialmente con riferimento a quello che Egli predicava-insegnava e ai miracoli che compiva. Appariva chiaro che l’insegnamento di Gesù e il potere miracoloso che Egli manifestava, non potevano essere attribuiti ad una comune persona: doveva trattarsi di una persona speciale, quali erano appunto i profeti.
Quello che Gesù affermò a Nazaret
Poi partì di là e andò nel suo paese e i suoi discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua?
Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui.
Ma Gesù diceva loro: «Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua» (Marco 6:1-4; (par. Matteo 13:53-57; Luca 4:24; Giovanni 4:44).
Ha ragione G. Friedrich, nel precisare che Gesù a Nazaret nel riferire una frase proverbiale paragonava la sua sorte a quella di un profeta.
«Il detto sul destino del profeta in patria (ridotto di un membro in Matteo 13:52, di due membri in Luca 4:24/Giovanni 4:44) ha carattere proverbiale, ma anche un’accentuazione del tutto propria» [Rudolf Pesch,
Il vangelo di Marco, Parte prima, pag. 503].
D’altra parte, era chiaro che la gente di Nazaret, conosceva Gesù come il falegname figlio di Maria, e che nessuno dei suoi quattro fratelli e le sue sorelle, possedevano la sapienza che lui manifestava e il potere miracoloso nel compiere le opere potenti. Davanti a quello che appariva agli occhi degli abitanti di Nazaret, la loro scetticità nei confronti di Gesù, appariva giustificata dal punto di vista umano, ma non lo era davanti a Gesù, visto che davanti a Lui, il loro scetticismo era sinonimo d'incredulità.
LA GENTE CONSIDERAVA GESÙ UN PROFETA
Gesù davanti al sinedrio
Ci sono diversi testi nel Nuovo Testamento che parlano che la gente considerava Gesù, un profeta. Se facevano una simile affermazione, era soprattutto con riferimento a certe caratteristiche che Lui possedeva, simili a quelli di un vero profeta.
Alcuni cominciarono a sputargli addosso; poi gli coprirono la faccia e gli davano dei pugni dicendo: «Indovina, profeta!» E le guardie si misero a schiaffeggiarlo (Marco 14:65; (par. Luca 22:64);
Il gesto che alcuni membri del sinedrio compirono, dopo che Gesù venne giudicato degno di morte, di sputargli addosso, di coprirgli la faccia e nel dargli dei pugni, aveva il senso del più spietato disprezzo. Il fatto però che gli dicono:
Indovina profeta!, non vuole significare che un indovino è profeta, come se avessero voluto fare un’equazione: indovino = profeta o che stavano facendo un gioco a nascondiglio, per godersi uno scempio spettacolo. Se usarono quel termine, probabilmente lo fecero a seguito di quello che Gesù aveva pubblicamente asserito, quando precisò:
«Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo» (Marco 14:62). Siccome quelle parole avevano il senso di una profezia, cioè predicevano la posizione di Gesù, Figlio dell’uomo (Daniele 7:13) seduto alla destra della potenza, — e questa era la caratteristica di un profeta che conosceva il futuro — avranno pensato: egli potrà dirci chi l’ha percorso.
Si continuerà il prossimo giorno...