Domenico34 – Le parabole di Gesù – Prefazione, Introduzione

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Domenico34
00domenica 27 marzo 2011 01:01

PREFAZIONE


Il testo che ho l’onore e il piacere di prefazionare è una di quelle rare gemme che impreziosiscono egregiamente il panorama editoriale evangelico italiano, il quale, sebbene sia oramai ricco di tanti libri, è purtroppo ancora povero di testi come questo di sana e robusta ermeneutica biblica, che, essendo scritti in modo semplice e immediato, ma non per questo superficiale o banale, consentano tanto ai credenti di media cultura quanto a coloro che sono impegnati nel ministero di predicazione e d’insegnamento di rendere più comprensibile e praticabile ]C]il Libro, la Bibbia, che, in quanto cristiani evangelici, noi riteniamo il più importante e degno di essere studiato, compreso e vissuto, essendo la Parola stessa di Dio.

Il puntuale e avvincente studio sulle parabole di Gesù ad opera di Domenico Barbera va a colmare una vistosa lacuna nella comprensione di una parte preponderante dell’insegnamento del Signore Gesù Cristo. Basti dare una scorsa ai titoli attualmente in commercio nell’editoria evangelica italiana per sincerarsene: a prescindere da un classico commento di C. Spurgeon sulle parabole — sempre attuale e valido, seppur datato —, ci sono pochissimi altri testi evangelici certamente più moderni, ma elementari e per di più illustrati perché destinati alle Scuole Domenicali, come se le parabole di nostro Signore riguardassero solo i bambini in età scolare e fossero nient’altro che belle e pie favolette per conciliare il sonno!

Certo, non che manchino in italiano da parte cattolica o protestante-liberale studi seri e approfonditi sulle parabole di Gesù, ma, per l’appunto, si tratta pur sempre di testi da “decodificare” per l’impianto fondamentalmente estraneo a quello teologicamente evangelico basato sul sola e sul tota Scriptura e sulla fede nella Bibbia come Parola inerrante di Dio, verbalmente e plenariamente ispirata e unica regola di fede e di condotta. Il nostro Autore, però, non si sottrae al confronto con gli studiosi di queste diverse aree di provenienza teologica — come invece accade spesso per altri autori evangelici nostrani, che spesso li ignorano o per miope snobismo o per inconsapevole ma colpevole ignoranza! —, riuscendo a decodificare ampiamente e ad applicare la norma biblica di “ritenere il bene” (cfr. 1Tessalonicesi 5:20), che evidentemente c’è in studiosi cattolici o protestanti liberali del calibro di J. Jeremias, J. Gnilka, R. Pesch, A. Kemmer, e R. Schnackenburg, per citarne solo alcuni. Il confronto risulta, a nostro avviso, vincente e fecondo, dal momento che l’A. riesce a miscelare con sapienza le opinioni di questi insigni studiosi, facendole proprie o contestandole, senza però mai perdere di vista l’orizzonte teologico più propriamente evangelico, ma senza neanche mai perdersi nei meandri dei tecnicismi eruditi tipici dell’esegesi accademica, che renderebbero il testo indecifrabile ai più, non addetti ai lavori. Invece, lo studio di D. Barbera mantiene tutta la freschezza e l’immediatezza dei dati evangelici, che consustanziano proprio il genere parabolico preso in esame, producendo al contempo molte riflessioni personali e originali, utili tanto al comune credente — per le ricadute nella vita cristiana pratica — quanto al predicatore o insegnante — per gli spunti omiletici e didattici che costellano l’intero testo e mostrano una provata esperienza pastorale da parte dell’A.

Il “confronto titanico”, però, non si ferma ai soli studiosi moderni di fama internazionale, ma si spinge sino ai giganti del passato: ai cosiddetti “Padri della Chiesa”, tra cui spiccano i nomi di Agostino, Ambrogio e Crisostomo, puntualmente chiamati in causa per un confronto che si fa spesso scontro e raramente incontro, a motivo delle loro letture estremamente allegoriche e spiritualizzanti tipiche del loro tempo, che spesso (anche se non sempre) hanno snaturato il significato semplice e immediato degli insegnamenti parabolici di Gesù. Anche questo “confronto al negativo”, però, risulta positivo, perché troppo spesso, nell’accostarsi ai testi biblici, il lettore medio — soprattutto se evangelico — e purtroppo anche il predicatore ignorano completamente quanto è stato detto e scritto da chi li ha preceduti e si è sforzato di comprendere la Parola di Dio, producendo opinioni e commenti che talvolta si farebbe bene a conoscere per non travisare i testi biblici, ma che talaltra sarebbe bene ignorare per non correre il medesimo rischio. Quanto a questo, il nostro A. ha svolto egregiamente il suo compito, rinfrescando la memoria di chi già conosce ma ha dimenticato, o sanandola da diverse amnesie di chi crede di essere il primo ad avere certe intuizioni originali nel suo “libero esame” delle Scritture, senza sapere che spesso tali “rivelazioni” sono veri e propri funghi velenosi che pullulano nel sottobosco dell’interpretazione spicciola e disinformata delle Scritture. Quanto a questo, lo studio di Barbera è un efficace e autorevole antidoto contro tutti questi veleni e un’ottima bussola per orientarsi nelle spesso intricate e fitte foreste interpretative, irte di trappole.

Per concludere, sebbene come per qualunque altro testo umano che si cimenti con quello divino non sia sempre possibile concordare appieno con tutte le conclusioni dell’A., nel complesso, però, si tratta di uno studio accurato, equilibrato e proficuo, da cui trarrà sicuramente grande beneficio chiunque si accinga a studiare seriamente l’insegnamento parabolico di Gesù.

ANTONIO MORLINO

INTRODUZIONE



Per quanto riguarda le parabole di Gesù, il nostro principale interesse si è concentrato sui Sinottici, visto che il sostantivo greco parabolē, nelle varie forme, si trova nei vangeli di Matteo, Marco e Luca e in due passi dell’epistola agli Ebrei. Le occorrenze di questo termine sono 48, 46 delle quali nei sopraindicati vangeli e due nella lettera agli Ebrei. C’è poi un altro termine, che è un sinonimo di parabolē, cioè paroimia, il cui significato è proverbio, discorso figurato, parabola, discorso enigmatico. Esso si trova tre volte nel vangelo di Giovanni e una volta nella seconda epistola di Pietro. Nel vangelo di Giovanni i traduttori l’hanno reso similitudine, mentre in 2Pietro l’hanno tradotto proverbio.

Le parabole di Gesù facevano parte integrante della Sua predicazione, e, per mezzo del parlare parabolico, Egli illustrava e proclamava il regno di Dio. Che questo modo di parlare non fosse sempre compreso dagli ascoltatori lo rileviamo dall’intervento dei discepoli del Cristo, quando Gliene chiesero la spiegazione:

Allora Gesù, lasciate le folle, tornò a casa; e i suoi discepoli gli si avvicinarono, dicendo: spiegaci la parabola delle zizzanie nel campo (Matteo 13: 36).

Pietro allora gli disse: spiegaci la parabola (Matteo 15:15).

Questo però non vuol dire che il parlare parabolico di Gesù non venisse compreso dagli ascoltatori. A sostegno di questa nostra affermazione abbiamo quello che ci hanno tramandato Matteo e Marco, i quali precisano:

I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro (Matteo 21:45);
Essi cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro. E, lasciatolo, se ne andarono (Marco 12:12).

Nell’affrontare il problema interpretativo delle parabole di Gesù, bisogna evitare quelle spiritualizzazioni spinte, cioè che si soffermano su tutti i dettagli della parabola, dando loro dei significati precisi. Questo tipo di interpretazione non è sempre coerente con il contesto della parabola, per non dire che spesso se ne allontana, oppure ignora l’insegnamento o gli insegnamenti che Gesù voleva trasmettere agli ascoltatori per mezzo del Suo discorso parabolico.

Ogni parabola che raccontò Gesù mirava a illustrare delle verità: alcune riguardavano la vita presente e altre contemplavano il tempo escatologico, cioè quello futuro. L’interprete, nelle spiegazioni che fornirà, dovrà cercare di capire queste verità e tenerle in debito conto. Inoltre, una spiegazione che non si attenga a questa linea interpretativa potrebbe risultare deviante e insegnare una verità diversa, cui Gesù non voleva alludere. Quando ci si accosta alle parabole di Gesù, la prima cosa che bisogna fare è cercare di capire le verità centrali cui Egli ha voluto riferirsi. Se queste verità appariranno chiare davanti a noi, tutto il contorno parabolico, cioè i vari elementi della parabola, serviranno ad ampliare il nostro orizzonte su quelle verità. Ai fini della spiegazione che si vorrà fornire, mettere in risalto una verità diversa che la parabola non contiene potrà risultare molto rischioso. I padri della chiesa che spiritualizzavano tutto sono un classico esempio di come certe interpretazioni che venivano date rispecchiassero l’ambiente del loro tempo e le circostanze in cui essi vivevano.

Nell’esaminare le parabole di Gesù, faremmo meglio ad attenerci a un’esegesi equilibrata e, nel contempo, a dare quelle spiegazioni che siano in piena armonia con la verità illustrata, affinché il lettore ne tragga il massimo profitto per la sua crescita spirituale.

La versione che useremo in questo nostro lavoro sarà la Nuova Riveduta, e, quando riterremo opportuno rifarci ad altre traduzioni, non esiteremo a farlo.
La migliore ricompensa che ci attendiamo da questo nostro lavoro non è sicuramente quella economica, cioè la vendita del libro. Sappiamo, infatti, senza esagerare e senza tema di essere smentiti, che le spese che affrontiamo per la messa a punto di questa pubblicazione sono di gran lunga superiori al ricavato che potremmo ottenerne dalla vendita. Ma, se lo facciamo, è solamente in vista di contribuire all’edificazione del popolo di Dio, e non di un profitto economico che potremmo ricavarne. Perciò, il migliore augurio che formuliamo è che chiunque avrà modo di leggere quello che seguirà ne faccia tesoro, a lode e gloria di Dio e di Gesù Cristo, nostro Signore!

Infine, un vivo e sentito ringraziamento, da parte nostra, va al caro fratello, Dr. Antonio Morlino, per l’accurato e puntiglioso lavoro che ha condotto, nel revisionare il testo e per i saggi consigli dateci.

Niagara Falls, 2009

Domenico Barbera
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