Domenico34 – Le parabole di Gesù – Capitolo 9. PARABOLA DEI MALVAGI VIGNAIUOLI

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Domenico34
00giovedì 14 aprile 2011 21:33


Capitolo 9




PARABOLA DEI MALVAGI VIGNAIUOLI




Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna.

Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono.

Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo.

Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio.
Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità.

Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?»
Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo».

Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?

Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne farà i frutti.

I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro;
e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta
(Matteo 21:33-46).

Al tempo della raccolta mandò a quei vignaioli un servo per ricevere da loro la sua parte dei frutti della vigna.

Ma essi lo presero, lo picchiarono e lo rimandarono a mani vuote.
Egli mandò loro un altro servo; e anche questo insultarono e ferirono alla testa.
Egli ne mandò un altro, e quelli lo uccisero; poi molti altri che picchiarono o uccisero.

Aveva ancora un unico figlio diletto e quello glielo mandò per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio.

Ma quei vignaioli dissero tra loro: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra.

Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna.
Che farà dunque il padrone della vigna? Egli verrà, farà perire quei vignaioli e darà la vigna ad altri.

Non avete neppure letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno rifiutato, è diventata pietra angolare;

Essi cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro. E, lasciatolo, se ne andarono
(Marco 12:1-12).

Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la affidò a dei vignaiuoli, e se ne andò in viaggio per molto tempo.

Egli mandò un altro servo; ma dopo aver percosso e insultato anche questo, lo rimandarono a mani vuote.

Egli ne mandò ancora un terzo; e quelli, dopo aver ferito anche questo, lo scacciarono.

Allora il padrone della vigna disse: Che farò? Manderò il mio diletto figlio; forse a lui porteranno rispetto.

Ma quando i vignaiuoli lo videro, fecero tra di loro questo ragionamento: Costui è l’erede; uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra.

Verrà e sterminerà quei vignaioli, e darà la vigna ad altri». Essi, udito ciò, dissero: «Non sia mai!»

Ma egli li guardò in faccia e disse: «Che significa dunque ciò che sta scritto: La pietra che i costruttori hanno rifiutato è quella che è diventata pietra angolare?
Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».

In quella stessa ora gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma temettero il popolo; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro
(Luca 20:9-19).

Assieme al testo evangelico, è necessario aggiungere anche quello del profeta Isaia:

Voglio cantare per il mio diletto un cantico del mio amico circa la sua vigna. Il mio diletto aveva una vigna su una collina molto fertile.

La circondò con una siepe, ne tolse via le pietre, vi piantò viti di ottima qualità, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò un torchio. Egli si aspettava che producesse uva buona, invece fece uva selvatica.

Or dunque, o abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna.

Ma ora vi farà sapere ciò che sto per fare alla mia vigna: rimuoverò la sua siepe e sarà interamente divorata, abbatterò il suo muro e sarà calpestata.

La ridurrò ad un deserto: non sarà né potata né zappata, ma vi cresceranno rovi e spine; e comanderà alle nubi di non farvi cadere alcuna pioggia.

Or la vigna dell’Eterno degli eserciti è la casa d’Israele, e gli uomini di Giuda sono la piantagione della sua delizia. Egli si aspettava rettitudine ed ecco spargimento di sangue, giustizia ed ecco grida di angoscia
(Isaia 5:1-7).

Tutti e tre i Sinottici, Matteo, Marco e Luca, riportano la parabola dei malvagi vignaiuoli, anche se non adoperano le stesse parole. La diversità di espressione che essi impiegano non intacca minimamente il significato della parabola, semmai l’arricchisce di particolari, così da permetterci di avere un insieme di sfumature che hanno la loro importanza. La parabola è riportata anche dal Vangelo di Tommaso (n° 65). Alfons Kemmer, nel suo commento, ha riportato il testo in questione [A. Kemmer, Le parabole di Gesù, pag 114].

Per Dodd «è più difficile riportare direttamente ad una determinata situazione storica, la parabola dei Vignaioli malvagi» [C. H. Dodd, Le parabole del regno, pag. 119].

Mentre, per J. Jeremias, «il carattere allegorico di questa parabola, che si collega col ‘canto della vigna’ d’Isaia 5:1-7, le attribuisce un posto unico nelle parabole sinottiche di Gesù: la vigna è evidentemente Israele, i vignaioli sono i suoi reggitori e i suoi capi, il proprietario è Dio, i messi sono i profeti, il castigo dei ribelli raffigura la riprovazione d’Israele, l’‘altro’ (Matteo 21:43) è la Chiesa dei pagani» [J. Jeremias, Le parabole di Gesù, pag. 84].

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00venerdì 15 aprile 2011 19:59

Matteo comincia dicendo: Udite un’altra parabola; mentre Marco e Luca: poi cominciò a dire al popolo questa parabola. Matteo parla di un padrone di casa, mentre Marco e Luca di un uomo, senza specificare la qualifica di questa persona. Marco e Luca parlano dell’invio di un servo ai vignaiuoli, mentre Matteo precisa che si trattava di servitori. Matteo specifica che i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono; mentre Marco riferisce che i vignaiuoli presero il servo, lo picchiarono e lo rimandarono a mani vuote. Luca, da parte sua, ha: Dopo averlo [il servo] percosso, lo rimandarono a mani vuote. Matteo chiarisce che il padrone di casa mandò altri servi, in numero maggiore dei primi; mentre per Marco e Luca si trattava di un altro servo. Per Matteo, il padrone di casa mandò due volte i suoi servi ai vignaiuoli, mentre Marco e Luca parlano di tre invii. Matteo dice che il padrone di casa mandò suo figlio, Marco un unico figlio diletto, Luca semplicemente il mio diletto figlio.

Secondo Matteo e Marco, il trattamento che i vignaiuoli riservarono al figlio fu il seguente: Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero, mentre per Luca lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Alla domanda che venne posta: Che farà dunque il padrone della vigna?, secondo Matteo la risposta fu: Essi [cioè i capi dei sacerdoti, i farisei e gli scribi] gli risposero..., mentre per Marco e Luca Egli [cioè il padrone della vigna] verrà, farà perire quei.... Il racconto prosegue nel ricordarci che il padrone della vigna darà ad altri la vigna; Luca aggiunge: Essi [cioè i capi giudaici], udito ciò, dissero: «Non sia mai!». Inoltre, Luca ha una frase che non hanno né Matteo né Marco: Ma egli li guardò in faccia e disse.... Infine, solo Matteo riporta la frase: Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto. Queste sono le differenze più notevoli che abbiamo messo in evidenza e che terremo presente nel corso dell’esame della parabola.

Esaminiamo la parabola, così come ce l’ha tramandata il testo evangelico, tenendo soprattutto presente il senso allegorico, come da più parti è stato riconosciuto e messo in evidenza. Anche se ai tempi di Gesù la parabola rispecchiava «un avvenimento perfettamente verosimile nella Palestina del N.T.» [Rudolf Pesch, Il vangelo di Marco, parte seconda, pag. 324], non era certamente questo lo scopo che Gesù voleva raggiungere, quanto mettere in risalto l’atteggiamento che i capi religiosi giudaici avevano assunto nei Suoi confronti e riguardo al Suo insegnamento.

Ha perfettamente ragione Gnilka nell’affermare: «sotto il profilo formale, in Mt. il brano va considerato una parabola fortemente impregnata di allegorizzazioni, e per quanto attiene al suo contenuto, va definita una parabola di giudizio» [J. Gnilka, Il vangelo di Matteo, parte seconda, pag. 335].

Il SIGNORE mandò loro dei profeti per ricondurli a sé e questi protestarono contro la loro condotta, ma essi non vollero ascoltarli (2Cronache 24:19).

Dal giorno che i vostri padri sono usciti dal paese d’Egitto fino ad oggi, io vi ho mandato tutti i miei servi, i profeti, ve li ho mandati ogni giorno, fin dal mattino;
Ma quelli fecero una congiura contro di lui, e lo lapidarono per ordine del re, nel cortile della casa del SIGNORE
(2Cronache 24:20-21).

Ecco cosa constatava Neemia in sintesi: Ma essi hanno disubbidito, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno oltraggiato gravemente (Neemia 9:26). E che dire dell’affermazione di Gesù? «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! (Matteo 23:37).

«Man mano che diventa chiara l’identificazione dei servi con i profeti, siamo naturalmente indotti ad intendere i “frutti della vigna” come “l’ubbidienza del popolo, che resta fedele all’elezione e alla promessa”» [R. Pesch, Il vangelo di Marco, parte seconda, pag. 327].

«La formulazione di concepire il piano per uccidere il figlio, è modellata su quella di un progetto analogo dei fratelli di Giuseppe (Genesi 37:20). Il destino di Cristo viene collegato con quello dei profeti» [J. Gnilka, Il vangelo di Matteo, parte seconda, pag. 339].

Il figlio che viene ucciso e gettato fuori dalla vigna è una chiara allusione che fa Gesù alla Sua morte. Sì, è vero che furono i Romani a condannare Gesù alla crocifissione, però lo fecero dietro specifica richiesta dei capi religiosi giudaici.
Gesù pose una domanda: Che farà dunque il padrone della vigna? La risposta che ne seguì, andando a Matteo, fu: Essi [i capi dei sacerdoti, i farisei e gli scribi] gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo».

Davanti alla scena di un giudizio così devastante e severo, Luca riferisce che Gesù guardò in faccia le persone che avevano detto: «Non sia mai!», domandando loro: «Che significa dunque ciò che sta scritto: La pietra che i costruttori hanno rifiutato è quella che è diventata pietra angolare?

A questo punto, s’impone la necessità di qualche riflessione sul severo giudizio espresso dalla parabola dei malvagi vignaiuoli.

1. È cosa certa che la parabola dei vignaiuoli avesse lo scopo di denunziare lo stato in cui si trovano i capi religiosi giudaici ai tempi di Gesù. Se si accetta l’allegorizzazione presentata dalla parabola in questione, risulterà abbastanza chiaro che il padrone della vigna è sicuramente Dio; la vigna è Israele; i vignaioli sono i gerarchi religiosi giudei; i servitori inviati sono i profeti; il Figlio inviato per ultimo è senza dubbio Gesù Cristo; la cacciata fuori della vigna del Figlio e la sua uccisione parlano della morte sulla croce che subì Gesù; la devastazione e la distruzione dei vignaioli sono il severo giudizio su Israele, rappresentato dai suoi capi sacerdoti, dai farisei e dagli scribi; la vigna tolta ai vignaioli parla della riprovazione d’Israele, mentre l’affidamento della vigna ad altri della Chiesa dei pagani o più chiaramente dei Gentili. Tutto questo, naturalmente, perché Israele, quale popolo scelto da Dio, non ha portato al suo Dio quei frutti di fedeltà e di ubbidienza alla Sua legge.

1. Storicamente parlando, si sa, infatti, che nell’anno 70 d.C. il severo giudizio illustrato dalla parabola si compì per opera degli eserciti romani, i quali, invadendo la città di Gerusalemme, seminarono distruzione e devastazione sia alle persone sia al sacro tempo.

2. La riprovazione d’Israele non deve, però, essere interpretata nel senso di un definitivo giudizio divino su questo popolo, come vorrebbe la dottrina della sostituzione. Bisogna tener presente che Dio, nonostante l’infedeltà d’Israele, non ha rigettato per sempre il Suo popolo, nel senso che lo ha sostituito con la Chiesa, precludendogli ogni speranza di salvezza. L’apostolo Paolo ha compreso molto bene l’aspetto di questa verità. Egli, infatti, negli scritti che ci ha lasciato, chiarisce bene i concetti e specifica la questione. Parlando della nazione ebraica, egli afferma che l’incredulità di questo popolo non ha annullato la fedeltà di Dio (Romani 3:3).

Le promesse che Dio fece ad Abramo, intorno ad Israele, oltre a non essere state cancellate, sono ancora valide, perché appunto la Sua fedeltà non è stata annullata dall’infedeltà d’Israele. Paolo afferma chiaramente che Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto (Romani 11:2). Se Israele non persevererà nella sua incredulità, sarà nuovamente innestato (Romani 11:23).

La prospettiva per questo popolo sarà: Tutto Israele sarà salvato, così com'è scritto: «Il liberatore verrà da Sion.
perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili
(Romani 11:28-29).

PS: Se ci sono delle domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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