Capitolo 5
RACCOLTA DI SETTE PARABOLE
Il testo
e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.
La terra da sé stessa dà il suo frutto: prima l’erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato.
Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l’ora della mietitura è venuta» (Marco 4:26-29).
L’accento principale non è posto sull’uomo che getta il seme nel terreno, ma sul modo inspiegabile della crescita della semenza. Lo stesso seminatore che ha fatto il suo lavoro non trova una valida spiegazione (perché non lo comprende) su come abbia fatto il seme a germogliare e a crescere, senza che ci sia stato l’intervento umano. Tenuto conto che, con la similitudine, Gesù parlava del regno di Dio, era anche necessario che, con la breve narrazione parabolica, Egli mettesse in risalto l’azione di Dio. Naturalmente, quello che Dio compie sfugge al controllo dell’uomo. Se vengono menzionati il giorno e la notte è per farci notare che, durante questo periodo, chi ha seminato il seme si riposa: va a dormire e si alza, senza che si renda conto di quello che succederà alla semenza.
La crescita del regno di Dio non è collegata al trascorrere del giorno e della notte, ma alla potente e misteriosa azione divina, che compie tutto nel silenzio e nel segreto. Ecco la verità che nostro Signore ha voluto insegnare con questa prima similitudine. Una volta che è stato gettato il seme nel terreno, non ci sono spine che possano soffocarlo. Il corso che esso seguirà sarà piuttosto naturale:
Prima l’erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. Quando, poi, il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l’ora della mietitura è venuta.
Quindi, facendo un riepilogo della parabola, si possono distinguere nettamente quattro tempi: 1) per gettare il seme; 2) per germogliare e crescere; 3) per la maturazione e 4) per la mietitura o raccolta.
Il testo
Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile ad un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quand’è cresciuto, è maggiore dei legumi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami» (Matteo 13:31-32).
Diceva ancora: «A che paragoneremo il regno di Dio, o con quale parabola lo rappresenteremo?
Esso è simile ad un granello di senape, il quale, quando si è seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra;
Con molte parabole di questo genere esponeva loro la parola, secondo quello che potevano intendere.
Non parlava loro senza parabola; ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa (Marco 4:30-34).
Diceva ancora: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo paragonerò?
È simile a un granello di senape che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; ed è cresciuto ed è divenuto albero; e gli uccelli del cielo si sono riparati sui suoi rami» (Luca 13:18-19).
Commento e riflessioni
L’espressione
Il regno dei cieli è simile... si trova menzionata solamente nel vangelo di Matteo e ricorre dieci volte, in dieci parabole; mentre Marco e Luca preferiscono la forma
Il regno di Dio…. Le parabole con la dicitura in questione sono quella delle zizzanie, del granello di senape, del lievito, del tesoro nascosto, del mercante di perle, della rete, del re che fa i conti con i suoi servi, del padrone di casa, delle nozze e delle dieci vergini.
Quasi tutti gli studiosi che hanno commentato le parabole di Gesù, nella loro spiegazione della parabola del granello di senape hanno messo in risalto — come crediamo sia giusto fare — la piccolezza del seme di senape e la grandezza del suo sviluppo, dopo che esso è stato seminato.
Qualcuno ha fornito, addirittura, le dimensioni del granello di senape nera: «ha un diametro di mm 0,95-1,6 e pesa 1 mg» [R. Pesch,
Il vangelo di Marco, Parte prima, pag. 417]. Qualche altro riferisce «di un rabbi che salì su una pianta di senape nel suo giardino, come un fico» [E. Schweizer,
Il vangelo secondo Marco, pag. 84].
Anche se certe informazioni potrebbero stimolare il nostro interesse ad approfondire la conoscenza della Parola di Dio, dovrà rimanere fermo uno dei princìpi base della ricerca volta a mettere in evidenza la verità o le realtà esposte in un determinato passo biblico. Nel nostro caso specifico, stiamo parlando della parabola del granello di senape. Dai particolari che presentano i tre evangelisti, riguardo alla semina del granello di senape, sono stati tratti significati particolari (come vedremo tra breve). Quali sono questi particolari? Eccoli!
Matteo ha questa frase:
Un uomo prende e semina nel suo campo. Marco, invece, ha: Quando si è seminato in terra. Da parte sua, Luca puntualizza:
Un uomo ha preso e gettato nel suo orto. Quindi abbiamo
il campo, la terra e l’orto.
La prima domanda che dobbiamo porci è: qual è la verità che Gesù ha voluto insegnare con questa parabola? È una verità che ha a che fare con il tempo presente, vale a dire con l’era della chiesa, o che, piuttosto, si riferisce al futuro escatologico? Inoltre, la parabola mira a farci conoscere la persona che semina il granello di senape o vuole farci comprendere la verità riguardante il
regno di dei cieli o il regno di Dio?
Se poniamo queste domande è perché qualcuno, nell’antichità, ha visto nel granello di senape Gesù Cristo stesso.
Ambrogio, famoso per le sue spiritualizzazioni e i collegamenti scritturali che adduceva per convalidare le sue interpretazioni, vedeva nel granello di senape il Signore Gesù Cristo. La prova scritturale che egli adduceva era Giovanni 12:24, in cui si afferma:
In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto (Giovanni 12:24). Sì, è vero che il granello di frumento, cui fece riferimento Gesù, si riferiva a Se stesso e parlava della Sua morte, ma Egli non era il granello di senape.
Poi Ambrogio usa il particolare che menziona Luca, cioè l’orto, per mettere in risalto che Gesù fu arrestato e seppellito in un
orto. Visto che il granello di senape, nella sua crescita e sviluppo, diventerà un albero, egli adduce un testo biblico per chiarire meglio quanto sta asserendo:
Come un albero di melo tra gli alberi della foresta, così è mio fratello tra i giovani (Cantico dei Cantici 2:3). Inoltre, egli fornisce la seguente riflessione:
«Tu semina il Signore Gesù: egli è un granello quando viene arrestato, ma un albero quando risuscita, un albero che fa ombra a tutto il mondo. È un granello quando viene sepolto in terra, ma è un albero quando si eleva al cielo». Infine, arriva anche a vedere nel granello di senape «i martiri Felice, Nabor e Vittore» [Cfr. Sant’Ambrogio,
Commento al vangelo di Luca, Volume 2, pagg. 104-108].
Siamo perfettamente convinti che la parabola del granello di senape presenti la verità riguardante
il regno di Dio e che non debba essere confusa con l’altro detto sul granello di senape, che riguarda la fede (Matteo 17:20). Per il fatto stesso che Gesù ne parla chiaramente, ogni altra interpretazione che non tenga presente ciò non merita di essere accettata e condivisa.
Si continuerà il prossimo giorno...