Domenico34 – Le parabole di Gesù – Capitolo 15. PARABOLE DELL’INSISTENZA NEL CHIEDERE

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Domenico34
00venerdì 29 aprile 2011 00:08

Capitolo 15




PARABOLE DELL’INSISTENZA NEL CHIEDERE




Il testo

Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: Amico, prestami tre pani,
perché un amico mi è arrivato in casa da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;
e se quello dal di dentro gli risponde: Non darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli,
io vi dico che se anche non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gli darà tutti i pani che gli occorrono»
(Luca 11:5-8).

NOTA INTRODUTTIVA

Sono due le parabole che presentano il tema dell’insistenza nel chiedere: quella dell’amico importuno e quella del giudice iniquo. Queste due parabole, pur avendo il contesto diverso l’una dall’altra, hanno in comune lo stesso tema, cioè il risultato che si ottiene nell’insistere in una determinata richiesta. Le due parabole in questione sono riferite solamente da Luca, mentre Matteo e Marco non ne fanno alcun accenno.

Nella parabola in questione, il testo greco presenta i vv. 5-7 nella forma interrogativa (come hanno giustamente messo in risalto J. Jeremias e A. Kemmer) [Cfr. J. Jeremias, Le parabole di Gesù, pagg. 194-195; A. Kemmer, Le parabole di Gesù, pag 74], però non tutti i traduttori li hanno resi in quel modo. La prova sta nel fatto che non tutti hanno inserito il punto interrogativo. Inoltre, tra quelli che l’hanno fatto, non tutti l’hanno messo nello stesso versetto. La ND l’ha messo al termine del v. 7; G. Diodati l’ha inserito al termine del v. 6; la NR e la CEI l’ignorano completamente. La King James Version l’ha messo al termine del v. 6, mentre la Revised Standard Version l’ha inserito al termine del v. 7.
Se bisogna essere precisi, è vero che in greco il segno grafico dell’interrogazione è un punto e virgola(;), che nei versetti in questione non figura. Ma nel N.T. la frase tis ecs umōn introduce di regola proposizioni interrogative per le quali ci si attende una risposta enfatica come: «Impossibile! Nessuno!», oppure: «Si capisce! Chiunque!». In lingua moderna, questo tis ecs umōn si renderebbe nel miglior modo dicendo: «Potreste immaginare che qualcuno fra voi…» (Matteo 6:27 par. Luca 12:25; Matteo 7:9 par. Luca 11:11; Matteo 12:11 par. Luca 14:5; Luca 14:28; 15:4; 17:7).

Esame della parabola

Per valutare nel modo giusto la parabola dell’amico importuno e cogliere tutta la ricchezza d’insegnamento che essa ci offre, è necessario tener presente il contesto:

Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano;
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione»
Luca 11:1-4).

Appare abbastanza chiaro che la descrizione della parabola non solo presenti un particolare atteggiamento da assumere davanti a certe situazioni particolari, ma dia anche più forza e vivacità alla preghiera con un esempio di vita pratica. Quello che Gesù raccontò nella parabola rispecchiava esattamente ciò che spesso succedeva nei piccoli villaggi palestinesi.

A motivo delle alte temperature, tanti preferivano viaggiare di notte. Arrivare a mezzanotte in casa di un amico non era inconsueto e anormale; rientrava nella logica di quel tempo. Diventava però imbarazzante per chi doveva ospitare, quando non veniva dato un preavviso. Sembra che l’uomo che arrivò nottetempo in casa dell’amico non avesse avuto in mente di mandare un preavviso: si presentò all’improvviso. Visto che il padrone di casa non aspettava nessuno, non era provvisto di cibo per offrirlo all’ospite. Il pane, cibo principale per ogni famiglia, di solito veniva preparato durante la mattinata e veniva consumato durante tutta la giornata; di conseguenza, non erano tante quelle famiglie a cui rimanesse cibo. Nei piccoli villaggi, dove tutti i residenti si conoscevano, non era difficile sapere in quale casa fosse rimasto del pane al termine della giornata. D’altra parte, la mancanza di botteghe dove si vendeva il pane rendeva più difficile procurarsi il cibo in caso di emergenza, cioè di ospiti che arrivassero all’improvviso.

Era proprio questo il caso della famiglia della nostra parabola che, nottetempo, vide arrivare in casa una persona. A quei tempi, l’ospitalità era considerata un dovere sacro e onorevole; di conseguenza, non veniva mai rifiutata. Come abbiamo accennato, nella casa dove arriva l’ospite non c’è pane per offrirlo al nuovo arrivato. Visto che il padrone di casa conosce un amico che ha una scorta di pane, non indugia a bussare alla sua porta, pur sapendo che era notte e che tutti i componenti di quella famiglia erano andati a letto. Un uomo che va a bussare alla porta di casa di qualcuno, a mezzanotte, non è forse un disturbatore, tenendo conto dell’ora insolita? Certamente! Ma, allora, perché ci va? Non si tratta di un capriccio, e questo non può essere neanche considerato un atto violento col fine di disturbare una famiglia che si trova a letto. È il bisogno che costringe quell’uomo ad agire in quel modo! Si tratta di un’emergenza che non può essere rimandata ad un prossimo futuro.

Fuori della porta si ode una voce, ferma e decisa, che dice: «Amico, scusami se a quest’ora insolita sto bussando alla tua porta: è arrivato a casa mia un mio amico da lontano, prestami tre pani, perché non ho nulla da mettergli davanti». Se egli bussa a quella casa non è solamente perché si tratta di un suo amico, ma anche perché sa che in quella casa c’è del pane. Infatti, la risposta che arriva dal di dentro non dice che non ha pane, ma: Non darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli (v. 7). Questo significa che in quella casa c’è del pane, e se l’amico risponde che non può alzarsi per darglielo è solamente perché la porta è chiusa e i suoi bambini sono a letto.

Per comprendere quella situazione è necessario tener presente che, di solito, la porta di una casa si chiudeva col chiavistello. Il chiavistello (una trave trasversale o una spranga di ferro) veniva fatto scorrere attraverso gli anelli che si trovavano sui battenti della porta; l’apertura del chiavistello era complicata e faticosa e faceva molto rumore, tanto da svegliare quelli che erano a letto. Inoltre, nei piccoli villaggi palestinesi di quei tempi, la maggioranza delle case aveva una sola camera, dove l’intera famiglia dormiva insieme su un’unica stuoia nella parte più alta della casa. Se il padre si fosse alzato ad aprire il catenaccio, l’intera famiglia sarebbe stata disturbata. Ecco perché, dal didentro della casa, l’amico risponde: Non posso alzarmi per darteli.

La continuazione della parabola mette in risalto l’elemento principale di tutta la descrizione, e cioè che se anche quell’uomo non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per l’importunità dell’altro si alzerà e gli darà tutti i pani che gli occorrono. È quindi l’importunità a far decidere l’amico ad aprire la porta per dare tutto il pane di cui ha bisogno. Una volta che quest’elemento è chiaro all’ascoltatore, Gesù può esortare:

Chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa (vv. 9-10).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00sabato 30 aprile 2011 00:28
Per dare maggior risalto e più efficacia a tutto quello che ha illustrato con la Sua parabola, Gesù conclude con una similitudine convincente:
Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione?

Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (vv. 11-13 par. Matteo 7:7-11).

Il testo

Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi:
«In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno;
e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: Rendimi giustizia sul mio avversario.
Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno,
Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti?
Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?» (Luca 18:1-8).

NOTA INTRODUTTIVA

La parabola del giudice iniquo è riferita solo da Luca. Al principio, l’evangelista inserisce una nota per precisare lo scopo della parabola: Per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi. Il tema della perseveranza nella preghiera è largamente insegnato nel N.T., non solo da Gesù, ma anche da parte dell’apostolo Paolo. Quando Gesù esortava: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa
(Matteo 7:7-8), che cosa, in effetti, intendeva dire?

Due cose: 1) per ricevere è necessario che ci sia la richiesta; chiedere, cercare e bussare sono termini che illustrano magistralmente questo concetto; 2) vi sarà dato, troverete e vi sarà aperto esprimono la certezza di ricevere quello che si è chiesto. L’indicativo presente adoperato nel testo greco di Matteo ha il significato di un’azione continuata, nel senso, cioè, di “continuando a chiedere”, “proseguendo a cercare”, “continuando a bussare”. Questo significa che l’azione di chiedere, cercare e bussare non si limita ad una o a due volte, ma si prolunga nel tempo, cioè fino al ricevimento. Inoltre, l’assicurazione che dà Gesù — cioè che chi chiede, cerca e bussa riceve, trova e gli sarà aperto — è al futuro. Questo significa che il richiedente non riceve nel momento che avanza la richiesta. Certo, egli sa, infatti, che non sempre Dio risponde subito; ci sono invece richieste che vengono esaudite dopo che è trascorso un po’ di tempo. Il fatto che il futuro potrà essere corto o lungo non annullerà la certezza di ricevere quello che si sarà richiesto.

Abbiamo un esempio di questo genere nelle parole di Davide: Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido (Salmo 40:1).

Fra le tante esortazioni alla preghiera registrate negli scritti di Paolo, ne segnaliamo due che recitano: Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Romani 12:12); non cessate mai di pregare (1Tessalonicesi 5:17).

Spesso la perseveranza nella preghiera è minacciata dalla stanchezza, specie quando il richiedente non riceve subito ciò che domanda. La parabola del giudice iniquo riferita da Gesù ha lo scopo di illustrare e far comprendere questa verità.

Esame della parabola

Riguardo alla donna di cui si parla nella parabola, Jeremias dice che «non è necessario immaginarsi la vedova come una vecchia. La precocità nel matrimonio (per le fanciulle l’età delle nozze era di norma tra i 13 e i 14 anni) aveva per conseguenza l’esistenza anche di vedove giovanissime» [J. Jeremias, Le parabole di Gesù, pag. 188].

Tenuto conto che la descrizione della parabola parla solamente dello stato civile della vedova e non della sua età, ogni ipotesi tendente ad individuare l’età non è altro che pura fantasia, priva di qualsiasi fondamento. Quello che soprattutto dobbiamo tenere presente è ciò che Dio ha stabilito a proposito delle vedove e degli orfani, due categorie di persone per le quali ci sono precise norme a loro favore. Per quanto riguarda le vedove (visto che la nostra parabola tratta di questa categoria di persona), sia l’A.T. che il N.T. ne parlano espressamente e indicano in che modo trattarle. Si comprende subito perché Dio abbia voluto riservare loro un trattamento particolare. La vedova, rimasta priva del marito che rappresentava la sua legittima protezione, veniva esposta a seri pericoli e minacce, non solo relativamente alla vita sessuale, ma anche per ciò che riguardava i beni materiali. Dio aveva ordinato nell’A.T. di non affliggere ed opprimere la vedova.

a) Le affermazioni dell’Antico Testamento

Non affliggerete la vedova, né l’orfano (Esodo 22:22).

Se, mietendo il tuo campo, vi avrai dimenticato qualche covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani (Deuteronomio 24:19).

Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai a coglierne i grappoli rimasti; saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova (Deuteronomio 24:19-21).

Il SIGNORE protegge i forestieri, sostenta l’orfano e la vedova, ma sconvolge la via degli empi (Salmi 146:9).

Non opprimete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargete sangue innocente in questo luogo, e non andate per vostra sciagura dietro ad altri dèi (Geremia 7:6).

In te si disprezza il padre e la madre; in mezzo a te si opprime lo straniero; in te si calpesta l’orfano e la vedova (Ezechiele 22:7).

Non opprimete la vedova né l’orfano, lo straniero né il povero; nessuno di voi, nel suo cuore, trami il male contro il fratello (Zaccaria 7:10).

b) Le affermazioni del Nuovo Testamento

La vedova che è veramente tale e sola al mondo, ha posto la sua speranza in Dio, e persevera in suppliche e preghiere notte e giorno;
La vedova sia iscritta nel catalogo quando abbia non meno di sessant’anni, quando è stata moglie di un solo marito.
Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza
(1Timoteo 5:5,9,11,14).

La richiesta che la vedova presenta al giudice è che le sia fatta giustizia sul suo avversario. Quale era il suo problema? I commentatori pensano che si tratti di una questione di denaro: «un debito, un sequestro, una parte dell’eredità le viene ingiustamente ritenuta» [J. Jeremias, Le parabole di Gesù, pag. 189]. Il giudice al quale si rivolgeva era, però, una persona che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno. Il suo carattere era tale che egli non valutò obiettivamente il caso che gli si era presentato, e invece di interessarsi a risolvere il problema della vedova, la rimandò a casa: questo lo fece per diverse volte. Se da una parte c’era l’incuranza da parte del giudice, dall’altra c’era l’insistenza della vedova. Questo significa che, nonostante il giudice rifiutasse di interessarsi al caso della vedova, lei, però, non si dava per vinta, e ogniqualvolta bussasse alla sua porta gli ripeteva sempre: Rendimi giustizia sul mio avversario.

Davanti all’insistenza della vedova, il giudice cominciò a riflettere: Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno,
pure, poiché questa vedova continua ad importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo ad insistere, non finisca per rompermi la testa»
(vv. 4-5). A questo punto, il Signore invita gli astanti ad ascoltare quello che dice il giudice ingiusto. Poi, subito dopo aggiunge: Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti?
Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?»
(vv. 7-8).

La verità che illustra la parabola ha a che fare con la perseveranza nella preghiera. Se la vedova, con la sua insistenza, sconfigge l’ostilità del giudice iniquo, il nostro Dio, che è giusto per eccellenza, saprà premiare la fede di chi, senza stancarsi, saprà perseverare nelle preghiere. Se il Signore ritarda nel rispondere alle varie invocazioni che innalzano i Suoi figli al trono della Sua grazia, non è perché Egli non abbia ascoltato le loro preghiere, ma perché ci sono cose che noi non sempre comprendiamo. Però sappiamo che Dio è fedele e che ha sempre onorato la Sua parola nel tempo stabilito della Sua volontà. In vista di ciò, rimaniamo fedeli a Lui, ed Egli compirà l’opera buona che ha cominciato (Filippesi 1:6).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:56.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com