Domenico34 - La Fede - II. La natura della fede - La sua definizione

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Domenico34
00mercoledì 17 novembre 2010 22:58
Capitolo 2




LA NATURA DELLA fede - LA SUA DEFINIZIONE



La definizione della fede che Ebrei11:1 dà, a parte che è unica nel suo genere in tutta la Bibbia, è stata anche oggetto di svariate interpretazioni. Le varie traduzioni che si sono fatte di questo testo ne è una prova. Ognuno che ha tradotto il testo di Ebrei11:1, ha cercato di mettere in risalto un aspetto etimologico del termine greco, anche se ciò significava metterlo in relazione ad una certa interpretazione per giustificata.

Individuare il vero significato del termine hupostasis, nel testo di Ebrei 11:1 non è certo impresa facile, per il fatto che il termine in questione ha molti significati. Elenchiamo qui di seguito tutti i significati che ha il termine hupostasis:

1) Lo stare sotto, il sostenere, il sopportare; resistenza.

2) Ciò che sta sotto o in fondo, sedimento.

3) Fondamento, parte inferiore (di edificio), sottostruttura; trasl. punto di partenza.

4) Acqua stagnante, palude.

5) Argomento (p.Esodo di un poema).

6) Disegno, piano, proponimento.

7) Fiducia, coraggio, fermezza, speranza.

8) Sostanza, essenza.

9) Esistenza, realtà.

10) Durata (del tempo).

Tenendo presenti tutti questi significati e controllando le tante traduzioni, non c’è da affermare che uno ha tradotto bene e l’altro no. Ecco qui di seguito un elenco di traduzioni. La K.J.V.; N.F.B. e S. Garofalo hanno tradotto “substance” = sostanza, essenza; mentre per la T.E.V.; N.I.V.; si tratta di “sure” = sicuro, certo, stabile. Per la L.B. invece si tratta di “confident assurance” = fiducioso, sicuro, assicurazione, affermazione, sicurezza; mentre per la P.M.E si tratta di “confidence” = fiducia, sicurezza. Per G. Ricciotti e G. Diodati si tratta di “sussistenza”; mentre per il Martini e la CEI si tratta di “fondamento”. La R.S.V. ha tradotto “assurance” = assicurazione, affermazione, sicurezza; mentre per la J.B. si tratta di “guarantee” = garanzia. G. Luzzi, la Nuova Diodati e R. Bultmann (GLNT) hanno tradotto “certezza”. Per Lutero si tratta di “sicura fiducia”; mentre per Menge “confidente fiducia”. Per la Tyndale “una sicura fiducia”; mentre per Bonaccorsi e H. Köster si tratta invece di “realtà”.

Come si può ben notare, nonostante sia evidente la diversità di traduzione, ognuna di loro però mette in risalto uno dei tanti possibili significati che il termine hupostasis ha. A rigore, non c’è da criticare l’uno e biasimare l’altro per non avere tradotto tutti per esempio: Sicurezza, certezza, sostanza, fondamento, realtà, e neanche si può essere dogmatici, come vorrebbe Köster, per tradurre hupostasis, solamente “realtà”.

L’elemento significativo e di capitale importanza, a nostro avviso, è il fatto che la fede sta in relazione con le cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono. Gioca un ruolo quasi determinante (secondo il significato che si vuol dare al termine hupostasis il tempo del verbo sperare. Anche per il tempo del verbo, non c’è accordo tra i traduttori. T.E.V.; N.I.V.; J.B.; G. Diodati; la Nuova Diodati; G. Luzzi; CEI; H. Köster, lo traducono al presente “le cose che si sperano”; per K.J.V.; R.S.V.; R. Bultmann; S. Garofalo, G. Ricciotti; G. Bonaccorsi “le cose sperate”; mentre per A. Martini “delle cose da sperarsi”.

Accettando per scontato il tempo del verbo “sperare” al presente, dato che la maggioranza opta per quest’interpretazione, “le cose che si sperano” riguardano, tanto le cose di questa vita quanto quelle dell’esistenza futura. Nel testo in questione non ci viene specificato da che cosa si tratta: se di cose piccole o di quelli grandi. Non ha nessun’importanza puntare sulle grandi cose ed escludere le piccole, perché anche per le piccole, la fede è necessaria.

Dal momento che le cose che si sperano hanno a che fare con la fede, non è arbitrario o “insostenibile” che hupostasis, in Ebrei 11:1 possa tradursi “certezza”. Questo ragionamento vale sia per le cose di questa vita e sia per quelle della vita futura. Se facciamo riferimento alle promesse di Dio, sappiamo che ci sono promesse per la vita presente e quelle che riguardano la vita futura.

Per le une e per le altre, avere la certezza che ciò che è stato promesso si avvera o si ottiene, non significa che la fede “viene ora concepita come convinzione personale, soggettiva”, ma significa credere a Colui che ha fatte le promesse, cioè Dio. D’altra parte, se non si crede che una promessa di Dio possa compiersi, e quindi realizzarsi, lo “sperare”, è una vuota parola, priva di qualsiasi significato.

Qui non si tratta di fare riferimento alla “soggettività dell’uomo”, si tratta invece di sapere se le cose che si sperano, (dal momento che ci sono le “promesse di Dio” in causa), sono certe e realizzabili. Come si vede, è per mezzo della fede che l’uomo fa riferimento ad una promessa di Dio, e il suo compimento sta nel fatto che, Chi ha fatto i giuramenti è verace e fedele.

Quindi, l’uomo, con la sua certezza, non fa altro che affermare che quello che Dio ha detto è vero. La certezza = fede, quindi, sta alla base del compimento di cose che si sperano. Hupostasis è anche dimostrazione di cose che non si vedono. Qui ovviamente, “le cose che non si vedono”, non sono solamente le cose della vita futura, o per dirla con Köster “cioè del mondo celeste, l’unico che abbia realtà e consistenza”, sono anche quelle che appartengono alla vita presente.

Per dimostrare una cosa che non si vede, come reale, nel senso che esiste, bisogna fare completo affidamento su Dio e alla Sua parola. Un giorno Dio disse ad Abrahamo: Mira il cielo e conta le stelle, se le puoi contare, poi aggiunse, così sarà la tua discendenza (Genesi 15:5). Per Dio, l’enorme quantità di stelle che Abrahamo avrebbe dovuto contare, se fosse stato capace, parlavano della quantità di discendenza che il patriarca avrebbe avuto.

Quella discendenza che Dio prometteva ad Abrahamo, era reale, nel senso che esisteva, ma esisteva solamente nel piano di Dio, non era visibile per quanto concerneva una constatazione dal punto di vista umano. Ciò nonostante, la Scrittura dice: Ed egli (Abrahamo) credette all’Eterno, che glielo mise in conto di giustizia (Genesi 15:6).

Basandosi sulla veracità della promessa di Dio, Abrahamo poteva dimostrare la sua discendenza, ogni qualvolta guardava verso il cielo e vedeva le stelle. Per Abrahamo che credette alla parola di Dio, le stelle del cielo, che erano visibili non solo a lui ma a chiunque, erano una chiara dimostrazione della reale esistenza della sua discendenza, secondo la promessa di Dio. [Per tutta la discussione che si è fatta circa le varie interpretazioni di Ebrei 11:1 riguardante la definizione della fede, cfr. H. Köster, in GLNT (Grande Lessico del Nuovo) Vol XIV, col. 703-750].

Stabilire, pertanto, il solo significato del termine hupostasis con “realtà” e non vedere altri possibili concetti, vuol dire in ultima analisi, ignorare tutti gli altri contenuti semantici che il termine in questione ha.


PS: Sei hai delle domande da fare, sentiti libero di farle; sarà un nostro piacere risponderti.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:52.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com