Domenico34 – Il mondo degli spiriti – Capitolo 9. Spirito di torpore o di stordimento

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Domenico34
00giovedì 17 febbraio 2011 02:51
Capitolo 9




SPIRITO DI TORPORE O DI STORDIMENTO




Il Signore infatti ha sparso su di voi uno spirito di torpore; ha chiuso i vostri occhi, i profeti, ha velato i vostri capi, i veggenti Isaia 29:10.
Come sta scritto: Dio ha dato loro uno spirito di stordimento, occhi per non vedere e orecchi per non udire
(Romani 11:8).

Il temine ebraico usato nel testo d'Isaia è tardêmâh, il cui significato è: letargo, profondo sonno; mentre il termine greco usato nello scritto di Romani è katanúxe

Nei LXX katanuxis è traduzione di tardêmâh, che significa 1. Il sonno profondo, 2. l’ebbrezza del sonno, 3. L’apatia e il letargo [H. Schlier, La lettera ai Romani, p. 527].

Il motivo perché abbiamo messo insieme i due testi sopra citati sta nel fatto che, il testo di Romani 11:8, è una chiara citazione di Isaia 29:10.
I due passaggi quindi, parlano della particolare condizione d'indurimento del popolo d’Israele, che nel N.T. si riferisce all’ostilità nell’accettare Gesù come il Messia promesso dai profeti.
È una specie di insensibilità spirituale [F. Davidson, Ralph P. Martin, Commentario Biblico, 3, p. 332; una freddezza morale divinamente inflitta come punizione [Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, p. 262].

a) L’esame del testo di Isaia 29:10

Il tratto che va da 1-16 di questo capitolo 29, è una chiara descrizione del giudizio di Dio che si abbatterà sulla città di Gerusalemme, a causa della loro infedeltà nei confronti di Dio e della Sua legge.

L’infedeltà di una persona, come anche di un popolo, non ha mai favorito l’opera di Dio e il suo sviluppo, - intesa naturalmente come manifestazione divina -; ha sempre rappresentato un serio impedimento a tutto quello che Dio vorrebbe fare, sia per quanto riguarda la vita del singolo come anche della collettività.

Non solo l’infedeltà dell’uomo rappresenta un serio ostacolo a Dio e all’opera Sua, ma è anche un mezzo di fare ritardare quello che Egli vuole fare. Dio, pur essendo sovrano nelle Sue scelte e nelle Sue azioni, non ha mai agito da solo, cioè ignorando l’uomo, come se quest’ultimo non avesse nessun ruolo nell’opera Sua.

Egli ha sempre tenuto in debito conto la disponibilità dell’uomo ai Suoi voleri e ai Suoi piani, perché consapevole che la strumentalità umana serve appunto alla causa di Dio, quando Egli, vorrà manifestarsi e portare a compimento quello che stabilisce nel Suo disegno eterno.
Questo perché Dio non ha mai fatto le cose da solo e mai le farà; ha sempre agito in cooperazione con l’uomo, perché questa è la maniera con cui Egli si è sempre manifestato.

Come l’infedeltà di una persona o di un popolo rappresenta l’ostacolo più serio all’opera di Dio, la fedeltà, invece, e la completa disponibilità dell’uomo facilita lo svolgersi degli avvenimenti.
L’indurimento e la ribellione, oltre a ritardare l’opera divina, attirano inesorabilmente sulla vita umana, quello che comunemente si chiama il severo giudizio di Dio.
Prese in questa prospettiva e in questo contesto, si possono maggiormente valutare le parole del verso 10, quando afferma che è il Signore che ha sparso su di voi uno spirito di torpore.

Uno spirito di profondo sonno mette l’uomo in uno stato d'insolvibilità e d'insensibilità. Una persona che cade in letargo, non solo non saprà vedere facilmente un pericolo che lo minaccia, ma non saprà neanche discernere la gravità della situazione.

A questo punto resta a spiegare l’azione che il Signore compie nello spargere uno spirito di torpore.
Ci domandiamo: È nel piacere di Dio che l’uomo cada in un profondo sonno?
Certamente no!

Quale utilità può ricavare l’uomo da un simile stato? Non è forse in virtù dello stato di sonnolenza che l’uomo non si rende conto di trovarsi nel bisogno, di vedere la luce del sole per scorgere chiaramente la sua reale condizione davanti a Dio?
Come farà Dio a rivelare all’uomo la sua miseria, quando invece di aiutarlo lo fa sprofondare in un profondo sonno?

Quant’altro si potrebbe chiedere, trova la sua risposta nel fatto che: quando l’uomo non tiene conto della volontà di Dio e della Sua Parola, in pratica viene a determinarsi una situazione negativa che immancabilmente costringerà Dio a fare quello che non vorrebbe, cioè punire l’uomo a motivo della sua infedeltà.

Lo spirito di torpore che il Signore sparge, deve essere visto come un segno di punizione, a seguito dell’atteggiamento negativo che l’uomo assume davanti a Lui e non come qualcosa di capriccioso che Dio compie. Anche per ciò che riguarda gli occhi chiusi, e il velamento dei capi, veggenti, tutto rappresenta una risposta all’indurimento e alla ribellione dell’uomo.
Quando si analizzano e si soppesano le parole:

...Poiché questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il timore che ha di me non è altro che un comandamento imparato dagli uomini, in mezzo a questo popolo io continuerò a fare delle meraviglie, meraviglie su meraviglie; la saggezza dei suoi saggi perirà e l’intelligenza dei suoi intelligenti sparirà (Isaia 29:13-14) (La Nuova Riveduta),

ciò è una chiara indicazione dello stato d'infedeltà e di formalismo in cui si è venuto a trovare il popolo d’Israele, ai tempi d'Isaia.

b) L’esame del testo di Romani 11:8

Come abbiamo detto sopra, questo testo è una chiara citazione di (Isaia 29:10).
La cosa che l’apostolo fa, nel citare questa scrittura, consiste nel fatto di togliere le parole riguardanti i profeti, i capi e i veggenti, e aggiunge fino a questo giorno, che serve a rendere attuale, la profezia nei confronti dello stesso popolo d’Israele.

Tutta l’argomentazione che Paolo fa in questo capitolo 11 della lettera ai Romani, mira, non solo a fare una dettagliata descrizione dello stato spirituale del popolo d’Israele nei confronti di Gesù, il Messia, ma mette in evidenza quello che sarà il futuro di questo popolo, per l’amore che Dio porta ad esso.

Non è a caso che l’apostolo comincia col chiedere: ha forse Dio ripudiato il suo popolo? No di certo! (v. 1) risponde categoricamente Paolo.
Questa precisazione viene fatta in base ad un chiaro riferimento di un episodio al tempo del profeta Elia, il quale pensava e credeva che era rimasto lui solo come veggente del Signore (1Re 19:10).

Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita? Quale fu la risposta a questa domanda: Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal (Romani 11:3,4).

In questo resto sconosciuto al profeta Elia, l’apostolo Paolo vede un residuo eletto per grazia (v. 5).

Quello che Israele cercasse, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, com'è scritto:
Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno
(v. 7,8) (La Nuova Riveduta).

L’indurimento d'Israele, di cui parla chiaramente Paolo, è in perfetta sintonia con le parole del capitolo 29 del profeta Isaia. Solo che in quel tempo, Isaia non vedeva quello che vide Paolo a proposito della salvezza dei gentili, che seguirà a quest'indurimento.

Nonostante l’indurimento del popolo d’Israele e l’essere stati troncati a causa della loro incredulità (v. 20), rimane sempre valida la parola profetica:
Il liberatore verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati (v. 26,27) del capitolo 11 ai Romani (La Niova Riveduta).

Anche se davanti al Vangelo, gli Israeliti vengono considerati nemici, non lo sono per ciò che riguarda.

L’elezione, dato che sono amati a causa dei loro padri;
perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili
(v. 28,29).

Se la severità di Dio si manifestò verso quelli che sono caduti nell’infedeltà e nel formalismo, dirà Isaia, se non persevereranno nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo (v. 23).

Quando l’uomo, - non importa se si tratti d'Israele o meno -, lascerà la sua infedeltà, la sua ribellione, e la sua incredulità, immancabilmente si determinerà una nuova situazione, si instaurerà un nuovo stato di cose che apriranno la strada alla gran manifestazione della potenza di Dio nella vita umana.
Lo spirito di profondo sonno che prima causò insensibilità ed estraneità, sarà allontanato, e la luce della gloria di Dio potrà ritornare a risplendere nella sua forza, con pienezza di benedizioni celestiali. Amen!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura.
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