Domenico34 – Il mondo degli spiriti – Capitolo 7. Spirito abbattuto

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Domenico34
00mercoledì 2 febbraio 2011 01:02

Capitolo 7




SPIRITO ABBATTUTO




Ci sono tre testi nella Bibbia che parlano dello spirito abbattuto, essi sono:
Un cuore allegro è una buona medicina, ma uno spirito abbattuto inaridisce le ossa (Proverbi 17:22).

Lo spirito dell’uomo lo sostiene nella sua infermità. Ma chi può sollevare uno spirito abbattuto Proverbi 18:14).

Lo Spirito del signore... mi ha inviato... per accordare gioia a quelli che fanno cordoglio in Sion, per dare loro un diadema invece della cenere, l’olio della gioia invece del lutto, il manto della lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del Signore per manifestare la sua gloria (Isaia 61:3).

Nel primo testo la parola ebraica usata è nƒkˆ’, che significa:

- Colpire, percuotere, battere, ferire
- Fig. Affliggere, tormentare
- Ferita, lesione
- Spezzato, affranto.

e nel secondo e terzo kˆheh , il cui significato è:

Debole, oscuro, oscurità, pesantezza, tristezza, sonnolenza.

Il significato di questi due termini ebraici, mette in evidenza la condizione in cui viene a trovarsi una persona quando ha uno spirito abbattuto.

1. UN CUORE ALLEGRO

Costatando che un cuore allegro è una buona medicina mentre uno spirito abbattuto inaridisce le ossa, vale la pena approfondire l’esame della massima del savio Salomone, soprattutto quando pensiamo all’effetto che ha nella vita pratica di tutti i giorni, per le due manifestazioni in questione.

Avere un cuore allegro, dovrebbe essere l’aspirazione e la meta di ognuno di noi, non solamente per non apparire come quelli che non hanno la gioia nel cuore, ma soprattutto per beneficiare, nelle svariate manifestazioni, di quello stato di gaudio, che sarà immancabilmente salutare per il corpo e per lo spirito. Nello stesso tempo ci preserverà dall'essere attanagliato dal peso dell’oppressione e dello sconforto.

Per avere un cuore allegro, approfondiamo l’analisi per conoscere come si fa per raggiungere un simile traguardo; e se quello che dice la Bibbia è realizzabile, o se invece si tratta solamente di una pura forma ipotetica, senza nessuna reale possibilità, ai fini pratici.

Se poi quello che afferma la Bibbia, non può essere sperimentato dall’uomo, allora non vale neanche la pena affrontarne la ricerca, per non trovarsi alla fine, - come dice un proverbio - con gli occhi pieni e niente nelle mani.

QUEL CHE DICE LA BIBBIA A PROPOSITO DEL CUORE ALLEGRO

La stragrande maggioranza dei testi che parlano del cuore allegro, si trova nell’A.T., mentre nel N.T. si parla in pochi scritti, uno dei quali è una citazione dell’A.T.

a) Servire il Signore con gioia e allegrezza di cuore

Nel tratto del capitolo 28 v. 47 del Deuteronomio, là dove si parla delle maledizioni per disubbidienza, si leggono queste parole:

Poiché non hai servito il Signore, il tuo DIO, con gioia e allegrezza di cuore per l’abbondanza di ogni cosa...

Questo rimprovero che Dio fece al popolo d’Israele, era come riferimento ad un errato atteggiamento che avevano assunto, nel tempo in cui erano stati nell’abbondanza di ogni cosa e non avevano servito Dio con gioia e allegrezza di cuore.

Quest'atteggiamento negativo, manifestava l’ingratitudine di questo popolo nei confronti di Dio, per tutto quello che Egli aveva dato loro, e nello stesso tempo non teneva presente il fatto che Dio voleva essere servito con cuore allegro.

Questa è, infatti, l’esortazione che si legge nel libro dei salmi:
Servite il Signore con letizia, venite davanti a lui con canti di gioia (Salmo 100:2).

Quando si considera l’importanza che ha il servire Dio con letizia e presentarsi davanti a Lui con canti di gioia, assumere un diverso atteggiamento, ciò significa non rispondere a quello che Dio esige da ciascuno di noi.
Se si crede che lo Spirito Santo guidò le parole che il salmista adoperò nel testo summenzionato, la letizia e la gioia di cui parla lo scritto, servono essenzialmente a mettere in risalto quello che l’uomo deve manifestare nei confronti di Dio.

b) Il divertimento e lo svago

Spesso la gioia del cuore affonda le sue radici sullo svago e su un sano divertimento. Non sempre però lo stesso svago e il divertimento rappresentano il risultato di qualcosa di serio e di duraturo.
È il classico esempio del popolo dei Filistei che hanno gioia nel cuore per aver catturato, Sansone, il loro nemico che per tanti anni seminò il panico e il terrore in mezzo a loro. In un giorno particolare però, trovandosi questo popolo Filisteo in massa nel tempio del loro dio Dagon, fecero uscire dalla prigione Sansone, con lo scopo di assistere ad un divertente spettacolo, che Sansone avrebbe dato loro, per folleggiare il popolo con le sue buffonate (Giudici 16:25).

Le prime parole del verso 25 affermano che i Filistei avevano gioia nel cuore. Questa gioia, non era certamente il risultato di una calda relazione con Dio, di una stretta comunione con lo Spirito Santo, o della ricchezza dell'unione fraterna.
Era solamente l’effetto euforico che quel giorno di svago poneva fine a lunghi dì di terrore, a causa delle molte vittime che Sansone aveva fatto in mezzo al popolo Filisteo.

Dallo spettacolo che si presentava davanti a loro, sembrava che quella gioia, fosse destinata a prolungarsi nel tempo, non sospettando che nel giro di poche ore, ciò si sarebbe trasformato in una vera e propria tragedia, seminando morte e disperazioni in tutti.
La gioia degli svaghi e dei divertimenti, oltre a non rendere felici le persone, spesse volte si trasforma in tragedie le più impensabili, e sprofonda gli individui nel dolore più amaro e nel travaglio indescrivibile dello sconforto, lasciandole con gli occhi pieni e niente nelle mani, come si suole dire.

Lo squallore e la desolazione che spesso si rivelano nella vita delle persone che si divertono e si svagano. Tutto questo offre un quadro desolante, per il semplice motivo che non si tratta di gioia che perdura ma di un'allegria effimera e passeggera, che spesse volte lascia anche l’amaro in bocca.
Questo perché non è gioia vera che viene da Dio, come risultato di un'intensa relazione con Lui, o della comunione con lo Spirito Santo, ma semplicemente di una giornata di svago con cui si è cercato di dimenticare gli affanni della vita e tutte le amarezze delle esperienze umane.

c) Un cuore allegro dal vino

Il vino può rendere allegro il cuore dell’uomo, tanto da fargli passare la stanchezza di una dura giornata di lavoro e portarlo, almeno per un po’ di tempo, a dimenticare alcune cose.
La storia del ricco Boaz, di cui ci parla il libro di Ruth, e quella di Nabal, in (1Samuele 25), ci forniscono questi esempi. Il testo di Ruth, per quanto riguarda il ricco agricoltore di Betleem, Boaz, dice:

Boaz mangiò e bevve e col cuore allegro andò a coricarsi accanto al mucchio di grano (Ruth 3:7; vedi pure Ester 1:10).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00giovedì 3 febbraio 2011 03:43
Il testo non dice esplicitamente se in quella serata Boaz, abbia ecceduto mangiando e bevendo tanto, da rendergli il cuore allegro.
Però, se il testo viene esaminato obbiettivamente, non si può escludere una simile cosa.
Mangiare troppo, di solito difficilmente rende il cuore allegro, semmai rende pesante lo stomaco, mentre il vino, quando è bevuto più del normale, rende il cuore allegro.
Anche se in quella circostanza, tutto cooperò per il bene della giovane Ruth Moabita, nondimeno non si deve mai dimenticare che il.

vino è schernitore, la bevanda inebriante è turbolenta, e chiunque se ne lascia sopraffare non è saggio (Proverbi 20:1).

L’altro testo che parla di Nabal, è ben lungi dall’essere come quello di Boaz. Infatti, di questo Nabal si legge:

Abigail ritornò quindi da Nabal; egli stava facendo un banchetto in casa sua, come un lauto pranzo da re. Nabal aveva il cuore allegro, perché era ubriaco fradicio (1Samuele 25:36).

Il fatto grave da sottolineare non è tanto il banchetto lussuoso che Nabal tenne in casa sua, dato che, pur non essendo re, ma un ricco proprietario di bestiame, poteva permetterselo, quanto l’aver perso il controllo del bere.
A causa dell’ubriachezza fradicia, in cui venne a trovarsi Nabal, non solo questo è condannato dalla Bibbia, ma la persona stessa che si viene a trovare in questo stato, perde la sua dignità, il suo prestigio e si riduce come uno straccio, come un oggetto di nessun valore.

A tutto avrà pensato Nabal, all’infuori del duro trattamento che riservò a Davide, ai suoi messaggeri e alla conseguenza che ne sarebbe derivata da un simile atteggiamento.
Quello che Nabal non previde, col suo agire, rimediò Abigail col suo saggio intervento tempestivo.
Però, dopo di aver rimediato a tutto e che l’ira di Davide si era placata, Abigail, non poté raccontare niente a suo marito, perché appunto lo trovò ubriaco fradicio.
Dovette aspettare il sorgere di un altro giorno per raccontargli la storia di Davide. La storia sacra di questo caso, precisa:

Il mattino dopo, quando l’effetto del vino gli era passato, la moglie raccontò a Nabal queste cose;
allora il cuore dentro di lui venne meno ed egli rimase come un sasso. Circa dieci giorni dopo, il Signore colpì Nabal ed egli morì
(1Samuele 25:37,38).

A che vale avere il cuore allegro dal vino, quando l’anima e lo spirito rimangono desolati e privi della vera gioia che riempie di contentezza la vita umana?
Non sarà certamente l’allegrezza del cuore procurata dal vino ad essere una buona medicina, ma piuttosto una vita gioiosa riempita dalla presenza di Dio.

d) Cuore allegro per il bene che il Signore ha fatto

L’ottavo giorno Salomone congedò il popolo, e quelli convenuti benedirono il re e tornarono alle loro tende allegri e col cuore contento per tutto il bene che il Signore aveva fatto al suo servo Davide e a Israele, suo popolo (1Re 8:66; 2Cronache 7:10).

Il testo biblico è un epilogo culminante di tutto quello che si verificò ai tempi di Salomone, allorquando venne fatta la dedicazione del grande Tempio di Gerusalemme.
Se il popolo d’Israele era accorso in massa a Gerusalemme da ogni parte della Palestina, fu principalmente per l’invito che venne loro rivolto dal re, a partecipare in quella ricorrenza.

Trascorsi i giorni della gran festa, durante i quali tutto il popolo godette abbondantemente delle grandi manifestazioni della gloria di Dio, l’ottavo dì essi vengono rimandati a casa con il cuore allegro.
Se nel testo non ci fosse la specificazione, si potrebbe pensare che l’allegrezza del loro cuore avesse tratto la sua origine, dalla comunione fraterna che aveva avuto a Gerusalemme, l’uno con l’altro.
Indubbiamente, la comunione fraterna, ebbe un gran ruolo in quel tempo per tutto il popolo. La popolazione però, non ritornò a casa col cuore allegro solamente perché erano stati insieme per due settimane nella città di Gerusalemme, ma principalmente per tutto il bene che il Signore aveva fatto al suo servo Davide e ad Israele suo popolo.

La manifestazione quindi, della bontà di Dio, rappresentava il fondamento su cui era stata costruita l’allegrezza del cuore di tutto un popolo.
A differenza di un cuore umano che può essere riempito di allegrezza dagli stimoli che danno il vino, o dagli svaghi e divertimenti che si possono avere nella vita, la gioia di un cuore, vengono rappresentata dalla consapevolezza di tutto il bene che fa il Signore. Oltre ad essere ben diversa dalla prima, può considerarsi, con ragione, una buona medicina.

e) Un cuore allegro in vista di possedere una proprietà

Jezebel disse ad Achab: Non sei tu che regni ora sopra Israele? Alzati, prendi cibo e il tuo cuore si rallegri; la vigna di Naboth di Jezreel te la farò avere io (1Re 21:7).

Davanti ad un'azione illegale ed egoista, un cuore che si dovrebbe rallegrare in vista di possedere una proprietà, - come quella di cui parla il nostro testo -, sarà presto un cuore che rimarrà vuoto, spoglio e desolato.
La prepotenza e il saper fare, come spesso vengono messi in mostra, anche se sono destinati spesse volte a prevalere, lasceranno inevitabilmente dei segni nella vita, che si trasformeranno in dolori, amarezze e delusioni.
Una simile allegrezza di cuore, che ha come fondamento: l’illegalità, l’imbroglio e l’ingiustizia, oltre a non avere vita lunga, non sarà mai una buona medicina, atta a sanare una ferita, una piaga, una malattia.

f) Un cuore che si rallegra per aver cercato il Signore

Gloriatevi nel suo santo nome; si rallegri il cuore di quanti cercano il Signore! (1 Cronache 16:10; cfr. Salmo 105:3).

Cercare il Signore, non è mai un tempo sprecato o un periodo inutile.
Se Davide nel suo salmo poteva invitare a: Celebrare il Signore, a Cantare a lui e a meditare su tutte le sue meraviglie (vv. 1-5), lo faceva principalmente perché sapeva quale effetto avrebbe prodotto nella vita.
Una persona che cerca il Signore, ha in sé tutti i presupposti per avere un cuore allegro.
Il motivo principale risiede nel fatto, che non solo può essere appagato appieno, in tutto ciò che egli chiede, ma soprattutto in base a quello che dice la Scrittura:

...tu, o Eterno, non abbandoni quelli che ti cercano (Salmo 9:10); ... quelli che cercano il Signore non mancano di alcun bene (Salmo 34:10); ...ma quelli che cercano il Signore comprendono ogni cosa (Proverbi 28:5); ...chi cerca trova, disse Gesù (Matteo 7:8).

In conseguenza di questa reale prospettiva che la Parola di Dio presenta, il cuore dell’uomo, che è la sede di tutte le emozioni, può benissimo rallegrarsi. Soprattutto quando si pensa che col Signore, sorgente di ogni sorta di bene, di conforto, di consolazione, di forza, di coraggio e di benedizione, può avverarsi e realizzarsi tutto quello che Dio dice nella Sua Parola, perché è tutta verità.

g) La gioia del cuore messa dal Signore

Tu mi hai messo più gioia nel cuore di quanto ne provano essi, quando il loro grano ed il loro mosto abbondano (Salmo 4:7).

La gioia che prova un agricoltore quando fa un’abbondante raccolta di grano e di mosto, è innegabile; soprattutto quando si pensa a tutte le fatiche che ho dovuto fronteggiare, sia per ciò che riguarda la fase preparatoria che per raccogliere quello che ha prodotto il terreno.
Il motivo della gioia che Davide provava nel suo cuore, si trovava nel fatto:

1 Perché non era basata su elementi umani e terreni, quali il grano e il mosto;
2 Perché quella gioia che egli sentiva nel suo cuore, gliela aveva messo il Signore,

quindi la sua provenienza era divino e celeste.

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Domenico34
00venerdì 4 febbraio 2011 00:17
Ovviamente, questo tipo di esperienza la può fare tutti, a condizione che si avesse fede in Dio, si ponga in lui la propria speranza e si rimanga fermi e fedeli sul sentiero della volontà divina.
Una volta che si capisce quello che Davide esperimentò nella sua vita, si può benissimo continuare il canto, e dire con chiarezza e fermezza:

In pace mi coricherò e in tregua dormirò, poiché tu solo, o Eterno, mi fai dimorare al sicuro (v. 8).

h) Il cuore si rallegra in vista della gloria dell’eredità

Il mio cuore si rallegra, e la mia anima esulta per la gloria della mia eredità; anche la mia carne dimorerà fiduciosa e al sicuro (Salmo 16:9).

Anche se questo Salmo, nelle sue linee principali è messianico, tuttavia, si applica benissimo alla vita di tutti i credenti, di ogni tempo e a qualsiasi strato sociale essi appartengano.
Quando un credente riflette sul motivo dell’allegrezza che prova nel suo cuore e pensa soprattutto all’eredità che gli è riservata, - che poi non si tratta di un lascito terreno ed umano, ma celeste e divina -, il cuore non potrà fare a meno di rallegrarsi, specialmente quando si ricordano le parole di Gesù:

Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto.
E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sia io sia anche voi
(Giovanni 14:2,3).

A sua volta, l’apostolo Pietro, dirà che c’è una eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli per noi (1 Pietro 1:4).
In vista di prendere possesso di questa eredità, che è di gran lunga migliore e superiore a qualsiasi eredità terrena ed umana, il credente può dire con tutta fermezza, le stesse parole che Davide scrisse nel (Salmo 16:9) Perciò il mio cuore si rallegra...

i) Il cuore viene rallegrato dai precetti del Signore

I precetti del Signore sono giusti e rallegrano il cuore; il comandamento del Signore è puro e illumina gli occhi (Salmo 19:8).

Che cosa è un precetto? Ecco qui di seguito, la definizione linguistica, così come l’abbiamo rilevato dal Grande Dizionario della lingua Italiana GDIL di S. Battaglia:

1) Principio o regola di condotta, norma, dettame, sentenza stabile, autorevole, indiscussa; ammaestramento pratico o etico.
2) Esortazione, consiglio, suggerimento dato con forza e autorità.
3) Atto con cui si prescrive una certa condotta; prescrizione, ordine, comando, ingiunzione.
4) Regola di condotta, prescrizione positivamente stabilita o proposta da una religione o da una chiesa con partic. riferimento, nella tradizione giudaico-cristiana, ai dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Sinai e a quelli dati da Gesù Cristo e contenuti nel Vangelo.

Affermando che i precetti del Signore erano giusti, il salmista li riconosceva ed accettava appieno, cioè non metteva in discussione quello che Dio aveva stabilito come norma di condotta per il suo popolo.
In conseguenza di questo fatto, egli non aveva nessuna difficoltà ad esortare con una certa insistenza che coloro che osservano i precetti del Signore, sono beati Salmo 119:2 e che egli stesso gioiva nel seguire i suoi precetti Salmo 119:14 . A sua volta poteva rivolgere al Signore questa preghiera:

Togli via da me la vergogna e il disprezzo, perché ho osservato i tuoi precetti (Salmo 119:22).

Poi, in una nota di fierezza, poteva affermare: I tuoi precetti sono la mia gioia e i miei consiglieri (Salmo 119:24).

In un'espressione che rivela tutto lo zelo e il suo interessamento per le cose di Dio, dice:
Sto attaccato ai tuoi precetti; o Eterno, non permettere che io sia confuso (Salmo 119:31).
Considerando che nel suo cuore potrebbe esserci resistenza, implora Dio, con le seguenti parole:
Piega il mio cuore ai tuoi precetti e non alla cupidigia (Salmo 119:36).

Quando poi considera il valore e l’importanza di parlare agli altri delle cose di Dio, egli dice:
Parlerò dei tuoi precetti davanti ai re e non sarò svergognato (Salmo 119:46).

Anche per ciò che riguarderà il suo modo di camminare, non vuole che i suoi piedi camminino in sentieri diversi da quelli che Dio hanno indicato.
Perciò non indugia a precisare:

Ho esaminato le mie vie e ho rivolto i miei passi verso i tuoi precetti (Salmo 119:59).

In un'espressione di consapevolezza e di apprezzamento per quelli che hanno la stessa determinazione per le cose di Dio, non ha tentennamenti:

Si rivolgano a me quelli che ti temono e quelli che conoscono i tuoi precetti (Salmo 119:79).

Quando avverte la necessità di essere maggiormente rinvigorito nella sua vita per essere più fedele al suo Dio, prega, dicendo:

Vivificami secondo la tua benignità, e io osserverò i precetti della tua bocca (Salmo 119:88).

Quando considera il pericolo cui potrebbe andare incontro da parte di persone che non hanno scrupoli di sorta per le cose di Dio, egli afferma:

Gli empi mi insidiano per farmi perire, ma io riguarderò ai tuoi precetti (Salmo 119:95).

Per mettere in risalto il valore che hanno per lui le cose che Dio hanno comandato, esprimendosi in forma figurativa, dice:

I tuoi precetti sono la mia eredità per sempre; essi sono la gioia del mio cuore (Salmo 119:111).

Se poi pensa come il Signore tratterà tutti gli empi e come lui stesso vuole comportarsi, egli, esprime il suo desiderio con le seguenti parole:

Tu elimini come rifiuto tutti gli empi della terra; perciò io amo i tuoi precetti (Salmo 1119:119).

Per evitare che per mancanza di conoscenza egli possa trovarsi in una posizione non ideale col suo Dio, prega:
Io sono il tuo servo; dammi intelletto, affinché possa conoscere i tuoi precetti (Salmo 119:125).

Il significato e il valore alle cose di Dio, è innegabile in quello che afferma afferma:
I tuoi precetti sono meravigliosi, perciò l’anima mia li osserva (Salmo 119:129).

Per evitare che qualcuno pensi che quello che Dio ha stabilito come norma di condotta per gli uomini, sia un qualcosa da paragonare ad un capriccio, precisa:
Tu hai stabilito i tuoi precetti con giustizia e con grande fedeltà (Salmo 119:138).

Pensando poi che qualcuno potrebbe pensare che le norme di Dio, sono valide solo per un certo tempo, egli sottolinea:
I tuoi precetti sono giusti per sempre; dammi intelligenza e io vivrò (Salmo 119:144).

Davanti ai continui pericoli che lo minacciano, il salmista, prega:
Io t’invoco; salvami, e osserverò i tuoi precetti (Salmo 119:146).

Per non farsi considerare un fanatico e un credulone dai suoi contemporanei, dice:
Da lungo tempo ho saputo dei tuoi precetti, che hai stabiliti in eterno (Salmo 119:152).

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Domenico34
00sabato 5 febbraio 2011 03:00
Non avendo paura davanti a quelli che lo molestano, rinnova la sua determinazione di mantenersi fedele al suo Signore:
I miei persecutori e i miei nemici sono molti; ma io non devio dai tuoi precetti (Salmo 119:157).

Per evitare di apparire davanti ai suoi compagni e conoscenti come un fanatico, egli precisa qual è il vero motivo che lo tiene impegnato intorno alle norme che Dio ha comandato di osservare:
Ho osservato i tuoi comandamenti e i tuoi precetti, perché tutte le mie vie sono davanti a te (Salmo 119:168).

Ed infine, per dare più peso nel camminare secondo le norme di Dio, Davide ricorda una gloriosa promessa fatta direttamente da Dio:
Se i tuoi figli osserveranno il mio patto e i miei precetti, che insegnerò loro, anche i loro figli sederanno per sempre sul tuo trono (Salmo 132:12).

A sua volta, il profeta Geremia, per far comprendere al popolo d’Israele quanto sia stato grave il fatto di non avere osservato gli ordini di Dio e la conseguenza di questa trasgressione, lasciò scritte queste parole:

Poiché voi avete bruciato incenso e poiché avete peccato contro il Signore e non avete ascoltato la voce del Signore e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi statuti e i suoi precetti, perciò vi è venuta questa calamità, come oggi si vede (Geremia 44:23).

Anche il profeta Osea, fa riferimento ai precetti umani:
Efraim è oppresso e frantumato nel giudizio, perché ha deliberatamente seguito precetti umani (Osea. 5:11).

Gesù e Paolo fanno lo stesso:
Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini (Marco 7:7).

Se dunque siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché vi sottoponete a delle prescrizioni come se viveste nella terra, quali Non toccare, non assaggiare, non maneggiare, tutte cose che periscono con l’uso, secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? (Colossesi 2:20-22).

Tuttavia, non possiamo ignorare che Dio chiami il suo popolo e lo esorti all’osservanza di quelle norme, che Egli stesso ha stabilito, perché siano messe in pratica.
Le norme e le prescrizioni divine, si trovano nella Bibbia; bisogna quindi prestare attenzione quando la leggiamo e non trascurare niente di tutto quello che Dio, per lo Spirito Santo, ha fatto registrare nella Sua Parola.

Non si può negare che ai nostri giorni, c’è una strana tendenza a modificare o a travisare quello che dice Dio, per dare più importanza a quello che stabilisce l’uomo - anche se a volte appaiono colossali le deformazioni che si apportano alla Parola di Dio -.
I comandamenti, non solamente quelli che si leggono nell’Antico Testamento, e più precisamente quello che si legge nel libro dell’Esodo capitolo venti, circa i dieci comandamenti, ma anche quelli che si leggono nel Nuovo Testamento, specialmente nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù dice:

Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò e mi manifesterò a lui (Giovanni 14:15,21); Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore (Giovanni 15:10); Questo infatti è l’amore di Dio: che noi osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi (1Giovanni 5:3).

Davanti ad un simile linguaggio del Nuovo Testamento, non ci sono obbiezioni serie e valide per affermare che le norme di vita e le prescrizioni che vengono indicate, si riferiscono solo ai tempi del lontano passato e non hanno niente a che vedere con i nostri giorni.
Se veramente amiamo il Signore, com'Egli vuole che lo amiamo, cioè con tutto il cuore, con l’anima, con la mente e con tutte le nostre forze, sarà molto più facile sottometterci all’Autorità della Parola di Dio e mettere in pratica, quello che ci viene insegnato dalla Bibbia.

j) Il cuore si rallegra quando si confida nel nome di Dio

Sì, il nostro cuore si rallegrerà in lui, perché confidiamo nel suo santo nome (Salmo 33:21).

La confidenza che si ha nel nome santo del Signore, rappresenta la vera sorgente da cui sgorga l’allegrezza nel cuore dell’uomo.
Questo ci afferma che se l’uomo non pone la sua fiducia nel Signore, difficilmente potrà avere il suo cuore allegro. Non diciamo questo per fare un gioco di parole, ma per mettere in evidenza il significato del su indicato testo biblico. Quando si riflette alle seguenti parole:

È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. È meglio rifugiarsi nell’Eterno che confidare nei principi (Salmo 118:8,9).

Oppure:
Cessate di confidare nell’uomo, nelle cui narici non c’è che un soffio: quale conto si può fare di lui? (Isaia 2:22).

Ed ancora:
Quelli che confidano nell’Eterno sono come il monte di Sion, che non può essere smosso, ma rimane in eterno (Salmo 125:1).

La verità riguardante, l'allegrezza del cuore, come risultato del confidare nel nome santo di Dio, appare in tutta la sua maestosità.

k) Quando il cuore è contento è sempre festa

Tutti i giorni dell’indigente sono cattivi, ma per un cuore contento è sempre festa (Proverbi 15:15).

Essere sempre in uno stato di festa, fa piacere a tutti e tutti vorrebbero trovarsi in quella condizione.
Però si sa, senza tema di essere smentiti, che non sempre l’uomo si trova in uno stato di festa: per una cosa o per un’altra, spesso invece di sorridere, piangiamo.
Per usare la parola di Salomone, quando uno si trova in uno stato di bisogno, tutti i giorni sono cattivi.

I giorni in se non sono cattivi; è lo stato di necessità che li rende tali.
Ci viene da domandare: c'è forse la possibilità di avere il cuore contento, anche quando si è in uno stato d'indigenza?
Umanamente parlando, si direbbe no!
Mentre dal punto di vista cristiano, si dice si!
Perché quest'antitesi?

Uno che vive senza Dio e la sua grazia, è difficile che possa avere il cuore contento quando non ha niente da mangiare o per comprarsi le cose necessarie.
Invece, per uno che ha Dio nella propria vita e la Sua grazia, anche se viene privato delle cose necessarie e si dovesse trovare a vivere nella povertà, può avere il cuore contento, reso tale dalla presenza di Dio e dalla ricchezza delle Sue benedizioni. Lo stesso Salomone afferma:

La luminosità degli occhi rallegra il cuore, una buona notizia irrobustisce le ossa (Proverbi 15:30).

l) Il cuore del padre si rallegra quando il cuore del figlio è saggio

Figlio mio, se il tuo cuore è saggio, anche il mio cuore si rallegrerà (Proverbi 23:15; cif. 27:11).

È naturale che il cuore di un padre si rallegri se il cuore del figlio fosse saggio.

La saggezza del figlio che, immancabilmente inciderà molto sul buon andamento delle cose e sulla buona riuscita di loro, rappresenta un valido elemento di benessere.
La saggezza, inoltre, - per usare la parola di Gesù -, non è portata a edificare una casa sulla sabbia, ma sopra un solido fondamento (Matteo 7:24).

Quando un figlio non sta bene, sia per quanto riguarda la salute e sia per ciò che riguarda l’andamento degli affari, nel cuore del padre non vi potrà essere contentezza, eccetto che non si abbiano a che fare con un genitore snaturato. Mentre quando tutto va bene, non è soltanto il figlio che gode, si rallegra anche il padre.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00domenica 6 febbraio 2011 02:27
Se poi le labbra del Figlio diranno cose rette, anche in questo caso il cuore del padre esulterà (Proverbi 23:16).

m) Il cuore si rallegra per ogni lavoro

Tutto quello che i miei occhi desideravano, non l’ho negato loro; non ho rifiutato al mio cuore alcun piacere, perché il mio cuore si rallegrava di ogni mio lavoro; e questa è stata la ricompensa di ogni mio lavoro (Ecclesiaste 2:10).

Da un punto di vista pratico, quello che dice l’Ecclesiaste è vero; l’uomo trova la sua piena soddisfazione in tutto quello che egli fa e per ogni attività che intraprende.
Avere il cuore rallegrato in vista dei lavori che si fanno, rientra nell’ordine delle cose; ma far dipendere la propria felicità dalle attività redditizie e dal benessere materiale, non è certamente da sottoscrivere.

n) Il cuore allegro, a seguito di eventi particolari

Uscite, figlie di Sion, mirate il re Salomone con la corona di cui l’ha incoronato sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel dì dell’allegrezza del suo cuore (Cantico dei C. 3:11).
Ricevere onori particolari, come quello di portare una corona, simbolo di grandezza e di regalità, o di andare a nozze, sono particolari circostanze che possono rallegrare il cuore dell’uomo.
Lo scrittore di questo poema, anche se usa un linguaggio figurativo, e parla dello sposo e della sposa, - spiritualmente parlando, di Gesù Cristo e della Chiesa -, è sempre vero il fatto che nel giorno in cui Salomone venne incoronato e andò a nozze, il suo cuore era allegro.
Gli eventi particolari, nella vita umana, possono produrre stati di allegrezza, da portare la persona ad esprimere e rivelare quello che prova e sente nel suo cuore.
Anche se è una gioia derivata da particolari onorificenze, è sempre da preferire, rispetto ad uno stato di dolore e di abbattimento o di pianto.

o) Gioia nel cuore per recarsi al monte del Signore, alla Rocca d’Israele

Allora innalzerete un canto come la notte quando si celebra una festa; e avrete la gioia nel cuore, come chi cammina al suono del flauto per recarsi al monte del Signore, alla Rocca d’Israele (Isaia 30:29).

Recarsi al monte del Signore, aveva il significato di andare nel Tempio di Gerusalemme, nella casa di Dio, nella dimora dell’Onnipotente.
I pii Israeliti si rallegravano quando veniva detto loro: Andiamo alla casa del Signore (Salmo 122:1).

Oggi, purtroppo per tanti credenti, non è motivo di allegrezza nel cuore, quando devono recarsi dove si celebra il culto al Signore; dove si ci trova assieme con altri credenti, si canta e si loda Dio, colui che ha fatto cose grandi per noi Salmo 126:3. Perché? A parte che molti credenti di oggi frequentano i luoghi di culto saltuariamente, senza una costante perseveranza; perché, quando si recano in questi luoghi, una buona percentuale di questi frequentatori, ha solamente un puro formalismo religioso, e poca esperienza di una vera conversione e di una vita veramente rinnovata dalla potenza dello Spirito Santo.
Quando si frequenta un luogo di culto, senza avere zelo per le cose di Dio, le persone rimangono facilmente indifferenti, e, come conseguenza, non sentono gioia nei loro cuori, perché vivono lontani da Chi è la fonte di ogni allegria: il Signore.

p) Gioia nel cuore per essere servi del Signore

Ecco, i miei servi canteranno per la gioia del loro cuore, ma voi griderete per l’angoscia del cuore e urlerete per l’afflizione di spirito (Isaia 65:14).

Gridare per l’angoscia del cuore e urlare per l’afflizione di spirito, è una cosa terribile, come se le persone in questione fossero sull’orlo di un precipizio o davanti al baratro della disperazione.
Dio è fedele in quello che egli promette, e tutte le sue promesse, oltre ad essere vere, sono realizzabili per tutti quelli che servono Dio con fedeltà e perseveranza.
Dio non è tenuto ad intervenire nella vita di uno che non lo serve - e servire Dio, significa essenzialmente sottostare alla Sua Autorità e al Suo Dominio - facendo quello che Egli vuole e che è di suo gradimento.

q) Il cuore gioisce per l’intervento di Dio

Voi vedrete questo, e il vostro cuore gioirà, le vostre ossa riprenderanno vigore come l’erba fresca. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi e si adirerà grandemente contro i suoi nemici (Isaia 66:14).

Quando la mano del Signore si farà conoscere, ciò vuol affermare che Egli interverrà e farà le cose che Lui solo sa fare. Di conseguenza coloro che lo servono, vedranno e gioiranno nel cuore e il vigore che riprenderanno, sarà come l’erba fresca, cioè verdeggiante.
Dio non farà questo, sui suoi nemici, anzi su di loro si verserà la sua grande ira.

r) L’allegrezza del cuore causata dalla Parola di Dio

Appena ho trovato le tue parole, le ho divorate; la tua parola è stata per me la gioia e l’allegrezza del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, o Eterno, Dio degli eserciti (Geremia 15:16).

Nutrirsi della Parola di Dio, non serve solamente per farci crescere nella vita spirituale, ma anche per produrre l’allegrezza nel cuore.
Quei credenti che sono sempre angustiati, afflitti e turbati, potrebbero avere la persuasione che questo stato di cose, l’hanno causato le tante avversità che s’incontrano nella vita.
Lungi dall’affermare che un credente che avrà nel cuore l’ardente fede in Dio, non incontrerà difficoltà nella sua vita.

Se ciò è vero, le tante prove che essi incontrano, dovrebbero essere considerate come qualcosa che ha che fare con una vita leggera per le cose di Dio.
Questo però non è vero; anzi i più ardenti fedeli del Signore, spesse volte, vengono messi come in una fornace di fuoco.
Anche se ci sono le prove e le difficoltà di ogni genere, questo non significa che quel credente non possa avere gioia nel cuore.
Se si alimenta continuamente della Parola di Dio, sarà proprio questa parola che gli produrrà la gioia necessaria per superare con facilità, i momenti oscuri della vita.

s) La gioia del cuore che viene meno

La gioia dei nostri cuori è venuta meno, la nostra danza si è mutata in lutto (Lamentazione 5:15).

Quando viene meno la gioia del cuore?
Il verso 16 di questo capitolo cinque, contiene un’affermazione, in base alla quale ci permette di conoscere quando viene meno la gioia del cuore: guai a noi, perché abbiamo peccato.

Indubbiamente il peccato, nelle sue svariate manifestazioni, è stato sempre e sempre sarà il motivo principale perché la gioia del cuore venga meno.
Il peccato, oltre ad essere la violazione della legge (1Giovanni 3:4), funziona anche come un invisibile interruttore tra l’uomo e Dio, che non lascia passare l’energia spirituale, attraverso la quale arriva la gioia nel cuore.

Quando questa linea viene interrotta, è necessario ripristinarla; il solo modo per fare ciò, è il perdono, attraverso il sangue di Gesù.
Una volta che il peccato viene rimosso e cancellato, l’interruttore invisibile si rimette in azione e la gioia nel cuore riprende il suo corso, e la persona non avverte più la sua mancanza.

Quello che il profeta dice nei vv 14,16, cioè:

I vecchi hanno smesso di radunarsi alla porta, i giovani hanno smesso di suonare i loro strumenti. La corona è caduta dal nostro capo,

sono chiare manifestazioni di una sospensione di certe attività, determinate da una nuova situazione.

La cessazione di certe attività, sia per quanto riguarda la vita del vecchio come per quella del giovane - anche se quello che dovrebbe fare i primi non lo fanno i secondi -, è sempre rilevazione di qualcosa che si è verificato nell’intimo della vita umana.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00lunedì 7 febbraio 2011 12:51
Se è vero che la bocca parla di quello che sovrabbonda dal cuore Matteo 12:34, è altrettanto vero che quando si diventa inattivi, cioè non si fanno le cose che si facevano una volta, questa nuova situazione ha determinato quello stato di cose.

t) Gesù vedrà di nuovo il discepolo e rallegrerà il suo cuore

Voi ora siete nel dolore, ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglieranno la vostra gioia (Giovanni 16:22).

La presenza di Gesù, ha sempre prodotto allegrezza nel cuore del suo discepolo.
Come il cuore si addolora per la mancanza di un caro, così si rallegrerà quando lo potrà rivedere.
Ci sono tante cose nella vita che producono dolori e travagli: sia che si tratti di una prova, circa fastidiosa, sia che si tratti di un'incomprensione tra amici e conoscenti, come anche della morte di qualche nostro congiunto o nostro intimo familiare.
Il dolore e l’angoscia che attanaglia, potrà andarsene, qualora si instauri una nuova condizione, che permetta di cambiare la situazione.

Nella vita spirituale, a volte si avverte la mancanza della presenza del Signore, e, per un’anima sensibile, il dolore sarà inevitabile. Gesù però, che controlla tutto e conosce tutte le condizioni che hanno determinato una certa crisi, non lascia i suoi discepoli nello sconforto e nell’abbattimento.
Quando egli si fa rivedere di nuovo, ecco che il cuore del discepolo addolorato, si rallegrerà, e nessuno potrà togliere quella gioia che egli immette.
Pertanto, l’unico che può rimettere le cose al giusto posto, è e sarà sempre Gesù.

u) Avere del continuo il Signore davanti: ecco la gioia del cuore

Per questo si è rallegrato il cuore mio e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne dimorerà nella speranza (Atti 2:26).

Anche se questo passo è una citazione del (Salmo 16:9), testo che già abbiamo meditato sotto il paragrafo h, vi torniamo di nuovo, per mettere in risalto altre cose.
Il cuore dell’uomo si rallegra, quando il Signore viene messo del continuo davanti a noi.
Se è vero che il cuore dell’uomo può essere rallegrato da altre cose, è anche vero che la gioia che viene da Dio, è ben diversa, non solo per quanto riguarda la quantità, la qualità, ma anche e soprattutto per la durata.
Un cuore che si rallegra per l’effetto del vino, per esempio, quando svanisce, con lui sparisce pure la gioia. Mentre, quella che viene prodotta dal Signore, non conosce queste limitazioni, ma essa è di lunga duratura.

v) Il cuore si rallegra, quando c’è la comunione con altri credenti

E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore (Atti 2:46).

Il valore della comunione fraterna, non può essere paragonata a nessun’altra cosa o sostituirla. Ecco perché il salmista poteva cantare:
Oh, com'è bello e com'è soave che i fratelli dimorino insieme! (Salmo 133:1) (La Bibbia concordata).

Il saggio Salomone, da parte sua poteva dire:
Due valgono meglio di un solo, perché hanno una buona ricompensa per la loro fatica.
Se, infatti, cadono, l’uno rialza l’altro; ma guai a chi è solo e cade, perché non ha nessun altro che lo rialzi!
Così pure, se due dormono assieme, si possono riscaldare; ma uno solo come farà a riscaldarsi?
Se uno può sopraffare chi è solo, due gli possono resistere; una corda a tre capi, non si rompe tanto presto
(Ecclesiaste 4:9-12).

Le belve feroci, usano una tattica speciale per prendere la preda. Se un leone, per esempio, vedrà un branco di animali, guarda attentamente se qualcuno di loro si distaccherà dagli altri. Quando corre all’inseguimento di quella bestia, fa del tutto per allontanarlo, quanto più possibile dal resto del branco, in modo che restando solo, potrà facilmente agguantarlo e divorarlo.
Non per niente l’apostolo Pietro paragona Satana, come ad un leone, non perché egli sia tale, ma per l’astuzia che usa per prendere la preda.

La comunione fraterna, sotto un certo aspetto, agisce come una cinta di protezione, contro gli attacchi severi del nemico.
Se il diavolo, nella sua tattica diabolica, riesce a fare allontanare un credente dal resto degli altri, quel fedele rimanendo solo, diventerà la sicura preda di Satana.
I credenti del primo secolo, non stavano solamente insieme nel tempio, luogo dove si adora Dio, ma anche in casa, sia per mangiare e sia per rompere il pane cioè la celebrazione della Cena del Signore.

La gioia che regnava nei loro cuori, rappresentava la logica conseguenza di questa comunione fraterna.
Se ci siamo dilungati sull’allegrezza del cuore, non l’abbiamo fatto solamente come riferimento al testo iniziale di questo capitolo, cioè Proverbi 17:22 per metterne in risalto il suo senso, ma anche e soprattutto per meglio valutare il significato dello spirito abbattuto che stiamo per intraprendere.
Davanti a due condizioni diverse, riesce più facile soppesare le cose e fare i dovuti confronti.

2. UNO SPIRITO ABBATTUTO

a) Che cos’è lo spirito abbattuto

Lo spirito abbattuto è l’opposto di un cuore allegro. [C[Se un cuore allegro è una buona medicina, cioè agisce come un buon farmaco nella vita di una persona, uno spirito abbattuto, invece, inaridisce le ossa o fiacca le ossa (N. Riveduta).

La cosa che maggiormente c'interessa in questa nostra ricerca, è sapere se quest'abbattimento cui fa esplicito riferimento il nostro testo, debba essere inteso come una specie di depressione. Quindi, qualcosa che ha a che fare con una malattia neurologica, o se invece si tratti di un demonio che ha questo nome.

Dai tre testi che abbiamo riportato all’inizio di questo capitolo, cioè (Proverbi 17:22; 18:14 e Isaia 61:3), crediamo che lo spirito abbattuto, non può essere identificato con quello che si trova nell’uomo.

Il motivo principale consiste nel fatto che questo spirito, è stato dato da Dio e che ritorna a Lui, nel giorno della sua morte.
Dato che questo spirito ha una natura diversa, cioè non appartiene alla sfera terrena, ma a quella spirituale, ne consegue che non può essere soggetto ad una depressione fisica.
Dal momento che l’uomo ha un solo spirito senza confondere con lo Spirito Santo che Dio dona al credente, e che questo spirito non è soggetto alle malattie fisiche, la conclusione più logica e coerente è che si deve trattare di un dèmone che porta questo nome, cioè spirito abbattuto.

Quello che maggiormente ci fa propendere per questa interpretazione, è il fatto di considerare attentamente (Proverbi 18:14), in cui è detto:

Lo spirito dell’uomo lo sostiene nella sua infermità, ma chi può sollevare uno spirito abbattuto?

Notate che in questo testo, lo spirito dell’uomo, cioè quello che è stato dato da Dio, sostiene l’essere umano nella sua infermità, compreso l’abbattimento se questo rientra nella malattia, di cui il testo.
Se questo non è possibile sostenerlo, va da sé che lo spirito abbattuto, deve riferirsi ad un altro spirito, per questo il testo chiede chi lo solleverà?
Inoltre, se questo spirito abbattuto fosse lo stesso spirito dell’uomo, non sapremmo spiegare il valore del pronome personale chi; mentre se si accetta che si tratti di un dèmone, che porta questo nome, chi può affrontarlo è solamente uno che è diverso e più forte di lui.

Inoltre, la stessa parola ebraica nâkê’ , si trova nel testo summenzionato, cioè (Proverbi 17:22) il cui significato, lo ripetiamo, è:

Colpire, percuotere, battere, ferire
Fig. Affliggere, tormentare
Ferita, lesione
Spezzato, affranto.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00martedì 8 febbraio 2011 14:06
Considerando il significato di questa parola ebraica, diventa più difficile sostenere che si tratti dello stesso spirito.
Sapendo che l’uomo ha un solo spirito, e che questi sostiene l’essere umano nella sua infermità, non è possibile pensare allo stesso spirito che, in questo caso, ha bisogno di essere sollevato.
Pertanto, non si può arrivare ad una diversa conclusione: lo spirito abbattuto è uno spirito strano che porta a strambe conseguenze nella vita umana.

b) L’affermazione di Proverbi 17:22

Il testo in questione dice chiaramente che lo spirito abbattuto inaridisce le ossa o fiacca le ossa N. Riveduta. Per dare più peso alla nostra argomentazione, riportiamo qui di seguito la definizione linguistica del termine inaridire:

1. Rendere arido, far diventare secco e sterile.
2. Per estens. Rendere asciutto, disseccare, prosciugare.
3. Fig. Far venir meno, affievolire, isterilire.
4. Diventare arido, seccarsi
5. Diventare asciutto disseccarsi [S. Battaglia, GDLI, Vol. VII, p. 580].

A sua volta, il termine fiaccare, ha questo significato:

1. Privare d’energia, di forza fisica.
2. Rompere, spezzare, troncare
3. Indebolire
4. Fig. Troncare [S. Battaglia, GDLI, Vol. V, p. 897].

Davanti ad una simile descrizione, la desolazione che produce lo spirito abbattuto nella vita dell’uomo, è veramente catastrofico, sotto ogni aspetto e fa rimanere senza parole.
Inoltre, non è un puro caso che vengono chiamate in causa le ossa. Si direbbe: perché? Perché le ossa sono l’impalcatura del corpo dei vertebrati.

Le ossa servono di sostegno e talvolta di protezione. L’ossatura del corpo umano, è considerata per lo più nella funzione di sostegno del tessuto muscolare, con riferimento ad un’articolazione o ad un insieme strutturato di giunture. Struttura portante.
Anche se il linguaggio di Salomone è figurativo, serve sempre a metterne in evidenza lo stato di desolazione che si determina nella struttura portante.
Avere ossa secche, è sinonimo di morte (Cfr. Ezechiele 37).

Chi porta vita, è solamente Gesù Cristo (Giovanni 10:10), mentre chi semina distruzione e morte è il diavolo.

c) Il testo di Isaia 61:3

Per accordare gioia a quelli che fanno cordoglio in Sion, per dare loro un diadema invece della cenere, l’olio dell'allegria invece del lutto, il manto della lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria.

L’opera che farà il Messia, secondo questa profezia, cioè nel dare il diadema, l’olio della gioia e il manto della lode, a quelli che fanno cordoglio in Sion, in cambio della cenere, del lutto e di uno spirito abbattuto, non può essere circoscritta solamente a quelli di Sion, vale a dire alla nazione Ebraica. Si sa che il Messia, è Gesù Cristo e quello che Egli farà, è destinato a tutta l’umanità.

Le parole quindi di questa profezia servono essenzialmente a descrivere una nuova situazione o un nuovo stato di cose che si produrranno nella vita del peccatore.
Anche se il linguaggio è figurativo, non si può negare tuttavia quello che si verificherà nella vita dell’uomo quando sarà rimosso lo spirito abbattuto e al suo posto vi sarà il mantello della lode, o come dice un’altra versione il canto della lode.
Che cosa significa questo in pratica?

Se è vero che lo spirito abbattuto è un dèmone, questa forza diabolica non permette mai nella vita dell’uomo di lodare Dio, il solo che la merita.
Quando però l’uomo viene liberato da questo strano spirito, che in un certo senso lo priva e l'estranea dal meraviglioso atteggiamento di lodare Dio, lo stesso Dio che lo libera, gli fornisce la materia di lodare, e cantare le Sue lodi.

PS: Se ci sono domanda da fare, fatele liberamente e noi risponderemo prontamente.
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