Domenico34 – Il mondo degli spiriti – Capitolo 6. Spirito altero

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Domenico34
00martedì 1 febbraio 2011 03:13

Capitolo 6




SPIRITO ALTERO




C’è un solo testo nella Bibbia che parla dello spirito altero. Eccolo:
Prima della rovina viene l’orgoglio, e prima della caduta lo spirito altero (Proverbi 16:18).

La parola ebraica usata in questo testo è: gbahh il cui significato etimologico è:

- Superbia, orgoglio, amor proprio.
- Altezza.
- Eccellenza.
- Arroganza.
- Grandiosità, maestà, splendore.
- Esultanza.
- Altezzoso.

Non è un puro caso accidentale che lo spirito altero, si trova menzionato nel libro dei Proverbi di Salomone.

Quando si parla di Salomone, di solito si pensa ad un uomo di una straordinaria sapienza e di vaste conoscenze. È proprio in questo campo che si trova con più frequenza e con maggiore facilità la manifestazione dello spirito altero.

Secondo l’affermazione del nostro testo, la rovina è sempre preceduta dall’orgoglio, e prima che si verifichi la caduta, c’è sempre la manifestazione dello spirito altero.
Rovina e caduta, quindi, sono in sintesi le dirette conseguenze di un atteggiamento che è l’opposto dell’umiltà.

Per valutare tutta la portata negativa che produce lo spirito altero nella vita di una persona, è importante, non solo approfondire l’esame dell’argomento, ma soprattutto prendere atto della costante pericolosità che ha questo spirito a tutti i livelli.

Lo spirito altero, non è un amico cui bisogna accordare attenzione, accoglienza e stima; è invece uno dei più crudeli e spietati nemici che, immancabilmente lascerà l’amaro in bocca e le cicatrici di una ferita che difficilmente sarà rimarginata.

Con lo spirito altero, non bisogna mai scherzare, perché almeno gliel'aspetta ci condurrà nel sentiero tenebroso della caduta e ci farà smarrire dalle vie diritte di Dio. Siccome questo spirito è principalmente un nemico dell’anima e del benessere spirituale, bisogna tenere gli occhi bene aperti ai primi sintomi dalla sua manifestazione.

1. La sapienza e la conoscenza

Se Salomone ottenne una straordinaria sapienza, unica nel suo genere, fu principalmente per la sincera richiesta che ne fece a Dio. In in vista del fatto che, essendo ancora un giovane inesperto, riconosceva la sua incapacità per amministrare la giustizia in mezzo ad un popolo numeroso, qual era Israele, di cui egli era il Re (2 Re 3:5-12).

La sapienza che Dio diede a Salomone, venne subito evidenziata, senza lasciare incertezza alcuna nella mente di tutto Israele (2 Re 3:16-28).

Più tardi, la regina di Sceba, a seguito di quello che sentì con le sue orecchie e visto poi con i suoi occhi, dovette ricredersi, poiché, tutto quello che aveva sentito dire nel suo paese della sapienza di Salomone, era vero. Poi, per dare maggiormente risalto alla straordinarietà della sapienza di Salomone, fece la seguente dichiarazione:

Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua sapienza! (1Re 10:1-10).

Anche dell’apostolo Paolo, l’uomo dalle vaste e approfondite conoscenze teologiche, non solo si riconosce la sapienza che ha avuto, ma si sa anche e soprattutto che, questa consapevolezza che si trovava in lui, gli era stata data. Da chi? Naturalmente da Dio (2 Pietro 3:15).

Ci preme precisare che quello che dice in merito alla sapienza e alla conoscenza, riguarda essenzialmente i figli di Dio e i servitori del Signore in modo particolare. Più abbonda la sapienza e la conoscenza nella vita di un credente, per ciò che riguarda Dio, le Sue cose e la comprensione della Sua Parola, si fa maggiore il pericolo di essere attaccati e colpiti dallo spirito altero.

La prima manifestazione di questo spirito, riguarda la persona stessa, vale a dire l’amor proprio. Si comincia a guardare a se, come se non esistessero altri allo stesso livello.

Anche il modo di pensare si concentra massimamente su se, come se non ci fossero altre cose cui pensare. Le stesse valutazioni e le misurazioni che si compiono, di solito si fanno su se e non su gli altri.

Insomma, tutto quello che si guarda e si pensa, ruota tutto su se stessi.

In conseguenza di questo amor proprio, si comincia a mettere in evidenza la sapienza e la conoscenza, non com'elementi al servizio del bene altrui, ma per l’esaltazione del proprio io.

Una simile tendenza porterà immancabilmente ad alimentare, quello che noi chiamiamo: reputazione, intelligenza, saggezza, eccellenza, grandiosità, maestà, splendore e saper fare, con l’inevitabile manifestazione di una buona dose di arroganza. Quando questo è presente nella vita di un credente, di un servitore del Signore, si tratta allora dello spirito altero in azione: la caduta di quella persona sarà inevitabilmente certa.

2. Quello che si compie nel lavoro per Dio

Nelle attività che si compiono, nelle imprese che si portano a compimento, sia per ciò che riguarda l’opera del ministero, inteso come adempimento di una chiamata divina, di un dono ricevuto e sia per quanto riguarda un’attività d'assistenza di carattere sociale. Quando si parla troppo della persona che li compie, si rischia di mettere in mostra l’uomo, a scapito dell’esaltazione del Nome di Gesù Cristo, il Signore di tutti e di tutto.

Un Paolo che può dire di essersi affaticato più degli altri apostoli, potrebbe dare l’impressione di una auto-esaltazione, se non avesse subito aggiunto: ...Non io però, ma la grazia di Dio che è in me (1Corinzi 15:10).

Un uomo di questa tempra eccezionale, che era impegnato non nel solo campo della predicazione e dell’insegnamento della Parola di Dio (2 Coinzi 10:14), dei miracoli e delle potenti operazioni (Atti 15:12), ma anche in opere sociali collettare e portare di persona denaro per i poveri di Gerusalemme (1Corinzi 16:3,4), è certamente una persona, che può insegnarci tante cose.

Quando Dio ci dota di sapienza e di conoscenza, talché potremo amministrare i tesori di Dio a quanti il Signore ci mette davanti. Oppure ci riveste di potenza e di virtù per compiere prodigi e miracoli nel nome di Gesù, o ci viene data di svolgere un’attività sociale, per portare aiuto e sollievo ai bisognosi, ricordiamoci sempre di non farci intrappolare dallo spirito altero, che potrebbe essere in agguato, pronto per assalirci.

Per ogni cosa che compiamo, sia in piccolo che in grande, la gloria e l’onore vanno sempre data a Chi ci dà la sapienza, la saggezza e ogni capacità, cioè a Dio, a Gesù Cristo e allo Spirito Santo.

PS: Se ci sono domanda da fare, fatele liberamente e noi risponderemo prontamente.
Info.
00mercoledì 2 febbraio 2011 10:28
Grazie Domenico
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