Domenico34 – Donne menzionate nella Bibbia – Capitolo 2. DONNE NOMINATE NELL’A.T.

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Domenico34
00venerdì 5 agosto 2011 00:19

PARTE SECONDA


Capitolo 2




DONNE NOMINATE NELL’A.T.


DA 2° RE A MALACHIA

ABI o ABIJA [In 2 Cronache 29:1, la madre del re Ezechia viene chiamata Aija. Mentre in 2 Re 18:2, la stessa donna viene indicata col diminutivo Abi (cfr. René Pache, in Nuovo Dizionario Biblico, pag. 20)]

Ezechia aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria (2 Re 18:2).

Il nome di questa donna ricorre solamente in questo testo. Il suo nome significa: L'Eterno è un Padre.

Siccome viene specificato che, Abi era figlia di Zaccaria, e, tenuto conto che di Zaccaria la Bibbia ne nomina parecchi, non si può stabilire chi è tra questi. L’unico dato certo, che non incorre a nessun'inesattezza, è che la moglie del re Ezechia era figlia di Zaccaria, senza riferire chi era sua madre. Perché il testo sacro fa quest'omissione, non si può precisare. Che Abi, abbia avuto la sua mamma, è indiscutibile, dal momento che viene nominato suo padre.

Tenuto conto che di Abi, non si può riferire altro di quanto è stato detto, ogni altra aggiunta che si potrebbe addurre, non avrebbe l’appoggio della Scrittura. Che età aveva Abi quando si unì in matrimonio con Ezechia, non viene precisato. Si precisa che Ezechia aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, ma non si fa nessun accenno all’età del suo matrimonio.

Quale educazione ha ricevuto Abi e che influenza avrà esercitato su suo marito, non possiamo dirlo. Se l’autore sacro non ne parla, vuol ricordare che non c’era niente di particolare nella sua vita, e, tutto quello che avrà detto o fatto, non rivestiva importanza rilevante da essere menzionata. Herbert Lockyer, riferisce che Abi, significa “My father is Jehovah” [Herbert Lockyer, All the Women of the Bible, pag. 22], mentre René Pache, nel suo Nuovo Dizionario Biblico, include l’articolo indeterminativo un, ed esclude l’aggettivo mio.

Se si tiene conto che la Bibbia, non presenta mai Dio, come un Padre, ma sempre come il Padre, è da preferire quello che riferisce il Lockyer. Abi, con il significato del suo nome, vuole insegnarci una preziosa verità, valida per ogni tempo e per tutti gli esseri umani. È il Signore nostro Padre? Lo consideriamo come tale? Se Dio è considerato come Padre, il beneficio che si ricava, non, riguarda solamente la vita spirituale, abbraccia anche quella terrena, cioè le cose materiali.

Se si considera che, Padre, sta per Colui che si interessa per i nostri bisogni, che provvede alle nostre necessità, che è benigno, misericordioso, affettuoso, premuroso, ne consegue che l’intera nostra esistenza, ne ricava immensi benefici. Visto che i padri terreni (che a volte possono essere malvagi),

sanno dare buoni doni ai loro figli, quanto più il Padre nostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano! (Matteo 7:11).

ABIA

Dopo la morte di Chesron, avvenuta a Caleb-Efrata, Abia, moglie di Chesron, gli partorì Asur, padre di Tecoa (1 Cronache 2:24).

ABIGAIL (2)

Il significato del suo nome è: forse, padre dell’entusiasmo. Era figlia d'Isai, sorella di Davide e madre di Amasa.

Le loro sorelle erano Seruia e Abigail. I figli di Seruia furono tre: Abisai, Ioab e Asael.
Abigail partorì Amasa, il cui padre fu Ieter, l’Ismaelita
(1 Cronache 2:16-17).

Siccome di quest'Abigail, non si parla in nessun’altra parte della Bibbia, non si conosce la sua storia e come trascorse la sua vita; di conseguenza, non si può dire niente di lei.

ABIAIL (2)

Il nome significa: Padre della fortezza. Quest’altra Abiail, è menzionata in (1 Cronache 2:29 come moglie di Abisur e madre di Aban e Molid. Se di questa donna non si può dire tanto, almeno si può affermare che partorì due figli. Questa notizia ha la sua importanza, se si tiene presente la valutazione che davano gli Israeliti, per una donna che andava a marito. Se una donna sposata non avesse avuto figli, non si pensava solamente che poteva essere sterile; e considerata addirittura sotto la maledizione divina, destinata a subire disprezzi e vergogna (Genesi 30:23; Luca 1:25). Infine, la prole, presso gli Ebrei, era considerata il segno della benedizione di Dio (Salmo 128:3).

ABIAIL (3)

Il nome significa: Padre della fortezza.

Di questa donna si parla come figlia di Eliab fratello di Davide e madre della moglie di Roboamo, Maalat. Si parla anche di una certa Abiail come madre della regina Ester (Ester 2:15; 9:29; 2 Cronache 11:18).

ABISAG

Il significato di questo nome è: prob. padre di migrazione. Di questa donna si parla in (1Re 1:3,4; 2:17,21-22). Non si conosce niente dei suoi genitori; si afferma solo che era Sunamita, cioè proveniva dalla città di Sunem.

«Sunem o Shunem. Città di Canaan, del territorio d'Issacar (Giosuè 19:18). Thotmes III se ne impadronì. Sunem si trovava di fronte a Ghilboa (1 Samuele 28:4). I Filistei si accamparono a Sunem prima di dar battaglia a Saul. L’ubicazione è a Sôlem (chiamata anche Sûlam) sul versante O di una collina, a 5 km a N-N-E d'Izreel, a 8 km a N dell’estremità occidentale della montagna di Ghilboa, a 26 km ca. dal Carmelo, sulla quale si recò la Sunamita per incontrarvi Eliseo (2 Re 4:25)» [R. Pache, Nuovo Dizionario Biblico, pag. 804].

Si specifica che Abisag, era vergine, una bellissima ragazza, e che è stata scelta per coricarsi col re Davide, ormai diventato vecchio, con lo scopo di riscaldarlo, visto che, nonostante fosse coperto di indumenti, egli non riusciva a riscaldarsi. Il sacro testo precisa anche che, Abisag si prendeva cura del re, ma che egli, non ebbe rapporti con lei (v.4).

Dopo la morte di Davide, Adonia, il fratello maggiore di Salomone, attraverso la mediazione di sua madre Bath-Sheba, chiese a Salomone di avere come sua moglie, Abisag. Al che, il re sentita questa richiesta, non solo non acconsentì che Abisag venisse data in moglie a Adonia, ma addirittura decretò la morte di suo fratello.

Quali furono i motivi che spinsero Adonia a chiedere Abisag come moglie, non viene detto. Si può pensare che egli, probabilmente sia stato attratto dalla particolare bellezza della sunanita (e forse chi sa, se avrà saputo, che suo padre, non ebbe rapporti con Abisag). La bellezza femminile, non attira solamente l’attenzione degli uomini, ma spesso diventa anche motivo di discordia e di rivalità, per i contendenti.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00sabato 6 agosto 2011 01:11
ADASSA

Mirto. Nome ebr. e persiano della regina Ester (Ester 2:7).

AMMOLECHET

La regina. Sorella di Galaad e madre di Isod (1 Cronache 7:18).

ALAI

Il significato del suo nome è: Piaccia a Dio. Discendente, in realtà, figlia di Sesan (1 Cronache 2:31,34, madre di Zabad (1 Cronache 11:41). Di questa donna, oltre ai dati anagrafici che sono stati menzionati, non si può aggiungere altro.

ATALIA

Di questa donna si parla in (2 Re 8:26; 11:1-3,13-14,20; 2 Cronache 22:2,10,12; 23:12-13; 24:7). Atalia è presentata come la madre di Acazia e figlia di Omri (2 Cronache 22:2). Si afferma anche che questa donna, ai tempi del sacerdote Ioiada, regnava nel paese (2 Cronache 22:12).

Dai vari passaggi biblici in cui questa donna è nominata, si può rilevare il suo carattere. Fu una donna sanguinaria, in quanto sterminò tutta la discendenza reale. Questo lo fece, quando vide che suo figlio era morto (2 Re 11:1).

Fu in quel tempo che Ioseba, figlia del re Ioram, sorella di Acazia e moglie del sacerdote Ioiada (2 Cronache 22:11), sottrasse Ioas, figlio di Acazia, dalla furia omicida di Atalia, riuscendo a tenerlo nascosto per sei anni nella casa del Signore (2 Re 11:3). Il cronista definisce Atalia empia (2 Cronache 24:7). Nel giorno che il sacerdote Ioiada condusse fuori del tempio del Signore, il piccolo Ioas, per ungerlo e incoronarlo re (2 Re 11:12), Atalia fu uccisa con la spada, e tutto il popolo del paese era in festa, e la città rimase tranquilla (v. 20). Così si concluse la storia di quest'orribile donna!

Riflessione su Atalia

La riflessione che si può fare su questa donna, riguarda il suo comportamento.

1. Atalia aveva un carattere forte. La ferma determinazione che manifestò nel corso della sua vita, la usò per compiere massacri. Non conobbe il significato del rispetto della vita umana. Nella sua crudeltà, mise in atto il sentimento della vendetta. La legge dell’amore e del perdono, era assente nella sua vita. Conobbe soltanto la legge del taglione: Occhio per occhio e dente per dente.

2. Fu una donna che, assieme ai suoi figli saccheggiò la casa di Dio, adoperando per i Baal tutte le cose consacrate della casa del Signore (2 Cronache 24:7). Invece di adoperarsi e favorire l’adorazione del vero Dio, si spinse verso l’idolatria. Non lasciò un buon esempio nella vita del popolo; e, alla sua morte, invece di esserci il pianto e il lutto tra il popolo, ci fu tranquillità.

3. Le buone azioni che si compiono, lasciano dei segni indelebili nella mente di chi li vedono; mentre il cattivo comportamento, specie quando si compiono azioni di vendetta, non saranno facilmente cancellate dalla memoria umana. Vale quindi, la pena, lasciarsi possedere dall’amore che, invece di invocare la vendetta, implora il perdono.

ATARA

Il significato del suo nome è: Corona, diadema. È menzionata solamente in (1 Cronache 2:26), come moglie di Ierameel e madre di Onam. Sul significato del nome di Atara, si possono ricordare alcuni passaggi biblici.

Riflessione sulla corona e sul diadema

La corona e il diadema, di solito venivano messi sul capo dei regnanti.
Nel (Salmo 103:4), Davide parla della corona di bontà e di compassione.
Salomone, in (Proverbi 1:9), parla di corona di grazia. In 16:31, invece, di corona d’onore.

Il nostro Signor Gesù Cristo, ebbe una corona di spine (Matteo 27:29).

L’apostolo Paolo, parlando degli atleti, afferma che riceveranno una corona corruttibile (1 Corinzi 9:25).

Paolo sapeva che al termine della sua corsa, il suo Signore gli avrebbe assegnato la corona di giustizia (2 Timoteo 4:8).

Mentre l’apostolo Giacomo parla della corona della vita (Giacomo 1:12).

L’apostolo Pietro fa menzione della corona della gloria (1 Pietro 5:4).

L’apocalisse menziona la corona della vita e la corona d’oro (Apocalisse 2:10; 14:14).

Infine, Isaia ricorda che per gli afflitti, Dio promette che darà loro un diadema, invece di cenere (Isaia 61:3).

AZUBA (1)

Il significato di questo nome è: Abbandonato o desolazione. Di questa donna si parla in (1 Cronache 2:18-19). Fu la moglie di Caleb e la madre di Ieser, Sobab e Ardon. Del rimanente, non si può dire nient’altro di quest'Azuba, se non di spender qualche parola sul significato del suo nome. Il termine abbandonato, esprime l’idea di una persona lasciata sola, alla deriva delle varie situazioni o delle tante circostanze. Per quelli che appartengono alla famiglia di Dio o al Suo popolo, non è possibile pensare che siano abbandonati. Per loro, Dio promette di non abbandonarli.

Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto (Genesi 28:15).

Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò (Giosuè 1:5).

Abiterò in mezzo ai figli d’Israele e non abbandonerò il mio popolo Israele (1 Re 6:13).

I miseri e i poveri cercano acqua, e non ce n’è; la loro lingua è secca dalla sete. Io, il SIGNORE, li esaudirò. Io, il Dio d’Israele, non li abbandonerò (Isaia 41:17).

La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Ebrei 13:5).

Mentre, per il termine desolazione, che ha il senso di essere:

«Devastato; distruzione, dovuta specialmente a calamità naturali, guerre, invasioni, saccheggi (e oltre alle conseguenze immediate esprime pure, quasi proiettati nel tempo, la sofferenza e lo sgomento delle vittime, l’abbandono e lo squallore dei luoghi)» [S. Battaglia, GDLI, (Grande Dizionario della lingua italiana), Vol. IV, pag. 256].

I figli di Dio, non sempre vengono risparmiati da certe calamità naturali; dalla sofferenza e dallo sgomento. Anche se la vita di un seguace di Gesù, si può ridurre ad una desolazione, a secondo quello che incontra nel suo cammino, c’è sempre la certezza che Dio, non lo lascerà in mezzo alle macerie. È sempre vero il detto: Dopo la tempesta, seguirà la bonaccia.

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Domenico34
00domenica 7 agosto 2011 00:18
AZUBA (2)

Il significato di questo nome è: Abbandonato o desolazione. Questa donna viene menzionata in (1 Re 22:42; 2 Cronache 20:31). Era la madre di Giosafat e figlia di Sili. Siccome di questa donna non ci sono pervenute altre notizie, riguardante la sua vita, il suo carattere, a rigore, non si può aggiungere nient’altro di quanto è stato riferito dallo scrittore sacro. Avrà avuto una buon'influenza sulla vita del figlio Giosafat? Tutto è possibile; però, non lo si può ammettere né con un sì e né con un no, visto che i testi riportati, non dicono niente di Azuba.

BAARA

Il significato etimologico di Baara: (Sig. Poss. stupidità. Il suo nome è menzionato in (1 Cronache 8:8), come moglie di Saaraim. Quest’ultimo ebbe figli nella terra di Moab, dopo che ripudiò Baara. Questo particolare del ripudio, che il cronista fornisce, ci porta a chiederci: per quale motivo avvenne il ripudio? Siccome il testo sacro non ci fornisce nessun'informazione in merito, tutto quello che si potrebbe dire, riguarderà la norma mosaica (Deuteronomio 24:1-4) che vigeva in quel tempo. Si sa, però, che in materia di ripudio, gli uomini non agivano solamente sulla base del testo del Deuteronomio. C’era tutta una casistica che i rabbini avevano creato intorno al ripudio, sicché l’uomo poteva ripudiare la propria moglie, anche se il cibo che gli preparava, non era di suo gradimento.

Un testo del Nuovo Testamento, al tempo di Gesù, ne dà la conferma, quando si chiede se era lecito mandar via la moglie per un motivo qualsiasi (Matteo 19:3). Il significato del nome di Baara = stupidità, ci porta a pensare che forse questa donna abbia avuto qualche difetto fisico che la rendeva tale. Non c’è niente di affermativo su questa supposizione; si tratta solamente di una probabilità.

BASMAT (3)

Il nome significa: Fragranza, profumo. Di questa donna si parla in (1 Re 4:15). Era figlia di Salomone e moglie di Aimaas. Oltre a queste indicazioni, il testo sacro non fornisce altre notizie. Come si comportava in casa di Salomone, quand’era alla sua dipendenza e come avrà vissuto da moglie con Aimaas, non si può dirlo. Se il suo comportamento, rispecchiava il significato del suo nome, avrà emanato un gradevole profumo, durante la sua vita.

BAT-SUA

Questo nome significa: Ricchezza. Di questa donna si parla in (1 Cronache 3:5).

«Il testo di 1 Cronache 3:5 dà alla madre di Salomone, figlia di Ammiel, il nome di Bat-Sua. Quest'ortografia proviene senza dubbio da un'alterazione della forma Bath-Sheba, dovuta alla cancellazione parziale della lettera ebr. bet. La versione dei LXX impiega la forma ordinaria Bath-Sheba nel testo di 1 Cron. 3:5» [René Pache, Nuovo Dizionario Biblico, pag. 112].

BITIA

(figlia cioè adoratrice dell’Eterno). È nominata in (1 Cronache 4:18). Figlia di Faraone e moglie di Mered. Il suo nome indica che era convertita al culto dell'Eterno.

CAMUTAL

Madre di Ioacaz e figlia di Geremia da Libna (2 Re 23:31; 24:18; Geremia 52:1)

CASSIA o Chesia

Profumo. Una delle tre figlie che Giobbe ebbe, dopo che il Signore lo ristabilì dalla sua grande prova (Giobbe 42:13).

CHEFSIBA

La mia delizia è in te. Era la madre di Manasse (2 Re 21:1)

CHELEA

Era una delle due mogli di Asur, antenato degli uomini di Tecoa e madre di: Seret, Iesocar ed Etnan (1 Cronache 4:5,7).

CODES

Moglie di Saaraim e madre di Iobab, Sibia, Mesa, Malcam, ecc. (1 Cronache 8:9).

CULDA

Donnola, talpap. Profetessa, moglie di Sallum; abitava a Gerusalemme. Di lei si parla in 2 Re 22:14; 2 Cronache 34:22). Ai tempi del giovane re Giosia, fu trovato nel tempio, il libro della legge del Signore. Quando il re sentì la lettura della legge del Signore, fu talmente colpito nel suo cuore, che si stracciò le vesti.

Poi il re ordinò al sacerdote Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Micaia, a Safan il segretario, e ad Asaia, servitore del re:
«Andate a consultare il SIGNORE per me, per il popolo e per tutto il regno di Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è trovato;
poiché grande è l’ira del SIGNORE che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno messo in pratica tutto quello che in esso c'è prescritto»
(2 Re 22:12-13).

Il messaggio che la profetessa Culda mandò al re Giosia, diceva:

Dite all’uomo che vi ha mandato da me:
Così dice il SIGNORE: ecco, io farò venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti, conformemente a tutte le parole del libro che il re di Giuda ha letto.
Perché essi mi hanno abbandonato e hanno offerto incenso ad altri dèi provocando la mia ira con tutte le opere delle loro mani; perciò la mia ira si è accesa contro questo luogo, e non si spegnerà. Al re di Giuda che vi ha mandati a consultare il SIGNORE, direte questo: Così dice il SIGNORE, Dio d’Israele, riguardo alle parole che tu hai udite:
«Poiché il tuo cuore è stato toccato, poiché ti sei umiliato davanti al SIGNORE, udendo ciò che io ho detto contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che saranno cioè abbandonati alla desolazione e alla maledizione; poiché ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch’io ti ho ascoltato», dice il SIGNORE.
Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri, e te ne andrai in pace nella tua tomba. I tuoi occhi non vedranno tutte le sciagure che io farò piombare su questo luogo». E quelli riferirono al re la risposta
(22: 5-20).

L’insegnamento pratico che si ricava da quest'avvenimento, è il seguente: quando si è toccati dalla parola del Signore, la cosa da fare è quella di rivolgersi a Dio, con umiltà e pentimento, e, Lui, che vede i sentimenti del cuore e la buona disposizione per obbedire alla Sua legge, non mancherà di tranquillizzare ed assicurare la nostra esistenza, non solo per il presente, ma anche per il futuro.

CUSIM

Una delle tre mogli d’un beniaminita chiamato Saaraim, il quale, assieme all’altra moglie Baara, aveva ripudiata. Quello che si è detto a proposito di Baara, è valido anche per Cusim. Di questa donna si parla in (1 Cronache 7:12; 8:8).

EFA

Oscurità. Concubina di Caleb e madre di Aran, Mosa e Gazez (1 Cronache 2:46). Probabilmente il significato del suo nome, aveva a che fare con il fatto che non era una legittima moglie.

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Domenico34
00lunedì 8 agosto 2011 00:36
EFRAT

Fecondità. Moglie di Caleb e madre di Cur (1 Cronache 2:19,50; 4:4). Per una donna sposata, essere feconda, cioè avere figli, era la più grande soddisfazione che poteva avere nella sua vita e la migliore lode che poteva ricevere, dai suoi conoscenti.

ESTER

(prob. Dal persiano Stareh, stella, astro). Si parla di questa donna, nel libro che porta il suo nome, cioè Ester. Era figlia di Abiail e nipote di Mardocheo, il quale, quando i genitori le morirono, l’adottò come sua figlia.

La storia di questa donna, che in seguito diventò la regina del gran re Assuero, è molto interessante. Il ruolo che Ester ha avuto, quando il suo popolo venne minacciato di sterminio, ne ha fatto di lei, la figura centrale e dominante in tutto l’impero di Assuero. Si comincia a raccontare che, la prima moglie che Assuero, di nome Vasti, trasgredendo un ordine del regnante, venne destituita della dignità di regina, per poi conferirla ad Ester.

Si precisa che Ester era una ragazza avvenente e bella, e che le sue caratteristiche somatiche, rispondevano ai requisiti del decreto del re, per essere selezionata, per poi, eventualmente, diventare la regina di Assuero, al posto di Vasti (2:1-9). Visto che Ester si era acquistata la simpatia di Agai, eunuco del re, essa accettò volentieri i suoi consigli. Nel giorno che Ester doveva presentarsi davanti ad Assuero, essa portò con sé, solamente l’abbigliamento e l’ornamento che Agai le suggerì. A differenza di tutte le ragazze che erano state selezionate, Assuero amò Ester, per diventare sua moglie e ricevere la dignità di regina (2:15-18).

La cospirazione di Aman

Vedendo che Mordocheo non si inchinava al suo passaggio Aman cercò di vendicarsi. La sua vendetta non mirava a colpire la sola vita di Mardocheo, ma includeva anche un piano per distruggere il popolo di Mardocheo, cioè tutti i Giudei, che dimoravano nel regno di Assuero. Il piano fu talmente bene elaborato, che il re, non esitò, ad approvarlo. Quando il decreto di Assuero, per distruggere tutti i Giudei del suo regno, venne promulgato nella residenza reale di Susa, in città ci fu costernazione (3:15).

In ogni provincia, dovunque giungevano l’ordine del re e il suo decreto, ci fu grande angoscia tra i Giudei: digiunavano, piangevano, si lamentavano, e a molti facevano da letto il sacco e la cenere (4:3).

La notizia di una simile cospirazione contro i Giudei, non poteva rimanere nascosta ad Ester. Per informare la regina, ci pensò lo stesso Mardocheo, ordinandole di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo (4:8). Ester, ricevuta quella tragica informazione, mandò allo zio, il seguente messaggio:

«Tutti i servitori del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna che sia, entra dal re nel cortile interno, senza essere stato chiamato, per una legge che è uguale per tutti, deve essere messo a morte, eccetto che il re non stenda verso di lui il suo scettro d’oro; nel qual caso, ha salva la vita. E io sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re» (4:11).

Mardocheo, rispose alla regina, con quest’altro messaggio:

«Non metterti in mente che tu sola scamperai fra tutti i Giudei perché sei nella casa del re.
Infatti, se oggi tu taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo?»
(4:13-14).

Al termine del digiuno di tre giorni, Ester, senza essere stata chiamata dal re, andò da lui,

si mise la veste reale e si presentò nel cortile interno della casa del re, di fronte all’appartamento del sovrano. Il re era seduto sul trono reale nella reggia, di fronte all’entrata.
E quando il re vide la regina Ester in piedi nel cortile, lei si guadagnò la sua grazia; il re stese verso Ester lo scettro d’oro che teneva in mano; ed Ester si avvicinò, e toccò la punta dello scettro.
Allora il re le disse: «Che hai, regina Ester? Che cosa domandi? Se anche chiedessi la metà del regno, ti sarà data».
Ester rispose: «Se così piacesse al re, venga oggi il re con Aman al convito che ho preparato per lui»
(5:1-4).

Al secondo invito Ester fece, in modo di avere alla sua tavola il re con Aman, poi chiese:

«Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia donata la vita; e il mio desiderio, che mi sia donato il mio popolo.
Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Se fossimo stati venduti per diventare schiavi e schiave, non avrei parlato; ma il nostro avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la nostra morte»
(7:3-4).

Davanti a simili parole, che certamente il re non pensava che la regina gli facesse una tale richiesta, forse, sgomentato, fece una domanda ed ottenne la risposta:

«Chi è, e dov’è colui che ha tanta presunzione da far questo?»
Ester rispose: «L’avversario, il nemico, è quel malvagio di Aman»
(7:5-6).

La storia si conclude con la condanna di Aman ad essere impiccato alla forca, forca che Aman stesso aveva fatto rizzare nella sua casa, per appendervi Mardocheo, l’uomo che aveva salvato la vita del re Assuero, da un attentato.

Riflessioni

1. La vita di Ester, è ammirevole, non perché era avvenente e bella, ma per il come si comportò. Era una donna che aveva imparato ad essere sottomessa ed ubbidiente. La sua obbedienza, non la manifestò solamente quando viveva nella casa di suo zio, dopo la morte dei suoi genitori, ma anche quando venne selezionata per essere condotta nel palazzo reale. Anche se in quell’ambiente era sotto l’autorità di Agai, eunuco del re Assuero, preposto per quell’incarico, essa si manteneva costantemente in contatto con suo zio Mardocheo, pronta sempre ad ubbidirlo. Se lei, nel palazzo reale, non palesò che era Giudea, lo fece perché suo zio le aveva detto di comportarsi in quel modo.

2. Diventata regina e moglie del re Assuero, non dimenticò suo zio, nell’ascoltarlo in quello che le riferiva. Davanti alla minaccia della distruzione del suo popolo, essa si preparò col digiuno, per affrontare quel caso. Che il digiuno che fece, assieme alle sue ancelle, non sia stato suggerito da Mardocheo, ma una sua iniziativa, ciò appare chiaro dal testo biblico. Questo significa che da donna Giudea che era, sicuramente ha ricevuto degli insegnamenti intorno al digiuno e come praticarlo, in situazioni particolari e disperate.

3. La determinazione con cui agì Ester, per presentarsi davanti al re, per difendere la causa del suo popolo, non la mise in atto, solamente per suggerimento di suo zio. Lei era perfettamente consapevole, il rischio che andava incontro, nel presentarsi davanti al regnante, senza essere stata da lui chiamata. Nonostante ciò, affrontò quel caso, con estrema determinazione, pronta anche a morire.

4. Il coraggio con cui affrontò il malvagio Aman, non le veniva dal fatto che lei era regina e moglie del grande e potente re Assuero, ma dalla consapevolezza che il piano distruttore del suo popolo, era stato ideato da un uomo senza scrupoli e che non era affatto vero che la sua gente, non osservava le leggi del re (3:8). L’intelligenza che Ester ebbe, nell’ideare un pranzo col re e con Aman, per due giorni consecutivi, contribuì a non dare il minimo sospetto, dove volesse arrivare la regina. La saggezza si muove sempre dentro piani ben precisi e determinati.

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Domenico34
00martedì 9 agosto 2011 00:21
GEMIMMA

Colomba. Una delle tre figlie che Giobbe ebbe dopo la sua guarigione e il suo ristabilimento (Giobbe 42:14)

GOMER

Figlia di Diblaim e moglie del profeta Osea (Osea 1:3). Intorno al matrimonio di Osea, con Gomer, si è discusso molto, per il fatto che questa donna era una prostituta, e che fu il Signore a ordinargli di contrarre un simile matrimonio. A questo episodio, si sono date diverse spiegazioni. Alcuni hanno pensato che non fu un vero matrimonio; fu semplicemente fittizio e simbolico, per illustrare una reale situazione di infedeltà, in cui si trovava Israele, davanti a Dio. Questa spiegazione è motivata dal desiderio di eludere un’ipotetica difficoltà legata all’ordine di Dio di sposare una donna di pessima reputazione.

Se, però, si tiene presente che il racconto non viene presentato in forma fittizia e simbolica, ma reale, si devono cercare altre spiegazioni, per eludere l’ostacolo. «Coloro che ammettono un matrimonio reale non sono però d’accordo riguardo la condizione di Gomer all’inizio del suo rapporto con Osea. Alcuni sostengono che Gomer era una prostituta già all’epoca in cui si sposò. Secondo una variante di questa ipotesi, Gomer era una tipica giovane israelita che aveva partecipato ai riti cananei di iniziazione sessuale come preparazione al matrimonio (Wolff, Hosea, pp. 14-5). Altri sostengono che Gomer fosse sessualmente pura all’epoca del matrimonio e che fosse diventata adultera più tardi. Il libro di Osea non ci dà alcuna informazione circa le esperienze sessuali prematrimoniali di Gomer.

«La parola prostituta andrebbe letteralmente tradotta con moglie d’adulterio, espressione che non descrive la sua condizione ai tempi del matrimonio, ma anticipa ciò che lei diventerà, cioè una moglie infedele. Sia il linguaggio di Os. 1:2 che il contesto, convalidano questa interpretazione. L’espressione ebraica è simile ad altre che descrivono le caratteristiche di una donna sposata.
La parola prostituta, in altre parti di Osea si riferisce al comportamento della nazione di Israele paragonata ad una donna sposata (cfr. 2:2,4; 4:12; 5:4). Anche nei versetti successivi (1:2b; 2:2-3:5) l’accento è posto sull’infedeltà che caratterizzò sia il matrimonio del Signore che quello di Osea, non sulle esperienze prematrimoniali delle spose. Così l’ordine del Signore va letto come segue: «va, prenditi una moglie che si rivelerà infedele» [Robert B. Chisholm, Jr. Investigate le Scritture, Antico Testamento, pagg. 1445-1446].

IECOLIA

L’Eterno ha prevalso. È menzionata in (2 Re 15:2; 2 Cronache 26:3). Abitava a Gerusalemme ed era madre di Azaria. Portare un nome che indica che l’Eterno aveva prevalso, significava che, nelle difficoltà della sua vita, non era stata scacciata e sconfitta.

IEDIDA

Diletta. Il suo nome ricorre in (2 Re 22:1). Era la mamma di Giosia, e figlia di Adaia.

IOADDAN

Madre del re Amasia (2 Re 14:2; 2 Cronache 25:1).

IOSEBA

L’eterno è il tuo giuramento. Figlia del re Ioram e sorella di Acazia (2 Re 11:2; 2 Cronache 22:11). Compì un’azione eroica, quando riuscì a mettere in salvo il figlio di Acazia, Ioas, dalla furia omicida di Atalia.

IERIOT

Moglie di Caleb (1 Cronache 2:18).

IERUSA

Madre di Iotam, figlia di Sadoc (2 Re 15:33; 2 Cronache 27:1).

IZEBEL (1)

Dio semina. Moglie di Acab re d’Israele. Per mettere in risalto tutta la problematica che è sorta intorno a Izebel, (specialmente dal punto di vista spirituale, per le varie applicazioni che si fanno) è necessario esaminare la storia di questa donna. In questa sezione cercheremo di condurre un’indagine su Izebel, principalmente con i dati che la Bibbia ci fornisce, per comprendere il suo carattere in riferimento a quello che lei compì e l’influenza che esercitò su Acab, re d’Israele, che poi era anche suo marito.

Nei 21 testi che si trovano nei due libri dei Re, Izebel è nominata (visto che il suo nome non riccorre in nessun’altro libro dell’A.T.). Si precisa che Izebel era figlia di Etbaal, re dei Sidoni (1 Re 16:31). La sua origine era pagana, di conseguenza portò con sé credenze e usanze del suo popolo, che non erano le stesse del popolo d’Israele, cui faceva parte Acab, suo marito. La scelta che Acab fece di prendere per sposa la principessa Izebel, fu una delle peggiori, che ben presto si rivelò catastrofica per la sua vita e anche per quella dell’intera nazione israelita, che egli rappresentava. Il testo sacro precisa:

Come se fosse stato per lui poca cosa abbandonarsi ai peccati di Geroboamo, figlio di Nebat, prese in moglie Izebel, figlia di Etbaal, re dei Sidoni, andò ad adorare Baal, a prostrarsi davanti a lui,
e innalzò un altare a Baal, nel tempio di Baal, che costruì a Samaria
(1 Re 16:31-32).

«Baal (che significa signore) è un nome generalmente usato nell’A.T. per indicare la divinità maschile che le tribù cananee indigine adoravano con vari altri appellativi. I Tiri lo chiamavano Baal Melqart, ma la loro religione era solo una variante culturale del culto standard di Baal, comune in tutta la Palestina» [Thomas L. Constable, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 556].

Il fatto che Acab andò ad adorare Baal, a prostrarsi davanti a lui, e innalzò un altare a Baal, nel tempio di Baal, che costruì a Samaria, denota chiaramente l’influenza pagana che subì nella sua vita, a causa dell’unione con Izebel. La Bibbia fa una precisa affermazione, per quanto riguarda la condotta di Acab:

In verità non c’è mai stato nessuno che, come Acab, si sia venduto a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE, perché era istigato da sua moglie Izebel.
Si comportò in modo tanto abominevole, andando dietro agli idoli, come avevano fatto gli Amorei che il SIGNORE aveva cacciati davanti ai figli d’Israele
(1 Re 21:25,26).

L’istigazione di Izebel non avrebbe senso, se questa donna non avesse prevalso sulla vita di suo marito. Se si tiene presente che Izebel non influenzò solamente la vita privata di Acab, re d’Israele, ma si spinse in tale profondità da controllarlo persino nell’amministrazione del regno. La prova di questo genere di controllo che Izebel esercitò, si ha nel fatto che, tutti i profeti del Signore che vennero uccisi, il loro sterminio è chiaramente attribuito a Izebel e che di Acab, non c’è il minimo accenno che egli avesse impedito una simile atrocità.

Quando Izebel sterminava i profeti del SIGNORE, Abdia aveva preso cento profeti, li aveva nascosti cinquanta in una spelonca e cinquanta in un’altra, e li aveva nutriti con pane e acqua.
Non ti hanno riferito quello che io feci quando Izebel uccideva i profeti del SIGNORE? Come io nascosi cento uomini di quei profeti del SIGNORE, cinquanta in una spelonca e cinquanta in un’altra, e li sostentai con pane e acqua?
(1 Re 18:4,13).

Inoltre, si precisa che, i quattrocentocinquanta profeti di Baal e i quattrocento profeti di Astarte, mangiavano alla mensa di Izebel (1 Re 18:19). Quale fu la reazione di Izebel quando suo marito gli riferì l’uccisione dei quattrocentocinquanta profeti di Baal ad opera di Elia?

Allora Izebel mandò un messaggero a Elia per dirgli: «Gli dèi mi trattino con tutto il loro rigore, se domani a quest’ora non farò della vita tua quel che tu hai fatto della vita di ognuno di quelli» (1 Re 19:2).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00mercoledì 10 agosto 2011 00:15
Davanti a quella minaccia, Elia, il coraggioso profeta del Signore, crollò, e cercò di mettersi in salvo dalla furia di Izebel.

Elia, vedendo questo, si alzò, e se ne andò per salvarsi la vita; giunse a Beer-Seba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo;
ma egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia vita, o SIGNORE, poiché io non valgo più dei miei padri!»
Poi si coricò, e si addormentò sotto la ginestra. Allora un angelo lo toccò, e gli disse: «Alzati e mangia».
Egli guardò, e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre calde, e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi si coricò di nuovo.
L’angelo del SIGNORE tornò una seconda volta, lo toccò, e disse: «Alzati e mangia, perché il cammino è troppo lungo per te».
Egli si alzò, mangiò e bevve; e per la forza che quel cibo gli aveva dato, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino a Oreb, il monte di Dio
(1 Re 19:3-8).

Come si comportò Izebel per quanto riguardava la proprietà di Nabot, che suo marito la voleva per sé a qualsiasi costo, ma che Nabot si rifiutò di dargliela? Ecco, come si esprime il testo bibblico:

Allora Izebel, sua moglie, andò da lui e gli disse: «Perché hai lo spirito così abbattuto, e non mangi?»
Izebel, sua moglie, gli disse: «Sei tu, sì o no, che eserciti la sovranità sopra Israele?
Alzati, mangia, e sta’ di buon animo; la vigna di Nabot d’Izreel te la farò avere io».
Nabot d’Izreel aveva una vigna a Izreel presso il palazzo di Acab, re di Samaria.
Acab parlò a Nabot, e gli disse: «Dammi la tua vigna, di cui voglio farmi un orto, perché è contigua alla mia casa; e al suo posto ti darò una vigna migliore; o, se preferisci, te ne pagherò il valore in denaro».
Ma Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il SIGNORE dal darti l’eredità dei miei padri!»
E Acab se ne tornò a casa sua triste e irritato per quella parola dettagli da Nabot d’Izreel: «Io non ti darò l’eredità dei miei padri!» Si gettò sul suo letto, voltò la faccia verso il muro, e non prese cibo.
La gente della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella città, fecero come Izebel aveva loro ordinato, scrivendo le lettere che aveva loro mandate.
Poi mandarono a dire a Izebel: «Nabot è stato lapidato ed è morto».
Quando Izebel udì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Alzati, prendi possesso della vigna di Nabot d’Izreel, che egli rifiutò di darti per denaro; poiché Nabot non vive più, è morto»
(1 Re 21:1-5,7,11,14-15).

In questa descrizione dettagliata, si manifestano tutta la cattiveria che c’era nella vita di Izebel, il suo egoismo, la sua prepotenza e la mania di controllare e dominare su tutto e su tutti. Giustamente, una simile attitudine con efferati crimini che Izebel commise, non poteva passare sotto silenzio da parte del Signore. Infatti, la dura sentenza che Dio proclamò su questa donna, la si può leggere nei seguenti testi:

Allora la parola del SIGNORE fu rivolta a Elia, il Tisbita, in questi termini:
«Alzati, va’ incontro ad Acab, re d’Israele, che sta a Samaria; egli è nella vigna di Nabot, dov’è sceso per prenderne possesso.
E gli parlerai in questo modo: Così dice il SIGNORE: Dopo aver commesso un omicidio, vieni a prendere possesso! E gli dirai: Così dice il SIGNORE: Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Nabot, i cani leccheranno anche il tuo».
Acab disse a Elia: «Mi hai trovato, nemico mio?» Elia rispose: «Sì ti ho trovato, perché ti sei venduto a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE.
Ecco, io ti farò cadere addosso una sciagura, ti spazzerò via, e sterminerò ogni uomo della tua casa, schiavo o libero che sia, in Israele;
e ridurrò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasa, figlio di Aiia, perché tu hai provocato la mia ira e hai fatto peccare Israele.
Riguardo a Izebel il SIGNORE parla e dice: I cani divoreranno Izebel sotto le mura d’Izreel
(1 Re 21:17-23).

Allora il profeta Eliseo chiamò uno dei discepoli dei profeti, e gli disse: «Cingiti i fianchi, prendi con te questo vasetto d’olio, e va’ a Ramot di Galaad.
Quando vi sarai arrivato, cerca di vedere Ieu, figlio di Ieosafat, figlio di Nimsi; entra, fallo alzare in mezzo ai suoi fratelli, e conducilo in una camera appartata.
Poi prendi il vasetto d’olio, versaglielo sul capo e digli: Così dice il SIGNORE: Io ti ungo re d’Israele. Poi apri la porta e fuggi senza indugiare».
Così quel giovane, il giovane profeta, partì per Ramot di Galaad.
Quando vi giunse, i capitani dell’esercito stavano seduti assieme; e disse: «Capitano, ho da dirti una parola». Ieu chiese: «A chi di noi?» Quegli rispose: «A te, capitano».
Ieu si alzò, ed entrò in casa; e il giovane gli versò l’olio sul capo dicendogli: «Così dice il SIGNORE, Dio d’Israele: Io ti ungo re del popolo del SIGNORE d’Israele.
Tu colpirai la casa di Acab, tuo signore, e io vendicherò il sangue dei profeti miei servi e il sangue di tutti i servi del SIGNORE, sparso dalla mano di Izebel.
I cani divoreranno Izebel nel campo d’Izreel, e non vi sarà chi le dia sepoltura». Poi il giovane aprì la porta, e fuggì.
Quando Ioram vide Ieu, gli disse: «Ieu, porti pace?» Ieu rispose: «Che pace vi può essere finché durano le prostituzioni di Izebel, tua madre, e le sue innumerevoli stregonerie?»
dice il SIGNORE! Prendilo dunque e buttalo in quel campo, secondo la parola del SIGNORE».
Poi Ieu giunse a Izreel. Izebel, che lo seppe, si diede il belletto agli occhi, si acconciò la capigliatura, e si mise alla finestra a guardare.
E tornarono a riferir la cosa a Ieu, il quale disse: «Questa è la parola del SIGNORE pronunziata per mezzo del suo servo Elia il Tisbita, quando disse: I cani divoreranno la carne di Izebel nel campo d’Izreel;
e il cadavere di Izebel sarà, nel campo d’Izreel, come letame sulla superficie del suolo, in modo che non si potrà dire: «Questa è Izebel»
(2 Re 9:1-7,10,22,30,36-37).

Alcune riflessioni che si impongono su Izebel

1. Essendo una pagana, Izebel, non aveva la conosceva della legge del Signore e tutto ciò che Dio aveva ordinato, come norma di condotta per il suo popolo d’Israele. Se Acab si fosse attenuto alla norma divina che proibiva unioni matrimoniali con estranei, cioè con coloro che non appartenevano alla famiglia d’Israele, non si sarebbe presa per moglie una pagana, indipendentemente dalla posizione che Izebel aveva, quale figlia di re. Che la scelta di prendere per moglie Izebel, l’abbia fatta Acab, di sua libera volontà, non c’è nessun dubbio, altrimenti la Bibbia non avrebbe celato un simile avvenimento, come fa per diversi casi che menziona nelle sue pagine. Visto che ci fu il consenso pieno della scelta e della volontà di Acab, egli deve essere ritenuto pienamente responsabile anche di quelle azioni che sua moglie compì di sua iniziativa, in suo favore. Quando poi si tiene conto dell’istigazione che sua moglie esercitava su di lui a compiere il male, la sua responsabilità aumenta notevolmente. I detti dell’apostolo Paolo:

Non v’ingannate: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1 Corinzi 15:33),

e Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà (Galati 6:7),

sono attuali anche per noi che viviamo nel ventunesimo secolo.

2. I buoni consigli che vengono dati, non importa da dove provengono, devono essere presi. Ma se questi mirano a prevalere per annientare la nostra personalità, si diventa come una marionetta nella mani altrui e si agisce non con la propria volontà, ma con quella degli altri. Un simile procedere non sarà salutare, per la nostra vita fisica e particolarmente per quella spirituale.

3. L’atteggiamento che tende ad avere il controllo e il dominio su tutti e su tutto, fu quello che manifestò Izebel, durante gli anni della sua vita. Questo suo comportamento rappresentò lo sfacelo per suo marito e per l’incarico che egli rivestiva come re d’Israele. Sotto questo aspetto, quando si parla dello spirito di Izebel, si vuole alludere a quello che questa donna compì. Ai nostri giorni questo spirito purtroppo è molto attivo in mezzo alla cristianità; si manifesta principalmente in coloro che hanno delle responsabilità amministrative. Non si limita solamente per quanto riguarda l’andamento finanziario di una comunità, l’atteggiamento da tenere con la vita comunitaria; va oltre, usando la leva del potere, la si trasforma in una vera e propria manipolazione, avendo di mira il controllo della vita spirituale delle persone. Questo agire è molto pericoloso, dato che mette in evidenza il proprio egoismo, l’orgoglio, la superiorità su gli altri, e, in un certo senso finisce col disprezzare gli altri e sottovalutarli. È lo Spirito del Signore che deve avere il controllo della nostra vita, nel senso pieno di questo termine. E quando è Lui che mantiene nelle Sue mani, le redini della nostra vita, prende controllo delle varie situazioni della nostra esistenza, noi possiamo avere la certezza che saremo ben guidati a compiere i nostri doveri e a portare a buon fine le nostre attività ministeriali, secondo quello che ci è stato affidato.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00giovedì 11 agosto 2011 00:23
LO-RUAMA

Lett. Che non ottiene compassione. Figlia di Osea che Gomer gli partorì. Il nome fu suggerito dal Signore, per corrispondere al fatto che, Dio non avrebbe avuto più compassione della casa d’Israele (Osea 1:6).

MAACA (2)

Oppressione. Concubina di Caleb e madre di Seber e Tirana (1 Cronache 2:48).

MAACA (3)

Oppressione. Sorella di Machir e sua moglie (1 Cronache 7:15,16).

MAACA (4)

Oppressione. Moglie di Gabaon (1 Cronache 8:29; 9:35).

MAACA (5)

Oppressione. Madre Di Abiiam, e figlia di Abisalom (1 Re 15:2) o Absalom (2 Cronache 11:20). Madre di Asa e figlia d’Abisalom. Il re Asa la destituì dalla dignità di regnina, perché lei aveva innalzato un’immagine ad Astarte (2 Re 15:13; 2 Cronache 15:16).

MALA (2)

Malattia. Figlia di Ammolechet (1 Cronache 7:18).

MARA

Amara, triste. Nome che denota tutta la tristizia e l’amarezza che Naomi aveva subita nella terra di Moab (Rut 1:20).

MESULLEMET

Amica. Sposa del re Manasse e madre di Amon (2 Re 21:19).

MICAIA

Chi è come l’Eterno. Figlia di Uriel (2 Cronache 13:2).

MIRIAM

Ebr. Ostinazione, rivolta. Figlia di Mered (1 Cronache 4:17).

NAAMA (2)

dolce, giocosa. Donna Ammonita, moglie di Salomone e madre di Rooboamo (1 Re 14:21,31; 2 Cronache 12:13).

Il significato del nome di Naama, denota che questa donna, aveva un carattere dolce e allegro.

Essere dolce, è l’opposto di agro, aspro. Un frutto dolce, per esempio, è piacevole a mangiare; mentre quello agro, cioè acerbo, oltre a fare allegare i denti (Proverbi 31:29-30) non è di buon gusto e nessuno vorrebbe mangiare. Una persona di carattere dolce, (non solamente una donna ma anche un uomo) è un vero piacere averlo per compagno/a e avere delle buone relazioni; mentre colui che ha un carattere acerbo, vale a dire sgarbato o arrogante, è difficile che possa riscuotere simpatia ed apprezzamento.

L’allegrezza, generalmente è da preferire alla tristezza. Un soggetto allegro, ispira gioia, contentezza; quello invece triste, conduce verso lo scoraggiamento, lo sconforto e l’abbattimento. Per quanto riguarda la moglie di Salomone che era Ammonita, cioè una straniera, vale a dire una pagana, secondo la legge divina egli non avrebbe dovuto prenderla per moglie (Deuteronomio 7:3-4).Le buone caratteristiche di Naama di essere dolce e allegra, anche se le hanno procurato gioia e piacere, non le risparmiò però di cadere nello sviamento, arrivando addirittura ad adorare divinità pagane.

Il re Salomone, oltre alla figlia del faraone, amò molte donne straniere: delle Moabite, delle Ammonite, delle Idumee, delle Sidonie, delle Ittite,
donne appartenenti ai popoli dei quali il SIGNORE aveva detto ai figli d’Israele: «Non andate da loro e non vengano essi da voi, poiché essi certo pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi». A tali donne si unì Salomone nei suoi amori.
Al tempo della vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altri dèi; e il suo cuore non appartenne interamente al SIGNORE suo Dio, come il cuore di Davide suo padre.
Salomone seguì Astarte, divinità dei Sidoni, e Milcom, l’abominevole divinità degli Ammoniti.
Così Salomone fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE e non seguì pienamente il SIGNORE, come aveva fatto Davide suo padre.
Fu allora che Salomone costruì, sul monte che sta di fronte a Gerusalemme, un alto luogo per Chemos, l’abominevole divinità di Moab, e per Moloc, l’abominevole divinità dei figli di Ammon
(1Re 11:1-7).

Quale beneficio può ricavare un credente, quando ha una madre pagana, che non conosce il vero Dio e la Sua legge? Potrà consigliarlo ad attenersi alle cose del Signore e servirlo nella maniera com'Egli vuole? Sicuramente no! Mentre per un credente che ha una mamma cristiana, sarà tutto un’altra cosa! Infatti, i buoni consigli che una madre cristiana potrà dare ai propri figli, potranno servire come sprone, preservarli dal compiere azioni sgradevoli a Dio dal recare danno al prossimo.

NAARA

Ragazza. Una delle moglie di Asur, padre di Tecoa e madre di Chelea, Temeni e Aastari (1 Cronache 4:5-6).

NEUSTA

Di bronzo. Madre di Ioiachin e figlia di Elnatan, da Gerusalemme (2 Re 24:8).

NOADIA

Falsa profetessa le cui predizioni tendevano ad intimidire Neemia (Neemia 6:14).

OOLA

Il suo nome, lett. significa: Sua tenda. Nome simboleggiante l’infedeltà all’Eterno. Si fa riferimento di lei in (Ezechiele 23:4,5,36,44). Oola, viene descritta come una donna che si è prostituita con gli Assiri e con gli Egiziani. Raffigura Samaria, che si è allontanata da Dio, per darsi ai piaceri della vita, paragonati ad atti di prostituzioni. Con questo linguaggio figurativo, si allude all’infedeltà verso Dio e alla sua legge.

OOLIBA

Lett. Significa: Mia tenda in lei. Si parla di lei in (Ezechiele 23:4,22,36,44). Ooliba, raffigura Gerusalemme. Anche lei, pur avendo visto che sua sorella si era data alla prostituzione, invece di imparare la lezione di tenersi lontana da quella contaminazione, sì corruppe più di lei nei suoi amori (v. 11). Sia Oola che Ooliba, simboleggiano i deviamenti del popolo di Dio.

Qualche considerazione su Oola e Ooliba

1. L’infedeltà che si manifesta ai nostri giorni, in mezzo al popolo cristiano, ha vari colori e si manifesta in diverse maniere! Invece di curare la fedeltà alla Parola di Dio, (che dovrebbe essere il maggiore impegno di ogni cristiano), si segue la corrente modernista, che tollera e giustifica tutto, usando la Parola del Signore, interpretata in maniera errata, facendo dire alla Parola, quello che non vuole assolutamente affermare. La cosa che maggiormente preoccupa, non è solamente la deviazione dai sentieri antichi, (Geremia 6:16), ma certi comportamenti, tendenti a adulterare l’insegnamento della Parola di Dio. Quando poi si cerca di manifestare un certo sviamento da certi principi basilari cristiani, non solo si rifiuta di accettarli, ma si passa anche al contrattacco, con la giustificazione di camminare con l’evoluzione dei tempi. Sì, è vero che il messaggio evangelico non si deve proclamare con il linguaggio del Medio Evo, ma con quello moderno. Questo però, non significa che si debba scendere ad un compromesso, spogliare l’evangelo della sua autorevolezza, riducendolo ad una proclamazione accomodante, per non urtare le moderne tendenze dell’essere umano.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00venerdì 12 agosto 2011 01:15
2. Non è l’evangelo che deve armonizzarsi con le tendenze dell’uomo, è piuttosto l’essere umano che deve conformarsi al messaggio evangelico. Quando ciò non avviene, non solo si considera il vangelo come qualcosa del passato, adatto per le persone dell’antichità, ma si mette anche in discussione la validità della Parola di Dio, per le persone del nostro tempo. L’uomo di oggi, è lo stesso di quello dell’antichità; i suoi problemi sono identici a quelli del lontano passato. La natura umana, con il trascorrere dei secoli, non si è evoluta; è rimasta la stessa. Peccatore era l’uomo dell’antichità e peccatore è l’essere umano del ventunesimo secolo.

3. Il messaggio evangelico, non è stato ideato e prodotto dall’uomo; non è la buona notizia umana, è invece il buon annuncio di Dio, per tutto il genere umano. Di conseguenza deve essere proclamato nella sua interezza, così come l’ha trasmesso il suo fondatore, Gesù Cristo. Se chi lo predica, si è già contaminato, egli proclama un messaggio adulterato che non porterà nessun beneficio a chi lo ascolta, né per questa vita, né per quella futura, cioè l’eternità.

4. Con i nomi di Oola e Ooliba, che simboleggiavano Samaria e Gerusalemme, Dio voleva richiamare il suo popolo per dirgli: in che condizione ti trovi? Sei rimasto fedele a me, alla mia Parola, o ti sei invaghito dagli stranieri, per lasciare me e prendere loro?

SEERA

Figlia di Efraim (1 Cronache 7:24).

SELOMIT (2)

Figlia di Zorobabele (1 Cronache 3:19).

SELOMIT (3)

Figlia di Absalom (2 Cronache 11:20).

SEFORA]/G]

Uccellino, passero. Figlia di Ietro e moglie di Mosè (Esodo 2:21,22).

SIBIA (1)

Madre di Ioas (2 Re 12:1; 2 Cronache 24:1).

SIBIA (2)

Figlia di Codes (1 Cronache 8:9).
SIMEAT
Madre di Iozacar (2 Re 12:21).

SIMRIT

Moabita, madre d’uno degli assassini di Iozabad

SOMER

Giardino. Madre di Iozabad (2 Re 12:21).

SUA

Ricchezza. Discendente di Ascer e figlia d’Eber (1 Cronache 7:32).

TACPENES

Regina d’Egitto, al tempo di Salomone (1 Re 11:19-20).

TAFAT

Goccia. Figlia di Salomone (1 Re 4:11).

VASTI

La beneamata. Sposa del re Assuero. Venne destituita dalla carica di regina, perché si rifiutò di obbedire a un ordine di suo marito, che le ordinava di comparire davanti a lui con la corona reale, per far vedere al popolo e ai notabili la sua bellezza (Ester 1:9,11,12; 2:1).

ZEBUDDA

Dato. Figlia di Pedaia (2 Re 23:36).

ZERES

Moglie di Aman (Ester 5:10; 6:13).

Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura
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