Capitolo 9
GIACOBBE BENEDICE EFRAIM E MANASSE
Riallacciandoci ad Ebrei 11:21, dove si parla chiaramente della benedizione che ricevono i due figli di Giuseppe dal vecchio morente Giacobbe, concludiamo la nostra indagine sulla storia di Giuseppe, la più commovente e più significativa di tutte le storie che la Bibbia contiene.
Alla notizia che Giacobbe è ammalato, Giuseppe prende i suoi due figli, Manasse ed Efraim e va da suo padre. Dopo che questi, con le poche forze che ancora gli rimangono, termina il racconto a Giuseppe delle tappe più importati della sua vita, gli domanda:
Chi sono questi?
Giuseppe rispose a suo padre: Sono i miei figli, che DIO mi ha dato qui. Allora egli disse: Deh, falli avvicinare a me, e io li benedirò.
Poi Giuseppe li prese ambedue: Efraim alla destra, alla sinistra di Israele, e Manasse alla sinistra, alla destra di Israele, e li fece avvicinare a lui.
Allora Israele stese la sua mano destra e la posò sul capo di Efraim che era il più giovane, e posò la sua mano sinistra sul capo di Manasse incrociando le mani, benché Manasse fosse il primogenito.
Così benedisse Giuseppe e disse: Il DIO, davanti al quale camminarono i miei padri Abrahamo e Isacco, il DIO che mi ha aiutato da quando esisto fino a questo giorno,
l’Angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi fanciulli! Siano chiamati col mio nome e col nome dei miei padri Abrahamo e Isacco, e moltiplichino grandemente sulla terra! (Genesi 48:8,9,13-16).
Quello che Giacobbe fa mettendo la sua mano destra sul capo di Efraim e la sua sinistra sul capo di Manasse, non piace sicuramente a Giuseppe. Infatti l’“inversione”, operata con piena cognizione dal vecchio Giacobbe, equivale ad elevare Efraim nel ruolo di “primogenito” e Manasse in quello di “secondogenito". Manasse era, invece, il primogenito ed Efraim il secondogenito. Il sacro testo sottolinea il disappunto di Giuseppe per quello che aveva fatto suo padre.
Giuseppe disse quindi a suo padre: Non così, padre mio, perché il primogenito è questo; metti la tua mano destra sul suo capo (Genesi 48:18).
Il racconto della Genesi specifica che
Giacobbe agiva “per fede” nell’impartire la benedizione ai due figli di Giuseppe.
Ma suo padre si rifiutò e disse: Lo so, figlio mio, io so; anche lui diventerà un popolo, anche lui sarà grande; tuttavia il suo fratello più giovane sarà più grande di lui, e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni.
E in quel giorno li benedisse, dicendo: Per te Israele benedirà, dicendo: DIO ti faccia come Efraim e come Manasse!. Così egli pose Efraim prima di Manasse (Genesi 48:19-20).
Alla luce di quanto chiaramente specificato dal libro della Genesi e da quello della lettera agli Ebrei, risulta evidente che, non sempre “gli atti della fede”, vengono compresi dalle pie anime, sia pure come Giuseppe. Anche quelli del nostro tempo e tutti quelli delle generazioni passate spesso non riescono a capire alcuni passi del sacro testo.
Ma non è questo un valido motivo per opporci ad un “atto di fede”, solo perché non lo comprendiamo completamente. Non solo non dobbiamo opporci alle azioni dettate dalla fede, ma anche quando ci sembrano al di fuori della logica, dobbiamo renderci conto che il nostro è pur sempre un punto di vista umano, e non potremo mai capire completamente i dettami divini. Perciò non dobbiamo opporci considerandoli espressioni di fanatismo o, peggio ancora, manifestazioni di superbia.
Tutto quello che proviene dalla fede, siano esse piccole cose o grandi cose, procederanno sino al loro adempimento. Dobbiamo sempre tenere presente soprattutto, che al di sopra e al di fuori di ogni umana considerazione, c’è una mano invisibile che governa tutto il creato e che tutto quello che Dio ha stabilito, non potrà essere impedito o neutralizzato da nessun intervento dell’uomo.
PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e noi risponderemo con premura