Domenic34 – Giuseppe... L’uomo denomonata Safnat-Paneac – Capitolo 6. I PREPARATIVI PER LA GRANDEZZA DI GIUSEPPE

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Domenico34
00sabato 28 maggio 2011 00:33

Capitolo 6




I PREPARATIVI PER LA GRANDEZZA DI GIUSEPPE




I SOGNI DEL CAPO DEI COPPIERI E DEL CAPO DEI PANETTIERI INTERPRETATI DA GIUSEPPE

Giuseppe si trovava in prigione da circa due anni per essersi rifiutato di avere rapporti sessuali con la moglie di Potifar. Questo tempo non era effettivamente il tempo in cui avrebbe dovuto rimanere in carcere, ma l’Eterno, che era con lui e che si era rivelato nei sogni che si sarebbero avverati, fece sì che le cose volgessero in suo favore, abbreviandogli la permanenza in carcere.

Tutto inizia quando due detenuti, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri del Faraone, fanno in una medesima notte lo stesso sogno. Al mattino, guardando questi due detenuti, Giuseppe si rende conto che c’è qualcosa in loro che non va, vede che i loro volti sono tristi. Non sapendo spiegarsi il loro turbamento, chiede ai due una spiegazione. Al che rispondono:

«Abbiamo fatto un sogno e non c’è nessuno che lo interpreti». Giuseppe disse loro: «Le interpretazioni non appartengono a Dio? Raccontatemi i sogni, vi prego».
Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, mi stava davanti una vite;
in quella vite c’erano tre tralci; mi pareva che essa germogliasse, poi fiorisse, e desse infine dei grappoli d’uva matura.
Io avevo in mano la coppa del faraone; presi l’uva, la spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone».
Giuseppe gli disse: «Questa è l’interpretazione del sogno: i tre tralci sono tre giorni;
fra tre giorni il faraone ti farà rialzare il capo, ti ristabilirà nel tuo incarico e tu darai in mano al faraone la sua coppa, come facevi prima, quando sei stato suo coppiere. Ma ricordati di me, quando sarai felice, e sii buono verso di me, ti prego; parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa, perché io fui portato via di nascosto dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla per essere messo in questo sotterraneo».
Il capo dei panettieri, vedendo che l’interpretazione era favorevole, disse a Giuseppe: «Anch’io! Nel mio sogno avevo tre canestri di pane bianco sul capo;
nel canestro più alto c’era per il faraone ogni sorta di vivande cotte al forno; e gli uccelli le mangiavano dentro al canestro sul mio capo».
Giuseppe rispose e disse: «Questa è l’interpretazione del sogno: i tre canestri sono tre giorni.
Ancora tre giorni e il faraone alzerà la tua testa, ti farà impiccare ad un albero e gli uccelli mangeranno la tua carne addosso a te»
(Genesi 40:8-19).

Avviene esattamente secondo l’interpretazione di Giuseppe: il capo dei coppieri ritorna a porgere la coppa al Faraone e il capo dei panettieri viene impiccato.
Giuseppe, fino a quel giorno, non sapeva che Dio lo aveva dotato di una particolare sapienza per interpretare i sogni. Ora appariva chiaro il dono che Dio gli aveva dato. È in questa occasione che Giuseppe raccomanda al capo dei coppieri di parlare in suo favore al Faraone, proprio quando fosse ritornato a porgere la coppa al monarca. Nonostante ciò, il testo sacro precisa:

Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò (Genesi 40:23).

Se Giuseppe avesse contato sulla riconoscenza del coppiere per uscire dal carcere, sarebbe rimasto in carcere ancora chissà quanto tempo! Ma, al disopra del capo dei coppieri, c’era però Dio, che vigilava sulla vita di Giuseppe.

È bello pensare che anche quando l’uomo si dimentica di noi, Dio non fa lo stesso. Giuseppe non era in carcere perché colpevole — anche se agli occhi dei prigionieri egli appariva come un uomo che aveva tentato di violentare la moglie di Potifar —, ma proprio per la ragione contraria: perché aveva rifiutato di andare a letto con quella donna.

Tutto doveva succedere per cooperare al bene, secondo il principio di Dio, scritto in Romani 8:28 e Dio permette che Giuseppe vada in carcere.
D’altra parte, se Giuseppe non si fosse trovato in carcere, non avrebbe avuto l’occasione di sentire il racconto dei sogni del capo dei coppieri e del capo dei panettieri, e quindi, non avrebbe potuto dar loro l’interpretazione. Sul piano umano non c’erano speranze perché Giuseppe uscisse dal carcere. Dio, però, aveva preparato le cose in modo tale che Giuseppe potesse uscire dalla prigione onorevolmente, per non ritornarci mai più.

I SOGNI DEL FARAONE

Alla fine di due anni interi, il Faraone fece un sogno. Egli stava presso il Fiume;
e dal Fiume ecco salire sette vacche, di bell’aspetto e grasse, che si misero a pascolare nella giuncaia.
Dopo quelle, ecco salire dal Fiume altre sette vacche di brutto aspetto e scarne, che si fermarono accanto alle prime, sulla riva del Fiume.
Le vacche di brutto aspetto e scarne divorarono le sette vacche di bell’aspetto e grasse. E il Faraone si svegliò.
Poi si riaddormentò e sognò di nuovo: ecco sette spighe, grosse e belle, venir su da un unico stelo.
Poi, ecco germogliare sette spighe sottili e arse dal vento orientale che germogliavano dopo quelle altre.
Le spighe sottili inghiottirono le sette spighe grosse e piene. E il Faraone si svegliò: era un sogno.
La mattina, lo spirito del Faraone fu turbato; egli mandò a chiamare tutti i maghi e tutti i savi d’Egitto e raccontò loro i suoi sogni, ma non ci fu nessuno che li potesse interpretare al Faraone
(Genesi 41:1-8).

Tutti i maghi e tutti i savi d’Egitto convocati davanti al Faraone per ascoltare i suoi sogni e darne l’interpretazione, dovettero ammettere di non essere capaci di interpretarli. Se non ci fosse stato Giuseppe, il Faraone non avrebbe mai saputo il significato dei suoi sogni.

Ma ecco che il capo dei coppieri, che si trovava davanti al Faraone porgendogli la coppa, sente i sogni mentre il Faraone li racconta ai maghi e ai savi d’Egitto. Dimentico sino a quel momento delle raccomandazioni di Giuseppe, poiché nessuno di quei maghi e savi erano stati capaci di interpretare i sogni del Faraone, al coppiere, illuminato da Dio, ritornò memoria delle straordinarie doti di interprete di Giuseppe e ne parla al Faraone che lo fa venire immediatamente alla sua presenza, non in tenuta carceraria, ma raso e con i vestiti cambiati (Genesi 41:14).

Alla parola di Faraone:
«Ho fatto un sogno e non c’è chi lo possa interpretare. Ho udito dire di te che, quando ti raccontano un sogno, tu lo puoi interpretare» (Genesi 41:15).
Al che Giuseppe risponde: «Non sono io, ma sarà Dio che darà al faraone una risposta favorevole»
(Genesi 41:16).

Allora il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio sogno io stavo sulla riva del Fiume;
quand’ecco salire dal Fiume sette vacche grasse e di bell’aspetto e che si misero a pascolare nella giuncaia.
Dopo quelle, ecco salire altre sette vacche, magre, di bruttissimo aspetto e scarne: tali, che non ne vidi mai di così brutte in tutto il paese d’Egitto.
Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche grasse;
e queste entrarono loro in corpo e non si riconobbe che vi erano entrate; erano di brutto aspetto come prima. E mi svegliai.
Poi vidi ancora nel mio sogno sette spighe venire su da un unico stelo, piene e belle;
ed ecco germogliare altre sette spighe, vuote, sottili e arse dal vento orientale, dopo quelle altre.
Le spighe sottili inghiottirono le sette spighe belle. Io ho raccontato questo ai maghi, ma non c’è stato nessuno che abbia saputo spiegarmelo»
(Genesi 41:17-24).

Il Faraone racconta i sogni a Giuseppe e immediatamente ne riceve l'interpretazione. Giuseppe non si limita solamente e spiegarne il significato, ma dà anche un saggio consiglio al Faraone sul modo in cui avrebbe dovuto gestire i sette anni di abbondanza che sarebbero venuti e i sette anni di carestia che sarebbero subito seguiti.

GIUSEPPE FATTO VICERÉ D’EGITTO

Davanti al saggio consiglio di Giuseppe, il Faraone e i suoi servitori, non solo lo approvano, ma riconoscono anche che, in tutto il paese d’Egitto, non si sarebbe potuto trovare un uomo più adatto di lui per gestire quella situazione: Giuseppe era la persona giusta per ricevere quell’incarico straordinario. In quella stessa giornata, Giuseppe viene proclamato la seconda persona del regno. Ecco qui di seguito il testo del decreto di quella nomina:

Allora il Faraone disse a Giuseppe: poiché DIO ti ha fatto conoscere tutto questo, non vi è alcuno che sia intelligente e savio come te.
Tu sarai sopra la mia casa e tutto il mio popolo obbedirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te.
Il Faraone disse a Giuseppe: vedi, io ti stabilisco su tutto il paese d’Egitto.
Poi il Faraone si tolse l’anello dalla sua mano e lo mise alla mano di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino e gli mise al collo una collana d’oro.
Lo fece quindi montare sul suo secondo carro, e davanti a lui si gridava: in ginocchio! Così il Faraone lo costituì su tutto il paese d’Egitto.
Inoltre il Faraone disse a Giuseppe: il Faraone sono io ma, senza di te, nessuno alzerà la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto
(Genesi 41:39-44).

Dopo la nomina quale seconda persona del regno d’Egitto, il Faraone cambia il nome di Giuseppe e lo chiama Tsofnath-Paneah, che in egiziano significa: Abbondanza di vita, o abbondanza di cibo per il vivente (Genesi 41:45). Gli ebrei, sulle basi della pronuncia del nome, dichiararono che significava "rivelatore di segreti".

Dall’età di diciassette anni, cioè da quando Giuseppe aveva ricevuto in dono la veste lunga e poi aveva fatto i sogni che parlavano della sua grandezza, erano passati esattamente tredici anni. Pertanto aveva trent'anni allorché viene dichiarato seconda persona del regno. Se Giuseppe arriva a questa grandezza, non è certamente perché il padre, donandogli la veste lunga, aveva previsto questa meta.
Né si può fare riferimento all’impertinente fratello minore coccolato dal padre e sfrontatamente insuperbito dai suoi sogni di grandezza. Nulla ci può autorizzare a connettere i fatti in tal modo. Sì, Giuseppe, diviene grande, pieno di gloria e di magnificenza, perché Dio lo ha voluto. I voleri di Dio sono imperscrutabili e ciò è valido anche per i nostri tempi.

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v’innalzi al tempo opportuno. Perché Dio resiste ai superbi e dà grazia gli umili (1Pietro 5:5,6).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:44.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com