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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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09/11/2011 00:18

D’altra parte, senza tentennamenti di sorta, affermiamo che la Bibbia è il libro di Dio, ed egli non avrebbe mai permesso che nel suo libro, vi fosse scritto qualcosa che non era di suo gradimento, o che non rispecchiasse pienamente la sua volontà.

Detto questo, diciamo subito, dato che si tratta di una affermazione unica nel suo genere in tutta la Bibbia, e principalmente nel N.T. che l’affermazione di Matteo 11:27, è di una portata incalcolabile dalla mente umana, perché appunto si sta parlando della piena conoscenza del Padre nei confronti del Figlio e del Figlio nei confronti del Padre.

La questione acquista più importanza, dal momento che veniamo a sapere che l’affermazione della piena conoscenza, venne proclamata dalla bocca immacolata di Gesù Cristo. La sua parola, a questo punto, acquista più importanza, non soltanto dal punto di vista narrativo, ma soprattutto da quello teologico, permettendoci appunto di gettare uno sguardo sulla persona del Padre e del Figlio, per quanto riguarda la loro natura.

Il nessuno di Matteo 11:27 è un assoluto che non lascia spazio a qualsivoglia persona o essere umano, che volesse penetrare nella conoscenza del Padre e del Figlio, per dichiarare di avere acquisito una piena conoscenza delle due persone in questione. Tutti gli esseri celesti e terrestri, che parlassero della conoscenza del Padre e del Figlio, la loro sarebbe sempre una conoscenza relativa e mai piena e completa.

Solo il Padre, e nessun altro che il Padre, conosce appieno il Figlio; parimente, solo il Figlio, e nessun altro che il Figlio, conosce appieno il Padre. Ci troviamo quindi, davanti a due persone che si conoscono appieno reciprocamente, senza nessuna riserva e senza nessuna restrizione. È fuori d’ogni dubbio che il Padre è Dio, del Figlio si direbbe invece ch’è «un dio» (Giovanni 1:1 versione della TNM in lingua inglese).

Come fa il Figlio, Gesù Cristo a conoscere appieno il Padre, dato che questa conoscenza riguarda la persona e la natura di Dio? Aveva ragione Agostino, quando ai suoi giorni gridava con estrema fermezza: «Solo Dio conosce Dio». Qui ovviamente, non si tratta di conoscere uno dei tanti esseri creati, e tanto meno le tante opere che Dio ha compiute; si tratta invece di conoscere appieno il creatore di tutte le cose.

Se Gesù Cristo è la prima creazione di Dio, come si diletta insegnare la Torre di Guardia, come fa questa creatura a conoscere appieno il suo creatore, dal momento che tra creatura e creatore, c’è un abisso che li separa? Se Gesù Cristo afferma di conoscere appieno il Padre, è una schiacciante prova che tra lui e il Padre, non c’è nessuna differenza, per quanto riguarda la loro natura.

L’affermazione di Gesù non è un’indebita appropriazione un qualcosa che non gli appartiene; è una chiara rivelazione di quello che Egli effettivamente è, relativamente alla sua natura e alla sua deità. Come non vedere nelle parole di (Matteo 11:27), una dimostrazione, in maniera inequivocabile ed inconfutabile, dell’attributo dell’onniscienza di Cristo Gesù?

Se si volesse obbiettare che Gesù fa conoscere e rivela il Padre a chi vuole, rispondiamo che questa conoscenza che il Figlio dà del Padre, non è mai una conoscenza piena, ma solamente compatibile alla limitata capacità umana. Non c’è da dire tanto, sulle nostre capacità, perché tutti quanti noi ci rendiamo conto che Dio è infinito, mentre l’uomo è finito. Aveva ragione un noto predicatore quando affermava:

«Un Dio contenuto nella mente dell’uomo, cesserebbe di essere Dio e l’uomo stesso diventerebbe Dio, perché Dio soltanto conosce Dio».

Dopo aver chiarito Matteo 11:27 e messo in risalto il suo contenuto, specialmente per la persona di Gesù Cristo, ch’è l’oggetto principale del nostro studio, passiamo in rassegna gli altri testi che il N.T. ci fornisce, per avere più coscienza dell’onniscienza di nostro Signore Gesù Cristo. Il miracolo che Gesù fece nella vita del paralitico di Capernaum, viene narrato dai Sinottici, con qualche lieve differenza l’uno dall’altro. Quando Gesù pronuncia le parole:

Figliolo, stai di buon animo, i tuoi peccati ti son rimessi,
Matteo osserva:
Ed ecco alcuni degli scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: Perché pensate voi cose malvage nei vostri cuori?
(Matteo 9:3,4).

Anche Marco e Luca dicono che gli scribi, presenti in quella circostanza, ragionavano in cuor loro; e Marco precisa:

Perché fate voi codesti ragionamenti nei vostri cuori? (Marco 2:8).

Lo stesso fa Luca quando riporta le parole di Gesù: Che ragionate nei vostri cuori? (Luca 5,22). Tutti e tre gli evangelisti sono concordi nel riferirci che Gesù, in quella circostanza, leggeva e conosceva ciò che veniva elaborato nel pensiero e nel cuore di quelle persone.

Dal momento che in questo racconto viene specificato che Gesù, e nessun’altro che lui, conosceva i pensieri di quegli uomini dentro di loro, è più che legittimo chiedere: come faceva Cristo a conoscere il pensiero che si nascondeva in qualche parte del loro cervello e nel loro cuore?

Si continuerà il prossimo giorno...
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