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Domenico34 - Insegnando le cose che Gesù ha comandato di osservare

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2011 00:08
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Sesso: Maschile
29/08/2011 00:14

Dalla parola litigare che Matteo adopera, gli esegeti pensano alla forma relativa al pegno, così come viene presentata in (Esodo 22:26,27 e Deuteronomio 24:10﷓13) e concludono che con ogni probabilità, Gesù faceva riferimento a quella situazione, che facilmente poteva degenerare in un vero e proprio litigio, tra colui che aveva ricevuto come pegno un capo di vestiario e colui che non aveva altro per coprirsi. È possibile che la parola di Gesù faccia riferimento a quella partiare situazione descritta dai due testi citati. La cosa che maggiormente urgeva a Gesù era quello di far capire ai suoi discepoli che un qualsiasi litigio, anche sulla base della cosiddetta ragione, è sempre da evitare, perché non ha nessuna corrispondenza ed affinità con la legge dell'amore, che sopporta ogni cosa (1 Corinzi 13:7).

In vista di un male più grande, bisogna scegliere sempre quello più pico. Questa norma di Gesù, investe tutta la vita nei suoi vari settori, sia per quanto riguarda la vita comunitaria nell'ambito della fratellanza, sia per quanto riguarda la vita per ciò che concerne le relazioni con ogni persona che vive al di fuori degli insegnamenti di Cristo. Questa precisa disposizione a sopportare, oltre ad essere l'insegnamento che Cristo volle dare ai suoi tempi, è una norma che non deve essere considerata superata. L'apostolo Paolo più tardi ribadirà lo stesso insegnamento di Gesù, quando scriverà:

Certo è già in ogni modo un vostro difetto l'aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? (1 Corinzi 6:7,8).

Il discepolo di Gesù deve essere pronto e disposto non solo a sopportare un'ingiuria, un disprezzo, per quanto riguarda la sua fede, ma deve essere anche pronto e disposto a non far valere i suoi diritti, se questi dovevano degenerare in una rissa e in un litigio.

31. UNA PRECISA DISPOSIZIONE PER QUANTO RIGUARDA IL PRESTITO

Ma amate i vostri nemici, e fate bene e prestate senza sperare alcun che, e il vostro premio sarà grande e sarete figlioli dell'Altissimo (Luca 6: 35).

In conseguenza del prestito che il testo di Luca specifica chiaramente, rispetto a Matteo 5:44﷓47, i critici pensano che Matteo sia più originario di Luca ed aggiungono che Luca 6:35 sia una aggiunta secondaria [H. Schürmann, Luca, I, pag. 579].

Non siamo tanto interessati a queste precisazioni che i critici fanno, perché spessissimo con le loro argomentazioni, fanno perdere la fede nella Parola di Dio. Giustamente Luca prima di parlare del prestito, afferma di amare. L'amore è troppo essenziale per escluderlo dalla vita normale, in ciò che riguarda l'aspetto economico e non solo per quanto riguarda i nemici. Nessun bene, compreso il prestito, può essere effettuato, se viene a mancare l'amore. L'amore è quello che spinge a immedesimarsi in un bisogno altrui; l'amore spinge ad essere compassionevoli e benigni; l'amore spingi al sacrificio e alla donazione. Se non c'è amore, un'azione di bene, può essere considerata vana (1 Corinzi 13). La parola relativa al prestito acquista più importanza quando viene letta e capita alla luce del v. 34 che afferma:

Se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, qual grazia ne avrete? Anche i peccatori prestano ai trasgressori per riceverne altrettanto

L'insegnamento di Gesù riguardante, il prestito, è che i suoi discepoli, non agiscano nella stessa maniera dei peccatori. Qualcuno ha detto:

«Prestare con la speranza di riavere è umano; prestare senza tale aspettativa è cristiano».

La norma di Gesù in relazione al prestito, non solo è diversa da quello che la legge di Mosè prescriveva, prestando al popolo e al povero, senza applicare una quota di interessi (Esodo 22:25; Deuteronomio 23:19), ma in nessun caso era previsto che si potesse concedere un prestito senza la speranza di riaverlo. La benevolenza alla quale Gesù chiama i suoi seguaci, è di gran lunga superiore alla prescrizione mosaica.

Per l'ebreo che astava la parola di Gesù relativamente al prestito, anche se Cristo non accennava ad una qualsiasi quota di interessi, né se si doveva richiederlo, non rappresentava un paradosso, un'indesiderabile richiesta, ma lo era quando si precisava, che non bisognava sperare di riavere il prestito. Anche per i cristiani di oggi potrebbe apparire un paradosso l'insegnamento di Gesù. Ma per coloro che hanno l'amore nel cuore, non lo è, perché sanno che se uno chiede un prestito (e qui non si tratta di un prestito a scopo commerciale, bensì per un partiare bisogno, legato alla povertà), non pensano di riavere o di essere ricompensati, perché sanno di aspettare un grande premio dal Padre celeste, dato che sono considerati figlioli dell'Altissimo.

32. UNA PRECISA DISPOSIZIONE AD ESSERE MISERICORDIOSI

Siate misericordiosi com'è misericordioso il vostro Padre (Luca 6: 36).

Il comando di essere misericordiosi, ha come punto di riferimento il Padre celeste, ui al quale la Bibbia rende ampia testimonianza della sua misericordia. In questo caso Gesù addita il Padre celeste come esempio da imitare, nella vita dei suoi discepoli. Gesù, fece spesse volte riferimento al Padre celeste come la persona da imitare, ponendolo davanti ai suoi discepoli come modello al quale ispirarsi.

Si continuerà il prossimo giorno...
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