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Domenico34 - Insegnando le cose che Gesù ha comandato di osservare

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2011 00:08
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25/08/2011 00:30

Non è tanto importante stabilire, ai fini di questa discussione, se il monte, (nel caso di Marco e di Matteo), (e il sicomoro secondo (Luca 17:6), deve essere interpretato nel senso d'impedimenti morali. Quello che dobbiamo costatare è:

1) Il miracolo avviene dopo di aver parlato (e qui ovviamente non è Dio che dovrà parlare, bensì l'uomo)

2) Ha seguito di non aver dubitato nel cuore;

3) Dopo aver creduto che quello che si sarà detto, avverrà. Parlare, non aver dubbio nel cuore e credere, ecco l'indispensabile per vedere il miracolo.

«Il dubbioso ritiene possibile che non si attui ciò che egli dice, cioè che l'onnipotenza divina si sottragga alla propria fiducia. Il credente affida totalmente a Dio la sua fiducia, e nella sua persona (in cuor suo) è intero, sano e potente: egli rende possibile l'impossibile (Matteo 17:20)» [R, Pesch, Marco II, pag. 311].

Oggi più che mai si cerca di incanalare la fede e spiegare il miracolo, per vedere se c'è qualche utilità razionale. Ma che utilità possa avere la ragione, quando questa, spesse volte, non è compatibile con la fede e con la potenza miracolosa, anzi addirittura si oppone, affermando: non è possibile? Le cose impossibili alla ragione, diventino possibili alla fede, secondo ch'è scritto: Tutto è possibile a chi crede (Marco 9:23).

Onde dare una maggiore delucidazione alla potenza della fede, Gesù, aggiunge:

Perciò io vi dico: tutto ciò che domandate e chiedete credete d'averlo ottenuto e vi sarà fatto.

L'insegnamento di questo testo è talmente importante che ci obblighi di esaminarlo frase per frase. L'invito alla preghiera o il detto dell'orazione, acquista più significato, perché esprime il desiderio e la volontà del divino Maestro. È Gesù che invita alla preghiera; è Lui che vuol far capire ai suoi discepoli l'importanza dell'invocazione. La preghiera non è solamente un pio esercizio religioso che ci permette di elevarci e di comunicare divino; è anche un'esercitazione di fede, attraverso la quale si può incontrare ed esperimentare la fedeltà di Dio per ciò che riguarda le sue promesse.

Tutto quello che Dio promette nelle Sacre Scritture, è per l'uomo, e l'essere umano può fare esperienza per mezzo della preghiera e della fede. Gesù, che conosce le ricchezze delle promesse divine, ci sprona a domandare e chiedere. È vero che Dio conosce il tutto di noi e il tutto dei nostri bisogni. Tanti presentando ricorso a questa divina conoscenza, finiscono concludere che non ci sia nessun bisogno che domandiamo e chiediamo a Dio le cose, perché Egli li conosce e non ha urgenza di fargliene parola. Gesù, con queste sue parole vuole insegnare ai suoi discepoli l'utilità del domandare e del chiedere.

Domandare e chiedere, che cosa? Secondo la parola del Maestro: tutto ciò che domandate e chiedete, non c'è niente che possa essere escluso. Se Gesù avesse voluto insegnare una certa scelta nel domandare e nel chiedere, non avrebbe sicuramente mancato di farne una chiara specificazione. Le cose più impensate, e più insignificanti (dal punto di vista umano), possono essere chieste e domandate in preghiera.

Non c'è neanche da pensare che nell'esercizio di domandare e di chiedere, bisogna avere il pensiero solo alle cose spirituali, a tutte quelle cose che contribuiscono all'accrescimento dello zelo, del servizio e della consacrazione a Dio. Nel tutto di (Marco 11:24) è incluso ogni bisogno ed ogni cosa per quanto riguarda la vita spirituale e l'esistenza umana in ordine ad ogni necessità e situazione in cui ci si può trovare. Per il discepolo di Gesù, diventa gioia incomparabile, esperienza inconfondibile, quando sa che può domandare e chiedere tutto al suo Signore. D'altra parte non possiamo dimenticare la parola di Gesù, quando insegnava a pregare: Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Matteo 6:11). Anche se Gesù esortava a cercare prima il regno e la giustizia di Dio (Matteo 6:33), pur nondimeno possiamo contare sulla fedeltà del nostro Padre celeste che ha cura di noi per ogni cosa.

È un buon esercizio quando impariamo a domandare e chiedere tutto al Signore. Già quest'attitudine, ideale e mirabile davanti a Dio, ci fa vedere quanto sia importante dipendere totalmente dal Signore. Al suo domandare e chiedere, deve unirsi, nella vita del discepolo, un'indispensabile attitudine di credere: credete d'averlo ottenuto. È a questo punto che deve intervenire la fede con tutta la sua potenzialità. Tutto ciò che si domanda e si chiede, non serve a nulla se non si può avere. Il ricevere, non dipende solamente dalla possibilità e dalla volontà del Signore, ma soprattutto dal credere d'averlo ottenuto, da parte dell'uomo. Credere che il Signore darà quello che gli viene domandato, specie quando è secondo la Sua volontà, è una cosa, e credere d'aver ottenuto, prima di riceverlo, è tutt'altro.

Le cose chieste e domandate in preghiera, si ottengono solamente quando si crede d'averle ottenute. Qui consiste il segreto e qui è la spiegazione delle tante cose che non si ricevono, pur avendole chieste e domandate. La fede in Dio non consiste nelle cose che noi uomini possiamo fare, ma in quello che Dio può fare. Inoltre, la fede, per essere premiata, non si deve muovere sul terreno della razionalità, ma sulla superficie della fedeltà di Dio e della Sua parola.

Si continuerà il prossimo giorno...
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