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Domenico34 - Insegnando le cose che Gesù ha comandato di osservare

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2011 00:08
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21/08/2011 00:09

Quando Gesù, esercitando il suo ministero di guarigione, all'occhio di Matteo appariva come una schiacciante prova dell'adempimento della profezia d’Isaia (Matteo 8:17). Se Gesù ha portato su di sé le nostre malattie e i nostri dolori, conseguenza specifica del peccato dell'uomo, nella stessa maniera come Egli ha portato i nostri peccati (1 Pietro 2:24), ciò l'ha fatto per liberare l'uomo dal suo peccato e dalle sue conseguenze, una volta e per sempre. È chiaro che a questo punto deve intervenire la fede, in virtù della quale l'uomo può appropriarsi l'opera compiuta da Cristo. In mancanza di questa fede, non solo l'uomo penserà ai suoi peccati, alle sue malattie e ai suoi dolori, ma si priverà del beneficio della morte di Cristo, per ciò che riguarda specificatamente le sue malattie. Pietro espone chiaramente questa verità, quando afferma: Mediante le cui lividure siete stati sanati (1 Pietro 2:24). Si noti bene che Pietro non dice: sarete sanati, ma siete stati sanati.

La guarigione dalla malattia e la liberazione dai dolori, fa parte integrale dell'opera di Cristo. Ignorare questa verità, significa svalutare il sacrificio di Cristo e rendere vano quello che Egli ha fatto per l'uomo. Allora, che cos'è esattamente la croce?

1) L'apostolo Paolo, più di ogni altro scrittore del N.T. comprese il significato del portare la croce, e con parole chiare, spiega cosa significa. (2 Timoteo 3:12) dice:

E d'altronde tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Gesù aveva detto, nel corso della sua vita terrena cosa avrebbe ricevuto, nel tempo presente, chi per amor di lui e dell'evangelo avrebbe lasciato:

Casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figlioli, o campi;
avrebbe ricevuto
cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figlioli, campi, insieme a persecuzioni
(Marco 10:29,30).

Già Gesù, per il primo, e poi Paolo, affermano che non è possibile andare dietro a Gesù, senza essere perseguitati. La persecuzione fa parte del comune bagaglio di chi vuole vivere piamente in Cristo. Questa è la croce che deve portare come prova e segno che vuole seguire Gesù Cristo.

Nella (2 Corinzi 4:10,11), Paolo afferma:
Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; poiché noi che viviamo, siamo sempre esposti al decesso per amor di Gesù, onde anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale.

2) L'epistola agli Ebrei, con parole abbastanza chiare dice:
Usciamo quindi fuori del campo e andiamo a lui, portando il suo vituperio (Ebrei 13:13).

Essere perseguitati, portare il vituperio di Cristo, essere esposti del continuo alla morte, questa è vera croce e si deve portare, poiché è un segno richiesto; è una distinzione di chi, dopo aver rinunciato a se stesso, ha deciso, pagandone il prezzo, di seguire Gesù.

25. UNA PRECISA DISPOSIZIONE A PERDONARE AGLI UOMINI

Perché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi (Matteo 6:14; Marco 11:25; Luca 6:37).

Tra il detto di Matteo e quello di Marco e di Luca, c'è una certa differenza, non tanto nel suo contenuto, quanto per la specificazione che ne fa principalmente Matteo. Parlare di perdonare nell'ambito della fratellanza, come corrispondenza al perdono ricevuto da Dio (Efesini 4:32), è una cosa (anche se viene ordinato di fare questo), e parlare di perdonare agli uomini, è un'altra cosa. Il perdono in se stesso a chiunque si applichi, non ha un diverso significato e una diversa importanza; è la sfera in cui viene praticato che fa la differenza.

Gesù, in questo detto di Matteo, ordina ai suoi di perdonare agli uomini. Sono gli uomini (e per uomini, qui bisogna intendere, le persone che sono fuori della fede, della cerchia dei discepoli di Gesù), che hanno recato delle offese al discepolo di Gesù. Qui non si discute se l'offesa è stata causata, e come tale si potrebbe giustificare, e tanto meno si fa cenno alla gravità o meno dell'offesa.

Qualunque sia l'offesa che il discepolo di Gesù riceve dagli uomini, essa deve essere perdonata. Si noti bene che non fossero gli uomini ad aver l'iniziativa in questa faccenda del perdono, ma il discepolo di Gesù. Si potrebbe domandare, perché? Gli uomini non sono stati perdonati dai loro peccati; non hanno una coscienza sensibile che li spinga ad azioni come queste.

Mentre il discepolo di Gesù che conosce, per esperienza, il perdono dei suoi peccati, si trova in una diversa posizione rispetto a quella degli uomini del mondo, che gli permette una maggiore libertà d'azione. Nell'azione di perdonare, non è richiesto agli uomini il loro consenso, come per dire: io, in qualità di discepolo di Gesù ti voglio perdonare delle offese che mi hai fatto, solo ti voglio chiedere se tu accetti di essere perdonato. Niente di tutto questo è previsto nell'ordine di Gesù. La parola di Gesù è perentoria:

Si continuerà il prossimo giorno...
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