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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 - Insegnando le cose che Gesù ha comandato di osservare

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2011 00:08
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20/08/2011 00:11

La condizione preliminare di seguire Gesù, è di rinunciare a se stessi. Se quest'azione preliminare non viene assolta, non sarà facile, prendere la croce, e tanto meno seguire Gesù. È bene dunque, considerare la parola di Gesù, non solo per capirla, ma soprattutto per trarne il maggior vantaggio possibile. La prima cosa che dobbiamo mettere in risalto è che nessuna rinuncia sarà fatta, se non si è disposti a seguire Gesù. Il volere seguire Gesù (e questo è sempre un atto libero della volontà dell'uomo), porterà inesorabilmente alla rinuncia di se stesso. Ogni rinuncia ha con se un motivo partiare come obbiettivo da raggiungere; in mancanza di questo, tutte le iniziative tese verso una certa direzione, saranno destinate al fallimento.

L'obbiettivo o la meta da raggiungere, agisce nella vita dell'uomo, convogliando anche la sua volontà, come un mordente ed un eccitante, atti a dare forza, coraggio e determinazione per raggiungere lo scopo. Nessuna rinuncia approderà a buon fine, se questa non è spontanea, personale e libera da imposizioni. In altre parole: è l'uomo che deve decidere cosa vorrà fare nella sua vita, nella sua carriera, non spinto da una forza esterna, bensì da un'energia interna. Solo quando l'uomo avrà agito con un atto spontaneo della sua volontà, interverrà lo Spirito Santo che lo aiuterà a raggiungere quelle mete e quei traguardi che si è prefisso. Seguire Gesù nel senso evangelico, implica la determinazione di pagarne il prezzo. Solo quando sì e pronti a pagarne il prezzo, allora si potrà pensare alla croce.

Perché portare la propria croce. Portare la propria croce, è un requisito per essere un discepolo di Gesù.

E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo (Luca 14: 27).

Di solito, il discepolo rassomiglia al suo maestro, cerca di imitarlo, assorbendone l'esempio e tutto l'insegnamento. Gesù disse:

Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo signore. Basti al discepolo di essere come il suo maestro (Matteo 10:24,25).

Un discepolo non deve seguire il maestro solo in quella parte di vita dove ci sono travagli e dolori; lo deve seguire anche là dove si realizzano le conquiste, si godono le più svariate allegrezze.

In verità, in verità vi ricordo che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà. Voi sarete contristati, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna, quando partorisce, è in dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia, per l'allegrezza che sia nata al mondo una creatura umana. E così anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra allegrezza (Giovanni 16:20-22).

Quando si parla di prendere la croce, spesso si pensa e si crede che sia Gesù stesso che l'addossa all'uomo. Non c'è niente di vero in tutto questo. Non si possono citare parole e versi della Scrittura per provare questa convinzione. Al contrario, dalle parole di Gesù: chi non prende la sua croce, appare in tutta la sua evidenza, che è l'uomo che deve prendere la sua croce. Questo significa, in ultima analisi, che l'uomo ha la fatà di evitare o rifiutare di prendere la sua croce. A questo punto la parola di Gesù, oltre ad essere illuminante, risulta determinante ai fini di essere un suo discepolo. Non esiste discepolo di Gesù, degno di questo nome, che possa seguire il Maestro senza portare la sua croce. Anche se la croce è comune a tutti i discepoli del Cristo, non è fatta della stessa misura per tutti. Ognuno deve portare la propria e non si deve pensare alla croce di un altro.

Si racconta di un tale che si lamentava perché la sua croce era troppo lunga, di conseguenza risultava più pesante delle altre. Un giorno decise di tagliarne un pezzo al solo scopo di alleggerirla. La sua decisione però risultò fatale, allorquando, trovandosi di fronte ad un burrone, e non sapendo come fare per attraversarlo perché mancava una passerella, pensò che la sua croce poteva risolvere il problema. Quando però, la sua croce venne adagiata, l'uomo fece un'amara constatazione: non era abbastanza lunga, mancava proprio di quel pezzo che in precedenza era stato tagliato.

A questo punto siamo interessati di sapere che cosa significa esattamente la croce. Ci sono errate convinzioni, che si tramandano di generazione in generazione, che è assolutamente necessaria correggere. Un tale che soffre a causa di una certa malattia, e se questa si prolunga nel tempo, specie quando viene a mancare la certezza di una guarigione, si fa presto a concludere:

«Questa è la mia croce che devo portare, oppure: questa è la volontà di Dio, bisogna rassegnarsi ed andare avanti nel cammino della vita».

Una persona che non sa niente del vangelo e dell'opera di Gesù Cristo che venne a compiere per l'intera umanità, potrebbe essere giustificata, se dovesse parlare in questa maniera; ma non lo sarebbe un discepolo di Gesù, perché si presuppone che egli conosca l'evangelo e sappia che cosa venne a fare Gesù su questa terra. Isaia, 750 anni prima della venuta di Gesù, aveva scritto a proposito del Messia:

Erano le nostre malattie ch'egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s'era caricato (Isaia 53:4).

Si continuerà il prossimo giorno...
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