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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 5. GUARIGIONI CONTENUTE NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Ultimo Aggiornamento: 22/07/2011 00:15
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Sesso: Maschile
21/07/2011 00:13

E poiché Pietro lo affermava con fermezza e autorità, si creò una certa tregua in quella assemblea, tanto che essendosi la folla taciuta, poterono ascoltare Paolo e Barnaba raccontare i segni e i prodigi che Dio aveva fatto tra i gentili, per mezzo di loro.

Anche se qui Luca sta ancora sul generico, perché non specifica i segni e i prodigi, per noi che conosciamo la guarigione dell’uomo paralizzato di Listra, siamo portati a credere che nel racconto che venne fatto, non sarà mancato il riferimento a quel miracolo. Quanto tempo avranno impiegato Paolo e Barnaba nel raccontare i segni e i prodigi, non ci viene dato di sapere.

Una cosa però è certa: quella relazione che venne fatta, fu talmente efficace che tranquillizzò gli animi; tanto è vero che Giacomo, che presiedeva quell’assemblea, la poté concludere felicemente, e, la decisione che ne seguì, oltre ad essere stata unanime, fu di beneficio per tutti i credenti, per i presenti, per quelli che aspettavano il responso di quell’assemblea, e per quanti in avvenire, avrebbero creduto in Cristo Gesù per la loro salvezza.

11. GUARIGIONE DELL’UOMO PARALIZZATO DI LISTRA

Or a Listra c’era un uomo paralizzato ai piedi, che stava sempre seduto e non aveva mai camminato, essendo storpio sin dal grembo di sua madre. Costui udì parlare Paolo che, fissati gli occhi su di lui, e vedendo che egli aveva fede per essere guarito, disse ad alta voce: «Alzati in piedi». Ed egli saltò su e si mise a camminare (Atti 14:8-10).

Esame del testo

Ecco un altro uomo paralizzato sin dalla nascita che non aveva mai camminato in vita sua! Se costui era sempre seduto, vuol dire che il suo male era inguaribile. Era quest’uomo un medicante, come alcuni suppongono, facendo un parallelo con lo zoppo che stava seduto alla porta Bella del Tempio? Il fatto che Luca non lo dica, ci porta a credere che non lo era, altrimenti sarebbe stato specificato.

Quest’uomo, il cui nome non viene rivelato, udì parlare Paolo, — si intende di quello che egli diceva intorno al vangelo di Gesù Cristo —, e sarà stato attirato del messaggio che l’apostolo proclamava. Siccome Paolo usava il greco nella sua predicazione, va da sé che il paralitico, comprendendo quella lingua, poteva benissimo seguire l’apostolo in quello che diceva. Questo primo elemento di ascoltare, è molto importante ai fini della fede. Infatti, stando a (Romani 10:17), che dice: La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio, si può facilmente individuare la fede che nasque in quel paralitico, dell’ascolto della Parola di Dio, che Paolo predicava. Il nostro testo dice che Paolo avendo visto che quell’uomo aveva fede per essere guarito... Altri traducono: Avendo visto che aveva fede per essere salvato... Anche se il termine greco sōthēnai, ha il significato di salvare, esso significa anche stare bene di salute.

Nel suo contesto, e soprattutto in riferimento al comando che Paolo diede a quel paralitico di alzarsi all’impiedi, si addice meglio il significato di stare bene di salute, anziché quello della salvezza, che generalmente riguarda la parte spirituale dell’essere umano, cioè l’anima.

Anche per questo miracolo di guarigione, l’apostolo non eleva una preghiera e neanche usa il nome di Gesù, come di solito viene fatto; si limita solamente a dare un comando di alzarsi all’impiedi. Siccome quel comando affondava le sue radici nella fede di quell’uomo e nella fede dell’apostolo, il miracolo si compì all’istante. L’evidenza dell’immediatezza della guarigione consiste nel fatto, che il paralitico saltò su e si mise a camminare.

Poiché quell’uomo non aveva mai camminato in vita sua, il vederlo ora camminare, fu giustamente interpretato come una reale prova della sua guarigione e una evidenza dell’intervento divino. Siccome questo era palese, Paolo non cedette quando gli abitanti di Listra, volevano tributargli, onore e gloria, come se fosse stata la sua potenza e la sua virtù a guarire il paralitico. Anzi quella fu una buona occasione per l’apostolo, di esortare il popolo a convertirsi da quelle cose vane al Dio vivente (v. 15).

12. MIRACOLI DI GUARIGIONE COMPIUTE MEDIANTE IL CONTATTO DEI PANNI CHE ERANO STATI ADDOSSO A PAOLO

E Dio faceva prodigi straordinari per le mani di Paolo, al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si allontanavano da loro e gli spiriti maligni uscivano da loro (Atti 19:11,12).

Esame del testo

Questo è l’unico caso in tutto il Nuovo Testamento in cui si fa esplicito riferimento di guarigione di malattie a mezzo indumenti. Se però si tiene in debito conto che i prodigi straordinari li faceva Dio, le mani di Paolo e gli indumenti che toccavano il suo corpo, erano semplicemente strumenti che Dio usava, per portare guarigione ai malati.

Non c’era quindi nessuna virtù in quei panni; la virtù si trovava nell’apostolo, non una virtù propria, ma una virtù concessagli dal Signore Gesù Cristo che si manifestava attraverso il contatto dei panni, guarendo i malati e liberando da spiriti maligni.

A questo punto, bisogna mettere in evidenza due elementi importanti, che contribuiranno sicuramente a farci comprendere il passo in questione.

1) In primo luogo, si deve tenere presente, che l’apostolo Paolo non dà nessun suggerimento o consiglio per utilizzare indumenti che siano stati a contatto col suo corpo, per guarire i malati e scacciare spiriti maligni. L’opera non viene svolta da Paolo, ma da ignoti, in concomitanza con una credenza pagana di quei tempi che, tenendo presente la persona che aveva una virtù divina nella sua vita, si credeva che la potesse trasmettere anche attraverso i contatti dei suoi vestimenti [I. Howard Marshall, Gli atti degli apostoli, pag. 438; Gustav Stählin, Gli atti degli apostoli, pag. 451].

Luca che riporta questa notizia, non ha nessuna difficoltà ad affermare che effettivamente avvenivano delle guarigioni al contatto con indumenti che erano stati sul corpo di Paolo. Questo particolare serve essenzialmente a mettere in risalto quello che Dio faceva attraverso l’apostolo, usando persino capi di vestiario di Paolo, per beneficiare malati ed ossessi.

La fede, indubbiamente, ha un ruolo importante e determinante in questo contesto nella realizzazione di buoni risultati, da servire come incoraggiamento in tutte quelle azioni che vengono compiute per il bene delle persone e dei credenti in Cristo in modo particolare.

2) In secondo luogo, il testo in questione, non fa nessuna allusione di pregare su un fazzoletto per poi metterlo sul corpo del malato per essere guarito. Questa pratica, ampiamente diffusa in certi ambienti cristiani dei nostri tempi, non ha nessun fondamento scritturale, sul quale basarsi, poiché è certo che non si può produrre un testo scritturale che provi e giustifichi una simile azione.

Quando un atto non trova conferma con la parola scritta, non si può accettare come un qualcosa che viene dallo Spirito Santo e da Dio. Ragione per cui, il testo di Atti 19:11,12, non può essere citato come prova scritturale, che autorizzi a pregare su un fazzoletto per guarire un malato o per liberare una persona da spiriti maligni.

13. LA RISURREZIONE DI EUTICO

Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, conversava con loro, e protrasse il discorso fino a mezzanotte. Or nella sala, dove erano radunati, vi erano molte lampade. Un giovane di nome Eutico, che era seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un profondo sonno; e, mentre Paolo tirava il suo discorso a lungo, preso dal sonno, cadde dal terzo piano e fu racconto morto. Ma Paolo, sceso giù, si gettò su di lui, l’abbracciò e disse: «Non vi turbate, perché l’anima sua è in lui». Quindi risalì, spezzò il pane con loro e mangiò; e dopo aver parlato a lungo fino all’alba, partì. Intanto ricondussero il ragazzo vivo, per cui furono oltremodo consolati (Atti 20:7-12).

Si continuerà il prossimo giorno...
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