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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 5. GUARIGIONI CONTENUTE NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Ultimo Aggiornamento: 22/07/2011 00:15
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Sesso: Maschile
18/07/2011 00:50

Il capitolo 6 degli Atti, non è solamente conosciuto come il testo che parla dell’istituzione dei diaconi, ma è anche quello che ci presenta Stefano, uno dei sette, con le sue note caratteristiche di persona di buona testimonianza, ripieno di Spirito Santo e di sapienza, aggiungendone un altro elemento di uomo ripieno di fede. Quest’ultima caratteristica, — non richiesta per la carica di diacono —, è quella che fa la differenza, per ciò che riguarda l’attività taumaturgica che Stefano svolgeva.

Con questo capitolo, inoltre, si chiude un ciclo apostolico — ad eccezione di Pietro, che lo vedremo ancora in occasione della guarigione di Enea e della risurrezione di Tabitha (Atti 9:32-42) — e se ne apre un’altro che riguarda appunto credenti che non fanno parte del numero degli apostoli, usati da Dio, nel campo delle guarigioni fisiche. Quello che poi chiuderà il ciclo Neotestamentario, sarà Paolo, di cui parleremo nelle prossime pagine.

Esame del testo

Anche se «Luca non ha però alcun miracolo concreto da presentare» [Gerhard Schneider, Gli Atti degli apostoli, I, pag. 604], tuttavia, il fatto che si dica di Stefano che faceva grandi prodigi e segni fra il popolo, è più che sufficiente per farcelo vedere come un uomo dotato di una particolare virtù divina, in grado di compiere opere miracolose di guarigione.

I termini: ‘prodigi’ e ‘segni’, che vengono usati nel sopracitato testo, — che noi spesso abbiamo ricordato in questo libro —, sono riferiti in gran parte ai miracoli di guarigione fisica che Gesù compì e poi successivamente anche gli apostoli. La traduzione che fa il Diodati: ... ripieno di fede e di potenza, seguita anche dalla Nuova Diodati, confrontata con la Nuova Riveduta e la CEI, che rendono: ...ripieno di grazia e di potenza, potrebbe indurci a chiedere: Perché uno menziona la fede e l’altro la grazia? Il testo greco ufficiale, riporta: Stéfanos de plérés cháritos kai dunámeos = Stefano ripieno di grazia e di potenza.

«Invece di cháritos (così P 74 S A B D e altri codici) koinè [Lingua greca, comune, basata sul dialetto attico, che si affermò, a partire dal 4o secolo a.C., in tutto il Mediterraneo centro-orientale (Il Nuovo Zingarelli)] leggono pisteós (assimilazione al v. 5) ed E cháritos kai pisteós (combinazione delle due lezioni) Ibidem pag. 599, nota a].

Anche se il (v. 8) ha grazia, anziché fede, dal momento che c’è il (v. 5) che dice che Stefano era uomo ripieno di fede, oltre ad essere ripieno dello Spirito Santo, c’è presente nella vita di questo uomo, l’elemento necessario perché le manifestazioni miracolose abbiano a compiersi.

Anche se Luca non ci presentata i prodigi e i segni che Stefano faceva fra il popolo, in maniera specifica (come farà per Filippo 8:7), c’è sempre l’espressione plurale che dà molto peso a tutto quello che fece Stefano. In altre parole, non si tratta di un caso singolo, che può essere facilmente dimenticato e sorvolato, ma di una serie di prodigi e segni, atti ad autentificare l’attività taumaturgica di questo illustre servitore e martire di Gesù Cristo.

6. I MIRACOLI OPERATI NELLA CITTÀ DI SAMARIA

Or Filippo discese nella città di Samaria e predicò loro Cristo. E le folle, con una sola mente, prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, udendo e vedendo i miracoli che egli faceva. Gli spiriti immondi infatti uscivano da molti indemoniati, gridando ad alta voce; e molti paralitici e zoppi erano guariti (Atti 8:5-7).

Esame del testo

A differenza dell’attività taumaturgica non specificata che Stefano compì fra il popolo, (in Gerusalemme) quella di Filippo, oltre ad esserla, rivestiva una notevole importanza, soprattutto perché venne compiuta lontano dagli apostoli, fuori della città di Gerusalemme. Anche se a portare Filippo nella città di Samaria, non furono gli apostoli, ma la persecuzione contro la Chiesa a seguito del martirio di Stefano, la sua attività missionaria in quella località, segnò un nuovo capitolo nella storia della Chiesa primitiva.

Filippo, uomo ripieno di Spirito Santo (Atti 6:3) — scelto per servire alle mense, cioè un diacono —, era senza dubbio un uomo pieno di zelo per l’opera del Signore, e, quando si presentò l’occasione (anche se fu probabilmente con dolore) di separarsi dalla Chiesa madre di Gerusalemme, lo fece senza rimpianti e con piena determinazione per portare i peccatori a Cristo.

Da quello che Luca racconta nel capitolo 8 di questo semplice servitore di Gesù Cristo, possiamo vedere chiaramente come si articolò la missione nella città di Samaria. L’elemento principale di ogni attività apostolica, e successivamente quella di altri, consisteva sempre nel predicare Cristo, il messaggio della grazia salutare di Dio (Tito 2:11). La prima cosa che viene detta di Filippo, è che scese nella città di Samaria e predicò Cristo.

Anche se la predicazione è sempre la prima cosa di un missionario, Filippo non rimase vincolato al solo parlare, ma compì anche miracoli. furono infatti questi miracoli, che produssero una grande gioia in quella città.

Il grande risveglio che si produsse nella città di Samaria, talché uomini e donne si fecero battezzare, non era basato solamente su quello che sentivano dalla bocca di Filippo quando annunziava la buona novella delle cose concernenti il regno di Dio e il nome di Gesù Cristo (v. 12),

ma aveva anche come punto di riferimento i miracoli che egli compiva (vv. 6,7). Le due attività: predicare Cristo e guarire gli infermi, erano inseparabili nella vita missionaria di Filippo. Se la prima faceva conoscere quello che i Samaritani non sapevano, intorno al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo, la seconda confermava e suggellava l’autorità del missionario, che veniva dall’alto, da Dio, molto diversa da quella che mostrava Simone con le sue arti magiche.

Senza dubbio, i miracoli che compiva Filippo, facilitavano l’avanzata del regno di Dio nella vita degli inconvertiti e li conducevano alla salvezza in Cristo. Era la potenza del Gesù risorto e glorificato che agiva e si manifestava nella vita ministeriale di Filippo, diventando così un potente strumento nelle mani di Dio.

Questo è possibile anche oggi, soprattutto perché Gesù è lo stesso, ieri oggi e in eterno (Ebrei 13:8), e se egli ha nelle sue mani elementi di cui servirsi, cioè persone ripiene di Spirito Santo e di fede, potrà manifestare la stessa potenza e virtù che mostrò ai suoi giorni e nella vita degli apostoli, e gli ammalati di oggi, potranno essere guariti nella stessa maniera come fecero gli apostoli e Filippo, in questa attività missionaria nella città di Samaria.

7. LA GUARIGIONE DI SAULO

Anania dunque andò ed entrò in quella casa; e, imponendogli le mani, disse: «Fratello Saulo, il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato perché tu ricuperi la vista e sii ripieno di Spirito Santo». In quell’istante gli caddero dagli occhi come delle scaglie, e riacquistò la vista; poi si alzò e fu battezzato (Atti 9:17,18).

Esame del testo

La storia della conversione di Saulo da Tarso a Gesù Cristo, viene presentata da Luca con ricchezze di particolari, allo scopo di farci apprezzare meglio, non solo la conversione di quest’uomo, ma soprattutto quello che Gesù fece per raggiungere e frantumare l’ostilità di Saulo. Poiché il nostro scopo riguarda la sua guarigione fisica, tutto il resto della vita di quest’uomo, che più tardi sarà chiamato Paolo, servo di Gesù Cristo (Romani 1:1); apostolo di Gesù Cristo per la volontà di Dio (1 Corinzi 1:1); dottore dei gentili (1 Timoteo 2:7); il grande missionario instancabile (Romani 15:19-24) e colui che è stato riconosciuto come il più grande dei teologi di tutti i tempi, — anche se più tardi parleremo di lui e di tutti i miracoli di guarigione che Dio fece per le sue mani (Atti 15:12) —, noi lo lasciamo ai biografi nel descrivere la sua vita, mentre noi ci occupiamo della sua guarigione corporale.

Si continuerà il prossimo giorno...
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