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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 5. GUARIGIONI CONTENUTE NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Ultimo Aggiornamento: 22/07/2011 00:15
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Sesso: Maschile
17/07/2011 01:06

Come si fa a sostenere che ai nostri giorni non sono necessari i miracoli di guarigione, pensando che il tempo dei miracoli fisici è terminato? Se i miracoli di guarigione erano considerati elementi inseparabili dall’attività apostolica e della Chiesa del primo secolo, tanto da farne una richiesta specifica di preghiera a Dio, perché mai, la Chiesa di oggi, non ha la stessa visione e non manifesta lo stesso interesse per i miracoli di guarigione?

Si deve forse concludere che la preghiera della Chiesa, di cui Atti 4:24-30, non sia più valida ed attuale per la Chiesa di oggi? Solo se non si è accecati dal fanatismo umano e dell’autosufficienza umana, si può respingere il bisogno di chiedere a Dio di stendere la sua mano, perché nel nome di Gesù, si compiano guarigioni, segni e prodigi (v. 30).

4 I MALATI PORTATI A GERUSALEMME E GUARITI

... si aggiungeva al Signore un nemero sempre maggiore... tanto che portavano i malati nelle piazze, li mettevano sui letti e giacigli perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città intorno accorreva a Gerusalemme, portando i malati e quelli che erano tormentati da spiriti immondi, e tutti erano guariti (Atti 5:14-16).

Esame del testo

In un primo momento si parla di ammalati che vengono portati nelle piazze, su letti e giacigli, perché il passaggio di Pietro potesse adombrare qualcuno di loro. Questo particolare dell’ombra di Pietro, che Luca menziona, è stato variamente interpretato dai commentatori. C’è chi afferma che Luca fa semplicemente riferimento ad una certa credenza vigente presso i pagani e gli Ebrei, e cioè, che l’ombra di una persona dotata di poteri magici, poteva trasmettere guarigione agli ammalati [Gustav Stählin, Gli Atti degli apostoli, pag. 161]. E poiché quella credenza, sia in senso benefico o malefico, era diffusa nel mondo antico, questo spiega la ragione per cui la gente agiva in quel modo [I. Howard Marshall, Gli Atti degli apostoli, pag. 153]. Lo Stählin cita il celebre manoscritto D il quale specifica:

«Infatti essi venivano liberati da qualsiasi tipo di malattia, qualunque essa fosse» Ibidem pag. 161].

Da parte sua, Gerhard Schneider, mette in evidenza che
«nell’ombra può operare la dunamis di una persona, se c’è Dio dietro; in questo modo accadono cose meravigliose» [Gerhard Schneider, Gli Atti degli apostoli, I, pag. 530, nota 33].

Giovanni Luzzi, pur concedendo che si possono verificare vere e reali guarigioni in simili circostanze, non è disposto ad accettare il merito dell’ombra di Pietro, come vorrebbero A. Martini e Agostino, ma unicamente la fede degli ammalati [G. Luzzi, Fatti degli apostoli, pagg. 120,121].

Se si considera attentamente il testo, si deve convenire che Luca, non dica niente che l’ombra di Pietro abbia potuto produrre la guarigione in qualche ammalato. Considerando il suddetto testo degli Atti, da un punto di vista critico-obbiettivo, per Luca che ci tiene tanto a fare certe precisazioni, se veramente i malati coperti dall’ombra di Pietro fossero stati guariti, non vediamo perché egli non lo dica chiaramente, anziché lasciarlo supporre al lettore.

Se poi si tiene conto che tutte le guarigioni fisiche che gli apostoli fecero, non furono fatte in virtù della loro potenza o virtù, ma esclusivamente per la potenza e la virtù del Cristo risuscitato, l’uomo, non importa se sia Pietro con la sua ombra o un Paolo con i suoi vestimenti (Atti 19:11,12), diventano semplicemente strumenti e veicoli attraverso i quali Dio opera il miracolo.

A differenza del (v. 15) che non precisa se i malati fossero stati guariti quando venivano coperti dall’ombra di Pietro, il (v. 16) mette invece in chiara evidenza che gli ammalati che venivano portati a Gerusalemme, assieme a quelli che erano tormentati da spiriti immondi, erano tutti guariti.

Gerusalemme, in quel tempo, non era solamente la sede in cui abitavano gli apostoli, ma era anche il luogo dove si verificavano i miracoli di guarigione, nella stessa maniera come si verificavano ai tempi di Gesù. Infatti, la stessa potenza divina che operava in Cristo, si manifestava ora nella vita degli apostoli; di modo che i vari malati venivano beneficiati da una reale guarigione fisica. Gli apostoli in quel tempo, godevano molta stima presso il popolo, e, la fama loro, si spargeva velocemente in tutte le città circonvicine.

È in questa prospettiva che deve essere inquadrato il (v. 16), perché se si guarda il testo con questa ottica, si riesce facilmente a comprendere tutta la portata e l’importanza che esso ha. Anche se il testo non lo dice, si può con ragione pensare che non saranno stati gli apostoli a dare l’ordine di portare a Gerusalemme gli ammalati, ma le persone interessate agivano in quella maniera di spontanea volontà, soprattutto quando venivano incoraggiate, in base ai risultati che essi vedevano.

Portare un malato in un posto, senza che l’infermo riceva la guarigione, non è certamente incoraggiante, né per altri infermi, né di sprone per quelli che si interessano ai loro casi. Ma portarli e ricevere una autentica e completa guarigione, ciò rappresenta la migliore garanzia e il segno più evidente della manifestazione divina.

Davanti a questa scena di guarigioni in massa che si verificavano nella città di Gerusalemme per mano degli apostoli, per Luca, che racconta questi avvenimenti, non ha nessuna importanza descrivere come avvenivano queste guarigioni: se gli apostoli pregavano, imponevano le mani o davano semplicemente dei comandi.

Quello che maggiormente interessava a Luca, era il fatto che i malati arrivavano a Gerusalemme infermi e ritornavano alle loro case perfettamente guariti. Poiché il testo precisa che tutti era guariti, ciò è senza dubbio l’elemento più significativo e qualificante di questo straordinario evento miracoloso. Era la fede dei malati o quella di coloro che li portavano che operava il miracolo di guarigione o piuttosto la fede degli apostoli?

Abbiamo detto in altra parte di questo libro che, non era sempre la fede dell’ammalato che causava la guarigione; come non era sempre la fede di colui o di coloro che portavano l’infermo, che procurava la completa salute al malato. Spesse volte, la guarigione di un malato, era dovuta a colui che l’operava, — in tantissimi casi Gesù guariva senza chiedere al malato se avesse fede per ricevere la guarigione —. La sua compassione e la sua pietà, unitamente alla sua virtù, andavano incontro all’infermo; la guarigione che ne seguiva, rappresentava la migliore garanzia di veridicità dell’evento miracoloso. Anche gli apostoli facevano lo stesso ai loro giorni.

Non si può dire quindi con precisione, se le guarigioni di (Atti 5:16), erano dovuti alla fede degli ammalati o di quella di coloro che li portarono a Gerusalemme, o degli apostoli che li operavano. Una cosa è però certissima: nessuna guarigione si verificava, senza la manifestazione del potere divino. Era Dio, infatti che guariva gli ammalati, anche se Egli si serviva delle mani e della strumentalità degli apostoli.
Era anche l’evidenza della risposta di Dio, alla preghiera della comunità, di cui (Atti 4:29,30) E per tutto quello che Egli fece e fa, ne vada sempre a Lui solamente l’onore e la gloria, per sempre. Amen!

5. PRODIGI E SEGNI AD OPERA DI STEFANO

Or Stefano, ripieno di fede e di potenza, faceva grandi prodigi e segni fra il popolo (Atti 6:8).

Nota introduttiva

«Dopo aver illuminato gli apostoli, e soprattutto Pietro, i riflettori sono ora puntati sulla figura più importante dei sette, Stefano» [Gustav Stählin, Gli Atti degli apostoli, pag. 186].

Si continuerà il prossimo giorno...
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