Canti di
Lode e
Adorazione
(clicca nella foto)
  
La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
Canti di
Lode e
Adorazione2
(clicca nella foto)
  
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 4. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2011 00:12
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
11/07/2011 00:11

Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina. L’uomo fu guarito all’istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare.

La straordinarietà di questo miracolo sta nel fatto che, nonostante che i trentotto anni di infermità avessero senza dubbio atrofizzato gli arti di quell’uomo, non solo fu guarito all’istante, ma cominciò a camminare, come se non fosse stato mai ammalato. Quando la virtù del Cristo si manifesta, non c’è da meravigliarsi se si vedono simili risultati. Se il Creatore mise all’esistenza la materia inesistente con la Sua parola, quella di Cristo, non è meno potente, per fare ritornare un corpo atrofizzato da una lunga infermità, allo stato di perfetta normalità.

Infine, lasciando da parte la polemica che nacque intorno a quello che era lecito fare o non fare nel giorno di sabato, come i giudei l’intendevano, Gesù rivolse una precisa esortazione al miracolato:

Ecco, tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio.
Questa chiara parola del Cristo, ci dice chiaramente che la causa di quella malattia era stata il peccato. Anche se non si può affermare categoricamente (come facevano i Giudei) che tutte le malattie fisiche siano la conseguenza del peccato, non si può negare che ci siano di quelle, la cui origine e causa si trova proprio nel peccato.

3. LA GUARIGIONE DEL CIECO NATO

Gesù... Mentre passava, vide un uomo che era cieco fin dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Gesù rispose: «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo». Dopo aver detto queste cose, sputò sulla terra , con la saliva fece del fango e ne impiastrò gli occhi del cieco. Poi gli disse: «Va’, lavati nella piscina di Siloe» (che significa: Mandato); egli dunque vi andò, si lavò e ritornò che ci vedeva (Giovanni 9:1-7).

Esame del testo

Il racconto della guarigione del cieco nato, così come l’evangelista ce l’ha tramandato, merita una particolare considerazione, se non altro per le problematiche che in esso affiorano, cercando nello stesso tempo, di dare precise risposte.

Gesù, assieme ai suoi discepoli, era da poco uscito dal tempio, (Giovanni 8:59) dove aveva affrontato i religiosi giudei, in una disputa abbastanza accesa. Trovandosi a passare da quelle parti, vide un uomo seduto per terra intento a mendicare (v. 8). Secondo l’usanza di quei tempi, il tempio di Gerusalemme, era il luogo preferito dai mendicanti per chiedere l’elemosina a quelli che lo frequentavano (Atti 3:2). Il fatto però che quell’uomo fosse cieco fin dalla sua nascita, destò particolarmente l’attenzione dei discepoli di Gesù, da indurli a chiedere al loro Maestro, spiegazioni intorno a quello stato particolare. Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli sia nato cieco? La prima reazione che può sorgere in noi dopo questa domanda è di chiederci: Che relazione può esserci tra la malattia e il peccato?

Era convinzione dei Giudei di allora che, tutte le forme di malattie fisiche e deformazioni corporali, erano causate dal peccato. I discepoli di Gesù, come tutti gli altri giudei, erano stati educati e cresciuti con quella convinzione, ragion per cui, se quell’uomo era nato cieco, lui o i suoi genitori, avevano peccato.

Se essi avessero menzionato solamente i genitori, il problema apparirebbe sotto un’altra veste e dovrebbe essere affrontato e spiegato in relazione alla vita dei genitori. Ma dal momento che menzionano il cieco, l’aspetto del problema è un altro, poiché essi sicuramente si riferivano prima della sua nascita, cioè quando si trovava ancora nel grembo della mamma. Come è possibile concepire una simile idea, potrebbe chiedere qualcuno?

C’era una strana opinione in ceri ambienti giudaici di quei tempi che, in base a Gen 25:22 (che ciò rappresenterebbe una certa autorità Scritturale), un bambino nel seno materno, poteva peccare [R. G. Stewart, L’evangelo secondo Giovanni, pag. 884].

Certamente, questa strana convinzione che i discepoli rivelarono, faceva parte del loro bagaglio educativo, anche se loro non avevano la cultura e la preparazione per affrontare problemi teologici. Siccome Gesù, in un precedente miracolo di guarigione aveva affermato:

Ecco, sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio (Giovanni 5:14),

questi discepoli sono portati a chiederne la ragione, per sapere chi doveva essere ritenuto responsabile di quella cecità. Sicuramente la meraviglia deve essere stata grande, quando sentirono distintamente:

Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto affinché siano manifestate in lui le opere di Dio.

Eppure questa affermazione di Gesù, si trova in netto contrasto con la Sua stessa parola, pronunciata in un’altra circostanza, perché appunto afferma l’opposto. Ma c’è veramente contraddizione tra Giovanni 5:14 e Giovanni 9:3? È possibile che Egli stesso si contraddica? Queste domande fanno parte di quelle problematiche che affiorano nel testo, a cui bisogna dare delle precise risposte.

Supponiamo per ipotesi che le due affermazioni li avessero fatte, separatamente, una Pietro e un’altra Paolo, (non importa se la prima l’avesse fatta Paolo e la seconda Pietro), senza dubbio saremmo pronti a dire: «Li hanno fatte loro; non siamo vincolati ad accettarle, visto che l’una è contro l’altra».
Ma dal momento che li ha fatte Gesù, non si può dire che la prima è vera e la seconda è falsa, senza mettere Gesù nel numero di quelli che ora dicono una cosa e poi ne dicono un’altra. Le Sue parole sono tutte vere, degne di essere accettate senza nessuna riserba. Questo però non ci esime da spiegare le due affermazioni, in modo che ci sia chiarezza nella nostra mente.

Le due affermazioni di Gesù (Giovanni 5:14 e quella di 9:3)

1. L’affermazione di Giovanni 5:14

Questa affermazione è senza dubbio abbastanza chiara per farci comprendere che l’infermità dell’uomo guarito alla piscina di Betesda, era stata causata dal peccato. Dal momento che Gesù mette in rapporto la guarigione col peccare, ponendoli in una relazione inscindibile, intendere le parole di Gesù in maniera diversa, non è certamente segno di una buona esegesi e tanto meno di una onesta interpretazione.

Il racconto giovanneo ci parla che l’uomo del nostro caso, era malato da trentotto anni. Poiché non conosciamo l’età di quest’uomo, non possiamo stabilire con precisione, quando cominciarono gli anni della sua malattia. Supponiamo che l’evangelista ci avesse tramandato la sua età, cioè di cinquanta anni. In base al numero di anni che quest’uomo fu malato, si potrebbe benissimo calcolare che ben dodici anni, li passò senza essere affetto da quella paralisi (supposto che fosse stato un paralitico). Il peccare, di cui parla il testo in maniera inequivocabile che provocò la sua paralisi, fu quello che egli commise, dopo il diciottesimo anno della sua età.

A questo punto, si potrebbe chiedere: Fu un singolo peccato o diversi, che causarono la malattia di quell’uomo, o piuttosto uno stato peccaminoso? Se si dovesse pensare a uno stato peccaminoso, non avremmo solide base bibliche per sostenerlo, per il fatto che tutti gli uomini, essendo figli di Adamo, vivono in questo ‘stato’ (Romani 5:12), eppure non tutti sono malati fisicamente. Dal momento che questa constatazione non si può smentire, non resta altro di pensare a un determinato peccato o a dei peccati (quali, non si potrà mai dire).

Per fare chiarezza su questo aspetto del problema, crediamo sia utile rifarci alle parole di Gesù, pronunciate in un’altra occasione. È significativo che, Gesù alla donna che venne accusata di essere stata trovata in flagrante peccato di adulterio, le abbia detto: Va’ e non peccare più (Giovanni 8:11). Il gr. in Giovanni 5:14 e 8:11, usa due espressioni mekēti = non più, non più a lungo e amartane, peccare, sbagliare. Appare quindi chiaro dai termini che Gesù usò, che si riferiva all’azione peccaminosa che quella donna compì, e non al suo stato di essere una peccatrice. In altre parole Gesù volle dirgli: (poiché il peccato del quale venne accusata era l’adulterio) “Non continuare a commettere simile peccato, cioè non continuare a fare l’adultera”.

Si continuerà il prossimo giorno...
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com