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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 4. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2011 00:12
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09/07/2011 00:25


Capitolo 4




GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI GIOVANNI




Nota preliminare

Dopo avere esaminato il materiale esclusivo di Luca, passiamo a quello di Giovanni, che sotto certi aspetti, è particolare, non solo perché non si trova nei sinottici, ma anche e soprattutto per il diverso significato che l’evangelista gli dà, nel chiamare i miracoli di Gesù «segni» (gr. sēmeia). Anche se l’evangelista non ha riportato tanti miracoli di guarigione, rispetto all’abbondanza dei sinottici, l’uso che egli fa frequentemente dei termini segni e segno, (sēmeion) riferiti sempre alle opere miracolose di Gesù, ciò rappresenta una prova indiscussa del valore e dell’importanza che egli assegna a queste manifestazioni.

Non si trattava tanto di parlare e descrivere le comuni opere di un semplice uomo, quanto di presentare questi semēia di Gesù, come manifestazioni e miracoli messianici, come prova cioè del fatto che colui che li compiva è il Figlio di Dio [K. H. Rengstorf, GLNT, Vol. XII, col. 125-162; R. Schnackenburg, Il vangelo di Giovanni, I, parte prima, pagg. 476-495, per avere una vasta panoramica di quello che Giovanni intendeva, con il temine ‘segno’].

Se poi si tiene presente quello che l’evangelista Giovanni scrisse, quasi a chiusura del suo evangelo:

Or Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome (Giovanni 20:30,31),

si può giustamente valutare la portata e l’importanza dei miracoli di Gesù, per le persone che credono in Lui. Detto questo, esaminiamo i miracoli di guarigione che l’evangelista Giovanni ci ha tramandato.

1. LA GUARIGIONE DEL FIGLIO DEL FUNZIONARIO REGIO

Gesù dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva mutato l’acqua in vino. Ora vi era un funzionario regio, il cui figlio era ammalato a Capernaum. Avendo egli sentito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire. Allora Gesù gli disse: «Se non vedete segni e miracoli, voi non credete». Il funzionario regio gli disse: «Signore, scendi prima che il ragazzo muoia». Gesù gli disse: «Va’, tuo figlio vive!». E quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù, e se andò. Proprio mentre egli scendeva, gli vennero incontro i suoi servi e lo informarono, dicendo: «Tuo figlio vive!». Ed egli domandò loro a che ora era stato meglio; essi gli dissero: «Ieri all’ora settima la febbre lo lasciò». Allora il padre riconobbe che era proprio in quell’ora in cui Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»; e credette lui con tutta la sua casa (Giovanni 4:46-53).

Esame del testo

Diversi commentatori asseriscono, che questo racconto che Giovanni riporta nel suo evangelo, è lo stesso riferito dai sinottici, cioè quello del centurione di Capernaum, ma presentato in una forma diversa. Se il lettore attento avesse avuto difficoltà nel conciliare quello che dice Matteo 8:5-13 da un lato e Luca 7:1-10 dall’altro, poiché si tratta indubbiamente dello stesso episodio, immaginiamo quello che potrebbe avvertire, se dovesse aderire a questi commentatori.

Ma poiché è certo che il racconto di Giovanni, è diverso da quello dei sinottici, non perché viene presentato in una forma diversa, ma perché il personaggio è un altro e i fatti si sono svolti in un altro luogo, il racconto della guarigione del figlio del funzionario regio, oltre ad essere considerato materiale esclusivo di Giovanni, acquista la sua importanza e viene inquadrato nella stessa ottica con cui l’evangelista l’ha collocato, soprattutto in relazione ai “segni”, di cui fa esplicito riferimento il testo.
Cana, è il luogo d’incontro tra Gesù e il funzionario regio, mentre il figlio moribondo si trova a Capernaum. Se il padre di questo ragazzo va a Cana di Galilea, è perché ha saputo che là si trova Gesù; l’uomo che fa miracoli di guarigione, e dove in precedenza aveva compiuto un miracolo, nel cambiare l’acqua in vino. La preghiera che questo padre rivolge a Gesù, è chiara e precisa e, nello stesso tempo esprime tutta l’urgenza del caso: Scendi giù da mio figlio, perché sta per morire.

Davanti a una simile preghiera e difronte ad un caso disperato come questo, Gesù avrebbe potuto rispondere, (come fece col centurione di Capernaum Matteo 8:7), Vengo subito per guarire tuo figlio. Ora, se Gesù obiettò: Se non vedete segni e miracoli, voi non credete, non era certamente per mostrarsi indifferente in quella situazione, ma per richiamare all’attenzione l’importanza e l’urgenza della fede. Vale la pena ricordare le parole di Gesù, dette in un’altra circostanza:

...Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto (Giovanni 20:29).

Il funzionario regio, comprendendo perché Gesù gli rispose in quella maniera, — che non aveva certamente il senso di un netto rifiuto —, si affretta a chiamare Gesù “Signore” e a rinnovargli la sua richiesta, prima che il suo ragazzo muoia. Davanti a questa precisa parola Gesù, intuisce che il funzionario è pronto per ricevere la guarigione di suo figlio. E, senza indugiare, risponde: Va’, tuo figlio vive!

Il fatto stesso che il funzionario regio se ne va a casa, è una prova che egli credette alla parola di Gesù. Quando la fede si impadronisce delle promesse divine, le cose impossibili all’uomo diventano fattibili e le cose disperate trovano uno sbocco. Siccome Gesù parlò al presente, va’ tuo figlio vive!, il funzionario ebbe modo di constatare la veracità della parola di Gesù, poiché quando domanda ai servi che, gli erano venuti incontro per informarlo del miglioramento del figlio: «Che ora era quando avvenne il miglioramento?». ebbe come risposta: «Ieri all’ora settima la febbre lo lasciò», la stessa ora in cui Gesù pronunciò la sua parola di guarigione.

La guarigione del figlio del funzionario regio avvenne a distanza e non ci fu bisogno che Gesù andasse a Capernaum nella casa di quell’uomo, come era stato pregato. La virtù del Signore, non conosce distanze, e queste, non rappresentano un impedimento alla sua manifestazione.

Il solo ostacolo che può impedire la manifestazione della virtù sanatrice di Gesù, non è la distanza, ma l’incredulità. Lo scopo principale di questa narrazione miracolosa, per l’evangelista Giovanni, non è solamente per farci conoscere come si svolsero le cose, ma soprattutto per farci comprendere quanto sia importante la fede. La fede non è qualcosa che si riferisca ad un lontano passato; essa ha lo stesso valore al presente e per tutte le situazioni. Infine, per l’evangelista Giovanni, i miracoli di Gesù, non hanno solamente il senso di una semplice guarigione fisica, ma erano veri “segni”, di significato cristologico, e servono per riconoscere che colui che li ha operati, non era il semplice uomo Giudeo che andava in giro dappertutto, ma il Figlio di Dio, l’Iddio fatto carne, colui che è venuto ad abitare in mezzo agli uomini (Giovanni 1:14).

2. LA GUARIGIONE DEL PARALITICO DI BETESDA

Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c’e una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua. Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l’acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto. C’era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata; e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo tettuccio e cammina». L’uomo fu guarito all’istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare. Or quel giorno era sabato. I Giudei perciò dissero a colui che era stato guarito: «È sabato; non ti è lecito portare il tuo lettuccio». Egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina. Essi allora gli domandarono: «Chi è quell’uomo che ti ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina?. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi egli fosse, perché Gesù si era allontanato a motivo della folla che era in quel luogo. Più tardi Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco, tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era Gesù colui che lo aveva guarito (Giovanni 5:2-15).

Si continuerà il prossimo giorno...
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