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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 3. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI LUCA

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2011 00:16
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06/07/2011 00:15

Davanti a simili parole, ben precise e circostanziate, è assurdo (a dir poco) pensare che il tempo dei miracoli è finito, e che ai nostri giorni Dio non dà più la fede per operarli. Accentrare tutta l’attività ministeriale della Chiesa, pensando solamente alla parte spirituale dell’uomo, e trascurare, o peggio ancora ignorare la parte fisica, che è appunto quella che riguarda le malattie, significa in ultima analisi, dare un’errata interpretazione ed assumere una preconcetta posizione, sul ministero di Cristo Gesù, che deve perpetuarsi nella vita e nel ministero della Chiesa.

5. GUARIGIONE DI UNA DONNA PARALITICA

Or egli insegnava in una delle sinagoghe in giorno di sabato. Ed ecco vi era una donna, che da diciotto anni aveva uno spirito di infermità, ed era tutta curva e non poteva in alcun modo raddrizzarsi. Or Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: «Donna, tu sei liberata dalla tua infermità». E pose le mani su di lei ed ella fu subito raddrizzata, e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse guarito in giorno di sabato, si rivolse alla folla e disse: «Vi sono sei giorni in cui si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire e non in giorno di sabato. Allora il Signore gli rispose e disse: «Ipocriti!» Ciascun di voi non slega forse di sabato dalla mangiatoia, il suo bue o il suo asino per condurlo a bere? Non doveva quindi essere sciolta da questo legame, in giorno di sabato, costei che è figlia di Abrahamo e che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni?» (Luca 13:10-16).

Per l’esame dettagliato di questo racconto, rimandiamo il lettore al nostro libro [D. Barbera, Il mondo degli spiriti, capitolo 13, pagg. 218-228].
Qui ci limitiamo a mettere in risalto il fatto che Gesù, vedendo quella donna nella sinagoga, mal deformata, senza che la stessa o altri avessero fatto esplicita richiesta di guarigione, intervenne, liberandola dallo spirito di infermità, in cui, per diciotto anni, era stata mantenuta in quella situazione, tutta piegata, senza potersi raddrizzare.

Questo ci dice, senza tema di essere smentiti che, quando Gesù vedeva persone che soffrivano a causa di una infermità, non rimaneva indifferente, interveniva e le guariva, così che le persone ammalate potevano sorridere e riprendere la loro vita normale, nello splendore di una buona salute fisica.

6. GUARIGIONE DI UN UOMO IDROPICO

Or avvenne che, come egli entrò in casa di uno dei capi dei farisei in giorno di sabato per mangiare, essi lo osservavano; ed ecco, davanti a lui c’era un uomo idropico. E Gesù, rispondendo ai dottori della legge e ai farisei, disse: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ma essi tacquero. Allora egli lo prese per mano, lo guarì e lo concedò (Luca 14:1-4).

La malattia dell’idropisia, di cui era affetto l’uomo del nostro testo, consiste in una raccolta di siero trasudato, producendo un rigonfiamento dell’addome, che assume l’aspetto quasi globoso, e produce anche un’insopportabile sensazione di sete. Non sappiamo come mai quell’uomo si trovasse in casa di uno dei capi dei farisei. Per Luca, che racconta questo episodio, non ha tanta importanza sapere questo, quanto di mettere in evidenza che, in quel giorno di sabato, a dispetto di quelli che lo osservavano, per poi poterne ricavare qualche accusa, Gesù guarì quell’ammalato.

La Sua compassione, è sempre rivolta particolarmente verso colui che si trova in una condizione di sofferenza fisica. Visto che quel giorno era sabato, — e secondo la concezione legalista dei farisei, non era permesso svolgere un qualsiasi lavoro (e guarire un ammalato in giorno di sabato, per loro equivaleva a lavorare) —, Gesù chiese: È licito guarire in giorno di sabato?

Il fatto che questi dottori della legge e i farisei, ai quali era rivolta la domanda, tacquero, è una prova eloquente che non trovavano un serio argomento per opporlo a Gesù. È davanti a questo atteggiamento che Gesù, prese per mano quell’idropico, lo guarì e lo concedò.

Tutti i preconcetti e i pregiudizi umani che si sollevavano nei confronti dell’operato di Gesù, non potevano fermare la Sua attività, né impedirne la sua esecuzione. A lui non interessava tanto che i suoi critici ed avversari rimanessero fermi nelle loro errate convinzioni, quanto di portare aiuto a quelli che realmente ne avevano bisogno. D’altra parte, lui era consapevole di essere il medico divino, non solamente per guarire la vita interiore dell’uomo, ma anche il suo corpo, quando questi era ammalato.

7. LA GUARIGIONE DEI DIECI LEBBROSI

Or avvenne che, nel suo cammino verso Gerusalemme, egli passò attraverso la Samaria e la Galilea. E, come egli entrava in un certo villaggio, gli vennero incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono a distanza, e alzarono la voce, dicendo: «Maestro, Gesù, abbi pietà di noi». Ed egli, vedutili, disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E avvenne che, mentre se ne andavano, furono mondati. E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce. E si gettò con la faccia a terra ai piedi di Gesù, ringraziandolo. Or questi era un Samaritano. Gesù allora prese a dire: «Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia ritornato per dare gloria a Dio, se non questo straniero?». E disse a questi: «Alzati e va’; la tua fede ti ha guarito» (Luca 17:11-19).

Esame del testo

Il racconto della guarigione del lebbroso, di cui Luca parla in 5:12-14, in parallelo con Matteo 8:1-4 e Marco 1:40-45, non ha niente a che vedere con la guarigione dei dieci lebbrosi, del nostro testo, per il semplice fatto che è un altro episodio, anche se c’è qualche particolare in comune. Analizzando il racconto summenzionato, si vede subito che ci troviamo davanti a materiale esclusivo di Luca.

Per quanto riguarda l’individuazione del nome del villaggio, di cui parla specificatamente l’evangelista, è pura fantasia e mera supposizione, fare riferimento al nome di Enon, dove Giovanni Battista battezzava, come qualcuno ha suggerito. Dal momento che il testo non lo dice, ogni supposizione che si potrebbe fare, non ha nessun fondamento biblico.

Il fatto che Luca non riporti il nome del villaggio, dimostra che per lui questo non aveva alcuna importanza; mentre descrivere come avvenne la guarigione di questi dieci lebbrosi, acquista un significato particolare e mette in evidenza la bontà di Gesù, nei confronti di queste persone che, a causa della loro malattia, erano state escluse e separate dal consorzio umano.

Ai tempi di Gesù, tutti sapevano che la legge di Mosè, vietava ad un lebbroso di trovarsi in un centro abitato, e, a causa del suo stato, doveva stare in un luogo dove vivevano altri lebbrosi, indossare vestimenti stracciati e gridare: Impuro, impuro (Levitico 13:45). Come fecero questi lebbrosi a riconoscere che quell’uomo che veniva incontro a loro, era Gesù, non ci è dato di sapere. Il fatto però che essi implorarono la Sua pietà, — anche se non fecero esplicita richiesta di guarigione —, c’era in loro la consapevolezza che lo stesso Gesù, di cui avevano sentito parlare circa le opere di guarigione che aveva fatto in altri, avrebbe potuto farlo nella loro vita. Questa semplice invocazione che i dieci lebbrosi fanno a Gesù, è più che sufficiente per insegnarci che, quando una persona si rivolge al Signore e implora la sua pietà, essa verrà immancabilmente soccorsa e liberata.

Anche se Gesù non dice loro: «Andatevene in pace, siate guariti dalla vostra lebbra», — come egli avrebbe potuto fare —, ordinando loro di mostrarsi ai sacerdoti, gli unici autorizzati a rilasciare un certificato di guarigione, mette in moto la fede dei lebbrosi.
Il fatto poi che essi obbediscano, ciò rappresenta una prova che questi uomini credettero alla parola di Gesù; e, in conseguenza della loro obbedienza, la guarigione si verifica mentre sono in cammino. L’obbedienza alla parola del Signore, è un elemento importantissimo, se si vuole vedere la manifestazione della potenza e della virtù di Gesù, dato che questa la favorisce notevolmente. La lebbra di Naaman, venne nettata, non solamente dal fatto che egli si lavò nelle acque del fiume Giordano, ma perché Eliseo, uomo di Dio, disse a Naaman :

Va’ a lavarti sette volte nel Giordano, e la tua carne tornerà come prima e sarai mondato (2 Re 5: 10).

Si continuerà il prossimo giorno...
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