Canti di
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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 3. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI LUCA

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2011 00:16
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04/07/2011 00:14

Gesù, in quella circostanza, non si trovava solo, era seguito da molti dei suoi discepoli e da una grande folla. L’incontro con il corteo funebre, avvenne vicino alla porta della città. Era infatti usanza dei Giudei, seppellire i morti fuori della città. A questo punto, crediamo sia utile ricordare le parole di Godet: «La parola idou, (ecco), indica come fatto notevole, l’incontro inatteso delle due processioni, — quella che accompagnava il Principe della vita, e quella che accompagnava il Principe della morte» [R. G. Stewart, Commentario esegetico pratico del Nuovo Testamento, pag. 96].

Il morto che si portava a seppellire, era figlio unico di sua madre, che era anche vedova. Il fatto che dietro quel feretro ci fosse una grande folla della città, denota quanto fu sentito il dolore della gente di Nain, e come partecipasse al dolore di quella madre che, accompagnando il figlio al cimitero, piangeva.

La tragica situazione che si presentava davanti a Gesù, era veramente singolare, non solo per la morte in sé di quel giovane figlio, ma anche per la condizione in cui era venuta a trovarsi quella mamma, dopo la morte del marito. L’unica speranza per il suo sostentamento, era risposta in quell’unico figlio, dato che non poteva più contare sul proprio marito. Possiamo quindi immaginare quanto sia stato grande il dolore di quella mamma e che cosa volesse significare quel piangere dietro la bara.

Appena il Signore la vide, ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». C’erano tanti che vedevano quella mamma-vedova, distrutta da un dolore indicibile, ma nessuno di loro riusciva a vedere nella stessa maniera come vedeva Gesù. Il suo, infatti, non era un comune vedere; era il vedere del Dio fatto carne, di colui che aveva lasciato la gloria celeste per venire ad abitare in mezzo agli uomini. È Lui, il Signore dei signori, che ha compassione di quella mamma profondamente addolorata. La compassione di Gesù è quella che, mettendosi in azione, ordina a quella mamma di non piangere.

Cristo, accostandosi alla bara, la toccò, e i portatori si fermarono. Allora Gesù poté dire, con voce scandita e ferma: «Giovinetto, io ti dico, alzati». Che differenza tra le risurrezioni effettuate da Elia a Sarepta (1 Re 18:21); da Eliseo a Sunem, (2 Re 4:33); da Pietro a Lidda e a Joppe, (Atti 9:34-40); e quella di Gesù!

I primi l’ottennero dietro specifiche preghiere ed invocazioni, Cristo invece, con una semplice parola, parola che veniva dal Principe della vita, che in effetti rivelava tutta la pienezza della sua Deità, fece sì che il morto si alzasse e cominciasse a parlare.

Il miracolo è avvenuto, si mise a sedere, e cominciò a parlare. Solo davanti a questa evidente prova di vera risurrezione, Gesù poté consegnare alla madre, il figlio ormai vivente.

Allora furono tutti presi da meraviglia e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto fra noi» e: «Dio ha visitato il suo popolo» (v. 16).

Non c’è conclusione più bella di glorificare Dio, per tutto quello che Egli compie, nel venire incontro ai bisogno dell’uomo.

Riflessioni e ammaestramenti spirituali

Il racconto che abbiamo appena esaminato nei suoi punti salienti, è ricco di insegnamenti per la nostra vita pratica. Le riflessioni che faremo metteranno in evidenza tutto quello che potrà servire per la nostra utilità spirituale.

1. Nain, la piccola località in cui Cristo si recò

Non ci sono cose piccole per nostro Signore Gesù Cristo, per le quali non sia interessato. È lui che ha preso l’iniziativa di recarsi a Nain, anche se era accompagnato da un numero rilevante dei suoi discepoli. Se Gesù si recò a Nain, non fu certamente per fare visita a un piccolo centro abitato, o come turista, ma per portare sollievo e speranza, in quell’ambiente che le circostanze particolari, avevano spazzato via. Gesù non andò a Nain, in risposta ad un invito rivoltogli da qualcuno del luogo; Egli vi andò di sua iniziativa.

È sempre bello pensare che è il Signore che prende l’iniziativa e va incontro al bisogno dell’uomo, e non c’è problema grande o piccolo che sia che Egli non possa risolvere.

Quando si è discepoli di Gesù, e si cammina con lui (e discepolo è proprio colui che lo segue), non sarà una sorpresa vedere la manifestazione della potenza miracolosa di Dio. Quello che Gesù compì nei giorni della sua vita terrena, lo compie anche oggi, e, il discepolo che lo segue oggi, al pari di quelli di ieri, potrà essere testimone dell’opera che il Signore compirà in favore di quelli che hanno particolari problemi o si dovessero trovarsi in situazioni disperate, senza intravedere vie d’uscita.

2. Due cortei che si incontrano

Quando Gesù si recò a Nain, lo abbiamo già detto non era solo; era accompagnato dai suoi discepoli e da una grande folla. Che ci sia differenza tra il discepolo e la folla, non si fa tanta fatica per notarlo. Anche se i due componenti, di questo corteo, è costituito dai discepoli e dalla folla, sono sempre i primi che apprezzeranno maggiormente le cose che fa il Signore, e saranno pronti a renderne testimonianza.

Essere tra di coloro che seguono Gesù, perché sono attratti dal Suo insegnamento e da tutto quello che Egli compie, è una cosa, mentre trovarsi con la folla, forse perché spinti dalla curiosità o per interessi materiali (Giovanni 6:24-27), è ben’altro. Il primo corteo che va verso Nain, è capeggiato dal Principe della vita, il secondo, capeggiato da un morto, da una madre straziata dal dolore e da una folla che segue, esprimendo il suo dolore per la circostanza, è diretto verso il cimitero, luogo del silenzio.

Questi due cortei, si incontrano. Anche se questo incontro non era stato previsto e programmato da un uomo, Dio però, che è al disopra di tutti e che controlla tutto, ha fatto sì che si verificasse.

Questo incontro ha creato i presupposti per la manifestazione miracolosa di Dio. Nella vita di ogni giorno, ci sono tante situazioni che possono produrre sconforto, avvilimento, disperazione, tragedie. Se la persona che viene a trovarsi in questo stato, seguisse il suo corso normale, inesorabilmente andrebbe a finire al cimitero, luogo dove non ci sarà una via di ritorno, una prospettiva di benessere, una speranza di vivere. Ma se durante questo tragitto si incontrerà col divino, questo cambierà ogni cosa. L’uomo morto nei suoi peccati e nei suoi falli (Efesini 2:1), se si incontrerà con colui che è: Via, verità e vita (Giovanni 14:6), sarà liberato dai legami della morte, e potrà vivere la sua vita per colui che è morto e risuscitato (2 Corinzi 5:15).

3. La compassione di Gesù

La compassione di Gesù, che non è mera commiserazione, ma profonda comprensione, nel vedere quella mamma straziata dal dolore per la perdita di quell’unico figlio, s’impietosì. Chi meglio del Signore sa misurare la densità di un’angoscia, il travaglio di un cuore smarrito ed oppresso, la solitudine disperata di una vita umana!

Quella mamma che accompagnava il proprio figlio al cimitero, non piangeva solamente perché la morte aveva stroncato una giovane vita, ma piangeva anche perché quell’unico figlio che aveva, rappresentava la speranza del suo domani, poiché la morte gli aveva già portato via il marito. Il Salvatore, capì profondamente lo stato d’animo in cui si trovava quella donna, e, se egli si fosse comportato come tutti gli altri, in quella particolare circostanza, quella donna sarebbe rimasta schiacciata dal dolore e desolata per la sua condizione.

Era impossibile che colui che era stato unto e inviato per sanare il cuore rotto, restasse freddo ed indifferente davanti a quella tragica e crudele realtà, che appariva davanti alla sua compassione.

Si continuerà il prossimo giorno...
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