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Domenico23 – Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana – Capitolo 6. Il diavolo nelle epistole e nell’Apocalisse

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 00:30
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18/04/2011 20:36



Capitolo 6




IL DIAVOLO – NELLE EPISTOLE E NELL’APOCALISSE


Statistica


Il termine diavolo, nelle epistole e nell’Apocalisse, è riportato diciotto volte, con la seguente distribuzione:

Efesini 2 volte
1Timoteo 2 “
2Timoteo 1 “
Ebrei 1 “
Giacomo 1 “
1Pietro 1 “
1Giovanni 4 “
Giuda 1 “
Apocalisse 5 “
Totale 18 “

1) Efesini 4:27

E non fate posto al diavolo.

I traduttori non hanno adoperato le stesse parole per tradurre questo verso. Chi l’ha reso: Non date luogo; non fate posto; non date occasione e infine non offrite un punto d’appiglio.
Comunque, anche se le parole usate non sono identiche, il concetto di favorire, appare evidente nelle varie forme verbali. Inoltre, bisogna tenere presente che, l’esortazione contenuta nel contesto, è rivolta ai credenti efesini e non al mondo.

Sono i primi quelli che maggiormente devono fare molta attenzione, perché su di loro, in maniera particolare sono puntati gli strali del diavolo. Se si analizza tutta l’esortazione contenuta nei (vv.17-32), non solo si può meglio valutare la portata dell’avvertimento dell’apostolo, ma si può anche conoscere il terreno sul quale il diavolo si muove, per attaccare i figli di Dio.

La condotta dissoluta che c’è in mezzo all’umanità, non è una questione che riguarda solamente le persone dell’antichità, tocca da vicino anche la società contemporanea, cioè le persone che vivono ai nostri giorni.
Se questo strano fenomeno sociale è esistito nei tempi antichi e per le persone del lontano passato, esiste anche nei tempi moderni, in cui noi viviamo, come conseguenza di un intelletto intenebrato, cioè privo della luce divina, come anche dell’estraneità alla vita di Dio, dell’ignoranza e dell’indurimento dei cuori degli uomini. Vivendo in questo stato, è facile perdere quella sensibilità e abbandonarsi alla dissoluzione e all’impurità con avidità insaziabile (vv. 18-19).

Per i cristiani, invece, dice Paolo, che hanno conosciuto Cristo, e si sono spogliati del vecchio uomo, e che hanno rivestito l’uomo nuovo, (vv.20-24) la loro condotta deve essere diversa, in quanto hanno in loro la luce divina, non sono estranei alla vita di Dio, non c’è ignoranza circa le vie del Signore e i loro cuori non sono induriti.

Tenendo presente lo stato diverso in cui essi vivono, darsi all’impurità, o ad altre voglie della carne, in pratica significa favorire l’attività del diavolo che, sfruttando ogni situazione a lui favorevole, può trascinare verso il male, chiunque gli dà una mano.
Quando poi l’apostolo fa riferimento specifico alla menzogna, praticarla (non importa sotto quale aspetto) significa fare posto al diavolo, cioè permettergli di trascinare facilmente chiunque trova piacere ad usarla, visto che egli l’ha sempre adoperata in quanto è anche il padre della menzogna (Giovanni 8:44). I figli di Dio devono bandire dalla loro vita, ogni forma di menzogna e parlare sempre in verità.
Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più viene dal maligno (Matteo 5:37). Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno (Colossesi 4:6.

Per quanto riguarda l’adirarsi senza peccare, l’apostolo mette in guardia i credenti che il sole non dovrà tramontare sopra la loro ira, cioè non dovrà rimanere in loro per il giorno successivo. Se ciò accade, significa dare luogo al diavolo, il quale sfruttandola a dovere, porterà i credenti a conservare in loro quei risentimenti che danneggiano le loro relazioni di comunione e nello stesso tempo sono dei veri impedimenti alla benedizione divina nella nostra vita.

2) Efesini 6:11

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo.

La saldezza e la fermezza di un credente, sono frequentemente assalite dal diavolo, con l’obbiettivo di eliminarle. Quando un credente perde la sua saldezza, comincia a tentennare e la sua fermezza traballa e genera in lui dubbi e incertezze sulle cose che riguardano Dio e la Sua Parola.

Per non cadere in questa trappola del nemico, il Signore ha provveduto un’armatura che garantirà, a chi si rivestirà di essa, la riuscita contro le insidie del diavolo. Però, è necessario che il credente tenga presente la totalità di quest'armatura. Siccome non è un’armatura umana ma divina, non si può fare la selezione e decidere quali elementi prendere e quali lasciare.

Tutti i sette elementi dell’armatura di Dio, sono stati forniti per dare stabilità alla vita del credente, senza pensare che un elemento è più importane dell’altro o che di certuni di loro si potrà farne a meno. I figli di Dio, devono essere rivestiti al completo. Nessuno pensi di farlo a poco alla volta, senza che la propria stabilità ci vada di mezzo.
Questo perché c’è un combattimento da affrontare che non è contro sangue e carne, ma contro i principati, le potenze, i dominatori di questo mondo di tenebre, le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti (v. 12).

Se in questo combattimento il diavolo si accorge che al credente manca un elemento dell’armatura di Dio, le sue insidie saranno concentrate su quello che manca e non su quello che ha preso.
Paolo fornisce l’elenco, specificando ogni elemento con il proprio nome, l’armatura di Dio, in modo che ogni credente sappia quale deve essere il suo equipaggiamento per questo confronto con le forze infernali.
Ecco i nomi degli elementi dell’armatura di Dio:

1) La cintura;
2) la corazza;
3) la calzatura;
4) lo scudo;
5) l’elmo;
6) la spada;
7) la preghiera.

A questo punto, potremmo rimandare il lettore ad un nostro libro: Il mondo degli spiriti, e leggervi in esso quello che abbiamo scritto a proposito dell’armatura di Dio. Preferiamo, però, inserire quella sezione in questa sede, in modo che il lettore l'abbia sottocchio

I SETTE ELEMENTI CHE COMPONGONO L’ARMATURA DI DIO [Qualche commentatore, elenca sei elementi dell’armatura di Dio, e, anche se la “preghiera”, viene riconosciuta come “parte dell’armatura di Dio, come settima arma, ma formalmente non viene indicata come tale” (H. Schlier, La lettera agli Efesini, p. 476). Secondo noi, la maniera con la quale l’apostolo menziona la preghiera, nel contesto dell’armatura di Dio, deve essere inclusa, a pieno titolo, nel numero degli altri elementi, così da formare sette elementi, “nell’intera armatura di Dio”]

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19/04/2011 19:53

1) La cintura

Il primo dei sette elementi dell’armatura di Dio, è appunto la cintura della verità. La cintura, non è un’arma; è solamente un capo del vestiario, della forma di una striscia di pelle o di tela robusta, che serve per allacciare ai fianchi, la lunga e larga veste che veniva indossata dalle persone della Palestina e di tutto l’Oriente in senso lato.

Legare la cintura ai fianchi, era la prima operazione che si faceva prima di dare inizio ad una qualsiasi attività lavorativa. Avere quindi, i lombi cinti, significa che la persona era pronta per il lavoro.
Sotto quest'aspetto, l’apostolo Paolo considerava la cintura, un elemento importante dell’armatura di Dio, se non altro per affermare che si era pronti per il combattimento.

Pensando poi al significato che Paolo attribuisce a questa cintura, ciò merita una breve riflessione, per capire perché l’apostolo dà questo significato a questo elemento.
La verità, è ben diversa dalla consuetudine: la prima è la potenza vivente di Dio, la seconda invece è il prodotto dell’uomo. Inoltre, la verità scioglie dai legami una persona, mentre la consuetudine lo avvolge e lo lega sempre di più. Ecco perché Gesù, oltre a definirsi verità (Giov. 14:6), affermava ai Giudei dei suoi giorni, [C[conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giov. 8:32).

Avere i lombi cinti, quindi, oltre a denotare che la persona era pronta per iniziare una qualsiasi attività lavorativa, voleva anche significare che si era liberi da tutti quegli ingombri. La lunga e larga veste che non permetteva alla persona di muoversi con scioltezza e disinvoltura, naturalmente si ripercuoteva sul rendimento riguardante il lavoro.

Il significato spirituale che l’apostolo Paolo fa della cintura, avere scioltezza e muoversi con disinvoltura nei combattimenti, è elemento essenziale, per non essere colpito dal nemico.
Nella vita spirituale ci sono tante cose ingombranti, — paragonati alle vesti lunghe e larghe —, come per esempio: sollecitudini, preoccupazioni, carnalità, avarizia, ecc. che non permettono di muoversi con libertà, nel senso pieno di questo termine.
E, poiché la “cintura della verità”, viene inquadrata nel contesto del combattimento, è necessario che quest'elemento sia il primo ad essere indossato, non solo per sentirsi liberi nei movimenti, ma anche per sentirsi forti e pronti per la lotta.

2) La corazza

Il secondo elemento dell’armatura di Dio, è la corazza. L’apostolo Paolo, per quanto riguarda questo elemento, dice chiaramente che bisogna essere rivestiti con la corazza, questo significa che i normali vestiti, non sono adatti per andare a combattere. Che cosa è, infatti, una “corazza”? [Lo Zingarelli la definisce: “Armatura del busto, in cuoio o metallo, composta di due pezzi, petto e schiena, integrati rispettivamente dalla panciera e dal guardareni”].

«A volte una sorta di cotta a maglie, copriva il petto, il dorso e le spalle, era di cuoio, di stoffa imbottita di lino (Erod. 3:47), di rame, di ferro (1 Sam. 17:5); Apoc. 9:9) o finanche d’oro (1 Macc. 6:2)» [Libro deuterocanonico].

(La corazza si articolava fra le sue diverse parti, con gli elementi adiacenti all’armatura (1 Re 22:34). Goliath aveva corazze fatte di file di scaglie di ferro cucite ad una tunica di lino o di pelle. I soldati di Antioco Eupatore portavano corazze a maglia di ferro (1 Sam. 17:5; 1 Macc. 6:35)» [R. Pache, Nuovo Dizionario Biblico, p. 85. Edizioni Centro Biblico Napoli].

Lo scopo principale della corazza, era quello di coprire e proteggere il petto del combattente. E siccome nel petto c’è il cuore, — organo che se viene colpito causa la morte —, è necessario proteggerlo da questo serio pericolo. Che poi Paolo dia un senso spirituale alla corazza, questo rientra nell’ambito delle riflessioni che faremo su questo attrezzo dell’armatura, per comprendere che cosa voleva dire l’apostolo.

Siccome l’apostolo Paolo chiama la corazza: il rivestimento protettore della giustizia, questo s’impone alla nostra riflessione prima di esaminare il concetto di giustizia. Anche se l’apostolo non specifica il tipo di giustizia cui fa riferimento, sicuramente non si tratta di quella derivante dalle opere della legge o di quella comunemente chiamata la giustizia umana, ma di quella che deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede ( Fil. 3:9), di cui il combattente deve essere rivestito.

(Quando parliamo di battaglia nel contesto di Ef. 6:11-18, ci riferiamo alle forze demoniache e dell’inferno, perché a queste si riferiva senza dubbio Paolo). Avere come corazza la giustizia umana o quella della legge, è come se il combattente fosse privo di una buona protezione, perché questa corazza, è perforabile dai colpi micidiali che il diavolo e i suoi alleati scagliano continuamente; mentre la “corazza della Giustizia”, cioè quella della fede in Cristo, nessun'arma offensiva che il nemico adopera, potrà avere la potenza di perforare per colpire a morte il combattente.

Se tanti combattenti cadono sul campo di battaglia, perché raggiunti dal nemico, sono sicuramente quei soldati che di tutto sono rivestiti (religiosità, forme liturgiche, apparente spiritualità), tranne che della giustizia di Cristo.
Nella parte esterna della vita di questi combattenti, (usiamo questa frase, perché il termine rivestire ha a che fare con quello che si vede o non con quello che è nascosto), non si vede la giustizia di Cristo, bensì quell'umana. Non è difficile sentire dalla bocca di queste persone: faccio questo e quello; sto compiendo questa missione e mi sto spingendo con successo in quest’altra attività.

Le parole in sé, non suonano male; è il modo con cui vengono pronunciante e l’attitudine che si assume, che rivelano se in quella persona vi è il rivestimento della giustizia di Cristo, ovvero solamente la giustizia umana, camuffata da un'apparente religiosità.
Questa corazza, che umanamente parlando, potrebbe darci sicurezza e protezione, non fa nessun'impressione al minimo combattente dell’inferno. Se davanti agli uomini tu sembri coperto e protetto, non lo sei affatto davanti agli occhi dei.

Principati, delle potestà, dei dominatori del mondo delle tenebre e degli spiriti malvagi nei luoghi celesti.
Ricordiamoci sempre che l’unica corazza imperforabile, è la corazza della Giustizia, cioè, La giustizia della fede di Cristo, che proviene da Dio mediante la fede.

3) I calzari

Il terzo elemento dell’armatura di Dio, riguarda i piedi. I piedi dei combattenti non devono essere nudi, cioè privi di scarpe, devono essere invece calzati. Strano a dire: le scarpe del combattente, secondo Ef. 6:14, si chiamano: la prontezza dell’evangelo della pace. Perché Paolo fa questa spiritualizzazione e che cosa voleva dire con questa espressione?

Meditiamo per capire l’affermazione dell’apostolo! I piedi, organi del corpo, sono necessari per camminare. Senza piedi, non sapremmo come un uomo potrebbe andare in un campo di battaglia.
Avere le scarpe ai piedi, significa superare tutte quelle difficoltà costituite da spine, pietre, schegge di metallo ed altri corpi che potrebbero penetrare nella carne, aprire ferite e rendere i piedi inservibili.
Quando poi, l’argomentazione che fa l’apostolo si inquadra nel contesto del combattimento con le forze diaboliche, il senso spirituale, diventa più importante, perché ci porta a riflettere sulla necessità e valore dell’evangelo della pace.

A questo punto si potrebbe chiedere: che c’entra, la prontezza dell’evangelo della pace, con il combattimento con le forze sataniche? La risposta viene data dal fatto che lo stesso apostolo definisce l’evangelo: Potenza di Dio (Rom. 1:16).
In un altro lavoro, precisamente Il grande mandato di Gesù Cristo, abbiamo definito l’evangelo: La dinamite di Dio per scardinare la potenza satanica.

Per meglio valutare e comprendere il testo di Ef. 6:11-18, bisogna ricordare sempre che il combattimento, di cui parla l’apostolo Paolo, non è contro sangue e carne, ma contro potenze demoniache. L’evangelo inoltre, non porta disturbo alla carne e al sangue, procura disagio e rovina al regno di Satana. Le prigioni di Satana, nelle quali sono stati rinchiusi tanti uomini e donne, non si apriranno mai per fare uscire i carcerati e renderli liberi, per un atto di clemenza del diavolo.

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20/04/2011 22:20


Sappiamo, infatti, che, non esiste un altro essere più crudele di lui in tutto l’universo, il quale abbia saputo dare un solo giorno di libertà ai suoi prigionieri (cfr. Is. 14:12-17). Dal momento che l’evangelo è la potenza di Dio, cioè la dinamite di Dio, questa divina carica esplosiva, può frantumare ogni fortezza nemica ed aprire ogni prigione, anche la più sorvegliata, per fare uscire tutti quelli che in esse si trovano rinchiusi.

Avere quindi i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace, significa, non solo essere preservati da ferite che potrebbero immobilizzarci; rimanere in piedi dopo aver compiuto ogni cosa; significa: usare un’arma potentissima per scardinare le potenze nemiche e fare uscire nello stesso tempo le tante persone che si trovano rinchiuse nelle prigioni di Satana.

4) Lo scudo

Il quarto elemento dell’armatura di Dio, è lo scudo, che l’apostolo denomina: Lo scudo della fede. Vale la pena considerare la specificazione, o meglio il significato spirituale che ne viene fatto, non solo per la rilevanza che le Scritture danno alla fede, ma soprattutto per il ruolo importante che essa ha nel contesto del combattimento.

Cercare quindi di capire perché l’apostolo Paolo include la fede nell’armatura di Dio, ciò contribuirà senza dubbio a valorizzare quest'arma. Davanti alla crescente ed aggressiva avanzata delle forze nemiche, lo scudo della fede ha la precisa funzione di spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
Conoscendo tutte le tattiche di guerra che il nemico escogita contro il popolo di Dio, e le armi che esso adopera, l’Eterno, nella Sua bontà e misericordia, con lo scudo della fede, ha provveduto uno strumento di difesa efficace. Non solo per proteggere la vita del combattente, ma anche e soprattutto per mandare in frantumi i piani diabolici.

I dardi che vengono lanciati con una certa insistenza e violenza, vengono definiti infuocati, dall’apostolo. Volendo alludere, non solo che escono dalle officine dell’inferno, ma anche al danno che possono provocare in mancanza di un'adeguata difesa. Con lo scudo della fede, — non importa quanto infocati possano essere i dardi del maligno —, poiché TUTTI saranno spenti. Quest’arma quindi, non è solo difensiva per la vita del combattente, ma è anche offensiva per rendere inefficaci i piani distruttivi di tutte le forze di Satana.

Pertanto, quest'elemento dell’“armatura di Dio”, non deve essere ignorato, o trascurato, trattandosi di un attrezzo indispensabile, poiché con esso ci viene assicurata la protezione e nello stesso tempo la garanzia della vittoria nei nostri combattimenti.
Lo scudo protegge il davanti del combattente, vale a dire il petto dove c’è principalmente il cuore. E, siccome il cuore è l’organo vitale per il nostro corpo, ne consegue che quando viene danneggiato o peggio ancora si ferma di battere, c’è la morte sicura. Ecco perché la Bibbia dice perentoriamente:
Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da lui sgorgano le sorgenti della vita (Prov. 4:23).
Pertanto, il miglior modo per custodire validamente il cuore dai dardi infocati del maligno, è di prendere lo scudo della fede.

5) L’elmo

Questo quinto elemento dell’armatura di Dio, ha la funzione di proteggere la testa, dove ci sono: il cervello, gli occhi, il naso, le orecchie e la bocca. Anche quest'arma difensiva, viene chiamata dall’apostolo: l'elmo della salvezza.
Andare al combattimento con la testa scoperta, significa esporsi a seri pericoli d'incalcolabili conseguenze. Dal momento che si sa che il maligno lancia continuamente i suoi dardi infocati, se questi colpiscono la testa, i danni che ne derivano sono irreparabili. La scienza medica afferma che il cervello funziona come una centrale di smistamento.

Tutti i messaggi che da lui vengono captati, sono subito smistati ai vari organi interessati del corpo umano. Se il corpo umano ha un buon funzionamento nelle sue parti, il merito è del cervello che trasmette gli ordini. Un cervello sano, è sinonimo di efficienza; mentre una testa danneggiata, provoca danni incalcolabili a tutto il corpo.
Inoltre, il cervello è la sede del nostro pensiero, e quando questo non viene incanalato secondo la Parola di Dio e la Sua volontà, si agisce in maniera sbagliata. La più gran battaglia, di solito avviene nella mente.

Se il maligno riesce a danneggiarla in maniera diversa di come Dio vuole, l’uomo non si disporrà mai per accogliere le cose di Dio e le Sue promesse. In conseguenza di ciò, vivrà la sua vita come se si trovasse in continua sconfitta, privo di quella luce radiosa che rallegra e eleva l’essere umano.
Se i dardi infocati colpiscono gli occhi, la conseguenza sarà la perdita della vista. Quando non si ha la vista, si giace nelle tenebre, e giacendo nelle oscurità, ci troviamo nel territorio del principe di questo mondo, cioè del diavolo.

Avere l’elmo della salvezza, sopra la tua testa, non significa soltanto proteggere la tua mente dagli attacchi del maligno, ma significa anche proteggere gli occhi che ti permetteranno di vedere la luce di Dio sul tuo sentiero. E, scorgere nello stesso tempo, le armate di Satana, per poterti difendere dai loro attacchi.

Se la testa è scoperta, facilmente i dardi del maligno possono colpire le orecchie per farti perdere l’udito, in mancanza del quale non avrai la possibilità di sentire la voce di Dio quando si rivolge a te. Quando non percepisce la voce di Dio, l’unico che può parlarci di bene, l’uomo si trova nei guai e difficilmente potrà godere l’atmosfera della serenità e della pace.

Anche il tuo naso, che dovrebbe odorare la fragranza dei suoi fiori e della sua vegetazione, può essere danneggiato. Una volta che un dardo infuocato lo colpisse, finiresti col non sentire più i buoni odori di Cristo e dello Spirito Santo, che deliziano la vita umana.
E che dire se qualche dardo infuocato colpisce la tua bocca? Immancabilmente non avrai più la parola con cui benedire il Signore (Sal. 103:1), e sulle tue labbra non ci sarà la Sua lode (Sal. 34:1).
Considerando tutte queste cose e a quali danni si va incontro, vale la pena andare al combattimento non solo con i lombi cinti di verità; rivestiti con la corazza della giustizia; i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace; lo scudo della fede, ma anche prendendo l’elmo della salvezza, col quale potremo proteggere la mente, gli occhi, le orecchie, il naso e la bocca.

6) La spada

Il sesto elemento dell’armatura di Dio è la spada, che Paolo si affretta subito a precisare che si tratta dell'arma bianca dello Spirito, cioè della Parola di Dio.

Dal punto di vista militare, le armi che fin qui abbiamo esaminate, solo la spada è offensiva, mentre tutte le altre, sono difensive. Praticamente, che vuol dire tutto questo? Il cristiano deve stare sempre sulla difensiva? Qual è il suo vantaggio? Sottomettendosi a Dio il cristiano dipende da Lui e non dalle sue capacità per avere la meglio sulle forze dell’inferno.
Sotto quest'aspetto, il vantaggio che si ha stando sulla difensiva, è enorme, per il semplice fatto che esperimenteremo la fedeltà di Dio nel costatare che le armi difensive che Egli ci ha provveduto, oltre ad essere efficaci, ci garantiscono la sicura vittoria sulle armate del maligno.

Bisogna sempre ricordare che il mezzo che Dio ci ha provveduto per passare all’offensiva, è la spada dello Spirito. In altre parole, l’apostolo ci vuole insegnare che quest’arma, anche se è vero che la deve prendere il combattente, essa non è sua, ma dello Spirito.
Che vuol dire in pratica ciò? Se questa arma la lasciamo brandire dallo Spirito, (e qui il riferimento è senza dubbio allo Spirito Santo), essa sarà estremamente potente per colpire il nemico. Sorge allora spontanea la domanda: se questa spada la deve impugnare lo Spirito, perché Dio l’ha inclusa nell’armatura che il combattente deve avere?

Dato che l’apostolo precisa che si tratta della Parola di Dio, — e che la deve usare il combattente —, è importantissimo chiedere istruzioni ben precise allo Spirito, — che ne è il suo legittimo proprietario —, come adoperarla. A questo punto, credo che le parole di Davide, possono esserci di luce per farci meglio capire il pensiero dell’apostolo Paolo:

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21/04/2011 13:56

C]Dio ammaestra le mie mani alla battaglia, e con le mie braccia posso tendere un arco di rame (Sal. 18:34).

Se le mani di Davide erano state istruite alla battaglia dall’Eterno, ciò vuole significare che le armi che egli usava, la spada e l’arco, le maneggiava secondo le direttive che Dio gli aveva dato. Quando la Parola di Dio, che
è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito (Eb. 4:12)
viene usata da mani ammaestrate alla battaglia da Dio, quindi istruite dallo Spirito Santo, con questa spada si può colpire qualsiasi potenza dell’inferno. Non ci sono giganti grandi e valorosi, — e nella vita spirituale ce ne sono tanti di questi mostri — che possano sfuggire ai colpi poderosi e sicuri di questa potentissima arma che li stenderà a terra.

7) La preghiera

Il settimo elemento che completa l’armatura di Dio, è la preghiera. Non è un puro caso che la spada dello Spirito, sia seguita dalla preghiera.

Anche se nel gergo militare la preghiera, non può essere presa come un’arma, nel campo dello Spirito essa lo è, al pari della spada, come strumento di difesa offensiva. I veri combattenti, — stiamo parlando di quelli del regno dello spirito, — sanno che i Principati, le potestà, i dominatori del mondo di tenebre di quest'età e gli spiriti malvagi di ogni genere, si possono affrontare e vincere con la potentissima arma della preghiera.
Non per niente l’apostolo esorta a pregare in ogni tempo e con ogni sorta di preghiera e di supplica. La preghiera, infatti, non consiste nel recitare parole su parole imparate a memoria, ma è quell’attitudine di consapevolezza che, rivolgendosi a Dio, personalmente, sa esporre i bisogni, le circostanze, le avversità e i vari problemi, a Colui che tutto può, cioè al Supremo Signore, con la certezza che da Lui verranno le risposte e le soluzioni.

Prendendo l’intera armatura di Dio, così come l’apostolo Paolo ce la presenta in Ef. 6:11-18, non solo saremo bene equipaggiati per resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi, ma saremo anche pronti per il combattimento, con le armi offensive e difensive che Dio ci ha date, con la certezza nel cuore che le potenze demoniache saranno debellate dalla spada dello Spirito, che è la Parola di Dio e dalla “preghiera” [Pensiero che ha la Bibbia di Gerusalemme in questo contesto. “L’apostolo Paolo nell’enumerare gli elementi dell’armatura di cui deve essere equipaggiato il cristiano per il combattimento spirituale, ha preso lo spunto dal soldato romano, però l’accento che ha voluto mettere non è tanto sull’elemento materiale (cintura, elmo, calzari...), ma su quello spirituale, applicando ad ogni elemento un particolare: Cintura = verità; corazza = giustizia; calzari = prontezza dell’evangelo della pace; scudo = fede; elmo = salvezza; spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio”].

L’esercito dei combattenti, capitanato dal più gran generale di tutti i tempi, Gesù Cristo, potrà così cantare l’inno trionfale del vincitore, alla lode e gloria di Dio, benedetto in eterno!

3) 1 Timoteo 3:6,7

…che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.
Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo
.

In questi due passaggi si fa riferimento alla condanna inflitta al diavolo e al pericolo di cadere così nei suoi lacci. L’essere presuntuoso o come si esprime meglio la N.D. accecato dall’orgoglio, è un serio pericolo che condurrà inevitabilmente verso la condanna. Se al diavolo è stata inflitta la condanna, è stato a motivo del suo orgoglio che lo ha portato alla rivolta contro Dio. Ecco perché la Scrittura afferma:
La superbia precede la rovina, e lo spirito altero precede la caduta (Proverbi 16:18).

Trattandosi dell’ufficio di vescovo = sorvegliante, è necessario che quel credente non sia convertito da recente, perché facilmente potrebbe inorgoglirsi e cadere nella stessa condanna inflitta al diavolo. È necessario anche che il candidato a simile ufficio, abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, cioè dagli inconvertiti, per non essere screditato nelle sue funzioni e non cadere nei lacci del diavolo.

4) 2 Timoteo 2:26

…in modo che, rientrati in sé stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.

Gli oppositori che contestano la sana dottrina e si oppongono ad essa, devono essere istruiti con mansuetudine, nella speranza che escano dal laccio del diavolo, visto che sono suoi prigionieri per fare la sua volontà. Naturalmente costoro non sono consapevoli di trovarsi in quelle condizioni; credono piuttosto di trovarsi nella verità, facendo tutto per difendere la causa di Dio.
La condizione di questi oppositori, rispecchia esattamente la realtà in cui si trovava Paolo prima della sua conversione a Cristo. Anche lui, quando perseguitava e imprigionava coloro che invocavano il nome del Signor Gesù Cristo, pensava di fare un servizio a Dio e di difendere la Sua causa.

L’ignoranza che Egli aveva intorno a Gesù e alla sua dottrina, (nonostante la sua erudizione e lo zelo per la legge del Signore e l’osservanza delle tradizioni dei suoi padri) lo portarono ad agire in quel modo crudele, quando addirittura costringeva i cristiani a bestemmiare, cioè a negare di conoscere Cristo (Atti 26:11; Galati 1:13-14; Filippesi 3:6; 1 Timoteo 1:13).

Ora Paolo, con il suo buon consiglio e con la sua personale esperienza, può suggerire ai servi del Signore, come devono agire nei confronti degli oppositori, quando questi appariranno sul cammino del loro ministero.
Con l'istruzione paziente e mansueta, potranno provare, non solo di convincere gli oppositori a conoscere la verità, ma anche e soprattutto per farli uscire dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.

5) Ebrei 2:14

Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo.

Il riferimento sul diavolo in questo passaggio dell’epistola agli Ebrei, si trova in un contesto in cui l’autore descrive la volontaria umiliazione di Cristo, attraverso vari passaggi scritturali che l’autore cita. Le citazioni contenute nei (vv.5-14), sono del Salmo 8:4-6.

«Che cos’è l’uomo perché tu ti ricordi di lui o il figlio dell’uomo perché tu ti curi di lui?
Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli; lo hai coronato di gloria e d’onore;
tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi». Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto. Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte
(vv. 6-8);

Salmo 22:22:
«Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all’assemblea canterò la tua lode»;

Isaia 8:18:
«Io metterò la mia fiducia in lui». «Ecco me e i figli che Dio mi ha dato» (v. 13).

Davanti ai passaggi scritturali, che rappresentano la prova biblica, l’interpretazione che viene data, è squisitamente messianica, perciò vengono applicati a Gesù Cristo. Ora che lo scrittore ha fornito la prova scritturale, può parlare della partecipazione di Gesù Cristo, alla carne e al sangue dei figli, in veste di Figlio dell’uomo e specificarne il motivo: Per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo.

Tenuto conto che Gesù non sarebbe venuto in aiuto agli angeli, ma alla discendenza di Abramo, era necessario che Egli

diventasse simile ai suoi fratelli per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo.
Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati
(vv. 15-18)

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22/04/2011 00:19

6) Giacomo 4:7

Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.

L’esortazione di Giacomo è molto significativa e importante nello stesso tempo, per il semplice fatto che c'insegna quale atteggiamento assumere davanti al diavolo. Prima di affrontare il diavolo, bisogna sottomettersi a Dio.
Una persona che non è sottomessa a Dio (in pratica significa dipendere da Lui, lasciargli in mano le redini della nostra vita per guidarla a modo suo) non si trova in condizione legale per resistere al diavolo, sia perché non troverà il modo per farlo e sia perché non avrà quella necessaria forza per affrontarlo.

Resistere al diavolo, in pratica significa dirgli: Di qui non si passa. Se prendiamo com'esempio due eserciti che si affrontano in un campo di battaglia, si sa che ognuno di loro, vorrebbe vincere l’altro, cioè prevalere. Chi sarà il vincitore? Senza dubbio, il più forte!
La forza sarà proporzionale alla resistenza che saprà opporre all’avanzata del nemico. Se si riuscirà a neutralizzare tutte le velleità e le tattiche del nemico, si potrà avere in mano la vittoria. Questo risultato si potrà ottenere con una ferma e decisa resistenza.
Come figli di Dio sappiamo che la nostra vittoria sopra il diavolo è in Cristo Gesù. È in Lui, infatti, che siamo più che vincitori (Romani 8:37). Tenendo inoltre presente che il diavolo è stato vinto al Calvario da Gesù Cristo, e che Egli, ai suoi, ha dato

il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico, e che nulla potrà fargli del male (Luca 10:19),

il credente, tenendo per verità assoluta la parola di Gesù ed afferrandosi fortemente ad essa, affronterà il diavolo, quando questi vorrebbe varcare i confini con l’intenzione di invadere e impadronirsi del nostro territorio, con una ferma e decisa resistenza: di qui non si passa, il diavolo sarà costretto a fuggire, perché è Dio che lo dice e lo assicura.
Quando invece i credenti non credono a quello che Dio promette nella sua Parola, davanti alla minaccia furiosa del nemico, cominciano a tremare e subiscono la sconfitta, prima ancora che abbia inizio la battaglia.

7) 1 Pietro 5:8,9

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare.
Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo
.

Il detto dell’apostolo Pietro si collega mirabilmente con quello di Giacomo 4:7, perché i due hanno in comune lo stesso denominatore: Resistere. Pietro, a differenza di Giacomo, mette in risalto alcune caratteristiche che ha il diavolo, chiamandolo avversario. Innanzitutto bisogna precisare che il diavolo non è un leone, è come un leone.

Anche se egli non è un leone, tuttavia svolge la funzione di leone, perciò rugge. Si sa che quando quest'animale ha la pancia vuota, fa uscire dalla sua bocca i ruggiti, per dire: ho bisogno e voglia di mangiare! Quando invece ha lo stomaco pieno, si sdraia e tiene la bocca chiusa. Il diavolo è sempre affamato, perciò gira sempre attorno cercando chi egli può divorare.

In uno dei suoi salmi, Davide descrive il suo nemico con queste parole:
“Il mio nemico somiglia a un leone che si strugge dal desiderio di lacerare, a un leoncello che sta in agguato nei nascondigli (ND) (Salmo 17:12).
Struggere, significa tormentare, e lacerare: Fare a pezzi, dividere, rovinare, guastare, danneggiare. Queste caratteristiche ce le ha il diavolo. Egli si tormenta dal desiderio, di fare a pezzi, di dividere, di rovinare, di guastare e danneggiare, un’anima se riesce ad averla nelle sue fauci. Perciò bisogna essere sobri e vegliare, per non essere presi da questo crudele nemico.

8) 1 Giovanni 3:8

Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.

Il peccato ha avuto origine nel diavolo ed è una sua opera quando lo compie; è stato lui che lo ha introdotto nel mondo. L’unico che poteva affrontare il peccato e vincerlo, è stato il Figlio di Dio, perciò non ha esitato a venire (a suo tempo) sulla terra, per distruggere le opere del diavolo, e per rendere vittoriosi su di esso, chi ha fede in Lui.

Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.
Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù.
Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze
(Romani 6:10-12).

9) 1 Giovanni 3:10

In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.

Abbiamo visto da (Giovanni 8:44), che il diavolo ha i suoi figli. Visto che il presente testo lo scrisse lo stesso autore del vangelo, egli non poteva esprimersi in maniera diversa. Ogni figlio, di solito assomiglia al proprio genitore. Tenuto conto che ci sono due tipi di figli: quelli di Dio e quelle del diavolo, non è possibile che tra loro non ci sia differenza per distinguerli.
L’affermazione di Giovanni che chi non pratica la giustizia non è da Dio, come anche non lo è chi non ama il suo fratello, equivale a distinguere i figli di Dio e quelli del diavolo. La dichiarazione dell’apostolo, non ha bisogno di speciali commenti; si spiega da sé, per il semplice fatto che la maniera come si vive, rivela a chi si appartiene e di chi si è figli.

10) Giuda 9

…Invece, l’arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunziare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!»

La morte di Mosè avvenne sul monte Nebo, come afferma il Deuteronomio:
In quello stesso giorno, il SIGNORE parlò a Mosè e disse:

«Sali su questo monte di Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e guarda il paese di Canaan, che io do in possesso ai figli d’Israele.
Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito al tuo popolo, come tuo fratello Aaronne è morto sul monte Or ed è stato riunito al suo popolo
(Deuteronomio 32:48-50).

E il SIGNORE lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; e nessuno fino ad oggi non ha mai saputo dove è la sua tomba (Deuteronomio 34:6).

In conformità a quello che afferma la Bibbia, Mosè morì in un luogo (monte Nebo) e fu seppellito in un altro (nella valle, nel paese di Moab). Inoltre, il testo sacro precisa anche che il corpo di Mosè, fu seppellito dal Signore.
La domanda che nasce spontanea, sulla scorta di quanto afferma Giuda è: perché lo scrittore di questa lettera si esprime in maniera diversa del Deuteronomio? Da dove attinse Giuda l’informazione riguardante il seppellimento del corpo di Mosè? Perché menziona l’arcangelo Michele e la disputa che ebbe col diavolo?

I padri della chiesa, specialmente Clemente Alessandrino e Girolamo, conoscevano il libro apocrifo: Assunzione di Mosè, andato perduto, (a detta di Karl Hermann Schelkle e Joach Jeremias) e probabilmente da quello scritto avranno attinto notizie relative al seppellimento del corpo di Mosè per opera dell’arcangelo Michele. Visto che nei testi biblici, principalmente in quelli del Deuteronomio (il solo che parla della morte di Mosè) non si fa nessun cenno, né di Michele, né di altri angeli, non è improbabile pensare che Giuda attinga da quell’opera apocrifa, in cui è descritto più ampiamente l’opera che svolse l’arcangelo Michele, nel seppellire il corpo di Mosè e le parole che egli pronunciò in quella circostanza [Per tutta la questione, cfr. J. Jeremias, GLNT, Vol VII, col. 780-786; K.H. Schelkle, Le lettere di Pietro La lettera di Giuda, pagg. 258-259; E. C. Pentecost, Investigate le Scritture Nuovo Testamento, pag. 977; D. H. Wheaton, Commentario Biblico, Vol. 3, pag. 649].

Non dobbiamo essere sorpresi se Giuda cita un’opera apocrifa, quale (“l’Assunzione di Mosè”) per dare forza alla sua argomentazione. Si sa, infatti, che Giuda, non cita solamente “l’Assunzione di Mosè”, ma cita anche la profezia di Enoc:

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[Modificato da Domenico34 22/04/2011 00:23]
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23/04/2011 00:30

Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi
per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui»
(vv. 14-15).

Si sa, infatti, che nei termini come Giuda riporta la citazione, non si trova in nessuna parte dell’A.T., ma nel libro di Enoc, scritto apocrifo giudaico. Come mai che Giuda attinge da un libro apocrifo? Nei primi secoli c’erano diversi padri della chiesa che citavano Enoc, credendolo un libro ispirato.

«I commentatori antichi e moderni si sono scandalizzati del fatto che Giuda citi un libro giudaico apocrifo. Già i Padri della chiesa riconobbero la citazione. Secondo Girolamo (de vir.ill.4), proprio per questo alcuni non vollero ammettere la lettera di Giuda nel canone. Un’informazione simile è riportata da Didimo Alessandrino (MPG 39,1815). Allora il libro di Henoch godeva generalmente di grande considerazione. È menzionato e utilizzato in Iub. 4,17-23. Nei Testamenti dei XII Patriarchi (libro apocrifo) è citato 9 volte. A Qumran sono stati trovati numerosi frammenti aramaici del libro di Henoch e di altri scritti che lo riguardano. Barn. 16,5 cita il libro come Sacra Scrittura, Tertull. (de idol. 15) come profezia dello Spirito Santo, Clem. Al. (ecl proph. 2) lo equipara al libro di Daniele».

«Ultimamente gli esegeti in genere riconoscono che in Iuda 14s. si trova una citazione del libro di Henoch. Come tutta la sua opera, anche Iuda tiene in alta stima quel libro e crede ciecamente che esso derivi davvero dal patriarca Henoch. Perciò qui la lettera lo cita come libro profetico e ad esso allude anche in altri passi» [K.H. Schelkle, Le lettere di Pietro, La lettera di Giuda, pagg. 266-267; H. Odeberg, GLNT, Vol. III, col. 615-626].

Tenuto conto di come sono andate le cose, dovremmo chiederci: qual è la lezione, a parer nostro, che si deve imparare dal testo di Giuda? Si possono benissimo accettare le conclusioni del Pentecost e quelle di Wheaton:

«I falsi dottori di cui sta parlando Giuda non hanno rispetto né per le autorità né per gli angeli. La maldicenza degli apostati nei confronti degli esseri celesti (v. 8) si pone in stringente contrasto con il comportamento di Michele, capo degli esseri angelici, che non osò parlare male di Satana, capo degli angeli caduti»;

«Anche in questo contesto Michele non ricorre all’ingiuria, ma risponde con le parole di Zaccaria 3:2, comportandosi in un modo che contrasta fortemente con quello di coloro ai quali Giuda si rivolge».

11) Apocalisse 2:10

Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.

L’avvertimento che Gesù dà ai fedeli della chiesa di Smirne intorno a quello che il diavolo ha in programma di fare contro di loro, non serve solo per svelare loro i piani del diavolo, ma anche per incoraggiarli a non perdersi d’animo per quello che subiranno nel giro di poco tempo. L’azione di gettare alcuni della chiesa in prigione, è attribuita al diavolo. Ma sicuramente non sarà lui in persona ad agire in quel modo, ma si servirà delle autorità religiose e politiche per attuare quel suo piano diabolico.

Questo è comprensibile e facilmente accettabile, quando si pensa alle tante persecuzioni che i seguaci di Gesù Cristo hanno subite attraverso i secoli.
Nell’era apostolica, spesso le autorità religiose inveivano contro i seguaci di Gesù, perseguitandoli, mettendoli in prigione e minacciandoli di morte. Si poteva pensare che quelle persone agivano per proteggere la loro fede dall’invasione del cristianesimo.

Però, noi che conosciamo l’odio crudele che le autorità religiose avevano verso tutti quelli che abbracciavano la fede in Cristo Gesù, sappiamo che era il diavolo che inaspriva i loro sentimenti di gelosia e di odio, sempre allo scopo di impedire l’avanzata del cristianesimo e la loro distruzione.
Siccome l’opera che veniva sotto il tiro della persecuzione e della prigionia non era opera umana ma divina, l’intento persecutorio, invece di produrre quegli effetti negativi a danno del cristianesimo, ne favoriva maggiormente il suo sviluppo.

La storia del cristianesimo, attraverso i secoli, è piena di eventi tragici di ogni genere, sia gettando in carcere uomini e donne che hanno professato la loro fede in Cristo Gesù, confiscando anche i loro beni e riducendoli sul lastrico, sia per i tantissimi martiri che hanno suggellato la loro fede con la morte.
L’incoraggiamento che Gesù dava alla chiesa di Smirne era che, quello stato persecutorio, sarebbe durato dieci giorni, cioè un tempo molto breve. Anche se attraverso i secoli, la persecuzione contro i cristiani durò tanti anni, è sempre un tempo limitato, cioè non dura per sempre.

L’esortazione a rimanere fedeli fino alla morte, aveva lo scopo di mettere i credenti davanti alla prospettiva di quello che sarebbe stato il loro premio, cioè la corona della vita.

Questo serve anche ai nostri giorni, per ogni fedele seguace di Gesù Cristo. Non importa quello che essi potranno affrontare, se i maltrattamenti potrebbero essere crudeli e prolungati nel tempo, dovranno sempre tenere presente che il loro Signore che li ha salvati, non li abbandonerà e non li lascerà per sempre nella fornace del fuoco ardente.

Per avvalorare questa tesi, basterebbe pensare ai quattrocentotrent’anni di dura schiavitù e di angherie di ogni genere, che i figli d’Israele subirono in Egitto, da parte degli Egiziani.
Anche se quel lunghissimo periodo, all’occhio umano sembrava “inteminabile”, quando arrivò il tempo stabilito da Dio, quel popolo venne liberato. Così avverrà per ogni pio figlio di Dio e seguace di Gesù Cristo!

12) Apocalisse 12:9

Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli [Quello che abbiamo scritto su questo testo, quando l’abbiamo esaminato sotto la voce di Satana, è valido anche sotto la voce del diavolo, visto che si tratta dello stesso personaggio. Cfr. Capitolo 3, pagg. 40-94].

13) Apocalisse 12:12

…Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi! Guai a voi, o terra, o mare! Perché il diavolo è sceso verso di voi con gran furore, sapendo di aver poco tempo».

La cacciata del diavolo dal cielo, ha prodotto due effetti: per il cielo e i suoi abitanti, c’è motivo di rallegrarsi, perché l’accusatore dei fratelli, colui che li denunciava davanti a Dio giorno e notte, non è più in quel luogo; mentre per gli abitanti della terra, saranno guai, per il fatto che egli scatenerà la sua rabbia e la sua indignazione contro l’umanità, sapendo principalmente di aver poco tempo.

14) Apocalisse 20:2

Egli afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, Satana, lo legò per mille anni.

Questo testo stabilisce che il diavolo, chiamato anche Satana e serpente antico, dovrà essere tenuto legato per mille anni, cioè per tutto il tempo del millennio, durante il quale Cristo Gesù regnerà come re sovrano sulla terra. Il motivo di questo trattamento sarà perché non seduca più le nazioni. Chi sarà questo angelo che legherà il diavolo e lo getterà nell’abisso per mille anni? Dal momento che non viene menzionato il suo nome, tutte le ipotesi sono possibili non avranno certezze. Conviene, quindi, astenersi dal pronunciare il suo nome.
Ma perché la Scrittura precisa che il diavolo venne gettato nell’abisso legato? Non era sufficiente la porta dell’abisso chiusa e sigillata? Certamente no! Cerchiamo di spiegarci meglio.
L’Apocalisse afferma che Gesù ha le chiavi della morte e dell’Ades (Apocalisse 1:18).

Sì, è vero che la morte e l’Ades, non hanno niente a che vedere con l’abisso, poiché i termini morte e Ades, indicano il luogo dove si trovano i defunti, mentre l’abisso sta ad indicare il luogo della dimora dei demoni e dove vi soffriranno i tormenti dell’inferno.

Infine, dalle parole del nostro testo è chiaro che la chiave dell’abisso che ha in mano l’angelo che lega il diavolo, sicuramente non l’avrà presa dalle sue mani, ma certamente l’ha ricevuta dal Signore, visto che gli angeli di Dio, oltre ad essere Suoi ministri, sono anche subordinati e dipendenti da Lui; e, tutto quello che svolgono, lo fanno in piena ubbidienza agli ordini divini.
Ora, il diavolo, bene legato da una grande catena, viene gettato nell’abisso, così che non potrà uscire da quel luogo, se prima non si compiranno i mille anni del regno millenario di Gesù Cristo. Se la sicurezza di tenere il diavolo imprigionato nell’abisso, dipendesse dalla sola chiusura e dal sigillo, il diavolo sciolto, potrebbe scardinare, con la sua furia infernale la porta dell’abisso ed uscirne fuori. Ma legato così sarà obbligato a rimanere in quel luogo, senza nessuna possibilità di poter uscirne fuori.

15) Apocalisse 20:10

E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.

Trascorsi i mille anni, il diavolo sarà sciolto dalla sua catena così che potrà uscire dalla sua prigione. Siccome la sua tendenza è sempre quella di sedurre, non troverà nessuna difficoltà per riprendere questa sua azione.
La massa di gente che riuscirà a sedurre, paragonata alla sabbia del mare, sarà tutta coalizzata a dare il più accanito e feroce attacco contro il campo dei santi e la diletta città, con il chiaro intento e la più sfrontata determinazione a farli scomparire.

Davanti ad un simile attacco, con uno spiegamento di forze inaudite, ci penserà il Signore stesso, con il fuoco che scenderà dal cielo, a divorarli. Vinta quest’ultima battaglia, la più accanita e feroce della storia dell’umanità, il diavolo sarà gettato, non nel pozzo dell’abisso, ma nello stagno di fuoco e di zolfo dove si trovano già la bestia e il falso profeta, per essere tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.

Ecco la fine riservata al diavolo! Davanti ad un simile epilogo, non ci resta altro che esortare chiunque con piena cognizione di causa: non ascoltate il diavolo quando cerca di convincervi che non è necessario e urgente accettare Cristo Gesù e il suo evangelo. Respingetelo con risolutezza e determinazione e lasciate che Cristo entri nella vostra vita, per appropriarvi la salvezza che Egli vi ha procurata con la sua morte sulla croce.

Accettandolo come il vostro personale Salvatore, i vostri peccati saranno tutti perdonati, e, con il perdono, otterrete il documento legale che vi darà il libero accesso nel cielo, per godere la gloria dell'eternità assieme a Cristo Gesù e a tutti quelli che lo hanno amato e servito in questa terra. A Lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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