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Domenico34 – Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana – Capitolo 3. Satana nei quattro evangeli e negli Atti

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2011 02:38
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Capitolo 3




SATANA - NEI QUATTRO EVANGELI E NEGLI ATTI




Statistica


Il termine Satana, nei quattro evangeli e negli Atti degli Apostoli, è menzionato diciotto volte. La distribuzione è la seguente:

Matteo 4 volte;
Marco 6 “
Luca 5 “
Giovanni 1 “
Atti 2 “
Totale 18 “

In questo capitolo prenderemo in esame i diciotto passaggi per comprenderli, nel loro contesto, e perché gli autori sacri nominano Satana.
Lo scopo del nostro intervento, non mira solamente a mettere in evidenza il testo in cui Satana è nominato, ma principalmente tende a sottolineare l’attività che egli svolge nei suoi interventi e la sua finalità.
Con questa nota introduttiva, ci accingiamo a passare in rassegna i summenzionati passaggi scritturali.

1) Matteo 4:10

Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto».

Circa l’espressione di Matteo che dice: lo portò con sé sopra un monte altissimo e quella di Luca lo condusse in alto, da dove Satana mostrò a Gesù tutti i regni del mondo, qualcuno ipotizza che bisognerebbe pensare «ad un rapimento e spostamento nell’aria, («forse)? Ciò renderebbe più comprensibile...» [H. Schürmann, Il vangelo di Luca, Vol. I, pag. 375, nota 170].

La richiesta di adorazione che Satana avanza a Gesù, potrebbe sembrare strana, se si tiene presente che non fu fatta ad un uomo qualsiasi, ma a Gesù, che è anche il Figlio di Dio, Dio fatto uomo. Com'è possibile, si affermerebbe che, Satana avanzi una simile richiesta di essere adorato, ad un essere divino, quale era Gesù Cristo? Sapeva Satana che la sua richiesta sarebbe stata respinta?

E se egli lo sapeva, perché la fece? La promessa di dare a Gesù tutti i regni del mondo e la loro gloria, avrebbe potuto allettare un qualsiasi uomo, ma non Gesù, che era venuto sulla terra, non in cerca della gloria degli uomini, ma solamente di quella che viene da Dio.

Se Satana tentò Gesù con quell'allettante promessa, lo fece nella speranza di far cadere Gesù, nella sua trappola. Avrà Satana, in quel preciso momento, tenuto conto che Gesù era Dio, o lo dimenticò tenendo solamente presente la sua umanità? Probabilmente tentò di dimenticarlo! Allora, se egli effettivamente sapeva chi era Gesù, a quale scopo lo fece?

Sono domande alle quali non è facile dare una precisa risposta. Faremo un tentativo per capire, perché Satana chiese a Gesù di prostrarsi davanti a lui e adorarlo.
Da una citazione biblica che Satana fece a Gesù (cfr. Salmo 91:11-12), si evince che il tentatore, conosceva le Scritture, anche se le citò a modo suo e per il suo malvagio scopo. La frase che Satana ripete per due volte, se tu sei Figlio di Dio, e il condizionale “se” che egli adopera, ha un duplice scopo: a) seminare il dubbio nella mente e nel cuore di Gesù; b) spingere Gesù a manifestare la sua deità, compiendo un miracolo di trasformare le pietre in pane.

Se Gesù avesse fatto quel miracolo (e la sua deità l’avrebbe potuto compiere), in pratica significava sottoporre la prerogativa della sua deità alla volontà di Satana.
Questo Gesù non poteva assolutamente farlo, per il semplice fatto che Egli, durante tutto il tempo della sua permanenza sulla terra, dipendeva esclusivamente e totalmente dal Padre che lo aveva mandato. Forse questo Satana lo voleva ignorare, o non voleva accettarlo.

Con la promessa di dargli tutti i regni del mondo e la loro gloria, se Gesù lo avesse adorato, (anche per un momento e per quella sola circostanza) Satana voleva anticipare il dominio universale di Gesù su tutte le nazioni, senza bisogno di andare alla croce, per poi essere innalzato al di sopra ogni nome (Filippesi 2:8-11).

Che il dominio universale spettasse a Gesù come di diritto, secondo una precisa programmazione divina, è senza dubbio attestato dalla Scrittura.
Questo però non poteva venire da Satana, senza che la parola profetica fosse annullata. Infatti, il profeta Daniele che, prima della venuta di Gesù sulla terra, ne aveva parlato, lo descrive chiaramente:

Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui;
gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto
(Daniele 7:13-14).

Il figlio dell’uomo di (Daniele 7:13), è indiscutibilmente Gesù Cristo, il Messia dei profeti. Il dominio, la gloria e il regno, perché le genti di ogni popolo lo servissero, venivano conferiti, a chi era simile ad un figlio d’uomo, da Chi sedeva sul trono, cioè da Dio. Anche nel libro dei Salmi si parla del dominio universale che spettava a Gesù, quale Messia-Figlio:
Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra (Salmo 2:8).

Satana, con la sua offerta di dare a Gesù, tutti i regni del mondo e la loro gloria, se egli lo avesse adorato, voleva usurpare il diritto di Dio, visto che egli, fin dal principio, voleva sedere sul trono dell’Altissimo ed essere simile a Dio. Giustamente Gesù, senza entrare in polemica con Satana, e, considerando appieno la portata e la conseguenza per lui, dell’offerta di Sanata, rispose con la parola della Scrittura

«Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto"».

Visto che tutti i tentativi di Satana non riuscirono, Matteo conclude dicendo che, il diavolo lo lasciò (v. 11).

2) Matteo 12:26; Marco 3:23-26; Luca 11:18:

Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro sé stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? (Matteo 12:26)

Ma egli, chiamatili a sé, diceva loro in parabole: «Come può Satana scacciare Satana?
Se un regno è diviso in parti contrarie, quel regno non può durare.
Se una casa è divisa in parti contrarie, quella casa non potrà reggere.
Se dunque Satana insorge contro sé stesso ed è diviso, non può reggere, ma deve finire
(Marco 3:23-26).

Se dunque anche Satana è diviso contro se stesso, come potrà reggere il suo regno? Poiché voi dite che è per l’aiuto di Belzebù che io scaccio i demoni (Luca 11:18).

Se abbiamo riportato il testo di Marco, è semplicemente perché è parallelo a quello di Matteo. Così, sotto la stessa voce, esamineremo sia il contenuto di quello che afferma Matteo e sia quello che riferisce Marco.
Il detto di Matteo e di Marco intorno a Satana, nacque a seguito della guarigione che Gesù fece di un indemoniato, che era cieco e muto. Visto che i farisei non seppero capire e valutare quel miracolo, credevano addirittura che quel potere miracoloso che Gesù aveva, gli veniva da Belzebú, principe dei demoni, e non da Dio.

Davanti ad un’aberrazione di questo genere, Gesù non poteva rimanere silenzioso. Il suo intervento, non fu solamente per difendersi da quella diffamazione, ma servì principalmente per correggere quella strana persuasione, e, nello stesso tempo far notare l’incoerenza e l’incompatibilità che c’era nel modo di pensare dei farisei, con riferimento all’attività che compie Satana.

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23/03/2011 02:11

Il ragionamento che Gesù fece in quella circostanza, fu centrato sul piano della logica. Con un chiaro esempio che Gesù portò, anche se Marco lo definisce una “parabola”, Egli volle chiarire l’argomento.
L’affermazione di Gesù che, se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro di se stesso, e il suo regno non potrà “sussistere”. Questo significa che se ci fosse questa possibilità (cosa che in pratica non esiste), nel regno di Satana, succederebbe esattamente quello che Gesù ha affermato.
Quel semplice paragone, presentato con l’autorevolezza di cui Gesù era abituato, era abbastanza chiaro e forte nello stesso tempo, da convincere le coscienze più incallite e le menti più ottuse. Quindi, sul piano della logica, non era possibile che il potere di scacciare i demoni che Gesù aveva, gli venisse da Belzebú, principe dei demoni. Doveva essere per forza, un potere che veniva da Dio.

Quelli che hanno praticato per tanti anni lo spiritismo, sanno molto bene che Satana non va mai contro se stesso. I suoi servitori, tutti quelli che sono coinvolti nello spiritismo, nella stregoneria, nella magia e nelle pratiche fattucchiere di ogni genere, sanno che il potere che hanno ricevuto da Satana, non consiste nel fare del bene alle persone: come liberarle da possessioni demoniache, o dalle cosiddette “fatture”, ma nel fare del male.

Causare disgrazie di ogni genere, ridurre sul lastrico persone che non vanno d’accordo con loro o che, più specificatamente, si sono convertite a Gesù Cristo, ed hanno abbracciato la fede cristiana, è un lavoro che svolgono quotidianamente.

L’odio che Satana ha verso la persona di Cristo Gesù, lo trasmette ai suoi dipendenti. Quest’ultimi, bene istruiti dal loro capo, lo mettono in atto, con ogni sorta di azioni diaboliche.
Il loro principale obbiettivo e la loro massima concentrazione la manifestano nell’impedire alle persone di ricevere Gesù Cristo nella loro vita. Davanti a simili soggetti, non risparmiano energie e tempo, per far sì che le persone rimangano lontane da Gesù Crsto.

Il passo evangelico non parla solamente che Satana, nella sua attività, non va mai contro sé stesso, non crea divisioni nel suo dominio, ma compie azioni per consolidarlo. Infine, Gesù rivela anche l’esistenza del regno di Satana.

IL REGNO DI SATANA

Se fosse stato un uomo qualsiasi di questo mondo a parlare del regno di Satana, ci sarebbe da mettere in discussione la sua parola, e chiedere: è vero che esiste il regno di Satana?
Siccome però è stato Gesù a parlarne, non possiamo mettere in dubbio la Sua parola; dobbiamo accettarla in pieno e credere quello che Egli afferma. Sotto questa voce cerchiamo comprendere come si articola il regno di Satana.
Dal punto di vista linguistico, il termine “regno“ significa:

«Stato, il cui sovrano ha il titolo di re.
L’esercizio effettivo del potere da parte di un re, il periodo in cui un sovrano occupa il trono. Figurativo: Luogo in cui una persona vive o esercita abitualmente la sua attività o, anche, in cui si sente più a suo agio e può operare con maggiore disinvoltura e autorità».
“Regnare”, significa: «essere a capo di uno Stato con regine monarchico, detenendovi il titolo e le prerogative di re, d'imperatore, di signore, di principe» [S. Battaglia, GDLI, Vol. XV, pagg. 724, 726, 729-730].

L’esistenza di un regno, implica necessariamente la presenza di un re o di un principe, per giustificare il regno. Gesù diede a Satana il titolo di “principe”:
Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo (Giovanni 12:31);

Io non parlerò più con voi per molto, perché viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me (Giovanni 14:30;
…quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (Giovanni 16:11).

L’apostolo Paolo gli diede il titolo di principe della potenza dell’aria:
…ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli (Efesini 2:2).

Nel famoso cantico “Forte rocca è il nostro Dio”, Martin Lutero gli diede il titolo di “re dell’inferno”. Sicuramente Lutero si riferiva al testo dell’Apocalisse, (I’unico in tutta la Bibbia) in cui è stato affermato:
Il loro re era l’angelo dell’abisso il cui nome in ebraico è Abaddon e in greco Apollion (Apocalisse 9:11).

Il termine ebraico Abaddon e quello greco di Apollion, hanno lo stesso significato, cioè “distruttore”. Che il distruttore sia Satana, non c’è nessun dubbio. Egli, in tutte le sue attività non fa altro che distruggere. Distrugge tutto ciò che è buono, che viene da parte di Dio.

Questo tipo di lavoro Satana lo compie nella vita degli uomini, in diversi settori. Ciò che contribuisce al disfacimento dei principi di sana moralità, al disordine sociale, alla frantumazione dell’armonia tra i popoli, alla rottura del legame della famiglia, principalmente nel matrimonio, e in tutta la sfera che riguarda la comunione dell’uomo con Dio, è tutto lavoro di Satana, il distruttore per eccellenza.
Il regno di Satana è in questo mondo, egli quale principe, ha il dominio sulla vita di quanti non hanno Gesù nei loro cuori. Ecco perché l’apostolo Giovanni afferma che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (cioè di Satana) (1 Giovanni 5:19).

Come Dio ha il suo trono, (e il suo seggio si trova in cielo) perché Egli è il re di tutta la terra (Salmo 47:7); Il Signore è un Dio grande, un gran Re sopra tutti gli dèi (Sal. 95:3), così il trono di Satana si trova in terra. Dove esattamente? C’è un solo testo nella Bibbia che lo indica.

All’angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli:
Io so dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure al tempo in cui Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita
(Apocalisse 2:12-13).

Questo testo parla chiaramente dove si trova il trono di Satana e dove egli abita. Chi lo indica, è lo stesso che ha gli occhi come una fiamma di fuoco (cioè che penetra dovunque) Apocalisse 1:14). All’infuori di Gesù Cristo, non c’è in tutto l'universo, nessun altro che conosca dove abita Satana e dove ha stabilito il suo trono,

Che Satana gironzoli per tutta la terra (Giobbe 1:7; 2:2) sta a significare il campo nel quale egli svolge la sua attività, controllando il suo dominio, per vedere se le cose del suo regno vanno bene. Il palazzo reale è la sede in cui il monarca ha il suo trono. Anche se il regnante va in giro nel suo dominio, la sede del suo comando, resta sempre dove si trova il suo trono.

Perché Satana ha il suo trono a Pergamo ed ha stabilito la sua residenza in quella località? Non ci viene dato di sapere! Però, il fatto che in questa località, oltre ad esserci credenti che non hanno rinnegato il nome di Gesù, ci siano anche quelli che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d’Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare; e quelli che professano la dottrina dei Nicolaiti (vv. 14-15), ciò vuol dire qualcosa.

Qualcuno fa notare che nella città di Pergamo c’erano molti templi.

«Uno dei quali era dedicato a Zeus, un altro al dio risanatore Asclepio, cui convenivano molti pellegrini in cerca dell’aiuto del dio» [Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pag. 56].

Qualche altro suggerisce che la frase “là dov’è il trono di Satana”, «potrebbe far riferimento al grande tempio di Esculapio, il dio pagano della guarigione rappresentato in forma di serpente» [John F. Walvoord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamtento, pag. 994].

Trattandosi di personaggi che, ai tempi in cui fu scritta l’Apocalisse, non erano più in vita, il rilievo che veniva fatto non verte sulle persone menzionate ma sulla dottrina che essi professavano. La dottrina di Blaam,

« è il tipo di quegli eretici che inducono a commettere i due peccati principali: quello di mangiare le carni sacrificate agli idoli (cfr. 1 Cor. 8-10) e quello di darsi alla fornicazione (cfr. 1 Cor. 6:12-20). I nicolaiti (2:6) ne imitano l’esempio. I seguaci di Balaam e i Nicolaiti non sono dunque due gruppi diversi, ma, come Balaam in passato sedusse gli Israeliti, così ora i Nicolaiti con le loro dottrine hanno guadagnato alla loro causa alcuni membri della comunità di Pergamo. Essi sostengono che i cristiani non devono separarsi dal mondo pagano, ma continuare a partecipare al loro modo di vita, senza che ne venga intaccato il vero io dei cristiani» [Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pag. 57].

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24/03/2011 01:33

Il Walvoord, da parte sua aggiunge: «il messaggio alla chiesa di Pergamo è un avvertimento contro i compromessi, sia nella morale che nella dottrina e contro l’allontanamento dalla purezza della dottrina richiesta ai credenti» [John F. Walvoord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamtento, pag. 995].

CHI SONO I MINISTRI NEL REGNO DI SATANA

Ogni governante ha i suoi ministri. Questi vengono scelti dallo stesso governante, secondo le capacità di ciascuno, compatibili con l’incarico che dovrà assumere, e tutti sono stati chiamati essenzialmente per contribuire al buon andamento del governo.

I ministri non sono tutti uguali, nel senso che non tutti rivestono la stessa carica, sia per importanza interna, nell’ambito della propria nazione, e sia per i rapporti internazionali.
Però, ogni ministro, rappresenta il governante da cui dipende. Satana, con l'incarico di principe di questo mondo, cioè sovrano regnante, non può fare tutto da solo, ha bisogno di ministri che s’impegnino in modo che il suo regno non abbia a subirne danni.

L’apostolo Paolo parla che Satana ha i suoi ministri.
Non è dunque gran cosa se anche i suoi ministri (quelli di Satana) si trasformano in ministri di giustizia, la cui fine sarà secondo le loro opere (2 Corinzi 11:15) (N.D.).

Se questi ministri satanici si trasformano in ministri di giustizia, non è perché hanno la volontà di amministrare la giustizia, ma semplicemente per non farsi riconoscere a chi appartengono. Dal punto di vista obbiettivo, amministrare la giustizia, significa fare del bene. Satana non ha fatto mai del bene a nessuno e mai ne farà. È impensabile che i suoi ministri, che dipendono da lui in quello che essi compiono, lo facciano.

Tutta la loro attività che svolgono, non solo la fanno in piena dipendenza del loro capo, ma anche e soprattutto secondo i suoi precisi ordini che impartisce loro, che poi in ultima analisi rispecchia la sua volontà.
I ministri di Satana, non sono solamente i demoni, la vasta gamma che dispone, ma ci sono anche tanti uomini e tante donne che si sono arruolati nel servizio del loro “principe” e a difendere la causa del suo regno. Prendendo in esame qualche testo biblico, possiamo comprendere meglio come si articola il regno di Satana e come agiscono i sui ministri.

Il capitolo dieci di Daniele, ci aiuterà a capire l’ingranaggio dell’amministrazione del regno di Satana. In questo capitolo si racconta che Daniele fece cordoglio, con digiuno, per la durata di tre settimane, cioè ventun giorni (v. 2).

Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre si trovava sulla sponda del gran fiume che è il Tigri, vide un uomo, dai connotati angelici, che i commentari pensano trattarsi di Gabriele. Anche se non si può affermarlo con certezza, è certo però che era un essere celeste, incaricato da Dio a portare un messaggio a Daniele, come risposta a quello che egli aveva fatto.

Il testo sacro precisa che questo messaggero celeste, incontrò il capo del regno di Persia, che gli ha resistito per ventun giorni, però Michele, uno dei primi capi, è venuto in suo soccorso (v. 13). Poi, al (v. 20), si ritorna a parlare della Persia, non come capo del regno..., ma come re di Persia e a cui si aggiunge il principe di Grecia.

Questi due personaggi, sono senza dubbio due ministri di Sanata, con l’incarico di fermare il messaggero celeste, per non farlo arrivare a destinazione, cioè da Daniele.

«A quanto pare Satana, ha collocato i più importanti dei suoi demoni in posizioni di autorità sopra ogni nazione. Il capo del regno di Persia era il rappresentante satanico assegnato alla Persia. Per cercare di impedire che il messaggio di Gabriele sarebbe arrivato a Daniele, il principe demoniaco attaccò Gabriele all’inizio della sua missione. Quest'immagine ci permette di intuire la natura della guerra che si combatte nei luoghi celesti fra gli angeli di Dio e i demoni di Satana e della quale parlò Paolo (Efesini 6:12)
La battaglia fra Gabriele e il capo (demoni) del regno di Persia durò tre settimane finché Michele uno dei primi capi del reame angelico (cfr. Dan. 10:21; 12:1) è venuto in suo soccorso. Questo conflitto angeli-demoni ci dà un’idea del potere di Satana» [J. Dwight Pentecost, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1432].

Se poi pensiamo a quello che Paolo afferma nell’epistola agli Efesini, il panorama si allarga, e, in conformità a quanto l’apostolo precisa, si può conoscere la struttura organizzativa dei ministri di Satana o del diavolo, come lo chiama Paolo.

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;

il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia;
mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace;
prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio;
pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi
(Efesini 6:12-18).

Questo testo precisa che nel regno di Satana, ci sono: i principati, le potenze, e i dominatori di questo mondo di tenebre. Il fatto poi che queste tre categorie, vengano presentate nella forma plurale, ciò sta ad indicare che l’esercito satanico è ben nutrito di vari elementi a tutti i livelli.

Non si tratta di pensare solamente a «quelle nazioni pagane che sono ancora nelle tenebre», o che «le parti oscure del mondo costituiscono la sede dell’impero di Satana» [M. Henry, Commentario Biblico, Vol. 12, pag. 151]. Bisogna anche tenere presente che questo spiegamento satanico, costituito principalmente per affrontare i figli di Dio, è bene organizzato e i vari ranghi che lo compongono, prova la ferrea volontà del nemico di arginare l’avanzata dei seguaci di Gesù e di cercare di sopraffarli.
Infine, i principati, le potenze e i dominatori, non sono comuni demoni, ma particolari emissari satanici di una certa levatura, cui Satana ha affidato compiti speciali di presidiare e controllare, ai fini di non permettere la penetrazione, in certe zone del suo regno, i messaggeri della buona novella del vangelo di Gesù Cristo, che è potenza di Dio, per la salvezza di chi crede (Romani 1:16).

3) Matteo 16:23; Marco 8:33:

Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini»
.

Nessuno avrebbe mai potuto sospettare che, nelle parole di Pietro rivolte a Gesù, era Satana a farlo parlare in quel modo. Com'è possibile, dirà qualcuno, che ciò potesse avvenire? Se non fosse stato Gesù ad affermarlo, si avrebbero tutte le ragioni per non crederci.

Nessuno degli altri apostoli presenti in quella circostanza, osò intervenire circa quello che Gesù aveva detto intorno alla sua morte e alla sua risurrezione (forse perché non avranno capito le sue parole). A sentire le parole di Pietro, (ammesso che le abbiano udite, poiché Pietro trasse in disparte Gesù) avranno compreso che egli, nel rivolgergli quelle parole, voleva manifestare tutta la sua simpatia e il suo affetto nei confronti del Maestro.

Ma Gesù che comprese le parole e soprattutto da chi provenivano, non perse tempo a contestarle. Se Gesù avesse dovuto replicare a Pietro, avrebbe dovuto tenergli un discorso un po’ lunghetto per fargli capire che il suo intervento, lungi dall’avere il senso compassionevole, mirava a fermare il piano divino, a proposito di quello che Gesù avrebbe dovuto soffrire, principalmente la sua morte.

Per i discepoli, sentire parlare che i capi religiosi giudei avrebbero messo a morte Gesù, era inaccettabile, per il semplice fatto che il loro Maestro non aveva fatto niente di male, da subire un simile trattamento barbaro. Ma per Gesù che sapeva che la sua morte rientrava nei piani divini, secondo un preciso programma stabilito in cielo, molto tempo prima della sua venuta sulla terra, non era una novità, o qualcosa che l’avrebbe colto di sorpresa.

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25/03/2011 01:30

Il ragionamento che Gesù fece in quella circostanza, fu centrato sul piano della logica. Con un chiaro esempio che Gesù portò, anche se Marco lo definisce una “parabola”, Egli volle chiarire l’argomento.
L’affermazione di Gesù che, se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro di se stesso, e il suo regno non potrà “sussistere”. Questo significa che se ci fosse questa possibilità (cosa che in pratica non esiste), nel regno di Satana, succederebbe esattamente quello che Gesù ha affermato.
Quel semplice paragone, presentato con l’autorevolezza di cui Gesù era abituato, era abbastanza chiaro e forte nello stesso tempo, da convincere le coscienze più incallite e le menti più ottuse. Quindi, sul piano della logica, non era possibile che il potere di scacciare i demoni che Gesù aveva, gli venisse da Belzebú, principe dei demoni. Doveva essere per forza, un potere che veniva da Dio.

Quelli che hanno praticato per tanti anni lo spiritismo, sanno molto bene che Satana non va mai contro se stesso. I suoi servitori, tutti quelli che sono coinvolti nello spiritismo, nella stregoneria, nella magia e nelle pratiche fattucchiere di ogni genere, sanno che il potere che hanno ricevuto da Satana, non consiste nel fare del bene alle persone: come liberarle da possessioni demoniache, o dalle cosiddette “fatture”, ma nel fare del male.

Causare disgrazie di ogni genere, ridurre sul lastrico persone che non vanno d’accordo con loro o che, più specificatamente, si sono convertite a Gesù Cristo, ed hanno abbracciato la fede cristiana, è un lavoro che svolgono quotidianamente.

L’odio che Satana ha verso la persona di Cristo Gesù, lo trasmette ai suoi dipendenti. Quest’ultimi, bene istruiti dal loro capo, lo mettono in atto, con ogni sorta di azioni diaboliche.
Il loro principale obbiettivo e la loro massima concentrazione la manifestano nell’impedire alle persone di ricevere Gesù Cristo nella loro vita. Davanti a simili soggetti, non risparmiano energie e tempo, per far sì che le persone rimangano lontane da Gesù Crsto.

Il passo evangelico non parla solamente che Satana, nella sua attività, non va mai contro sé stesso, non crea divisioni nel suo dominio, ma compie azioni per consolidarlo. Infine, Gesù rivela anche l’esistenza del regno di Satana.

IL REGNO DI SATANA

Se fosse stato un uomo qualsiasi di questo mondo a parlare del regno di Satana, ci sarebbe da mettere in discussione la sua parola, e chiedere: è vero che esiste il regno di Satana?
Siccome però è stato Gesù a parlarne, non possiamo mettere in dubbio la Sua parola; dobbiamo accettarla in pieno e credere quello che Egli afferma. Sotto questa voce cerchiamo comprendere come si articola il regno di Satana.
Dal punto di vista linguistico, il termine “regno“ significa:

«Stato, il cui sovrano ha il titolo di re.
L’esercizio effettivo del potere da parte di un re, il periodo in cui un sovrano occupa il trono. Figurativo: Luogo in cui una persona vive o esercita abitualmente la sua attività o, anche, in cui si sente più a suo agio e può operare con maggiore disinvoltura e autorità».
“Regnare”, significa: «essere a capo di uno Stato con regine monarchico, detenendovi il titolo e le prerogative di re, d'imperatore, di signore, di principe» [S. Battaglia, GDLI, Vol. XV, pagg. 724, 726, 729-730].

L’esistenza di un regno, implica necessariamente la presenza di un re o di un principe, per giustificare il regno. Gesù diede a Satana il titolo di “principe”:
Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo (Giovanni 12:31);

Io non parlerò più con voi per molto, perché viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me (Giovanni 14:30;
…quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (Giovanni 16:11).

L’apostolo Paolo gli diede il titolo di principe della potenza dell’aria:
…ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli (Efesini 2:2).

Nel famoso cantico “Forte rocca è il nostro Dio”, Martin Lutero gli diede il titolo di “re dell’inferno”. Sicuramente Lutero si riferiva al testo dell’Apocalisse, (I’unico in tutta la Bibbia) in cui è stato affermato:
Il loro re era l’angelo dell’abisso il cui nome in ebraico è Abaddon e in greco Apollion (Apocalisse 9:11).

Il termine ebraico Abaddon e quello greco di Apollion, hanno lo stesso significato, cioè “distruttore”. Che il distruttore sia Satana, non c’è nessun dubbio. Egli, in tutte le sue attività non fa altro che distruggere. Distrugge tutto ciò che è buono, che viene da parte di Dio.

Questo tipo di lavoro Satana lo compie nella vita degli uomini, in diversi settori. Ciò che contribuisce al disfacimento dei principi di sana moralità, al disordine sociale, alla frantumazione dell’armonia tra i popoli, alla rottura del legame della famiglia, principalmente nel matrimonio, e in tutta la sfera che riguarda la comunione dell’uomo con Dio, è tutto lavoro di Satana, il distruttore per eccellenza.
Il regno di Satana è in questo mondo, egli quale principe, ha il dominio sulla vita di quanti non hanno Gesù nei loro cuori. Ecco perché l’apostolo Giovanni afferma che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (cioè di Satana) (1 Giovanni 5:19).

Come Dio ha il suo trono, (e il suo seggio si trova in cielo) perché Egli è il re di tutta la terra (Salmo 47:7); Il Signore è un Dio grande, un gran Re sopra tutti gli dèi (Sal. 95:3), così il trono di Satana si trova in terra. Dove esattamente? C’è un solo testo nella Bibbia che lo indica.

All’angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli:
Io so dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure al tempo in cui Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita
(Apocalisse 2:12-13).

Questo testo parla chiaramente dove si trova il trono di Satana e dove egli abita. Chi lo indica, è lo stesso che ha gli occhi come una fiamma di fuoco (cioè che penetra dovunque) Apocalisse 1:14). All’infuori di Gesù Cristo, non c’è in tutto l'universo, nessun altro che conosca dove abita Satana e dove ha stabilito il suo trono,

Che Satana gironzoli per tutta la terra (Giobbe 1:7; 2:2) sta a significare il campo nel quale egli svolge la sua attività, controllando il suo dominio, per vedere se le cose del suo regno vanno bene. Il palazzo reale è la sede in cui il monarca ha il suo trono. Anche se il regnante va in giro nel suo dominio, la sede del suo comando, resta sempre dove si trova il suo trono.

Perché Satana ha il suo trono a Pergamo ed ha stabilito la sua residenza in quella località? Non ci viene dato di sapere! Però, il fatto che in questa località, oltre ad esserci credenti che non hanno rinnegato il nome di Gesù, ci siano anche quelli che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d’Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare; e quelli che professano la dottrina dei Nicolaiti (vv. 14-15), ciò vuol dire qualcosa.

Qualcuno fa notare che nella città di Pergamo c’erano molti templi.

«Uno dei quali era dedicato a Zeus, un altro al dio risanatore Asclepio, cui convenivano molti pellegrini in cerca dell’aiuto del dio» [Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pag. 56].

Qualche altro suggerisce che la frase “là dov’è il trono di Satana”, «potrebbe far riferimento al grande tempio di Esculapio, il dio pagano della guarigione rappresentato in forma di serpente» [John F. Walvoord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamtento, pag. 994].

Trattandosi di personaggi che, ai tempi in cui fu scritta l’Apocalisse, non erano più in vita, il rilievo che veniva fatto non verte sulle persone menzionate ma sulla dottrina che essi professavano. La dottrina di Blaam,

« è il tipo di quegli eretici che inducono a commettere i due peccati principali: quello di mangiare le carni sacrificate agli idoli (cfr. 1 Cor. 8-10) e quello di darsi alla fornicazione (cfr. 1 Cor. 6:12-20). I nicolaiti (2:6) ne imitano l’esempio. I seguaci di Balaam e i Nicolaiti non sono dunque due gruppi diversi, ma, come Balaam in passato sedusse gli Israeliti, così ora i Nicolaiti con le loro dottrine hanno guadagnato alla loro causa alcuni membri della comunità di Pergamo. Essi sostengono che i cristiani non devono separarsi dal mondo pagano, ma continuare a partecipare al loro modo di vita, senza che ne venga intaccato il vero io dei cristiani» [Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pag. 57].

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26/03/2011 01:33

Il Walvoord, da parte sua aggiunge: «il messaggio alla chiesa di Pergamo è un avvertimento contro i compromessi, sia nella morale che nella dottrina e contro l’allontanamento dalla purezza della dottrina richiesta ai credenti» [John F. Walvoord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamtento, pag. 995].

CHI SONO I MINISTRI NEL REGNO DI SATANA

Ogni governante ha i suoi ministri. Questi vengono scelti dallo stesso governante, secondo le capacità di ciascuno, compatibili con l’incarico che dovrà assumere, e tutti sono stati chiamati essenzialmente per contribuire al buon andamento del governo.

I ministri non sono tutti uguali, nel senso che non tutti rivestono la stessa carica, sia per importanza interna, nell’ambito della propria nazione, e sia per i rapporti internazionali.
Però, ogni ministro, rappresenta il governante da cui dipende. Satana, con l'incarico di principe di questo mondo, cioè sovrano regnante, non può fare tutto da solo, ha bisogno di ministri che s’impegnino in modo che il suo regno non abbia a subirne danni.

L’apostolo Paolo parla che Satana ha i suoi ministri.
Non è dunque gran cosa se anche i suoi ministri (quelli di Satana) si trasformano in ministri di giustizia, la cui fine sarà secondo le loro opere (2 Corinzi 11:15) (N.D.).

Se questi ministri satanici si trasformano in ministri di giustizia, non è perché hanno la volontà di amministrare la giustizia, ma semplicemente per non farsi riconoscere a chi appartengono. Dal punto di vista obbiettivo, amministrare la giustizia, significa fare del bene. Satana non ha fatto mai del bene a nessuno e mai ne farà. È impensabile che i suoi ministri, che dipendono da lui in quello che essi compiono, lo facciano.

Tutta la loro attività che svolgono, non solo la fanno in piena dipendenza del loro capo, ma anche e soprattutto secondo i suoi precisi ordini che impartisce loro, che poi in ultima analisi rispecchia la sua volontà.
I ministri di Satana, non sono solamente i demoni, la vasta gamma che dispone, ma ci sono anche tanti uomini e tante donne che si sono arruolati nel servizio del loro “principe” e a difendere la causa del suo regno. Prendendo in esame qualche testo biblico, possiamo comprendere meglio come si articola il regno di Satana e come agiscono i sui ministri.

Il capitolo dieci di Daniele, ci aiuterà a capire l’ingranaggio dell’amministrazione del regno di Satana. In questo capitolo si racconta che Daniele fece cordoglio, con digiuno, per la durata di tre settimane, cioè ventun giorni (v. 2).

Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre si trovava sulla sponda del gran fiume che è il Tigri, vide un uomo, dai connotati angelici, che i commentari pensano trattarsi di Gabriele. Anche se non si può affermarlo con certezza, è certo però che era un essere celeste, incaricato da Dio a portare un messaggio a Daniele, come risposta a quello che egli aveva fatto.

Il testo sacro precisa che questo messaggero celeste, incontrò il capo del regno di Persia, che gli ha resistito per ventun giorni, però Michele, uno dei primi capi, è venuto in suo soccorso (v. 13). Poi, al (v. 20), si ritorna a parlare della Persia, non come capo del regno..., ma come re di Persia e a cui si aggiunge il principe di Grecia.

Questi due personaggi, sono senza dubbio due ministri di Sanata, con l’incarico di fermare il messaggero celeste, per non farlo arrivare a destinazione, cioè da Daniele.

«A quanto pare Satana, ha collocato i più importanti dei suoi demoni in posizioni di autorità sopra ogni nazione. Il capo del regno di Persia era il rappresentante satanico assegnato alla Persia. Per cercare di impedire che il messaggio di Gabriele sarebbe arrivato a Daniele, il principe demoniaco attaccò Gabriele all’inizio della sua missione. Quest'immagine ci permette di intuire la natura della guerra che si combatte nei luoghi celesti fra gli angeli di Dio e i demoni di Satana e della quale parlò Paolo (Efesini 6:12)
La battaglia fra Gabriele e il capo (demoni) del regno di Persia durò tre settimane finché Michele uno dei primi capi del reame angelico (cfr. Dan. 10:21; 12:1) è venuto in suo soccorso. Questo conflitto angeli-demoni ci dà un’idea del potere di Satana» [J. Dwight Pentecost, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1432].

Se poi pensiamo a quello che Paolo afferma nell’epistola agli Efesini, il panorama si allarga, e, in conformità a quanto l’apostolo precisa, si può conoscere la struttura organizzativa dei ministri di Satana o del diavolo, come lo chiama Paolo.

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo;

il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia;
mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace;
prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio;
pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi
(Efesini 6:12-18).

Questo testo precisa che nel regno di Satana, ci sono: i principati, le potenze, e i dominatori di questo mondo di tenebre. Il fatto poi che queste tre categorie, vengano presentate nella forma plurale, ciò sta ad indicare che l’esercito satanico è ben nutrito di vari elementi a tutti i livelli.

Non si tratta di pensare solamente a «quelle nazioni pagane che sono ancora nelle tenebre», o che «le parti oscure del mondo costituiscono la sede dell’impero di Satana» [M. Henry, Commentario Biblico, Vol. 12, pag. 151]. Bisogna anche tenere presente che questo spiegamento satanico, costituito principalmente per affrontare i figli di Dio, è bene organizzato e i vari ranghi che lo compongono, prova la ferrea volontà del nemico di arginare l’avanzata dei seguaci di Gesù e di cercare di sopraffarli.
Infine, i principati, le potenze e i dominatori, non sono comuni demoni, ma particolari emissari satanici di una certa levatura, cui Satana ha affidato compiti speciali di presidiare e controllare, ai fini di non permettere la penetrazione, in certe zone del suo regno, i messaggeri della buona novella del vangelo di Gesù Cristo, che è potenza di Dio, per la salvezza di chi crede (Romani 1:16).

3) Matteo 16:23; Marco 8:33:

Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini»
.

Nessuno avrebbe mai potuto sospettare che, nelle parole di Pietro rivolte a Gesù, era Satana a farlo parlare in quel modo. Com'è possibile, dirà qualcuno, che ciò potesse avvenire? Se non fosse stato Gesù ad affermarlo, si avrebbero tutte le ragioni per non crederci.

Nessuno degli altri apostoli presenti in quella circostanza, osò intervenire circa quello che Gesù aveva detto intorno alla sua morte e alla sua risurrezione (forse perché non avranno capito le sue parole). A sentire le parole di Pietro, (ammesso che le abbiano udite, poiché Pietro trasse in disparte Gesù) avranno compreso che egli, nel rivolgergli quelle parole, voleva manifestare tutta la sua simpatia e il suo affetto nei confronti del Maestro.

Ma Gesù che comprese le parole e soprattutto da chi provenivano, non perse tempo a contestarle. Se Gesù avesse dovuto replicare a Pietro, avrebbe dovuto tenergli un discorso un po’ lunghetto per fargli capire che il suo intervento, lungi dall’avere il senso compassionevole, mirava a fermare il piano divino, a proposito di quello che Gesù avrebbe dovuto soffrire, principalmente la sua morte.

Per i discepoli, sentire parlare che i capi religiosi giudei avrebbero messo a morte Gesù, era inaccettabile, per il semplice fatto che il loro Maestro non aveva fatto niente di male, da subire un simile trattamento barbaro. Ma per Gesù che sapeva che la sua morte rientrava nei piani divini, secondo un preciso programma stabilito in cielo, molto tempo prima della sua venuta sulla terra, non era una novità, o qualcosa che l’avrebbe colto di sorpresa.

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27/03/2011 01:05

Compreso che nelle parole di Pietro, c’era Satana che le aveva ispirate e messe nella sua bocca, Gesù si rivolse direttamente al personaggio invisibile, chiamandolo per nome. Vattene via da me, Satana!
Questo significa che Satana, dopo che Pietro fece quella splendida confessione di fede, proclamando pubblicamente che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, sferrò il suo attacco, mirante a far cadere Gesù nella sua trappola, in modo da evitargli il passaggio della croce.

Prima di quest'evento, Satana aveva sferrato il suo attacco, offrendo a Gesù tutti i regni del mondo e la loro gloria, se Egli si fosse prostrato davanti a lui e lo avesse adorato (anche per un solo istante). Visto però che Gesù lo rifiutò con decisione, ora ritorna all’attacco, usando una diversa strategia che, sotto il profilo umano, sarebbe difficile scoprirla.

Certo, non è facile capire e spiegare come abbia fatto Satana a prendere Pietro, e usarlo come un suo strumento! Però, alla luce della risposta di Gesù, viene smascherato il tentativo di Satana. Gesù non si limitò solamente a dire a Satana: Vattene via da me, ma aggiunse altre parole che avevano a che fare con Pietro. Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini.
Con ciò Gesù voleva dire, che se Pietro che aveva invocato l’intervento di Dio: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai», avesse avuto il senso delle cose di Dio, quelle parole non le avrebbe mai dette. Qui c’è una preziosa verità che dobbiamo tutti imparare: Satana, di solito, sfruttando l’ignoranza degli uomini intorno alle cose di Dio, principalmente per ciò che riguarda i piani divini e la Sua volontà, può con maggiore facilità sedurre le persone ed allontanarle da Dio, dalla Sua grazia e dalla Sua salvezza.

Marco 1:13:

…e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

L’episodio concernente la tentazione di Gesù, dopo il suo battesimo, viene riportato da (Matteo 4:1-11; e Luca 4:1-13). Avremmo potuto inserire il testo di Marco 1:13, in quello di (Matteo 4:10), visto che tutti e due gli evangelisti nominano Satana, quello che non fa Luca, chiamando il tentatore diavolo. Se non l’abbiamo fatto, non è perché non riconosciamo il parallelo tra Matteo e Marco, (trattandosi dello stesso episodio), ma semplicemente per approfondire l’esame su (Matteo 4:10), poiché Marco lo accenna soltanto.

Secondo il testo di Marco, la tentazione di Gesù nel deserto, si protrasse per quaranta giorni (ci sono quelli che dicono, anche le notti?).
Lo Spirito che spinse Gesù nel deserto, è senza dubbio quello di Dio, (non diciamo quello che aveva ricevuto al battesimo, come alcuni, erroneamente hanno detto). Al battesimo lo Spirito Santo scese su Gesù sotto forma di una colomba. Questo però non significa che Egli ricevette lo Spirito Santo in quella particolare circostanza. Gesù nacque per virtù dello Spirito Santo e questo Spirto Egli l’aveva fin dal seno materno.

Se poi si tiene presente che Gesù aveva circa trent’anni quando venne battezzato da Giovanni Battista, se si dovesse accettare, come afferma qualche pentecostale che, Gesù fu battezzato con lo Spirito Santo nel giorno del suo battesimo, si dovrebbe, per ragione di coerenza, affermare che Gesù per trent’anni non aveva in sé lo Spirito di Dio, cosa strana, solamente a pensarla.
Allora, perché al Giordano ci fu quella speciale manifestazione dello Spirito Santo? La risposta è semplice, se si tengono presenti le parole del Battista:

Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato ad Israele, io sono venuto a battezzare in acqua».
Giovanni rese testimonianza, dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui.
Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: "Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo".
E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio»
(Giovanni 1:31-34).

Davanti a questo testo, non ci sono dubbi: la discesa dello Spirito Santo sopra Gesù, in forma di colomba, aveva un solo scopo far conoscere a Giovanni che la persona sulla quale egli avrebbe visto lo Spirito e fermarsi, sarebbe stato il Figlio di Dio, secondo il segno che Dio gli aveva dato, nel dargli il mandato di battezzare.

La tentazione di Gesù nel deserto, avvenne dopo il suo battesimo e prima dell’entrata ufficiale del suo ministero sulla terra. La frase di Matteo: Per essere tentato dal diavolo, ci fa comprendere che lo Spirito Santo che condusse Gesù nel deserto, lo sottopose alla prova del tentatore, con una sua libera scelta. Perché questo?
Era proprio necessario fare questo? Come se occorresse il benestare di Satana perché Gesù iniziasse il Suo ministero terrestre? Non è sufficiente rispondere con un perentorio no! Dobbiamo cercare di capire perché lo Spirito di Dio agì in quel modo.

Non fu il diavolo a chiedere (come noi pensiamo, anche se non si può affermare categoricamente) che Gesù venisse sottoposto al suo “vaglio”, come fece più tardi, quando Gesù rivelò a Pietro:

Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano;
ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli»
(Luca 22:31-32).

Che Gesù soffrì quando fu tentato, è attestato da (Ebrei 2:18) Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, (il riferimento è senza dubbio alla tentazione di Gesù nel deserto) può venire in aiuto di coloro che sono tentati (ND).

Se poi si tiene presente l’affermazione dogmatica del (v. 17), in cui è detto:
Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo,
appare chiaro il vero motivo della tentazione di Gesù. Il fatto stesso che Gesù doveva essere simile ai suoi fratelli in ogni cosa, denota che anche i suoi seguaci, presenti e futuri, dovevano esserlo, in rapporto a Gesù non solamente nella forma fisica, cioè di un vero uomo quale Egli fu, ma anche in ciò che riguardava la sofferenza nella tentazione, dal punto vi vista di una reale esperienza personale.

Tutto questo, naturalmente, in vista del Suo ruolo di sommo sacerdote misericordioso, ed anche perché potesse venire in aiuto di coloro che sarebbero stati tentati.

Compreso quest'intreccio, Gesù non fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo, come se si dovesse accontentare la volontà di Satana (ammesso che egli l’avesse chiesto), ma semplicemente perché il ministero di Gesù, fosse perfettamente allineato ai piani divini.

Per quanto riguarda la tentazione di Gesù, non si può applicare la norma di Giacomo quando dice:
Nessuno, quand’è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno;
invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce.
Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte
(Giacomo 1:13-15),

per il semplice motivo che in Gesù non c’era nessuna forma di “concupiscenza” che lo avrebbe indotto a peccare. L’umanità di Gesù non era fittizia, ma reale, cioè Egli aveva tutte le caratteristiche di “una vera umanità”, tranne quella della concupiscenza e del peccato.

Il racconto della tentazione di Gesù nel deserto, è stato variamente interpretato, di conseguenza, le spiegazioni che sono state fornite, sono varie. Riportiamo qui di seguito le varie interpretazioni, con riferimento alle diverse difficoltà che sono state sollevate da questo racconto, con i relativi commenti e risposte.

«È stato asserito che un'apparizione corporea del diavolo, del principe delle tenebre, è cosa contraria all’analogia della Sacra Scrittura; eppure vi sono esempi di cotali apparizioni nel caso di angeli buoni e Satana stesso assunse, una volta almeno, una forma corporea reale, quando tentò Eva. Che Satana apparisse a nostro Signore nel deserto in forma personale, (angelica, umana, o bestiale), lo Spirito d’ispirazione non l’ha rivelato, noi lo crediamo fermamente, ritenendo l’azione personale del principe delle tenebre non solo essenziale all’intelligenza dei due racconti (Matt. IV, Luca IV), e della parabola, (Matt. XII:20; Luca XI:21), ma al perfetto parallelismo fra la tentazione del primo e quella del secondo Adamo, al principio della loro carriera di prova.

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[Modificato da Domenico34 27/03/2011 01:06]
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28/03/2011 01:34

Molte teorie sono state messe avanti per spiegare la tentazione “senza” un tentatore “non fossè altro che un uomo”, il sommo sacerdote, o qualche membro del Sinedrio; ma tale mostruosa opinione è confutata dal fatto che i sacerdoti e il sinedrio, a quel momento della sua vita, ignoravano completamente l’esistenza di Gesù di Nazaret, e che il loro timore e la loro inimicizia nacquero solo molto tempo dopo la tentazione, e quando già il pubblico ministero di Cristo aveva sparso la sua fama in tutto il paese. Schleiermacher ed altri sostengono che tutto questo racconto altro non è che una lezione morale, presentata sotto forma di “parabola”, per mezzo della quale Gesù inculcò ai suoi discepoli massime importanti per il loro futuro ministero, a mo’ d’esempio, che essi non avrebbero mai fatto miracoli per proprio vantaggio personale, o in uno spirito d'ostentazione, né associarsi con i malvagi neanche per raggiungere dei fini buoni. Ma se tale fosse stato lo scopo del maestro, egli avrebbe certamente presentato quell’insegnamento sotto una forma meglio adattata all’intelletto intenebrato dei suoi discepoli, e meno calcolata ad indurre la generalità dei lettori a riceverla come un fatto storico.

È stato suggerito che tutta questa scena nel deserto altro non sia stato che un “sogno o una visione”. «Ma, con questa supposizione», osserva con ragione Oosterzee, «il racconto perde ogni importanza e significato. Qual sarebbe il valore di un conflitto prodotto da una mera illusione? E colui che combatte solo contro un fantasma, merita egli il nome di vincitore?».

Più orribile ancora è la teoria di Paulus, che queste tentazioni nacquero spontaneamente nell’animo del Redentore, e furono il prodotto della sua immaginazione. La risposta a quest'orrenda bestemmia è breve e senza replica, perché ispirata: «Il principe di questo mondo viene e “non ha nulla in me»” (Giov. XIV:30). «A noi conveniva un tal sommo sacerdote, santo, innocente, immacolato, separato dai peccati» “ (Ebr. VII:26). Il cuore del quale fosse provenuto quel sogno carnale più non potrebbe esser quello del «Santo di Dio», e la vita e la coscienza purissime di Gesù diverrebbero in tal caso inesplicabili. Vi sono finalmente scrittori perfettamente evangelici nei loro sentimenti, come Oosterzee, Godet, Pressensé ed altri, i quali risentono un tale ribrezzo all’idea di Gesù trasportato corporalmente per aria da Satana, e della letterale apparizione del Signore in vetta al tetto del tempio, che, pur ammettendo una tentazione reale, cui il Signore fu esposto per parte di Satana, mantengono che essa fu “interamente spirituale”, e che, a dispetto delle moltitudini e della precisione dei particolari raccontati da entrambi gli evangelisti, essa non uscì mai da quella sfera “spirituale”.

Secondo noi, considerando che per iscopi grandi e santi, ogni facilità venne concessa a Satana, considerando che egli è principe della podestà dell’aria, e capace di compiere dei «miracoli di menzogna», il senso datoci dall’adottare il linguaggio letterale dei Sinottici è aperto ad obbiezioni molto meno gravi che quel loro tentativo di conciliare dei fatti storici colla teoria di una tentazione meramente spirituale. «In quanto al racconto», dice Godet, «che dischiude agli occhi nostri quella scena misteriosa, esso non può essere altro che un “quadro simbolico”, per mezzo del quale Gesù si sforzò di far comprendere ai suoi discepoli un “fatto” che per la sua natura non potesse esser descritto se non in linguaggio figurativo». Questo è veramente deplorabile. Il dire che Gesù usò con i suoi discepoli e lasciò in ricordo per l’uso della chiesa in tutte le età susseguenti, un linguaggio siffattamente figurativo, senza il minimo indizio che esso fosse tale, è accusarlo di ingannare deliberatamente! Siamo persuasi che niente è più lontano di questo dalla mente degli onorevoli scrittori, i quali confinano la tentazione in una sfera meramente spirituale, ma tale è la legittima conclusione della spiegazione che essi ci offrono di questo racconto.

In quanto alla “forma”, umana od angelica, sotto la quale l’avversario si presentò, ed al modo in cui Gesù fu trasportato sul monte e in vetta al tempio, qualsiasi speculazione è altrettanto inutile che presuntuosa. Basti il ritenere fermamente che la presenza dello spirito maligno era cosa “reale” ed “estranea” al nostro Signore» [Roberto G. Stewart, Commentario Esegetico Pratico del Nuovo Testamento, S. Luca, pag. 62. Per conoscere di più di quello che è stato scritto sul racconto della tentazione di Gesù nel deserto, (cfr. H. Schürmann, Commentario Teologico del Nuovo Testamento, Il vangelo di Luca Parte prima, pagg. 368-389].

5) Marco 4:15; Matteo 13:19; Luca 8:11-12

Quelli che sono lungo la strada, sono coloro nei quali è seminata la parola; e quando l’hanno udita, subito viene Satana e porta via la parola seminata in loro (Marco 4:15).
Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada (Matteo 13:19);
Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio.
Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati
(Luca 8:11-12).

La parabola del seminatore è riportata da Matteo, Marco e Luca. Nella spiegazione che Gesù diede di questa parabola Egli nomina “Satana”, in Marco; il “maligno”, in Matteo e il “diavolo” in Luca.
Gli “uccelli” della parabola che portano via il seme che è stato seminato lungo la strada, per Matteo rappresentano il “maligno”; per Marco “Satana” e per Luca il “diavolo”.
Nonostante la diversità dei termini che i tre evangelisti adoperano, essi si riferiscono allo stesso personaggio, presentato con diverse caratteristiche.

Satana, il diavolo e il maligno, nella parabola del seminatore, vengono presentati con caratteristiche di una reale persona. Ecco le caratteristiche personali di Satana. Matteo afferma che quando qualcuno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel suo cuore.

Questo sta a significare che il maligno ha la facoltà di individuare, quando la parola del regno non viene compresa. Se egli la porta via dal cuore, è essenzialmente perché la parola del regno non è stata compresa.
Un oggetto o una cosa che non sono compresi, non gli si dà nessun'importanza e non gli si attribuisce nessun valore. In considerazione di quest'atteggiamento che la persona assume davanti alla parola del regno, il maligno, che è pieno di furbizie, non perde tempo a portarla via dal cuore, perché egli sa che un domani, quella stessa parola, potrebbe essere compresa e apprezzarla per quello che essa è.

Per chi invece, comprende la parola del regno, il maligno non la porta via, perché quella persona la conserva come un oggetto che ha importanza e valore.
Marco descrive un altro aspetto dell’attività di Satana. Qui Satana adotta una diversa strategia: non aspetta che la persona comprenda la parola che ha udito, ma si precipita subito per portarla via. Perché questa fretta? Satana sa che cosa può fare la parola di Dio nel cuore di una persona. Egli, conoscendo quello che afferma la Scrittura:
La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero (Salmo 119:105),

la porta via dal cuore, così che questa parola non illumini le oscurità della vita umana. Uno dei tanti metodi che Satana adopera, consiste nel mantenere le persone lontane dalla Parola di Dio e farle vivere nell’oscurità, morale e spirituale. Gesù è la luce del mondo (Giovanni 8:12), mentre il mondo giace nelle tenebre (Efesini 6:12) e chi lo domina è chiamato il principe di questo mondo (Giovanni 12:31). Gesù, parlando con i Giudei diceva loro: Ma questa è l’ora vostra, questa è la potenza delle tenebre» (Luca 22:53).

Infine, se il mondo giace sotto il potere del maligno (1 Giovanni 5:19), è prova che Satana sì nuove nelle tenebre e non vuole che le persone vengano illuminate dalla Parola di Dio, perciò la porta via subito dal cuore in cui è seminata.
Luca, da parte sua, pur affermando che il seme è la Parola di Dio, riferisce che il diavolo porta via la parola dal cuore affinché non credano e non siano salvati. Allora, è chiaro a che cosa mira il diavolo: evitare che le persone credano e siano salvate. Nessuna persona potrà essere salvata senza credere.

«Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia» (Atti 16:31).

Credere = fede, è indispensabile per la salvezza. La Bibbia afferma in maniera dogmatica, che si è salvati mediante la fede (Efesini 2:8).
La fede, oltre ad essere un dono di Dio, viene dall’ascoltare la parola di Cristo (Romani 10:17). È pertanto chiaro qual è lo scopo di Satana nel portare via la parola di Dio che viene seminata nel cuore dell’uomo.
Attraverso le chiare specificazioni che fanno i tre evangelisti nella parabola del seminatore, l’attività di Satana viene messa in risalto e le sue varie strategie messe in luce.

6) Luca 10:18:

Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore.

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29/03/2011 02:04

La menzione di Satana nel testo di (Luca 10:18), nella forma che è stata tramandata, non si trova in nessun altro luogo del Nuovo Testamento. L’unico passo che potrebbe essere associato, è quello di (Apocalisse 12:9). Però, se questo testo si esamina attentamente, non sarà difficile notare delle notevoli differenze, soprattutto nel suo contesto.

In primo luogo si nota che, l’esplusione di Satana dal cielo sulla terra, è il risultato di una sconfitta subita, nella battaglia svoltasi in cielo tra l’esercito di Michele e i suoi angeli con il dragone e i suoi angeli. Nel passo di Luca, non c’è il minimo indizio che parli di una battaglia e dei suoi combattenti. In secondo luogo, il cadere dal cielo di Satana, non trova corrispondenza nel testo di (Apocalisse 12:9), non solo per quanto riguarda la forma, ma neanche per ciò che concerne il contenuto.

Il gettare dell’Apocalisse, non implica un gesto compiuto dallo stesso Satana, ma una forza esterna superiore alla sua che lo obbliga ad un gesto fuori della sua volontà.
Mentre il cadere di Luca, che non presuppone un’azione esterna compiuta da altri, sta a significare che a Satana, è venuto a mancare quel sostegno su cui si appoggiava che lo teneva in alto. Ragione per cui, non avendo più quel sostegno, è caduto dal cielo così velocemente, da essere paragonato ad una folgore

«Gesù non voleva dire che Satana era stato cacciato via proprio in quel momento, ma che la potenza del nemico era stata sbaragliata e lui era soggetto alla sua autorità» [John A. Martin, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 252].

«La caduta di Satana non significa ancora in alcun modo «la sua cacciata dal mondo» (Giov. 12:31; cfr. Apoc. 20:10): a Satana non è ancora stata sottratta la pericolosa capacità di insidiare e tentare» [H. Schürmann, Il Vangelo di Luca, Parte seconda, tomo primo, pag. 148].

Che il contesto di (Apocalisse 12:9) e quello di (Luca 10:18) siano diversi, non si deve fare tanta fatica per scoprirli.
Il detto di Luca va inquadrato a proposito della missione dei settanta e al risultato che conseguirono questi missionari, nel vedere i demoni sottoposti al nome di Gesù.
Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome» (v. 17).

Anche se Gesù nel mandarli non aveva fatto riferimenti di scacciare i demoni, come quando mandò i dodici (Matteo 10:1) ma solamente di guarire i malati (v. 9). Quando però i settanta usarono l’autorità del nome di Gesù sui demoni, le persone venivano liberati.

Davanti ad una simile manifestazione, la gioia che manifestarono nel fare il loro rapporto a Gesù, era più che giustificata. Se si tiene presente la frase che essi usarono: «Signore, anche i demoni ci sono sottoposti nel tuo nome», si capisce subito che per loro fu un avvenimento inaspettato.
La risposta del Signore, mette in evidenza che, mentre i missionari svolgevano la loro missione, scacciando anche i demoni, Gesù vedeva Satana cadere dal cielo come una folgore.

Su quest'affermazione di Gesù, i commentatori cercano di fare dei collegamenti, principalmente pensando a (Isaia 14:12) e anche tenendo sottocchio (Apocalisse 12:9). Ma come afferma giustamente lo Stewart:

« non è a questo che Gesù fa qui allusione, neppure intende egli parlare, come lo suppone Lauge, della sconfitta di Satana nel deserto o della sua distruzione finale, quando egli sarà buttato nello stagno di fuoco e di zolfo, (Apoc. XX, 10); ma «il Signore condensa in questa grandiosa parola profetica, che riguarda così il passato come il futuro, il progresso e la consumazione della caduta di Satana» [R. G. Stewart, Commentario Esegetico pratico del Nuovo Testamento, S. Luca, pag. 125. Cfr. Anche Eduard Schweizer, Il vangelo secondo Luca, pagg. 172-174].

7) Luca 13:16:

E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?»

La guarigione della donna tutta curva, che avviene nella sinagoga nel giorno di sabato, oltre a scatenare tutta l'indignazione del capo della sinagoga, per avere Gesù compiuto il miracolo in quel giorno, indusse Gesù a rivelare che la deformazione fisica della miracolata, era stata causata da uno spirito d’infermità, e che Satana in persona aveva tenuto legata quella donna per ben diciotto anni.

Se non ci fosse stata quella contestazione, forse Gesù non avrebbe rivelato quel segreto. Siccome ci fu, Gesù non poteva rimanere nel silenzio, lasciando tutto nel segreto, come se quella donna fosse inferma, per cause naturali. Lo scoprimento del segreto, non solo costituisce un punto fermo di riferimento, ma serve anche a controllare i vari casi di mali fisici particolari.
Certo, non si può affermare che ogni deformazione fisica, sia opera di Satana. Però, questo non esclude che certe menomazioni fisiche, siano causate direttamente da Satana o dai suoi emissari: i demoni [A tal proposito, consigliamo la lettura del capitolo 13 del nostro libro, Il mondo degli spiriti, pagg. 179-186].

Che Satana abbia tenuto legata la donna del nostro testo per la durata di diciotto anni, è bene specificato da Gesù; non è altrettanto specificato come abbia fatto Satana a tenerla legata per tutto quel tempo. La logica ci porta a pensare che, se quella donna non avesse incontrato Gesù in quel giorno memorabile, probabilmente non sarebbe stata mai sciolta dal quel legame, e forse sarebbe anche morta in quella condizione.

Il vangelo, rivelando la deformazione fisica della donna del nostro testo che si protrasse per diciotto anni, non ci fa conoscere, né la sua età, né il suo stato civile. Siccome lo scopo principale di Luca, nel riferirci la storia di quella sofferente, non era quello di informarci sui dati anagrafici, bensì raccontarci quello che Gesù ha compito in quel giorno, tutti gli elementi accessori estranei all’evento miracoloso, sono stati messi da parte.

Infine, sarebbe interessante conoscere il movente o il momento in cui “lo spirito d’infermità” entrò nella donna e causò quell’enorme deformazione fisica nel suo corpo. Però, questo non è possibile, in quanto, non solo il vangelo non lo rivela, ma neanche si può stabilire una norma fissa per tutti i casi.
Inoltre, che la curvatura di quella donna, non avvenne tutta in un colpo, ma andò sviluppandosi a poco a poco, è un'ipotesi assai probabile. Il dato importante che Luca sottolinea, è che nel giorno in cui quella donna venne guarita, la deformazione fisica dell’inferma era arrivata ad uno stadio avanzato, poiché non c’era possibilità di potersi raddrizzare.

Nonostante che l’inferma del nostro racconto si trovasse in quella condizione, essa non cessava di frequentare la sinagoga, il luogo dove le persone pie, particolarmente, andavano per adorare il vero Dio e ascoltare la lettura e la spiegazione della Parola del Signore.

Questo dovrebbe servire come un chiaro monito, a quanti, per motivi non plausibili, si assentano facilmente dai luoghi di culto, dove i credenti si radunano per offrire la loro adorazione al Dio vivente.
Siccome il testo sacro afferma che la donna del nostro racconto aveva uno spirito d’infermità e che Satana l’aveva tenuta legata per diciotto anni, alcuni commentatori credono che quell’inferma era posseduta. Però, se si tiene presente che per tutti i casi in cui i vangeli parlano di liberazioni d'indemoniati, Gesù non impose mai le mani per liberarli, si hanno tutte le ragioni per credere che quella donna non era posseduta, nel senso come intende questo termine.

Non solo Gesù impose le mani sull’inferma, ma neanche fece un minimo accenno di “sgridare” lo spirito d’infermità, ma si limitò semplicemente a dirle: «Donna, tu sei liberata dalla tua infermità» (v. 12).

Rientrava nella logica della realtà, pronunciare quelle parole, perché Gesù sapeva che c’era un legame di Satana, che avvolgeva quella donna. La sua guarigione pertanto, poteva essere considerata una vera liberazione, o come dirà chiaramente Gesù: Non doveva essere sciolta da questo legame...?

La riflessione che possiamo fare su quest'evento miracoloso, è la seguente: ci sono infermi che sono legati da spiriti d’infermità, e, solo quando vengono sciolti, il corpo ritorna sano come prima. Per individuare questi casi, ci vuole ovviamente, il discernimento dello spirito.

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30/03/2011 02:33

8) Luca 22:3; Giovanni 13:27:


Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, che era nel numero dei dodici (Luca 22:3).
Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Per cui Gesù gli disse: «Quel che fai, fallo presto» (Giovanni 13:27).

La storia del tradimento di Gesù, per opera di Giuda Iscariota, è riferita da tutti quattro gli evangelisti. La frase: Satana entrò in Giuda, la riporta solo Luca, anche se Giovanni la ripete senza fare il nome, Satana entrò in lui (Giovanni 13:27).

L’entrata di Satana nella vita di Giuda Iscariota, come si può spiegare? Solamente perché c’era una profezia che si doveva adempiere, in base alla quale, Davide, per mezzo dello Spirito Santo, aveva profetizzato di lui? (Salmo 41:9). Certamente la profezia aveva il suo valore, visto che non era stato Davide di sua volontà, a fare quella predizione, ma lo Spirito Santo.

Da parte sua Gesù, nonostante conoscesse sicuramente quella profezia, fece una severa affermazione nei confronti del traditore:
Certo, il Figlio dell’uomo se ne va, com'è scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai nato» (Matteo 26:24).

Davanti alla severa parola di Gesù, non ci sono giustificazioni che possono essere addotte, per esonerare Giuda dalla sua responsabilità. Se poi si aggiunge l’alto privilegio che ebbe, nell’essere stato incluso nel numero dei dodici, e di aver ricevuto la sua parte nel ministero apostolico (Atti 1:17), la sua responsabilità per quello che compì, aumenta notevolmente.
In vista di questo dato, come fece Giuda a fare entrare Satana nella sua vita? La porta per “entrare” l’aprì Satana, o Giuda? Senza dubbio l’aprì Giuda Iscariota! Sapeva Giuda che Satana voleva entrare in lui? Gli mandò forse un preavviso?

Si rese conto Giuda che dopo che Gesù intinse il boccone e glielo diede, Satana entrò in lui? (Giovanni 13:26). O sono solamente affermazioni che fanno gli evangelisti? Anche se alle domande formulate, non si può rispondere con un semplice sì, o un no, resta fermo il fatto che Giuda agì con la sua volontà.
Che poi Satana abbia facilitato ed accelerato l’azione, facendogli concludere l’affare con i capi religiosi, in un primo tempo, e dopo lo sospinse al suicidio (Matteo 27:5; Atti 1:18), resta la dimostrazione di quello che può compiere l’uomo, quando è manovrato da una forza satanica.

9) Luca 22:31-32:

«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano;
ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli»
.

Davanti alla richiesta di Satana di “vagliare” gli apostoli, nella maniera come si vaglia il grano, entra nella logica di fare alcune domande:

1. Quando fece Satana la richiesta di vagliare i discepoli di Gesù?
2. A chi la presentò, direttamente a Gesù o al Padre?
3. Per quale motivo presentò quella richiesta?
4. Ottenne il permesso di vagliare i discepoli di Gesù?

Queste quattro domande non le poniamo per pura curiosità intellettuale, ma solamente per capire le mosse di Satana e gli attacchi che intende sferrare contro i seguaci di Gesù. Che Satana abbia nel suo mirino i figli di Dio e i seguaci di Gesù Cristo, non esiste il minimo dubbio.
Per questa categoria di persone, Satana non può entrare in azione contro di loro, perché sa che si trovano sotto una divina protezione. Per agire contro un semplice figlio di Dio e seguace di Gesù Cristo, Satana deve ottenere il “permesso” da Dio.

Se questo permesso non gli viene accordato, non potrà fare niente. L’esempio classico l’abbiamo nella storia di Giobbe. Satana poté attaccare quest'uomo, che era soprattutto un servo di Dio, sia nei suoi beni materiali e sia nella salute del patriarca, quando Dio gli concesse il permesso. Nei capitoli, 1 e 2 del libro di Giobbe, abbiamo la chiara descrizione di quello che stiamo affermando.

La prima domanda mira a sapere quando fece Satana la sua richiesta di vagliare gli apostoli di Gesù Cristo. Se la fece dopo che entrò nella vita di Giuda Iscariota, ha un senso, mentre se la fece prima, ha un altro senso. Cercheremo, di spiegarci nel miglior dei modi, per evitare di non essere fraintesi.
Siccome il vangelo non ci fornisce elementi per rispondere alla nostra domanda, in nessun senso, noi dobbiamo procedere per intuizione, cercando nello stesso tempo di essere coerenti, non solo con il ragionamento, ma soprattutto con la Parola di Dio.

Supponiamo che la richiesta di vagliare i discepoli, Satana l’abbia fatta dopo che entrò nella vita di Giuda Iscarita, portandolo a compiere quell’azione infame di tradire il Maestro e di venderlo per trenta sicli d’argento. In questo caso, Satana ha nelle sue mani una carta vincente, perché può dire di avere vinto sopra un apostolo di Gesù Cristo, riuscendo a farlo cadere in peccato, quel peccato che non trovò luogo a pentimento.

Nella richiesta avanzata, Satana avrà potuto ragionare, pressappoco in questi termini: come sono stato abile e capace di prendere Giuda Iscariota e farlo cadere nella mia trappola, potrò farlo anche nella vita degli altri apostoli, e di Pietro, in modo particolare. Se invece la richiesta la presentò prima, il significato e il valore della preghiera che fece Gesù al Padre, ha un senso particolare.

Si sa, infatti, che in quella preghiera, Gesù non chiese al Padre di togliere dal mondo i suoi discepoli, ma di preservarli dal maligno (Giovanni 17:15). Questa precisazione che Gesù fece, ha la sua importanza in vista dei futuri attacchi che Satana avrebbe sferrato contro i suoi seguaci.

Conosceva Satana la preghiera che Gesù fece al Padre, prima dell’ultima cena, quando in quella sede comunicò agli apostoli che uno di loro l’avrebbe tradito? Probabilmente no! Se si suppone che Satana la conoscesse, la sua richiesta di “vagliare” gli apostoli, non avrebbe senso, poiché in quella preghiera Gesù ha preso le difese dei suoi, dai futuri attacchi del diavolo.

Considerando obbiettivamente la nostra argomentazione, e misurandola con il metro della logica, siamo portati a credere che la richiesta di “vagliare” i discepoli, Satana la fece dopo che prese possesso della vita di Giuda Iscariota.
La seconda domanda mira a sapere a chi presentò Satana la sua richiesta. Al pari della prima, il testo evangelico non ci aiuta ad individuarla. Se Gesù avesse affermato: “Satana mi ha chiesto di..., allora non ci sarebbe nessun dubbio, la richiesta l’avrebbe datta a Gesù. Siccome il testo evangelico non si esprime in questo modo, la risposta resta in bilico, può essere attribuita sia a Gesù che al Padre.

Sulla scorta dell’esempio di Giobbe, (che poi è l’unico caso nel suo genere in tutta la Bibbia), è molto probabile, (e la logica non si oppone) che la richiesta di “vagliare i discepoli”, Satana la fece a Dio, cioè al Padre, e che Gesù la seppe direttamente da suo Padre. Se teniamo presente che Gesù si manteneva in continuo contatto con suo Padre, non è difficile pensarlo e crederlo.

D’altra parte, durante tutto il tempo della permanenza di Gesù sulla terra, ci fu una sola circostanza (che durò pochi momenti), quando la linea di comunicazione tra il Figlio e il Padre si interruppe; questo avvenne alla croce, cioè, prima di spirare, quando Gesù gridò: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ecco perché siamo convinti che Satana fece la sua richiesta a Dio, in una sua comparsa in cielo, davanti al Signore.

Se poi si pensa che ancora Satana non era stato cacciato dal cielo e gettato sulla terra, secondo quello che afferma (Apocalisse 12:9), cosa che avvenne dopo che Gesù risuscitò dai morti e ascese al cielo, riesce più facile inquadrare l’argomento in quest’ottica.

Infine, la terza domanda mira a comprendere perché Satana voleva “vagliare”. Visto che ha vinto su uno degli apostoli di Gesù, cioè Giuda Iscariota, credeva che vagliando tutti gli apostoli, per lui non sarebbe stato difficile eliminare dalla scena tutti gli apostoli, nella maniera come avviene quando la paglia viene portata via dal vento, e rimane il solo grano.
Ciò significa che Satana considerava gli apostoli, e particolarmente Pietro, (siccome, egli parlava spesso in nome della comitiva), non come grano, ma come pula che viene sospinta e portata via dal vento.

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31/03/2011 02:33

Considerando come si faceva la vagliatura ai tempi di Gesù, questo ci faciliterà la comprensione di quello che Satana vuole compiere. Quando terminava la trebbiatura in un’aia, (che in quei tempi non era eseguita da macchine agricole meccaniche, come le moderne trebbiatrici dei nostri tempi, ma da animali, prevalentemente dai buoi.

«Alla sera quando si alzava la brezza, il grano e la paglia venivano ammucchiati al centro dell’aia per la spolatura. Per questo lavoro il contadino usava un forcone a cinque punte, chiamato vaglio, e una pala chiamata ventilabro. Dapprima infilava il forcone nel mucchio e sollevava nell’aria una parte di paglia e grano mescolati. Il grano, più pesante, ricadeva a terra mentre la paglia veniva portata via dal vento. Quando il mucchio era troppo piccolo per essere sollevato con il forcone, la stessa operazione era eseguita con la pala. In assenza di vento, per piccoli quantitativi era possibile creare una corrente d’aria agitando un pezzo di stuoia. La pula era raccolta e si usava per accendere le stufe domestiche; la paglia era messa via per gli animali.
Il grano doveva poi essere setacciato. I chicchi di frumento e di orzo, erano mescolati con tutti i frammenti rimasti sull’aia, venivano messi in grossi setacci che lasciavano passare i semi, ma trattenevano la maggior parte delle impurità.
Quando Gesù affermò che Satana voleva vagliare Pietro come si vaglia il grano (Luca 22:31), probabilmente faceva riferimento proprio al movimento con cui si scuoteva il setaccio. Eseguita questa parte del lavoro, normalmente il contadino passava la notte sull’aia, per vigilare che la messe non venisse rubata (Rut 3)» [Ralph Gower, Usi e costumi dei tempi della Bibbia, pagg. 98-101].

Tenendo presente il modo come veniva eseguita la vagliatura, riesce più facile capire cosa intendeva fare Satana, quando chiese di vagliare gli apostoli, nella maniera come si vagliava il grano.
«Usato in senso figurativo Luca 22:31: Satana ha preteso di vagliare i discepoli «come il grano», il che va innanzitutto riferito alla prova che la passione di Gesù costituisse per i discepoli» [Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol 2, col. 1340].

«Il verbo reggente in Luca 22:31, esprime un'esplicita (e legittima?) pretesa del satanas «vagliarvi come il grano».
A questa pretesa si oppone la preghiera del Signore.
L’intervento di Gesù a suo favore ebbe successo; il Satana è sconfitto così come sarà sconfitto anche in futuro (Luca 22:35-38)» [F. Fuchs, GLNT, Vol. XII, col. 249-252].

Infine, la quarta domanda mira a conoscere se a Satana gli venne concesso il permesso di compiere l’azione di vagliatura. Dalla preghiera che Gesù elevò in favore di Pietro, è sott’inteso che Satana ottenne il permesso di svolgere il suo lavoro.

Se questo non fosse vero, non avrebbe senso la preghiera di Gesù. Gesù sapendo che il suo apostolo, nel giro di poco tempo l’avrebbe rinnegato pubblicamente, pregò per lui, affinché la sua fede non venisse meno. La preghiera del Signore, rivelava due cose:
1) a Satana gli sarebbe stato concesso il permesso di vagliare i suoi discepoli;
2) la fede di Pietro, (dato che Satana l’avrebbe scelto per compiere il lavoro di vagliatura), sarebbe stata seriamente minacciata, con il rischio addirittura di perderla. Perciò Gesù pregò in favore di Pietro, prima che Satana cominciasse il suo lavoro.

Se Pietro rinnegò di conoscere Gesù, con giuramento e imprecazione (Matteo 26:72,74; Marco 14:68,71), questa è la prova più tangibile che Satana lo stava vagliando.
L’atteggiamento ostile che Pietro assunse nei confronti di Gesù in quella particolare circostanza, non era il risultato di una sua premeditazione, per evitare di subire la stessa sorte del suo Maestro. Era senza dubbio, l’attacco feroce di Satana, che voleva dimostrare a Gesù, che Pietro non era grano, ma semplicemente paglia.

Se Gesù non avesse pregato per Pietro, sotto il vento incalzante della serva che asseriva con fermezza che Pietro era un discepolo di Gesù, la sua fede non avrebbe potuto reggere. E che dire poi di quell’uomo a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, che affermava: «Non ti ho forse visto nel giardino con lui?» (Giovanni 18:26). Come avrebbe fatto Pietro a rimanere fedele al suo Signore, se non ci fosse stata la preghiera del Maestro in suo favore?

Sì, è vero che Gesù predisse a Pietro che lo avrebbe rinnegato! Questo però, in vista di quello che Satana avrebbe fatto nei suoi confronti, poiché Egli conosceva già la richiesta avanzata dall’avversario. Si direbbe: come ha fatto Pietro a dimenticare così presto l’avvertimento di Gesù? Se fosse trascorso molto tempo, la sua dimenticanza potrebbe essere giustificata.
Ma siccome sono trascorse solamente alcune ore, l’atteggiamento di Pietro diventa inspiegabile, dal punto di vista della logica umana. Se si pensa però, che in quella memorabile notte, Satana era entrato in azione, non si ha difficoltà a credere che, tutta la scena era manovrata dall’avversario, con l’unico scopo di far perdere la fede a Pietro.

Anche se si tengono presenti che i segni che Gesù aveva dato: Prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte (Marco 26:30,72), si erano verificati alla lettera, c’è, tuttavia da tener presente lo sguardo che Gesù rivolse a Pietro.

E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».
E, andato fuori, pianse amaramente
(Luca 22:61-62).

A differenza di Giuda Iscariota che, dopo aver venduto il suo Maestro per trenta sicli d’argento, andò ad impiccarsi (Matteo 27:5 Atti 1:18), Pietro uscì fuori e pianse amaramente, cioè si pentì per quello che aveva fatto, nel rinnegare di essere un discepolo di Gesù. In virtù di questo suo atteggiamento, più tardi Pietro venne riabilitato, e Satana, suo malgrado, ha dovuto accettare il fatto che Pietro era grano, e non paglia.

Infine, si potrebbe chiedere: perché Satana vagliò il solo Pietro, e lasciò tutti gli altri apostoli? Conosceva Satana la parola che Gesù aveva rivolta a Pietro, quando gli disse:

E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere.
Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli»
(Matteo 16:18-19),

o quello che Pietro avrebbe fatto, più in là, quando, esercitando il ministero apostolico che Gesù gli aveva conferito, sarebbe stato il primo, nella chiesa del primo secolo, a denunziare ed a smascherare una levata di Satana, contro la prima comunità?

Per quanto riguarda la prima domanda, si può rispondere nel seguente modo: siccome Pietro parlava comunemente in nome della piccola comunità degli apostoli, Satana avrà pensato che, se fosse riuscito a spazzare via quell’uomo, come aveva fatto con Giuda Iscariota, la piccola comunità si sarebbe facilmente dispersa, visto che il loro Maestro in breve sarebbe stato messo a morte.

Facendo questi calcoli, Satana avrà continuato: venendo a mancare Gesù e Pietro, quelli che sono rimasti, siccome non avranno nessuno che farà loro di guida, si perderanno d’animo e non potranno continuare l’opera che il loro capo ha cominciato. Per l’altra domanda, invece, non si può pensare che Satana conoscesse il futuro di Pietro, senza attribuirgli l’attributo dell’onniscienza, qualità che possiede solamente la deità.

10) Atti 5:3

Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere?

La storia di Anania e Saffira, narrata da Luca in (Atti 5:1-11) ha dell’incredibile. Certamente è una storia vera, accaduta ai tempi degli apostoli, anche se i critici hanno avuto tanto da dire, definendola addirittura una pura leggenda, inventata da Luca per abbellire la narrativa [Per conscere quello che hanno detto i critici intorno al testo di Atti 5:1-11, cfr. Gerhard Schneider, Gli Atti degli Apostoli, parte prima, pagg. 513-524]. Lasciando da parte il giudizio dei critici, cerchiamo di riflettere sull’accaduto, per capire e valutare l’evento, così come Luca lo ha tramandato.

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01/04/2011 02:38

Il miracolo operato da Pietro e Giovanni alla porta Bella del tempio, nel nome di Gesù, sanando completamente il paralitico che veniva portato ogni giorno in quel luogo per chiedere l’elemosina, suscitò un grande entusiasmo in mezzo al popolo.
In virtù di ciò e della liberazione dal carcere degli apostoli, non solo quelli del popolo furono pieni di meraviglia e di stupore per quello che era accaduto (Atti 3:10), ma accaddero anche tante conversioni, talché il numero dei seguaci di Gesù, raggiunse circa cinquemila (Atti 4:4).

Davanti a questo risveglio spirituale — lo definiamo risveglio spirituale — (e il vero risveglio spirituale, produce sempre conversione di peccatori), nella chiesa di Gerusalemme, si verificò un evento, — può dirsi spontaneo — (perché non venne data nessuna direttiva dagli apostoli in tal senso) che, chi aveva dei poderi, li vendeva e il ricavato veniva portato ai piedi degli apostoli per essere distribuito a quanti ne avevano bisogno. In questo contesto, viene narrato quello che fece Barnaba.

Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire: Figlio di consolazione), Levita, cipriota di nascita,
avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli
(Atti 4:36-37).

Senza dubbio, le azioni che compivano liberamente questi credenti nel vendere le proprietà e portarne il ricavato agli apostoli per metterlo a disposizioni di tutti, suscitò una vera e propria gara di solidarietà in mezzo alla cristianità. Anania e Saffira, una coppia cristiana, spinti anche loro, da quello che altri avevano già fatto, presero una decisione di vendere la loro proprietà.
Però, siccome nel loro proposito vi era qualcosa di diverso rispetto agli altri, Luca, giustamente, comincia il racconto di questa coppia con un significativo: “Ma”. «Quel Ma in apertura pone in contrapposizione Anania e Saffire a Barnaba» [I. Howard Marshall, Gli Atti degli Apostoli, pag. 147].

«Il modo d’agire di Anania è un esempio tipico di quel compromesso che finisce nella disonestà; egli voleva apparire un cristiano particolarmente buono senza esserlo. Il suo misfatto (v 4b) non consisteva nel non aver devoluto l’intero ricavato della vendita, ma nell’averne trattenuto una parte di nascosto, e quindi nel tentativo di porsi in una falsa luce» [Gustav Stählin, Gli Atti degli Apostoli, pag. 155].

Il problema di questa coppia non consisteva nel quantitativo della somma mantenuta per loro (crediamo che la maggior parte del ricavato della vendita, venne portata agli apostoli), ma nell’affermare che quella somma era il totale della vendita.
Se Luca si sofferma sull’intervento di Pietro, ciò prova che tutti gli altri che avevano venduto le loro proprietà e il ricavato l’avevano portato ai piedi agli apostoli, nessuno di loro si era comportato come si comportarono Anania e Saffira.

Per Anania, che si presentò solo da Pietro, fu una vera sorpresa, quando l’apostolo, in pubblico e davanti a tutti, l’apostrofò dicendo:
perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere?
Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio»
(v. 3-4).

Nessuno sapeva che l’apostolo Pietro possedesse il potere divino di leggere quello che si nascondeva nel cuore dell’uomo. Una simile prerogativa, da quando l’apostolo era stato riabilitato da Gesù Cristo, ed aveva assunto la direzione della comunità di Gerusalemme, non si era mai manifestata in lui. Se la prerogativa di conoscere il segreto del cuore si fosse anteriormente rivelata in Pietro, la cosa sarebbe diventata di dominio di tutti, e gli stessi Anania e Saffira, l’avrebbero certamente saputo. In conseguenza di ciò, non si sarebbero mai permessi di esporsi alla vergogna davanti alla fratellanza, quando Pietro avrebbe rivelato la loro falsità.

La cosa sorprendente di questa vicenda consiste nel mettere in evidenza, una spiccata attività di Satana, svolta nel cuore di Anania e Saffira. Si saranno resi conto, questi due credenti che, in tutto l’affare di sottrarre parte del ricavato della vendita ed affermare che il denaro portato ai piedi degli apostoli, era il totale della vendita?
Certamente no! Satana aveva riempito il loro cuore di tanta menzogna, non solo da non lasciarvi più spazio per asserire la verità, ma neanche nel renderli insensibili alla verità. Siccome Satana è il padre della menzogna (Giovanni 8:44), quelli che lo seguono, diventano anche loro, figli della menzogna.

Pietro, non solo rivelò ad Anania che Satana aveva riempito il suo cuore, ma anche precisò che la sua menzogna, non era stata pronunciata all’indirizzo degli uomini, ma era rivolta allo Spirito Santo. Mentire allo Spirito Santo, significa spogliarlo della prerogativa della deità, e classificarlo come un essere umano. La parola di Pietro fu talmente potente e tagliente, che lo stesso Anania, all’udirla, cadde a terra e spirò.

La moglie, non sapendo tutto quello che era accaduto, alla distanza di tre ore, si presentò davanti a Pietro, e questi, senza che Saffira chiedesse informazioni di suo marito, gli chiese:
«Dimmi», le disse, «avete venduto il podere per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto».
Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te»
(vv. 8-9).

A differenza del parlare che Pietro fece con Anania, senza pronunciare una severa punizione, con Saffira, ci fu la sentenza di morte. Perché? Perché Saffira, confermando quello che aveva detto prima suo marito, affermava che la somma portata da suo marito, era il totale del ricavato della vendita.
Davanti ad una presa di posizione così precisa, non c’era una minima traccia di pentimento, di conseguenza, la morte fu inevitabile, perché rappresentava l'ostinata determinazione di perseverare nella menzogna.
«I due sposi si ritrovarono congiunti nella fossa dei malfattori come furono nel peccare contro Dio» [Gustav Stählin, Gli Atti degli Apostoli, pag. 158].

11) Atti 26:18:

…per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati.

Il detto su Satana di questo testo, si trova in un contesto del racconto della conversione di Paolo, resa davanti al re Agrippa. Il discorso che Paolo fece in quel giorno, anche se aveva un preciso scopo di autodifesa per le accuse che i Giudei muovevano a suo riguardo, rappresenta pure un punto di riferimento, non solo per ciò che riguarda il suo passato, ma mira soprattutto a mettere in risalto anche l’incarico che Gesù gli ha conferito, secondo i piani della Sua volontà.
Siccome questa volontà divina, per Paolo, è abbastanza chiara davanti a sé, ci preme far notare, nello stesso tempo, la sua importanza. Ecco perché il racconto della sua conversione è fatto con molta specificità.

Infatti, non si tratta di raccontare l’impressione che ha avuto di quell’evento straordinario, ma di far conoscere essenzialmente quello che Gesù gli ha detto, quando gli è apparso sulla strada di Damasco. I tratti salienti del messaggio di Gesù, sono:

a) Il motivo dell’apparizione: costituirti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora;
b) liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali ti mando. Il lavoro che dovrai svolgere in questa tua missione, riguarda:

1) Aprire gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce;
2) dal potere di Satana a Dio;
3) ricevere, per la fede in me, il perdono dei peccati,
4) e la loro parte di eredità tra i santificati (vv.16-19).

Per quello che c'interessa, circa quello che stiamo scrivendo, domandiamo: che cos’è il potere di Satana? Le persone inconvertite, si trovano sotto il dominio di Satana, il quale, farà del tutto perché rimangano nelle tenebre dell’ignoranza, e continuino a rimanere sotto il suo dominio, cioè sotto il suo controllo.

Quando l’uomo apre gli occhi alla verità dell’evangelo di Gesù Cristo, riconosce subito che il potere di Satana, è essenzialmente tenebroso, perché egli stesso si trova nelle tenebre. Mentre il potere di Dio, che è l’opposto di quello di Satana, è luce, perché Egli stesso è luce (1Giovanni 1:5).

Le persone condotte a Dio, per mezzo della predicazione dell’evangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16), vengono a conoscere la fede in Cristo, per mezzo della quale ricevono da Dio, la loro parte di eredità tra i santificati. Quest'eredità, per usare le parole di Pietro è: Incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo (1 Pietro 1:4).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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