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Domenico34 – Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana – Capitolo 2. Quel che riferisce l’Antico Testamento intorno a Satana

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2011 01:43
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Capitolo 2




QUEL CHE RIFERISCE L’ANTICO TESTAMENTO INTORNO A SATANA




In questo capitolo prenderemo in esame i quindici passaggi dell’Antico Testamento che parlano di Satana. I riferimenti si trovano in tre libri e, precisamente: uno nel primo libro delle Cronache; quattordici in quello di Giobbe e due nel libro del profeta Zaccaria.
Con questo procedimento, avremo davanti a noi una completa panoramica, che ci permetterà di valutare l’argomento in tutte le sue parti. Naturalmente, visto che sono tre i libri dell’Antico Testamento che riportano il ternine Satana, ci atterremo ad essi.

1. 1 Cronache 21:1

Satana si mosse contro Israele, e incitò Davide a fare il censimento d’Israele (1 Cronache 21:1).

Leggendo il testo parallelo in 2 Samuele 24:1, in cui si afferma,

Il SIGNORE si accese di nuovo d’ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo, dicendo: «Va’ e fa’ il censimento d’Israele e di Giuda»,

il lettore è portato a chiedere: perché lo storico afferma che è stato il Signore ad incitare Davide a fare il censimento, mentre il Cronista asserisce che è stato Satana? C’è contraddizione? No! Giustamente il Merrill precisa e chiarisce, l’apparente contraddizione dicendo:

«In (2 Samuele 24:1), lo storico rivela che il Signore era adirato con il suo popolo ed usò il censimento di Davide come un’occasione per punire l’uno e gli altri. Non c’è contraddizione quì, perché semplicemente il Signore permise a Satana di tentare Davide a fare il censimento, così come permise a Satana di attaccare Giobbe (cfr. Gb. 1:12)» [Eugene H. Merrill, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag 651].

Secondo von Rad «Il passo di 1 Par. 21:1 (cioè 1 Cronache [La frase (cioè 1 Cronache) è nostra; l’abbiamo inserita per spiegare che “1 Par.”, deve essere letto “1 Paralipomeni”. PARALIPOMENI (dal greco: “Cose nascoste”). Titolo di due libri storici (detti anche CRONACHE) dell’Antico Testamento, in cui vengono narrati avvenimenti omessi nei libri dei RE. Il primo libro contiene le genealogie degli Ebrei da ADAMO a DAVIDE e la di questo. Il secondo, la storia d’Israele da SALOMONE all’editto di CIRO. G. Von Rad, GLNT, Vol. II, col. 931]) non è però di facile interpretazione, in quanto il contesto in origine non trattava affatto del “sâtân”, ma solo in un secondo tempo questo concetto vi fu introdotto a titolo di correzione per uno scrupolo religioso» [G. Von Rad, GLNT, Vol. II, col. 931].

Se Davide si fosse reso conto che nel comandare di fare il censimento, c’era lo zampino di Satana, certamente non l’avrebbe fatto. Davide, come re d’Israele, agì come un comune capo di Stato. Voleva semplicemente conoscere la forza numerica del suo esercito. Nonostante che Ioab, capo dell’esercito di Davide, contestasse il comando del re, adducendo la seguente specificazione:

«Il SIGNORE renda il suo popolo cento volte più numeroso di quello che è! Ma, o re, mio signore, non sono forse tutti servi del mio signore? Perché il mio signore domanda questo? Perché rendere così Israele colpevole?» (v. 3),

il comando del monarca prevalse, e Ioab dovette fare il censimento. Nonostante che egli avesse previsto che, a causa di quel censimento, Israele sarebbe stato considerato colpevole, tuttavia, non ravvisò che, nel comando di Davide, c’era stato un incitamento di Satana, per fare del male al popolo.

Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al cuore, e disse al SIGNORE: «Ho gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o SIGNORE, perdona l’iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza».
Quando Davide si alzò la mattina, la parola del SIGNORE fu così rivolta al profeta Gad, il veggente di Davide:
«Va’ a dire a Davide: "Così dice il SIGNORE: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò"».
Gad andò dunque da Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi sette anni di carestia nel tuo paese, oppure tre mesi di fuga davanti ai tuoi nemici che t’inseguono, oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi che cosa devo rispondere a colui che mi ha mandato».
Davide disse a Gad: «Io sono in una grande angoscia! Ebbene, cadiamo nelle mani del SIGNORE, perché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada nelle mani degli uomini!»
Così il SIGNORE mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Beer-Seba morirono settantamila persone del popolo.
Come l’angelo stendeva la sua mano su Gerusalemme per distruggerla, il SIGNORE si pentì della calamità che egli aveva inflitta, e disse all’angelo che distruggeva il popolo: «Basta! Ritira ora la tua mano!» L’angelo del SIGNORE si trovava presso l’aia di Arauna, il Gebuseo.
Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse al SIGNORE: «Sono io che ho peccato; sono io che ho agito da empio; queste pecore che hanno fatto? La tua mano si volga dunque contro di me e contro la casa di mio padre!»
Quel giorno Gad andò da Davide e gli disse: «Sali, erigi un altare al SIGNORE nell’aia di Arauna, il Gebuseo».
Davide salì, secondo la parola di Gad, come il SIGNORE aveva comandato.
Arauna guardò e vide il re e i suoi servitori, che si dirigevano verso di lui; Arauna uscì e si prostrò davanti al re, con la faccia a terra.
Poi Arauna disse: «Perché il re mio signore viene dal suo servo?» Davide rispose: «Per comprare da te quest’aia e costruirvi un altare al SIGNORE, affinché il flagello cessi d’infierire sul popolo».
Arauna disse a Davide: «Il re, mio signore, prenda e offra quello che gli piacerà! Ecco i buoi per l’olocausto; gli attrezzi per trebbiare e i gioghi dei buoi serviranno da legna.
Tutte queste cose, o re, Arauna te le dà». Poi Arauna disse al re: «Il SIGNORE, il tuo Dio, ti sia propizio!»
Ma il re rispose ad Arauna: «No, io comprerò da te queste cose per il loro prezzo e non offrirò al SIGNORE, al mio Dio, olocausti che non mi costino nulla». Davide comprò l’aia e i buoi per cinquanta sicli d’argento;
costruì là un altare al SIGNORE e offrì olocausti e sacrifici di riconoscenza. Così il SIGNORE fu placato verso il paese, e il flagello cessò d’infierire sul popolo
(2 Samuele 24:10-25).

Tutta questa tragica storia ci fa vedere come Satana, infiltrandosi nel sentimento di Davide, lo indusse a prendere una folle decisione, che causò la perdita di settantamila persone, in mezzo ad Israele. In conclusione, ciò avvenne, perché Davide, in quella circostanza, non ebbe il discernimento e non intravide l’incitamento prodotto da Satana nella sua decisione.

2. Il libro di Giobbe

Se nei primi due capitoli di questo libro, Satana viene menzionato quattordici volte, è chiaro che debba esserci un significato particolare. Cercheremo, pertanto di comprendere, perché lo scrittore di questo libro si esprime nella forma in cui c'è pervenuto.

C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male.
Gli erano nati sette figli e tre figlie;


possedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia di buoi, cinquecento asine e una servitù molto numerosa. Quest’uomo era il più grande di tutti gli Orientali.
I suoi figli erano soliti andare gli uni dagli altri e a turno organizzavano una festa; e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro.
Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro». Giobbe faceva sempre così.

Si proseguirà il prossimo giorno...
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20/03/2011 02:25

Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al SIGNORE, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro.
Il SIGNORE disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al SIGNORE: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa».
Il SIGNORE disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male».
Satana rispose al SIGNORE: « forse per nulla che Giobbe teme Dio?
Non l’hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa, e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e il suo bestiame ricopre tutto il paese.
Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia».
Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona». E Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE.
Un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore, giunse a Giobbe un messaggero a dirgli:
«I buoi stavano arando e le asine pascolavano là vicino,
quand’ecco i Sabei sono piombati loro addosso e li hanno portati via; hanno passato a fil di spada i servi; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».
Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «Il fuoco di Dio è caduto dal cielo, ha colpito le pecore e i servi, e li ha divorati; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».
Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «I Caldei hanno formato tre bande, si sono gettati sui cammelli e li hanno portati via; hanno passato a fil di spada i servi; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».
Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: «I tuoi figli e le tue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore;
ed ecco che un gran vento, venuto dall’altra parte del deserto, ha investito i quattro canti della casa, che è caduta sui giovani; essi sono morti; io solo sono potuto scampare per venirtelo a dire».
Allora Giobbe si alzò, si stracciò il mantello, si rase il capo, si prostrò a terra e adorò dicendo:
«Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto; sia benedetto il nome del SIGNORE».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa
(1:1-22)

Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al SIGNORE, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro a presentarsi davanti al SIGNORE.
Il SIGNORE disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al SIGNORE: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa». Il SIGNORE disse a Satana:
«Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, benché tu mi abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo».
Satana rispose al SIGNORE: «Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia».
Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita».
Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo; Giobbe prese un coccio con cui grattarsi, e si sedette in mezzo alla cenere.
Sua moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità?
Ma lascia stare Dio, e muori!»
Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?» In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra
(2:1-10).

Se abbiamo riportato il testo biblico dei primi due capitoli, l’abbiamo fatto solamente per averlo sottocchio. In questi due capitoli, Satana è nominato per ben quattordici volte. Sette volte viene nominato nel primo capitolo e sette nel secondo.
Lo scopo del nostro intervento, non riguarda la trattazione del gran problema della sofferenza. Questo tema lo sviluppano i commentatori. Il nostro scopo mira a mettere in risalto due cose: l’opera di Satana e l’opera di Dio. Se qualcuno vuole approfondire la conoscenza sul libro di Giobbe, possiamo indicare il lavoro di Artur Weiser [G. Von Rad, GLNT, Vol. II, col. 931].

L’OPERA DI SATA

Nei primi due capitoli del libro di Giobbe, l’opera di Satana viene descritta in maniera particolare. Non si tratta solamente di mettere in risalto quello che egli faceva, nel percorrere la terra e nel passeggiare per essa, ma soprattutto riferire le mosse che fece per colpire Giobbe.

1) Quello che Satana conosceva di Giobbe
Da quello che Satana disse al Signore, si può notare che egli conosceva alcune cose della vita di Giobbe.

a) Satana conosceva l’integrità di Giobbe L’integrità di Giobbe, la sua rettitudine e il fatto che egli temeva Dio, Satana la conosceva non solamente perché lo aveva sentito ripetere dal Signore, ma perché l’aveva notato quando passeggiava per la terra. Soltanto credeva che Giobbe non temesse Dio “per nulla”. Queste parole di Satana, oltre a non rispecchiare la realtà, nascondevano un'insinuazione: Giobbe non era sincero in quello che egli compiva.

b) Satana conosceva che Giobbe era circondato da un riparo.
Non era la sola persona di Giobbe che Dio aveva circondato, come un muro di protezione, erano anche la sua casa e tutto quello che egli possedeva.

c) Satana sapeva che tutto quello che Giobbe aveva, era il risultato della benedizione di Dio.

Non era stato il suo saper fare, la sua laboriosità, la sua saggezza che gli avevano procurato quell’enorme patrimonio di bestiame, ma era stata la benedizione di Dio che lo aveva reso ricco.

Sapendo Satana che Giobbe, la sua casa, i suoi beni, erano protetti da Dio, e che lui non potrà toccarli, egli chiede al Signore di stendere un po’ la sua mano, toccare cioè quello che egli possiede. Satana era convinto che se il Signore avesse toccato i beni materiali che Giobbe possedeva, quest’ultimo l’avrebbe certamente rinnegato in faccia.

Questa richiesta che Satana avanza al Signore, non può essere accettata, per il semplice motivo che la sovranità di Dio non è soggetta a nessuno. Lo stesso Satana deve tenere presente questa prerogativa divina.
Il Signore, tenendo conto della richiesta di Satana ed essendo certo che il suo servitore Giobbe, non rinnegherà la sua integrità, non si comporterà come Satana crede, cioè lo rinnegherà, mette tutto quello che Giobbe possiede nelle mani di Satana, con il divieto di stendere la sua mano per colpire la persona di Giobbe.

Con le parole che il Signore pronuncia, appare chiaro il permesso che concede a Satana di colpire Giobbe, in tutti i suoi beni materiali. La frase: E Satana si ritirò dalla presenza del Signore, significa che ora può cominciare l’opera devastatrice di Satana nei confronti dei beni di Giobbe.

2) Quello che Satana fece per colpire i beni di Giobbe

Non è specificato, se i beni materiali di Giobbe, siano stati colpiti direttamente da Satana, com'è affermato invece per la sua salute (2:7).

a) È certo però, che i Sabei, che portarono via le cinquecento paia di buoi e le cinquecento asine agirono come funzionari di Satana, anche se costoro non sapevano che, per quell’impresa che compirono, stavano eseguendo un ordine di Satana.

b) Il fuoco di Dio che cadde dal cielo, (erano fulmini che saettarono il firmamento? Probabilmente!) (così credeva il servo di Giobbe che era sopravvissuto all’immane tragedia e che raccontò al suo signore la sorte delle settemila pecore). In effetti, però, non si trattava del fuoco di Dio (come per esempio, quello che si racconta in (2 Re 1:9-12), ma era quello di Satana.

Quei fulmini che si erano abbattuti sulle pecore, erano stati causati da Satana. Ha Satana il potere di intervenire sulla natura? Non abbiamo nessuna incertezza ad affermarlo, in conformità al racconto biblico.

c) I Caldei, che portarono via i tremila cammelli che appartenevano a Giobbe, inconsapevolmente in quella circostanza, agirono come funzionari di Satana.
Si proseguirà il prossimo giorno...

d) Il gran vento, venuto dal deserto, che investì la casa dove si trovavano radunati i figli di Giobbe, sette maschi e tre femmine, non fu un evento naturale, come una tromba d’aria, per esempio; ma un temporale causato da Satana, allo scopo di far morire tutti i figli di Giobbe.

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21/03/2011 01:43

Il fatto poi che per tutti i tragici eventi che si abbatterono sui beni e sulla famiglia di Giobbe, ci sia stato un superstite che raccontò le tragedie, è un segno della provvidenza divina, che non aveva smesso di avere il controllo della situazione.

3) Quello che Satana fece per colpire la salute di Giobbe

Visto che Giobbe non rinnegò in faccia Dio, come Satana si aspettava, a causa della perdita di tutti i suoi beni e dei suoi figli, ora egli sposta il tiro, e punta sulla salute del patriarca.

«Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia»
.

Anche per la salute di Giobbe, Satana avrebbe voluto che Dio stendesse la sua mano e toccasse il suo corpo e le sue ossa. Però questo il Signore non lo fece, ma accordò il permesso a Satana di farlo. A questo punto il testo precisa che Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo.

È chiaro quindi che, in questo caso intervenne Satana in persona. Si potrebbe chiedere: perché? Probabilmente perché Satana voleva la certezza che l’ulcera maligna avrebbe colpito proprio il corpo di Giobbe. In conformità a questo passaggio non si può essere dogmatici, cioè: che tutte le malattie che colpiscono gli uomini, in particolar modo i figli di Dio, sono causati da Satana. Questo però non esclude che certe infermità, possano essere chiaramente causate da Satana.

LE TRE AFFERMAZIONI SULLA TRAGEDIA DI GIOBBE

Due delle tre affermazioni riguardanti la tragedia di Giobbe, escono dalla bocca del patriarca.

a) Prima affermazione: Il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto.

Non si mette in dubbio che Giobbe con queste parole, voleva esaltare la sovranità di Dio. Però, nello stesso tempo, affermava qualcosa che, in effetti, non rispondeva a verità.
Che tutti i beni che Giobbe aveva posseduto glieli aveva dato il Signore, era indiscutibile; lo stesso Satana lo sapeva molto bene. Anche i dieci figli che il patriarca aveva avuto, gli erano stati dati da Dio. Quindi, la prima parte dell’affermazione di Giobbe, rispondeva a verità.

Ma la seconda parte, non rispondeva a verità, in quanto tutto il patrimonio che egli aveva, compreso i dieci figli, non glieli aveva tolti Dio, ma era stato Satana a portarli via. Anche se Dio aveva accordato il permesso a Satana di toccare i beni materiali di Giobbe, questo però non significa che “l’atto” in se stesso, sia da addebitare a Dio.

Se questo fosse stato il significato che si volesse dare, il Signore l’avrebbe fatto lui stesso, senza intromettervi Satana. Siccome l’azione di portare via tutto quello che Giobbe aveva, la compie Satana, con il preciso scopo di indurre il patriarca a rinnegare Dio, per ragione di logica, non si può ritenere Dio responsabile del comportamento di Satana.
A questo punto potremmo chiederci: perché il Signore permise a Satana, di spogliare Giobbe di tutto quello che possedeva?

Non certamente per accontentare la richiesta di Satana, come se Egli avesse da rendere conto all’avversario, o che Egli non fosse sovrano su tutti e su tutto! Il Signore aveva i suoi giusti motivi da raggiungere, e, in fin dei conti, quello che prevalse, non fu il lavoro di Satana, ma quello che Dio compì nella vita interiore del suo servitore, purificandolo da tutto ciò che si nascondeva nell’interno di quest’uomo.

Infine, non sempre la logica umana riesce a comprendere e a inquadrare, le varie mosse che Dio compie, secondo i piani della Sua volontà. Però, una cosa è certa (anche se non sempre riusciamo a capire e a spiegare) Dio non è capriccioso nelle sue decisioni. In fin dei conti, quello che vale ed ha importanza, è quello che afferma la Parola di Dio:

Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (Romani 8:28).

b) Seconda affermazione di Giobbe: Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio
e rifiuteremmo di accettare il male?


Anche per questa seconda affermazione, la prima parte risponde a verità, cioè quando parla del bene.
Senza dubbio il riferimento è ai beni materiali che ha ricevuto da Dio. La sua ricchezza, infatti, era il risultato della specifica benedizione divina.

Ma nella seconda parte, in cui si parla del male, il riferimento è senza dubbio alla perdita del suo patrimonio, dei suoi figli e della sua salute, a causa dell’ulcera maligna che l’ha colpito, dalla pianta dei piedi alla sommità del capo.
Tutte queste specie di malanni, di disgrazie, di sventure, di sciagure, di danni, di rovine, di dolori, di sofferenze, di disagi, di tormenti, non erano stati mandati da Dio.

Lo stato patologico dell’organismo umano di Giobbe, a causa della malattia, dell’infermità che lo aveva colpito, era stato causato da Satana.
Tutto il male che lo aveva colpito, nei suoi beni materiali, nella sua famiglia e nella sua salute fisica, non veniva da Dio, ma chiaramente da Satana (con la chiara intenzione di recargli danno), soprattutto per indurlo a rinnegare Dio.

c) Terza affermazione. Tutti i suoi fratelli, tutte le sue sorelle e tutte le sue conoscenze di prima vennero a trovarlo, mangiarono con lui in casa sua, lo confortarono e lo consolarono di tutti i mali che il SIGNORE gli aveva fatto cadere addosso (42:11).

L’affermazione che fecero i fratelli, le sorelle e i conoscenti di Giobbe, non rispondeva a verità, per il semplice fatto che tutti i mali che erano caduti addosso a Giobbe, non glieli aveva fatti cadere il Signore, ma chiaramente Satana.

L’OPERA DI DIO

Quanto durò la sofferenza di Giobbe, non possiamo dirlo, anche perché il sacro testo non lo riferisce. Però, non fu a tempo indeterminato. L’apostolo Giacomo parla della pazienza di Giobbe (Giacomo 5:11) (N.D.) e la sorte finale che gli riserbò il Signore. Siccome quello che vale ed ha importanza, non è quello che compie Satana, ma quello che fa Dio. I credenti devono pensare all’opera che il Signore compie a loro favore.
L’opera di Dio in favore di Giobbe, è chiaramente descritta nell’epilogo del libro, cioè al capo 42.

a) L’ordine che Dio diede

Dopo che ebbe rivolto questi discorsi a Giobbe, il SIGNORE disse a Elifaz di Teman: «La mia ira è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.
Ora dunque prendete sette tori e sette montoni, andate a trovare il mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi stessi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io avrò riguardo a lui per non punire la vostra follia, poiché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe».
Elifaz di Teman e Bildab di Suac e Zofar di Naama se ne andarono e fecero come il SIGNORE aveva loro ordinato; e il SIGNORE ebbe riguardo a Giobbe.
Quando Giobbe ebbe pregato per i suoi amici, il SIGNORE lo ristabilì nella condizione di prima e gli rese il doppio di tutto quello che già gli era appartenuto
(42:7-10).

b) Il Signore ristabilì Giobbe

Il ristabilimento di Giobbe non riguardò solamente la guarigione dall’ulcera maligna, ma anche il riacquisto della sua prosperità materiale.
I beni materiali che Giobbe aveva, glieli portò via Satana. Quando Satana porta via, qualcosa che appartiene ai figli di Dio, dobbiamo tenere presente che egli non restituisce mai quello che aveva preso prima. È il Signore che rende al doppio quello che ruba Satana.

A causa di tutti i malanni che colpirono Giobbe, il patriarca si ridusse in un mucchio di rovine. È molto importante tenere presente quello che Dio promette, nella Sua Parola.

Così il SIGNORE sta per consolare Sion, consolerà tutte le sue rovine; renderà il suo deserto pari ad un Eden, la sua solitudine pari ad un giardino del SIGNORE. Gioia ed esultanza si troveranno in mezzo a lei, inni di lode e melodia di canti (Isaia 51:3).

c) Dio diede a Giobbe il doppio di quello che aveva prima

In pratica significa: prima Giobbe aveva settemila pecore, ora Dio gliene dà quattordicimila. Prima possedeva tremila cammelli, ora ne riceve dal Signore seimila. Prima Giobbe aveva cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, ora ne riceve mille paia di buoi e mille asine. L’unica cosa che Dio non raddoppiò, furono i figli: prima ne aveva dieci, sette maschi e tre femmine, ora ne ha lo stesso numero, cioè dieci, sette maschi e tre femmine.
Il testo biblico si conclude dicendo, dopo che Giobbe fu riabilitato, egli visse centoquarant’anni, e questi furono ricchi della benedizione divina che lo rese felice, e morì sazio di giorni.

3. Il libro di Zaccaria

Nel libro del profeta Zaccaria, il nome di Satana compare tre volte.

Mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, che stava davanti all’angelo del SIGNORE, e Satana che stava alla sua destra per accusarlo.
Il SIGNORE disse a Satana: «Ti sgridi il SIGNORE, Satana! Ti sgridi il SIGNORE che ha scelto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone strappato dal fuoco?»
(Zaccaria 3:1-2).

In questo testo Satana viene nominato in veste di accusatore. Questo sta significando che Giosuè, il sommo sacerdote, la persona che Satana accusa, si trovava in difetto.
L’angelo del Signore, davanti al quale si trova Giosuè, è senza dubbio un essere divino. Nei vari passaggi della Bibbia, dove viene nominato, si identifica sempre con il Signore stesso. Ragion per cui, non è quindi fuori posto se nell’angelo del Signore, si è visto il Cristo preincarnato [Cfr. F. Duane Lindsey, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1632].

Che l’accusa mossa da Satana nei confronti del sommo sacerdote Giosuè, corrisponda a verità, nel senso che nella persona accusata ci sono difetti, è provato dal fatto che i vestimenti di Giosuè erano sudici. La sporcizia, nella Bibbia, ha il senso della contaminazione, del peccato.
Nonostante che Giosuè si trovi in questa condizione, Chi interviene in suo favore, contro l’accusa di Satana, è il Signore stesso, il quale dichiara che Giosuè è un tizzone scampato dal fuoco. Per ordine dell’angelo, i vestiti sudici che indossa Giosuè, gli vengono tolti, e subito gli viene detto: «Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici»(v. 4).

Davanti a quello che viene fatto a Giosuè, l’uomo accusato da Satana, corrisponde l’opera di purificazione e di perdono che, il Signor Gesù Cristo compie nella vita di un suo seguace. Più tardi l’apostolo Paolo dirà:

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi
(Romani 8:33-34).

Si racconta di Martin Lutero che una notte in sogno vide Satana che gli disse: “Come fai a vantarti di essere un figlio di Dio, davanti ai tanti peccati che hai commesso?” Lutero gli rispose: “Quali sono questi peccati?” Il diavolo ribatté: “Sono tanti!”. Lutero incalzò: “Fammeli vedere”. Satana prese alcuni fogli di carta, li riempì da capo a fondo e glieli mostrò. Lutero senza guardarli, prese una matita rossa, e, facendo uno X sopra ogni foglio di carta, dichiarò: “Il sangue di Gesù Cristo, mi ha purificato da ogni mio peccato”.

Il difensore di ognuno di noi, di fronte a Satana che ci accusa davanti a Dio, è il Signor Gesù Cristo, il quale ha sacrificato la sua vita per noi, e, il suo sangue ci purifica da ogni peccato (1 Giovanni 1:8). A Lui la gloria!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e noi risponderemo con premura
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