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Domenico34 – Il mondo degli spiriti – Capitolo 13. Uno spirito d’infermità

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2011 02:37
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05/03/2011 02:37

f) Considerazioni di ordine teologico

Quando si pensa ad Abrahamo, specialmente nel contesto di come l’apostolo Paolo lo cita, - dichiarandolo padre di tutti i credenti in Cristo Romani 4:12,17; Galati 3:6-9 -, il riferimento di essere una figlia di Abrahamo, non è certamente casuale, né collegato solamente al fatto di essere una donna ebrea, come effettivamente lo era.

L’orizzonte si allarga quando riflettiamo su quello che dice il N.T. a proposito della figliolanza di Abrahamo. Ai Farisei e ai Sadducei che si presentarono per il battesimo di Giovanni, vennero rivolte le seguenti parole:

Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall’ira a venire? Fate dunque frutti degni di ravvedimento! E non pensate di dir fra voi stessi: Noi abbiamo Abrahamo per padre; perché io vi dico che Dio può far sorgere dei figli di Abrahamo anche da queste pietre (Matteo 3:7-9; Luca 3:8).

Queste persone, si vantavano pensando che il loro padre fosse Abrahamo, portandoli addirittura a sottovalutare la necessità del ravvedimento, credendo che sol perché appartenevano a quella discendenza, portavano anche in loro dei veri frutti degni del pentimento. Il Battista, però, nel dire loro queste precise parole, li catalogava come serpenti velenosi, invitandoli a cambiare il loro modo di vivere che era ipocrita. Sullo stesso tenore Gesù parlò ai Giudei che avevano creduto in lui:

Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi
(Giovanni 8:31,32).

Siccome le parole di Cristo non vennero giustamente comprese, essi replicarono:

Noi siamo la discendenza di Abrahamo e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: diventerete liberi? (Giovanni 8:33).

La vera libertà - intesa soprattutto in senso morale e spirituale - non è quella derivante dall’appartenenza alla progenie di Abrahamo, ma dal conoscere la verità, che è Cristo stesso (Giovanni 14:6).

Quando poi Gesù rivelò la loro vera intenzione che era quella di ucciderlo, non valeva niente dichiararsi progenie di Abrahamo, poiché nella loro vita non trovava posto la sua parola (Giovanni 8:37). Per l’insistenza di questi Giudei, dichiarando che Abrahamo era il loro padre, venne loro affermato che, in effetti, non erano figli di Abrahamo, per il semplice fatto che non stavano facendo le opere di Abrahamo (Giovanni 8:39).

Quando in conclusione Cristo affermò che chi avrebbe osservato la sua parola, non avrebbero mai visto in eterno la morte, indignati risposero:

Sei tu più grande del padre nostro Abrahamo, il qual è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretende di essere? (Giovanni 8:53).

Siccome Gesù non intendeva auto-glorificarsi, perché c’era il Padre che pensava a ciò, Egli non poté fare a meno di riferire quello che provò Abrahamo, il loro padre, allorquando vide il suo giorno. A questo punto i Giudei replicarono:

Tu non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abrahamo? Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico, Prima che Abrahamo fosse nato, io sono (Giovanni 8:56-58).

Dal modo con cui i Giudei reagirono nei confronti di Gesù, nel volerlo lapidare, desumiamo che nel loro vanto di dichiararsi figli di Abrahamo, non c’era nessun particolare privilegio, poiché non vivevano ed operavano come Abrahamo.
Dal racconto della vita di Zaccheo, il capo dei pubblicani, viene messa in risalto da Gesù il fatto che quest’uomo è anche figlio di Abrahamo (Luca 19:9). Questo naturalmente Gesù lo affermò, non in base a una pura discendenza, come ogni ebreo poteva dire, ma in conseguenza della conversione e del ravvedimento che si era prodotto in quest’uomo.

I testi paolini sono quelli che maggiormente mettono in evidenza il vero significato di essere figli di Abrahamo. Per Paolo, in una visuale prettamente cristiana, essere figlio di Abrahamo, significa seguire le orme della sua fede (Romani 4:12). Quando poi analizza la posizione di Israele, nei confronti della grazia di Dio, non ha nessuna difficoltà ad affermare che

Non tutti quelli che appartengono ad Israele sono Israele. E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli della promessa; ma i discendenti veri sono unicamente quelli del giuramento (Romani 9:6-8).

Perché nessuno fraintende le sue parole, l’apostolo Paolo precisa:

Sappiate pure che chi è dalla fede, sarebbero stati figli di Abrahamo (Galati 3:7).

Per quanto riguarda la definizione della progenie di Abrahamo, Paolo, ulteriormente dichiara:

Ora le promesse furono fatte ad Abrahamo e alla sua discendenza. La Scrittura non dice: e alle discendenze come se si trattasse di molte, ma come di una sola. E alla tua discendenza, cioè Cristo (Galati 3:16).

La conclusione che l’apostolo fa, è la più logica e la più coerente, dal punto di vista cristiano:
Ora, se appartenete a Cristo, siete dunque progenie d’Abrahamo ed eredi secondo la promessa (Galati 3:29).

La donna che è stata tenuta legata da Satana per diciotto anni, viene identificata da Gesù, come figlia di Abrahamo. Questo per farci comprendere che i figli di Abrahamo, - non solamente nel senso della discendenza ebraica, ma principalmente nel significato cristiano, cioè quelli che appartengono a Cristo, vale ad affermare che hanno fede in Lui - non vengono risparmiati da certe infermità causate da uno spirito da malattia. Con ciò non vogliamo assolutamente affermare che tutte le malattie che colpiscono i cristiani, derivano dallo spirito d'infermità.

Ci sono però certe infermità, non sapremmo quali, che non possono essere definite fisiologiche, poiché sono causate dalla presenza di questo spirito.

L’informazione riguardante, lo spirito d'infermità, che il N.T. presenta nell’unico passo di Luca, anche se viene presentata nella forma singolare, non vuol affermare che si tratti di un solo spirito che agisce per procurare infermità nella vita delle persone.

Nel campo degli spiriti immondi, il vangelo ci precisa che sono migliaia, mentre in quello che causa le malattie, si limita solamente a dirci: Uno spirito d'infermità. Senza dubbio, l’articolo indeterminativo uno, che il testo adopera, non ha lo scopo di farci conoscere il numero, ma indica uno dei tanti, che può causare infermità, nella vita dei credenti.

Che questo spirito, sia un dipendente di Satana, è fuori discussione, e, come tale, agisce sempre agli ordini del suo capo. Come fa questo spirito ad entrare nella vita di chi appartiene a Cristo, non c'è dato di sapere. Fu uno spirito d'infermità che causò quel malessere nella vita dell’apostolo Paolo?

Anche se non lo possiamo affermare categoricamente, non possiamo neanche escluderlo. Comunque siano le cose, la nota consolante per chi viene colpito da uno spirito d'infermità, sta nel fatto che non saranno lasciati in balia di questo spirito per sempre. Gesù Cristo che sciolse quella donna dal legame di Satana, saprà sciogliere tutti quelli che sono suoi, perché questi possano proclamare a tutti, le grandi cose che Egli fa.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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