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Antonio Strigari - IL CONSEGUIMENTO DELLA SALVEZZA. (Predestinazione e libero arbitrio)

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2010 18:07
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Sesso: Maschile
26/11/2010 15:57

Quello che segue è uno scritto del fratello Antonio Strigari pubblicato su facebook, eccezionalmente verrà lasciato così per intero; rimane comunque la regola che avete letto nella 'Presentazione', cioè, di riportare un verso con la relativa confutazione (ovviamente laddove sarà possibile; se il contesto richiede 2 o più versi consecutivi allora verranno riportati tutti quelli necessari)



IL CONSEGUIMENTO DELLA SALVEZZA. (Predestinazione e libero arbitrio)
pubblicata da Antonio Strigari il giorno martedì 9 novembre 2010 alle ore 22.16

Premessa:
Dopo aver letto un trattato dal titolo " La certezza della salvezza" scritto da un carissimo fratello in Cristo, sono stato spinto ad argomentare su questo importante punto non da spirito polemico o, peggio, di contraddizione ma dal solo fine di poter, assieme, cercare la giusta visione del cammino che tutti i credenti debbono percorrere in questa vita terrena per realizzare nei fatti quanto oggi è solo speranza.

   ^^^^^^^^^^^^^^^^^

   Alcune considerazioni personali.Credo fermamente che il Signore Iddio sia fedele e capace di "compiere" in noi la salvezza che ci ha dato per grazia in Cristo Gesù ma credo, altresì, che Egli non la compia contro la nostra volontà.Credo, ancora, che Iddio non privi alcuna persona del libero arbitrio anche se (quest'ultimo) dovesse portare l'uomo alla perdizione.

  - 20 Punti da considerare.

  1. Libertà di credere ed accettare la salvezza.La missione di Gesù Cristo sulla terra fu questa, portare agli uomini la salvezza mediante la fede nel Suo sacrificio.Per questo disse ai suoi discepoli: "… Andate per tutto il mondo e predicate l'evangelo ad ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16:15,16).Badiamo bene: Gesù disse: “ … Chi avrà creduto …” e non “chi è predestinato” sarà salvato.
  Comprendiamo quanto Iddio ami il peccatore (anche se odia il peccato e non vuole che in esso rimanga) pensando che Egli, per la salvezza di quest'ultimo, ha dato alla morte della croce il Suo unigenito Figliolo; Dio, però, non ha salvato l'uomo peccatore per forza ma per la fede liberamente azionata da quest'ultimo.
  L'Evangelo doveva essere predicato (e lo viene ancora) a tutti ma Iddio ha reso l'uomo libero sempre di credere e di non credere, di accettare o di rifiutare la Sua grazia, di camminare nelle tenebre o nella luce. Per questo è scritto:"Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato." (Marco 16:16).Su questa libertà concessa all'uomo nessuno dovrebbe avere dubbi, quindi teorie sulla predestinazione, vista come destino scritto a prescindere dalla volontà dell'uomo, non dovrebbero essere accettate.

  2. La conquista della salvezza.Finché l'uomo non scopre che è impossibile raggiungere e conquistare la salvezza della propria anima con le proprie opere, vive in uno stato di ansia e di paura perché "sente" che tutto il suo impegno non basta, si rende conto che, per quanto faccia o farà, niente riuscirebbe a pagare il debito che egli ha contratto verso Dio con il suo peccato.
  Nel momento in cui ascolta l'Evangelo della grazia, che gli propone l'annullamento del debito per il sacrificio di Gesù e crede, "sente" che la salvezza lo ha raggiunto.
Credere in Cristo Gesù non significa solo credere che Egli c'è stato, ma che è il figlio di Dio, ha lasciato il cielo, si è incarnato nel seno di una vergine, è venuto al mondo per cercare i peccatori e pagare i loro debiti verso Dio con il proprio sangue, è risorto e vive.Ora se l'uomo, per fede, crede questo, "sente" nel proprio cuore la voce del Signore che gli dice, come al paralitico: "Figliolo, stai di buon animo, i tuoi peccati ti sono rimessi" (Mat. 9:2).Gesù non gli disse solo "i tuoi peccati ti sono rimessi" ma, prima, anche "stai di buon animo" perché conosceva l'ansia e la paura di chi si trova "perduto" nella condizione di peccatore.Ansia e paura che non debbono più essere nell'animo di chi è stato riconciliato con Dio.
Nei vangeli di Marco (2:5) e Luca (5:20) è scritto che Gesù opera questa salvezza nel paralitico vedendo la fede di coloro che lo portarono a Lui (e certamente anche quella del paralitico).C'è bisogno, quindi, della fede per venire in possesso della salvezza e, come vedremo in seguito, della nostra costanza per mantenerla!

3. La fede è posta nel fondo del cuore di ogni uomo, sta a quest'ultimo farla emergere.Alcuni, interpretando malamente la Parola dove dice: " Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio." (Efesini 2:8), pensano che la fede sia un dono di Dio riservato solo ad alcuni, quindi, che solo quelli che hanno creduto possedevano la fede ricevuta in dono.
Se così fosse, allora sarebbe inutile predicare l'Evangelo a tutte le creature poiché esisterebbe una "predestinazione assoluta" che non darebbe a tutti la medesima occasione di credere per salvarsi.(Consideriamo, inoltre, che la parola “ciò” contenuta nel versetto sopra citato, si riferisce alla “grazia” e non alla fede.)
La predestinazione, nominata nella Scrittura in riferimento a Dio, si comprende se si mette in riferimento alla Sua onniscienza (poiché Iddio sa tutto, nella mente di Dio tutto è predestinato).Dio conosce il passato, il presente ed il futuro, Dio conosce come si comporterà nel suo ultimo giorno di vita l'ultimo uomo che Egli creerà, per questo, quell'uomo, nella Sua mente, è predestinato, non perché non possa comportarsi liberamente ma perché Iddio, nonostante la libertà dell'uomo preconosce tutto di quest'ultimo, anche i suoi ultimi pensieri.
In riferimento alla “fede” necessaria per poter credere in Cristo Gesù consideriamo quanto segue.
Se Iddio avesse detto all'uomo: "Chi avrà acceso la luce elettrica sarà salvato ma chi non l'avrà accesa sarà condannato" risulterebbe chiarissimo il presupposto che tutti gli uomini possiedano nelle loro case la corrente elettrica e che, per salvarsi, debbano solo azionare l'interruttore.I sommergibili sono dotati di un'apparecchiatura-radio capace di lanciare un segnale di richiesta di soccorso nel caso che, trovandosi in panne sul fondo del mare, non possano riemergere.È facile capire che solo i sommergibilisti che l'azionano (lanciando il S.O.S.) possano essere soccorsi (quando si tratta di salvare la propria vita materiale, della quale tutti gli uomini sono consapevoli, si pensa subito a chiedere aiuto, purtroppo non avviene così per la vita spirituale nella quale pochi credono!).
Per poter lanciare la richiesta di soccorso, si debbono verificare, però, tre condizioni:1. rendersi conto della propria condizione di pericolo;2. credere nell'efficacia del soccorso;3. azionare l'apparecchiatura.
Purtroppo, nel caso della salvezza dell'anima, non sempre si bada a queste tre condizioni!
Se ci si rende conto del pericolo, l'apparecchiatura per lanciare il segnale di soccorso (la fede che è presente in ogni uomo), sarà azionata (questa è la vera fede, quella viva, cioè operante), l'aiuto arriverà e con esso la salvezza.Come i sommergibilisti, tutti gli uomini possiedono la fede da azionare per credere ed essere salvati e tutti, quindi, sono liberi di credere.In quanto alla misura della propria fede il discorso è diverso, la Parola dice infatti:"Per la grazia che m'è stata data, io dico quindi a ciascuno fra voi che non abbia di sé un concetto più alto di quel che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo al misura della fede che Dio ha assegnata a ciascuno." (Romani 12:3).La Parola dice, quindi, che la fede, anche se in misura diversa, è assegnata a ciascuno!
Quest'ultimo concetto non significa, però, che ogni uomo abbia in ogni tempo una misura di fede "stabile" che non possa subire alterazioni, ma che ciascuno deve avere "in ogni momento" il giusto concetto di sé in relazione alla fede che in quel momento possiede e pregare affinché gli venga aumentata.

4. La fede può aumentare, diminuire o essere rinnegata (scomparire).
Quando la Parola ci dice:"E non ci gloriamo oltre misura di fatiche altrui, ma nutriamo speranza che, crescendo la fede vostra, noi, senza uscire dai nostri limiti, saremo fra voi ampiamente ingranditi" (II Cor. 10:15), non significa forse che la fede può aumentare?
E quando ci dice:"Io t'affido quest'incarico, o figliuol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché tu guerreggi in virtù d'esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza; della quale alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede" (I Timoteo 1:18,19), non significa forse che la fede può naufragare?
In altre parti la Parola che conferma quanto già detto:"Che se uno non provvede ai suoi, e principalmente a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore dell'incredulo" (I Tim. 5:8).Non provvedere a quelli di casa propria, quindi, è un modo come rinnegare la fede ma vediamone altri:"Poiché l'amor del danaro è radice d'ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti di molti dolori" (I Tim.6:10).
"O Timoteo, custodisci il deposito, schivando le profane vacuità di parole e le opposizioni di quella che falsamente si chiama scienza, della quale alcuni facendo professione, si sono sviati dalla fede. La grazia sia con voi" I (Tim. 6:20,21).
  Amare il denaro o seguire la falsa scienza (quella che rifiuta la Verità della Parola) significa per gli uomini sviarsi dalla fede e, di conseguenza, abbandonarla perdendo la salvezza se non si ravvedono in tempo!La Parola ribadisce meglio questo concetto dicendo:"Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demoni" (I Timoteo 4:1).La parola "apostasia" viene dal greco "efìstemi" (mi allontano). Tra i greci indicava la diserzione, anche militare. Il cristianesimo assume la parola per indicare l'atto di chi abbandona la fede cristiana per abbracciarne un'altra, o respingerle tutte. Nei primi tempi gli apostati, o lapsi, cioè coloro che per paura delle torture fisiche sacrificavano agli idoli, non venivano riammessi nel seno della chiesa che dopo lunghe penitenze; tale rigore in seguito però si addolcì.
Comprendiamo, quindi, che “può apostatare dalla fede solo chi possiede la fede", e se la salvezza viene dalla fede (e così è), allora si può dire che "perdere la fede" equivale a "perdere la salvezza".
Se ammettiamo che si può liberamente apostatare dalla fede ammettiamo che altrettanto liberamente si può rinunciare alla salvezza.
Per questo bisogna perseverare nella fede durante le prove e nella speranza della salvezza che dobbiamo custodire per trasformarla nel tempo da speranza in realtà.
  Sappiamo che, rispetto alla fede, la Parola dice:"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono." (Ebr. 11:1), mentre, in quanto speranza:"Poiché noi siamo stati salvati in isperanza. Or la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe egli ancora? (Rom. 8:24).
  Spesso nell’esegesi esposta da alcuni (su Ebr. 11:1) si afferma che, siccome la salvezza è una delle cose che un credente spera (se non la prima) egli deve quindi esserne certo.
La parola certezza, però, si riferisce alle “cose che si sperano” cioè, io debbo essere certo che la salvezza esista (come il paradiso, gli angeli, e tutte le altre cose delle quali la Scrittura ci parla).La “salvezza”, invece, la “speriamo” perché non l’abbiamo ancora conseguita, pur considerandola certa in quanto alla sua esistenza.
I due concetti, come tutte le cose scritte, sono perfettamente concordi, quindi, è vero che una persona salvata durante tutta la propria vita terrena deve vivere con la certezza della salvezza che spera ma è altresì vero che in questa vita essa (la salvezza) rimane pur sempre speranza!
Ribadiamo bene: la Scrittura non dice che la fede è certezza di se stessa ma di cose che si sperano! Anche la salvezza, cosa che speriamo, è fra quelle che non si vedono (infatti, la Parola dice: Or la speranza di quel che si vede, non è speranza) ma dobbiamo considerarla come cosa “certa” e sperarla finché non l'avremo "vista" (conseguita).Dobbiamo sempre avere tale certezza nel nostro cuore (ove ne sentiremo la conferma) finché saremo e vorremo essere nella fede.
Un altro passo della Scrittura accorda due concetti:"se pur perseverate nella fede, fondati e saldi, e non essendo smossi dalla speranza dell'Evangelo che avete udito, che fu predicato in tutta la creazione sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono stato fatto ministro" (Col. 1:23).Dobbiamo perseverare nella fede ed essere irremovibili nella speranza.

5. È necessario il nostro impegno, la nostra perseveranza.
Gesù ci ha detto:"E sarete odiati da tutti a cagion del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato" (Matteo 10:22).Ed un giorno Gesù ci dirà personalmente:"Or voi siete quelli che avete perseverato meco nelle mie prove;" (Luca 22:28).
  Perseverare in quali prove?
Quelle corporali e spirituali che provano la nostra FEDE.Se una persona è perseverante nelle prove lo è anche nella fede.Va benissimo se noi perseveriamo nella fede, purché sia quella vera che è unita alle opere, ma a quali opere? Certamente a quelle che ci vengono indicate dalla Parola: "… le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10).
  La parola ci dice: "ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d'esso, per farvi comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili, se pur perseverate nella fede, fondati e saldi, e non essendo smossi dalla speranza dell'Evangelo che avete udito, che fu predicato in tutta la creazione sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono stato fatto ministro" (Col. 1:22,23).Come abbiamo letto, siamo stati riconciliati con Dio il quale ci vuole davanti a Sé santi, immacolati e irreprensibili e lo potremo fare se saremo perseveranti nella fede!!! (Badiamo bene, quel "se" significa che potremmo non perseverare!)
Se perseveriamo nella fede, dunque, persevereremo anche nelle prove, perché Iddio sarà il nostro aiuto.
Il pericolo viene solo e sempre da noi se nelle prove dubiteremo dell'aiuto di Dio mancando, così, di fede verso di Lui.Solo nelle scelte giuste dell'uomo, Dio è il suo aiuto.
  Se, conservando la fede, riusciremo nelle prove più dure a dire sempre: "Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette.Perciò noi non temeremo, anche quando fosse sconvolta la terra, quando i monti fossero smossi in seno ai mari, quando le acque del mare muggissero e schiumassero, e per il loro gonfiarsi tremassero i monti" (Salmo 46: 1,2,3), troveremo certamente soccorso e manterremo la salvezza.
Facendo così, supereremo la prova della nostra fede che, come dice San Pietro, è "… molto più preziosa dell'oro che perisce, eppure è provato col fuoco, " ed otterremo "… il fine della fede: la salvezza della anime." (I Pietro 1:7,9).
Chi realizzerà questo fine, la Vita Eterna?
La Parola ci dice:"vita eterna a quelli che con la perseveranza nel bene oprare cercano gloria e onore e immortalità;" (Romani 2:7).

6. La santificazione.La Parola ci esorta a tenere in buon conto un'altra cosa, la santificazione.La santificazione deve essere intesa come ascesi, perfezionamento della nostra vita spirituale, rivestimento del nuovo uomo con gli abiti di Cristo perché: "Poiché Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione." (I Tes. 4:7).
  La santificazione è il frutto della nuova creatura in Cristo.Dice la Parola:"Ma ora, essendo stati affrancati dal peccato e fatti servi a Dio, voi avete per frutto la vostra santificazione, e per fine la vita eterna:" (Romani 6:22).Dobbiamo tutti portare questo frutto se vorremo vedere il Signore.Infatti la Parola di Dio ci dice:"Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore;" (Ebrei 12:14).Questa Parola è rivolta a persona "sante", credenti, salvati in speranza, e le invita a continuare nel cammino di santità per una crescita spirituale verso la perfezione che è la completezza della santificazione.
Iddio non ha posto limiti al raggiungimento di questa perfezione poiché Egli vuole che tutti si santificassero fino a raggiungere l'altezza della statura perfetta di Cristo.Per questo Egli dice:"Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo;" (Efesini 4:11-13).
  Questo è il desiderio di Dio, quindi è perfettamente realizzabile, ma chi deve impegnarsi in questo, Dio o l'uomo?Parlando della donna, San Paolo dice che, sedotta in Eva, … "nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell'amore e nella santificazione con modestia." (I Timoteo 2:15).

  7. Dobbiamo conservare la fede combattendo!È scritto:"Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale facesti quella bella confessione in presenza di molti testimoni." (I Tim. 6:12).San Paolo poté dire:"Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede;" (II Tim. 4:7).Che Iddio ci conceda di poter pronunziare la stessa frase nell'istante di abbandonare questa vita terrena!
San Giuda ci raccomanda:"Diletti, ponendo io ogni studio nello scrivervi della nostra comune salvazione, mi sono trovato costretto a scrivervi per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi" (Giuda 1:3).

  8. Dove avviene il nostro combattimento e contro chi?San Paolo, o meglio Iddio per mezzo di San Paolo ci dice:"poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti" (Efesini 6:12).Se riflettiamo bene questi “luoghi celesti” dove avviene il combattimento sono la parte nobile, spirituale della nostra mente che chiamiamo cuore.

9. Bisogna conservare una fede pura, sana."Questa testimonianza è verace. Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede," (Tito 1:13)."Che i vecchi siano sobri, gravi, assennati, sani nella fede, nell'amore, nella pazienza:" (Tit. 2:2).

  10. La fede per essere "vera" bisogna che sia operante.Quando l'apostolo Giacomo dice:"Che giova, fratelli miei, se uno dice d'aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?" (Giac. 2:14), non intende dire "che giova aver fede senza opere" (perché ciò sarebbe un controsenso) ma specifica che non giova “dire” di aver fede (dichiarare solo con la bocca di possederla) perché la mancanza di opere ne renderà palese l'inesistenza.
Chi ha fede opera, ed è questa la vera fede che giova all'uomo.Ma le opere che si sposano alla fede non sono quelle dettate dalla carne dell'uomo (per orgoglio, per essere considerati buono da Dio, dagli altri o da se stesso) ma dallo Spirito di Carità e si compiono in così tale umiltà da non essere percepite come vanto neanche da se stesso.Per questo la Parola ci dice:"Infatti, in Cristo Gesù, né la circoncisione né l'incirconcisione hanno valore alcuno; quel che vale è la fede operante per mezzo dell'amore" (Galati 5:6).Senza queste opere la fede è morta, dice infatti Giacomo:"Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta" (Giac. 2:17).

  11. Come aumentare la fede?Nel Vangelo di Luca gli Apostoli dissero al Signore: "Aumentaci la fede." (Luc. 17:5).
Ad una lettura superficiale di tutto il contesto, sembrerebbe che il Signore non abbia risposto a questa richiesta e si sia limitato a constatare che in loro la fede non era grande neanche come un granello di senape.Gesù rispose infatti: "Se aveste fede quant'è un granel di senapa, potreste dire a questo moro: Sradicati e trapiantati nel mare, e vi ubbidirebbe" (Luc.17:6).
Se, però, lo Spirito del Signore ci illumina la mente, possiamo capire che, invece, Gesù mostra la strada da percorrere affinché la loro fede sia aumentata, infatti, nei versetti seguenti Gesù dice:"Or chi di voi, avendo un servo ad arare o pascere, quand'ei torna a casa dai campi, gli dirà: Vieni presto a metterti a tavola?Non gli dirà invece: Preparami la cena, e cingiti a servirmi finch'io abbia mangiato e bevuto, e poi mangerai e berrai tu?Si ritiene egli forse obbligato al suo servo perché ha fatto le cose comandategli?Così anche voi, quand'avrete fatto tutto ciò che v'è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiam fatto quel ch'eravamo in obbligo di fare." (Luc. 17:7-10).
  Gesù, con queste parole, indica ai Suoi discepoli il "servizio" a Dio, fatto in piena umiltà.Con il servire Iddio mettendo in atto la Parola, ci nutriamo e la fede aumenta.
Servire Iddio è operare in obbedienza alla Sua volontà, ad operare dobbiamo essere noi volenterosamente.Quando troviamo scritto:"Così la fede vien dall'udire e l'udire si ha per mezzo della parola di Cristo." (Rom. 10:17), leggendo bene il contesto possiamo capire che per "udire" il Signore intende "obbedire".
  Obbedendo alla Parola di Dio, al Suo Spirito, la fede nostra aumenta e così resisteremo meglio nelle prove che spetta a noi superare ed alle insidie alla nostra fede.La barriera che difende la salvezza della nostra anima da ogni attacco esterno è Dio, ma chi la pone attorno a noi è la nostra fede in Lui.Quanto più grande è la nostra fede tanto più grande è lo spessore della barriera che ci difende.

12. La paura di perdere la salvezza.
La paura di perdere qualcuno o qualcosa si ha per le minacce che arrivano dall'esterno e per fatti che non dipendono dalla nostra volontà, perciò si ha paura di perdere:1. la salute, se è in arrivo una epidemia virale;2. i propri beni, se dei ladri dovessero penetrare nelle nostre case;3. la moglie, se dovesse abbandonarci per qualsiasi motivo;4. i figli, se dovessero rinnegarci … ecc…ecc…L'elenco sarebbe lunghissimo, ma per brevità consideriamo che se nell'uomo è giustificata la paura di perdere i propri beni, considerato che sono minacciati da ciò che non dipende dalla propria volontà, non lo sarebbe se a poter accedere agli stessi e/o disporne fosse solo egli stesso.
Sappiamo che “un bene” si può perdere solo in due casi, per causa di atti che:1. dipendono dalla nostra volontà;2. non dipendono dalla nostra volontà.
Quanto al punto 1) si sente dire spesso che qualche uomo ricchissimo abbia perso tutto a causa dei suoi vizi (carte, droga, alcool, nefandezze carnali, ecc…), chiediamoci: poteva egli vivere diversamente? Certamente "si", se molti altri, comportandosi saggiamente, sono riusciti a conservare i loro beni.
Per il punto 2) si sa che nessuna difesa messa in atto dall'uomo riesce a proteggere con certezza ciò che si vuole conservare, pertanto è giustificata nell'uomo la paura di esserne privato.Con riferimento alla salvezza dell'anima (anche se insidiata dal nostro peggior nemico), però, non è così, poiché la difesa della stessa è posta in essere da Dio ma, non dimentichiamolo, a condizione che noi lo vogliamo e facciamo la nostra parte.
L'uomo, quindi, una volta realizzata la salvezza per fede nel sacrificio di Cristo Gesù (e fa benissimo a crederlo!!!), non dovrebbe aver più nessuna paura di perderla per cause indipendenti dalla propria volontà e per quanto attiene alle cause che dipendono dalla propria volontà, è sufficiente "non volerla perdere"! Sappiamo che nessuna persona avrebbe motivo di aver paura di perdere la propria vita terrena (o alcun altro bene) se ciò dipendesse solo dalla propria volontà.Perché dovrebbe temere?
Se desiderasse di non morire, non morirebbe ed anche nel caso che desiderasse morire non dovrebbe temere, perché sarebbe egli stesso a volerlo.
L'uomo teme di perdere ciò che è caro e prezioso (spiritualmente, la salvezza), ma solo per il fatto che, nel subconscio, egli teme se stesso essendo consapevole della propria debolezza.Quando si teme di perdere la salvezza, quindi, è perché si pensa di doverla custodire da solo dagli attacchi esterni (e ciò non sarebbe possibile) dimenticando, e in ciò è l'errore, che il custode vero è Dio, ma è altrettanto errato pensare di non poterla perdere senza mettere in pratica quel poco che il Signore ci chiede poiché, in questo caso, la minaccia verrebbe da noi stessi, dalla nostra superficialità e dalla nostra mancanza di zelo. Se l'uomo pensa di difendere con le sole proprie forze la salvezza concessagli da Dio credo proprio che faccia bene ad aver paura!
È importante ciò che il nostro cuore desidera ma, in accordo ad esso, bisogna operare, coerentemente.
A questo punto vorrei proporre una parabola.
Un uomo poverissimo abitava in una piccola casa priva di porta e, non potendosi permettere di comprarne una, non usciva quasi mai per il timore che i ladri gli portassero via quel poco che possedeva.Ogni volta che era costretto ad uscire di casa temeva che al suo ritorno avrebbe trovato la casa vuota.Un signore, al quale quell'uomo confessò il proprio timore, gli offrì in dono una robusta porta pagandogli anche l'artigiano per metterla in opera.Dopo qualche giorno, quel signore incontrò il povero uomo che piangeva e si lamentava di essere stato derubato.Il signore gli chiese allora se la porta gli fosse stata messa in opera ed alla risposta affermativa dell'uomo gli chiese come fosse avvenuto il furto.Fra le lacrime il pover'uomo gli disse che i ladri erano entrati dalla porta che egli non aveva chiuso.La morale è palese!

  13. Quel poco che dobbiamo fare per custodire la salvezza ci viene consigliato in tanti modi.Nella seconda epistola di Pietro ci viene detto:"Poiché la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati mercé la propria gloria e virtù, per le quali Egli ci ha largito le sue preziose e grandissime promesse onde per loro mezzo voi foste fatti partecipi della natura divina dopo esser fuggiti dalla corruzione che è nel mondo per via della concupiscenza, voi, per questa stessa ragione, mettendo in ciò dal canto vostro ogni premura, aggiungete alla fede vostra la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza la continenza; alla continenza la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'amor fraterno; e all'amor fraterno la carità.Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né oziosi né sterili nella conoscenza del Signor nostro Gesù Cristo.Poiché colui nel quale queste cose non si trovano, è cieco, ha la vista corta avendo dimenticato il purgamento dei suoi vecchi peccati.Perciò, fratelli, vie più studiatevi di render sicura la vostra vocazione ad elezione; perché, facendo queste cose, non inciamperete giammai, poiché così vi sarà largamente provveduta l'entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo." (II Piet. 1:3-11)
  San Pietro, come abbiamo letto, ci dice di mettere in atto ogni premura, ogni attenzione nel salire la scala della santificazione per arrivare alla Carità e tutto ciò che dobbiamo fare, affinché ci venga "largamente provveduta l'entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo", è, dopo aver posto i nostri piedi sopra il primo gradino della fede, salire sul secondo, la virtù, e poi sul terzo, la conoscenza, quindi sui successivi, la continenza, la pazienza, la pietà, l'amor fraterno e, quindi sull'ultimo, la Carità.
Come abbiamo già detto, l'uomo, ottenuta la salvezza dopo aver scoperto la propria debolezza nella carne teme che proprio quest'ultima possa essere la causa della sua rovina.Chi pensa in questo modo commette un errore fondamentale, poiché non considera che "l'uomo nuovo" che vive in Cristo Gesù è diverso dal "vecchio uomo" che viveva "seguendo le passioni ingannatrici" (Ef. 4:22).
  L'uomo nuovo non è più schiavo del peccato (ved. Giov. 8:34) perché il Signore lo ha fatto libero! "Se dunque il Figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi" (Giov. 8:36).
L'uomo, ora, deve solo imparare a comportarsi da libero.
L'uomo libero può dire con Paolo: "Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica" (Fil. 4:13). Ora l'uomo può (e deve) vincere il peccato ma rimane sempre arbitro unico della propria vita.
  Se l'uomo vecchio muore, il nuovo non ha niente da temere ma il vecchio uomo non muore subito, facilmente, perciò la Parola ci dice:"Così anche voi fate conto d'esser morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù." (Rom. 6:11).Dice: "fate conto d'esser morti" non dice: "siete morti" e per questo si affretta a raccomandarci: "Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra come strumenti d'iniquità al peccato; ma presentate voi stessi a Dio come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; perché il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia" (Rom. 6:12-14).
  Per spogliarsi dei vecchi abiti e rivestirsi dei nuovi ci vuole tempo! ma, per fede, vediamo già l'opera compiuta e ciò (come vedremo in seguito) è bene per ciascuno noi ma ciò non è non una regola per tutti!
  Ciascuno di noi sa a qual punto è arrivato, uno ha appena incominciato a spogliarsi dei vecchi abiti, l'altro ha finito di rivestirsi dei nuovi, ognuno giudichi se stesso ma solo Dio può giudicare tutti!
Ciascuno di noi continui il cammino verso la meta dal punto in cui si trova.
Se la predestinazione dell’uomo fosse intesa come interpretano certi falsi dottori, a cosa servirebbero le raccomandazioni che la Parola ci rivolge attraverso i santi Apostoli?
Perché ci direbbe Pietro: "Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare.Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo" (I Pietro 5:8,9) ?
  Se qualcuno sente ancora la propria debolezza umana, si consoli con quanto Pietro gli dice nel versetto successivo:" Or l'Iddio d'ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà Egli stesso, vi renderà saldi, vi fortificherà" (I Pietro 5:10).
Ecco da dove ci arriva l’aiuto.

14. Se siamo sufficientemente protetti non è logico avere alcuna paura.Se le difese immunitarie del nostro organismo fossero superiori agli attacchi contro la nostra salute, la protezione dei nostri beni materiali fosse "a prova di ladro", nostra moglie ed i nostri figli non potessero subire alcun male, allora … non ci sarebbe più ragione di avere alcuna paura.
Come abbiamo già detto, la protezione della nostra salvezza contro gli attacchi esterni è ora nelle mani di Dio ma non senza il nostro consenso e la nostra collaborazione.Quando il Signore Gesù ci dice: " Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna, e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano.Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle di mano al Padre.Io ed il Padre siamo uno." (Giov. 10:27-30).Attenti, Gesù dice "nessuno li rapirà …" e non "nessuno potrà scendere" da quella mano!
Si, la protezione dagli attacchi esterni è totale, siamo protetti da tutto tranne che da noi stessi (se il vecchio uomo non è morto)!Se Iddio voleva salvarci indipendentemente dalla nostra volontà perché ci avrebbe lasciati liberi di credere o di non credere?
Perché avrebbe richiesto la nostra fede?
Ci avrebbe salvato … tutto qui.
Se Iddio non ci lasciasse liberi nelle nostre scelte non rispetterebbe la Sua stessa creazione.Egli ha creato gli angeli e gli uomini dotati di libero arbitrio.San Giuda ci fa sapere che Iddio … "ha serbato in catene eterne, nelle tenebre, per il giudicio del gran giorno, gli angeli che non serbarono la loro dignità primiera, ma lasciarono la loro propria dimora" (Giuda 1:6).

  15. L'uomo ed il libero arbitrio.Agostino, vescovo di Ippona disse:"Se tu puoi scegliere fra il bene ed il male, tu possiedi il libero arbitrio ma se non scegli sempre il bene non sei libero."
Finché si può scegliere, c'è speranza … ma non è sempre così!
Per alcune persone arriva il momento in cui non possono più scegliere perché, essendosi arresa la propria volontà, a poco a poco, nelle mani del nemico, vengono possedute da quest'ultimo interamente ed in questa situazione è necessaria, per loro, una potente liberazione nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. L'uomo che, facendo buon uso del libero arbitrio, ha accettato la grazia, ne è diventato proprietario ma ciò non lo ha privato del suo libero arbitrio; il dono è suo e per certo Iddio non glielo richiederà ma egli può sempre restituirglielo (così non sia!).

  16. Iddio vuole che noi lottiamo assieme a Lui..Se l'uomo considererà questo dono, la salvezza della propria anima, come il bene più prezioso (anche della propria vita terrena), certamente lo custodirà caramente ed attentamente nel proprio cuore con tutte le sue deboli forze che certamente, da sole, non basterebbero contro le potenze che guerreggiano contro l'anima sua, ma l'Iddio di ogni misericordia sarà Egli stesso con lui guardiano e custode del dono e non permetterà ad alcun nemico di portarglielo via.
Come possiamo pensare che Iddio, vedendo l'uomo che non tiene in gran conto questa grazia e nella battaglia si schiera dalla parte del nemico, combatta contro il nemico e contro l’uomo stesso per la sua salvezza?La Parola ci dice:"che dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per esser rivelata negli ultimi tempi" (I Pietro 1:5).
  Facciamo attenzione a due cose:1. la potenza che opera è quella di Dio; 2. la fede è nostra.Come possiamo notare, la nostra fede aziona la potenza di Dio.
Un aneddoto.Un terribile stregone, con i suoi gesti e le sue urla, era il terrore dei bambini di una primitiva tribù sperduta nelle foreste africane.Egli frustava e lacerava il proprio corpo e si scagliava spesso contro chiunque gli passasse accanto. Dopo la sua conversione al cristianesimo, la sua indole cambiò e, divenuto pacifico, attirava la simpatia di quegli stessi bambini che prima lo scansavano terrorizzati.Uno di questi, un giorno, avvicinatosi allo stregone, gli chiese cosa lo avesse trasformato in un uomo tanto buono.Lo stregone gli rispose: "Prima avevo nel cuore un leone cattivo che si era impossessato di me e mi spingeva sempre contro gli altri, poi è arrivato un leone buono, più forte, che ha preso il posto del primo ed ora mi porta ad amare gli altri."Il bambino gli chiese ancora: "Il leone cattivo è andato via?"Gli rispose lo stregone: "No, è sempre vicino, rugge forte ed è sempre in lotta con il leone buono."Disse il bambino: "e chi vince dei due leoni?"Disse lo stregone: "quello al quale do più da mangiare."
Da questo aneddoto possiamo ricavare un insegnamento:Abbiamo capito benissimo che il primo leone ruggente che induce l'uomo ad operare male verso il prossimo e verso se stesso è il nemico ed il leone buono è Gesù.Come ogni persona convertita può considerare, l'avversario non ci ha abbandonato definitivamente dopo la venuta in noi dello Spirito di nostro Signore, anzi continua a tentarci, "va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare." (I Pie. 5:8), ma la difesa della nostra anima è nelle mani di nostro Signore e la Sua Potenza opera per mezzo della nostra fede."Che diremo dunque a queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Romani 8:31).
  Il leone buono vince certamente, è più forte e combatte ma … a condizione che noi (con la nostra fede) siamo con Lui e per Lui! Vince il leone al quale diamo più ("da mangiare") il nostro cuore!

17. Ecco come trasformeremo la speranza in realtà, con la perseveranza nella buona fede e nel bene operare.Gli uomini che:1. non si lasceranno sedurre nella propria fede dagli "spiriti seduttori" (I Tim. 4:1);2. non avranno paura (Ap. 21:8);3. non cederanno nelle prove (Matteo 10:22);4. non adoreranno la bestia e la sua immagine e non prenderanno il marchio del suo nome (Ap. 14:11) come dice la Parola: "Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù." (Apo. 14:12);5. avranno portato il frutto della santificazione (Rom. 6:22);passeranno dalla speranza (che dura solo al presente) alla realtà eterna.Bisogna correre verso il traguardo, raggiungerlo e non star fermi sulla linea di partenza.
Quindi, accettiamo sempre la Parola che ci dice:"Anche noi, dunque, poiché siam circondati da sì gran nuvolo di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza l'arringo che ci sta dinanzi, riguardando a Gesù" (Ebrei 12:1).

  18. L'errata interpretazione della Parola causa di perdizione.Una errata interpretazione della Parola sulla fede e/o sulla salvezza può condurci nell'errore di pensare che, una volta accettata in dono la salvezza per la fede in Cristo, qualsiasi cosa facciamo o pensiamo non la si possa più perdere, tentando, così, Iddio.
Gesù stesso venne tentato da Satana con un falso significato della Parola, vediamo:"e (Satana) gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordine di suoi angeli intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, che talora tu non urti col piede contro una pietra" (Matteo 4:6).Effettivamente c'è scritto nel Salmo 91:11,12 "Poiché egli comanderà ai suoi angeli di guardarti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno in palma di mano, che talora il tuo piè non urti in alcuna pietra." ma Gesù capì l'inganno, il significato della Parola dichiarava la protezione di Dio concessa all'uomo nei fatti occasionali e non determinati dalla volontà di quest'ultimo, perché ciò significherebbe tentarlo.Per questo " Gesù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore Iddio tuo." (Mat. 4:7).

  19. Alcuni chiarimenti.Quando leggiamo:"Poiché quel che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva debole, Iddio l'ha fatto; mandando il suo proprio Figliuolo in carne simile a carne di peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo spirito" (Romani 8:3,4).non significa che ora noi, giocoforza, camminiamo nello spirito ma che "ora possiamo" e dobbiamo camminarci.
Infatti, San Paolo si affretta a dire:"Così dunque, fratelli, noi siam debitori non alla carne per viver secondo la carne; perché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete; poiché tutti quelli che son condotti dallo Spirito di Dio, son figliuoli di Dio." (Rom. 8:12-14), affinché sappiamo a chi siamo debitori ed a chi dobbiamo obbedire.

20. Un altro passo da capire bene:
"Perché quelli che Egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad esser conformi all'immagine del suo Figliuolo, ond'egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati" (Romani 8:29,30).
  Il cuore dell'esatta interpretazione sta nella quarta parola del versetto 29, "Egli".
È vera la Scrittura sopra riportata ed è vera la sequenza che " quelli che Egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati…. e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati." ma non dobbiamo dimenticare la partenza, cioè quelli che Egli ha preconosciuti, Egli e non altri, non io, non tu.
  Ognuno di noi deve vivere nella propria fede ed è al sicuro, con l'aiuto di Dio, da ogni insidia esterna ma non certo di se stesso, perché nessuno di noi sa perfettamente se ha lasciato morire il vecchio uomo …, noi dobbiamo "far conto" di essere morti!
Il proprio IO è ora l'unico pericolo, quell'IO orgoglioso e nemico di DIO.
Perciò è scritto:"Perciò, chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere" (I Corinzi 10:12).ed ancora:"Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità" (II Timoteo 2:15).
   Fin qui alcune considerazioni, nell'appendice che forse riporterò, se Dio vuole, nella prossima nota, un confronto sano e sincero di opinioni con il caro fratello Paolo, autore del trattato sulla "certezza della salvezza".

Iddio ci benedica tutti e ci rinsaldi nella fede.
[Modificato da cavia 26/11/2010 16:49]
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Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
26/11/2010 17:35

Davanti a uno scritto così lungo, nessuno ha sollevato l'obiezione: come si fa a leggere un atricolo di questa dimenzione, non ci vuole molto tempo?

Quelli che non sono interessati a conoscere, trovano tante scuse, mentre quelli che sono interessati si immergono nella lettura perché appunto vogliono sapere.
OFFLINE
Post: 4
Città: CHIETI
Età: 74
Sesso: Maschile
26/11/2010 18:07

E' una eccezione il fatto che sia lasciato così, ma l'eccezione non è mai la regola, tra la possibilità di non pubblicarlo o pubblicarlo così si è preferito pubblicarlo così (visto che il fratello Antonio non può essere presente), ma come scritto all'inizio (in verde) è una eccezione.

Prima della pubblicazione è stato considerato anche il fatto di estrapolare a mano a mano i vari passi che possono essere inseriti nelle varie confutazione già aperte; per esempio al punto 3 si parla di Efesini 2:8, tale commento andrà ad integrarsi con le confutazioni già presenti di Efesini 2:8

Ricordo che per Domande, Chiarimenti, Suggerimenti e Consigli ci sono le sezioni apposite.
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