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Domenico34 - GEREMIA 4:3 - NON SEMINATE TRA LE SPINE

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2010 14:51
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14/10/2010 18:20

Quello che segue è stato tratto dal mio libro “Alcuni imperativi della Bibbia”. Se lo riporto in questo forum, lo faccio, non per reclamizzare un prodotto ai fini di stimulare la vendita, ma solamente per condividere con gli utenti, una verità che tutti dobbiamo imparare.

Così parla il SIGNORE alla gente di Giuda e di Gerusalemme: «Dissodatevi un campo nuovo, e non seminate tra le spine! (Geremia 4:3).

Nota preliminare

Il divieto di “non seminare tra le spine”, viene presentato dalla Scrittura nella forma “imperativa”. Questo significa che non si tratta di un semplice suggerimento o di un normale consiglio, ma di un comando divino che va messo in pratica. Ignorarlo o non tenerne conto, ciò equivale ad essere considerato davanti a Dio, come un atto di trasgressione della Sua Parola.

Il profeta Geremia, che è stato il canale attraverso cui Dio ci ha fatto pervenire la Sua Parola, non ha voluto impartire una lezione di agricoltura (anche se sotto questo profilo c’è molto da imparare, apprezzandone il contenuto del messaggio), ha voluto piuttosto farci comprendere che seminare tra le spine, significa, dal punto di vista pratico: sprecare in vano il prezioso tempo della semina.
Si sa, infatti, che il raccolto è strettamente collegato alla semina; se la semente non viene dispersa o soffocata, c’è la speranza che cresca, si sviluppi e maturi, con la prospettiva di raccogliere poi abbondantemente. Se invece, essa viene annientata dalle “erbacce” (e le spine lo sono), non solo ne sarà impedita la crescita, lo sviluppo e la maturazione, ma anche il raccolto sarà seriamente danneggiato, con la conseguenza che il lavoro del seminatore sarà vano, nel senso che non riceverà quella dovuta ricompensa.
Valutato in quest'ambiente, il comando di non seminare tra le spine, va tenuto in debito conto, per il semplice fatto che Dio vuole il nostro bene e c'istruisce come ottenerlo.

Un panorama di quel che la Bibbia afferma intorno alle spine

Il terreno cominciò a produrre le spine, dopo che i nostri progenitori, Adamo ed Eva, trasgredirono il comando di Dio e mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, che Egli aveva proibito di mangiare. Questo significa che se non ci fosse stata la trasgressione del comando divino, il terreno non avrebbe mai prodotto le spine.

A Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita.
Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi;
mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai»
(Genesi 3:17-19).

Uno degli ordini che Dio diede al Suo popolo Israele, fu quello di scacciare dal paese promesso, i suoi abitanti; se non l’avessero fatto, questi sarebbero stati come spine ai loro occhi.

Ma se non scacciate d’innanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi sarete lasciato, saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete (Numeri 33:55).

Lo stesso messaggio venne ribadito da Giosuè, dopo alcuni anni, allorché Israele venne esortato ad applicarsi risolutamente ad osservare e a mettere in pratica la legge del Signore:

…se voltate le spalle a lui e vi unite a quel che resta di queste nazioni che sono rimaste fra voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con loro ed esse con voi,
siate ben certi che il SIGNORE, il vostro Dio, non continuerà a scacciare questi popoli davanti a voi, ma essi diventeranno per voi una rete, un’insidia, un flagello ai vostri fianchi, tante spine nei vostri occhi, finché non siate periti e scomparsi da questo buon paese che il SIGNORE, il vostro Dio, vi ha dato
(Giosuè 23:12-13).

Gedeone usò le “spine del deserto” per castigare gli uomini di Succot, che non si erano prestati a dargli aiuto per la cattura di Zeba e Salmunna.

Poi prese gli anziani della città, e con delle spine del deserto e con dei rovi castigò gli uomini di Succot (Giudici 8:16).

Davide considerava “gli scellerati” come spine che si buttavano via:

Ma gli scellerati tutti quanti sono come spine che si buttano via e non si prendono con la mano (2 Samuele 23:6).

Elifaz, parlando con Giobbe, e, riferendosi all’insensato, descrive l’affamato come persona che divora il raccolto:

L’affamato gli divora il raccolto, glielo ruba perfino dalle spine; l’assetato gli trangugia i beni (Giobbe 5:5).

Nella conclusione delle lunghe argomentazioni che Giobbe sostenne davanti ai suoi amici, egli terminò facendo riferimento alle spine invece del grano:

Se la mia terra mi grida contro, se tutti i suoi solchi piangono,
se ne ho mangiato il frutto senza pagarla, se ho fatto sospirare chi la coltivava,
che invece di grano mi nascano spine, invece d’orzo mi crescano zizzanie!»
(Giobbe 31:30-40).

Il salmista, parlando delle nazioni che lo avevano circondato, si esprime nel seguente modo:

M’avevano circondato come api, ma sono state spente come fuoco di spine; nel nome del SIGNORE io le ho sconfitte (Salmo 118:12).

Salomone, parlando del pigro così si esprime:

La via del pigro è come una siepe di spine, ma il sentiero degli uomini retti è piano (Proverbi 15:19).

Riferendosi alla via del perverso, la descrive così:

Spine e lacci sono sulla via del perverso; chi ha cura della sua vita se ne tiene lontano (Proverbi 22:5).

Ed infine, ritornando a parlare del pigro, riferisce:

Passai presso il campo del pigro e presso la vigna dell’uomo privo di senno;
ed ecco le spine vi crescevano dappertutto, i rovi ne coprivano il suolo, e il muro di cinta era in rovina
(Proverbi 24:30-31).

Isaia, dal canto suo, parlando d’Israele come una vigna, così si esprime:

Ne farò un deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi e le spine; darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia (Isaia 5:6).

Pronunciando poi una profezia contro Edom, afferma che:

Nei suoi palazzi cresceranno le spine; nelle sue fortezze, le ortiche e i cardi; diventerà luogo di sciacalli, un recinto per gli struzzi (Isaia 34:13).

Geremia, parlando della devastazione di Giuda, afferma:

Hanno seminato grano, e raccolgono spine; si sono affannati senza alcun profitto (Geremia 12:13).

Il Signore, invitando Ezechiele ad alzarsi in piedi per ascoltare la Sua Parola, lo incoraggiava con le seguenti parole:

Tu, figlio d’uomo, non aver paura di loro, né delle loro parole, poiché tu stai in mezzo a ortiche e spine, abiti fra gli scorpioni; non aver paura delle loro parole, non ti sgomentare davanti a loro, poiché sono una famiglia di ribelli (Ezechiele 2:6).

Il profeta Osea, paragonando Israele come una madre infedele, descrive come sarà trattata:

...ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, così che non troverà più i suoi sentieri (Osea 2:6).

Parlando poi della dispersione d’Israele, si esprime nel seguente modo:

Essi, ... se ne vanno a motivo della devastazione; l’Egitto li raccoglierà, Memfi li seppellirà; le loro cose preziose, comprate con denaro, le possederanno le ortiche; le spine cresceranno nelle loro tende (Osea 9:6).

Infine, quando annunzia il giudizio su Israele, racconta:

Gli alti luoghi di Aven, peccato d’Israele, saranno distrutti. Le spine e i rovi cresceranno sui loro altari; ed essi diranno ai monti: «Copriteci!» e ai colli: «Cadeteci addosso!» (Osea 10:8).

Il profeta Michea affermando che “l’uomo pio era scomparso dalla terra”, continua dicendo:

Il migliore di loro è simile ad un rovo; il più retto è peggiore di una siepe di spine. Il giorno annunziato dalle tue sentinelle, il giorno della tua punizione viene; allora saranno nella costernazione (Michea 7:4).

Da parte sua Gesù affermò che non sì raccoglie uva dalle spine:
(i falsi profeti) Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? (Matteo 7:16).

Il seme che cade tra le spine, è destinato ad essere soffocato:
Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono (Matte 13:7).

Luca, riportando le parole di Gesù, precisa che “non si colgono fichi dalle spine”:

perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti, non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi (Luca 6:44).

Infine, lo scrittore agli Ebrei afferma:

Quando una terra, imbevuta della pioggia che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano, riceve benedizione da Dio;
ma se produce spine e rovi, è riprovata e prossima ad essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata
(Ebrei 6:7-8).

Se abbiamo raccolto i testi suesposti, l’abbiamo fatto all’unico scopo di conoscere quello che la Bibbia riferisce intorno alle “spine”, e, nello stesso tempo per aiutarci a comprendere l’imperativo di Geremia: “Non seminate tre le spine”.

Il messaggio di Geremia

Anzitutto bisogna tener presente che quello che Geremia indirizzò alla gente di Giuda e di Gerusalemme, non erano le sue parole, cioè quello che egli pensava, erano invece le parole del Signore: Così parla il Signore alla gente... (scandito chiaramente nel testo).

L’imperativo di non seminare tra le spine, quindi, non è umano ma divino: è Dio che comanda all’uomo come si deve comportare in materia di semina; e se la gente di Giuda e di Gerusalemme ascolta e mette in pratica quello che il profeta ha detto, in effetti, non obbedisce all’uomo, ma a Dio.

Certo, il messaggio deve essere inteso in senso figurativo, visto che il vero motivo di quelle parole, non era impartire lezioni di agricoltura, ma piuttosto far capire ai destinatari la necessità del vero ravvedimento, che era essenzialmente “ritorno a Dio”.
La metafora agricola adoperata, metteva in risalto due cose:

1) Dissodare il campo, cioè preparare il terreno e

2) non seminare tra le spine. Spandere il seme su un terreno incolto, cioè non preparato, specialmente quando c’erano le spine, non era certamente lavoro di agricoltori competenti.

L’imperativo di Geremia a confronto con la parabola del seminatore

Per cogliere il vero significato cristiano dall’imperativo in questione, bisogna inquadrarlo con la parola di Gesù, in modo particolare, perché allora si potrà comprendere il vero valore del comando divino.

Nella parabola del seminatore, secondo il resoconto che diedero Matteo, Marco e Luca, si precisava che il seme che sparse il seminatore, cadde, una parte lungo la strada; un’altra parte in luogo roccioso, dove c’era poca terra; un’altra parte tra le spine e un’altra parte nella buona terra.

Se Gesù non avesse spiegato la parabola, i particolari di questa semina, probabilmente sarebbero rimasti incomprensibili; mentre con la spiegazione data, i particolari vengono messi in risalto e si può facilmente comprendere il messaggio. Siccome stiamo parlando delle spine, quello che c'interessa della spiegazione della parabola della sementa, riguarda il significato che Gesù diede alle spine.

Per Gesù le “spine” significano: Impegni mondani e inganno delle ricchezze (Matteo13:22); impegni mondani, l’inganno delle ricchezze, l’avidità delle altre cose (Marco 4:19); preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita (Luca 8:14).

Tutte e tre gli evangelisti affermano che le spine soffocano il seme, che è la parola, di conseguenza esso rimane infruttuoso, per Matteo e Marco, mentre per Luca il seme non arriva alla maturazione.

Con questa specifica e chiara spiegazione, si può meglio comprendere perché Dio comanda di non seminare tra le spine. Visto che le “spine” “soffocano”, non fanno “maturare” il seme e lo rendono “infruttuoso”, la prima riflessione che si può fare, riguarda la perdita di tempo.

Il cristiano non può sprecare le opportunità che Dio gli concede durante la sua vita, come se non avessero nessun'importanza; deve tenere sempre presente che il tempo che si impiega nel compiere determinate cose, deve avere come finalità la “produttività”. Produrre per il regno di Dio, è la cosa più importante per ogni cristiano, seguace di Gesù Cristo.

La seconda riflessione riguarda “gli impegni mondani”. Tra gli impegni leciti, cioè che non arrecano nessun danno e quelli definiti “mondani”, c’è un'enorme differenza. Il cristiano, durante la sua vita terrena, essendo un membro della società, non può estraniarsi e vivere come se fosse un eremita.

Impegnarsi su lavori manuali, in attività commerciali, in opere di beneficenza, in impegni professionali in tutti i campi, rientra nella logica della normalità, visto che si è membri della società umana. Mentre assumere impegni “mondani”, cioè che riguardano il beneficio della sola carne in concupiscenze carnali, è qualcosa che i cristiani devono evitare, per non essere “soffocati” e ridotti all’impotenza per ciò che concerne la maturazione e il portare frutto.

In terzo luogo, “l’inganno delle ricchezze”, costituisce lo stesso pericolo degli “impegni mondani”, perché sia l’uno che l’altro, non fanno sviluppare il buon seme, non favoriscono la sua maturazione e non lo rendono “fruttuoso”. Le preoccupazioni, cioè quelli “incontrollati” e i “piaceri della vita”, cioè quelli insani, producono lo stesso risultato: soffocano il seme, non lo fanno sviluppare e non gli permettono di essere fruttuoso.

Davanti ad un simile panorama, bisogna prestare attenzione al comando del Signore, di non seminare tra le spine, se non vogliamo perdere il nostro prezioso tempo in quello che facciamo, negli impegni mondani che prendiamo, nelle preoccupazioni che assillano la nostra vita, nelle incertezze delle ricchezze e nei piaceri della vita, in modo che non si venga soffocati, privi di sviluppo e di frutto.

[Modificato da Domenico34 14/10/2010 22:33]
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16/10/2010 23:32

Pace Domenico

rileggiamo Geremia 4:3 'Dissodatevi un campo nuovo, e non seminate tra le spine!'

Molto è stato detto delle spine, sembra però, da una rilettura di Geremia 4:3 che il non seminare tra le spine sia possibile se il campo è dissodato (arato),
voglio dire che io il verso lo leggo così: 'Dissodatevi un campo nuovo cosicchè potrete non seminate tra le spine!' (in quanto il campo è dissodato per l'appunto).

Ognuno ha la possibilità di meditare sulla 'Dissodatura' (Aratura)

Un altro spunto dove ognuno può riflettere è quello di focalizzare l'attenzione non tanto su una semina 'esterna a noi' (parlo in questi termini perché potrebbe esserci qualcuno che prende la parola 'seminare' con 'evangelizzare, diffondere') ma piuttosto considerare la 'semina' come e dove cade il seme (in noi stessi)

Pace Roberto
[Modificato da Info. 18/10/2010 01:58]
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18/10/2010 02:21



voglio dire che io il verso lo leggo così: 'Dissodatevi un campo nuovo cosicchè potrete non seminate tra le spine!' (in quanto il campo è dissodato per l'appunto).

Ognuno ha la possibilità di meditare sulla 'Dissodatura' (Aratura)

Un altro spunto dove ognuno può riflettere è quello di focalizzare l'attenzione non tanto su una semina 'esterna a noi' (parole in questi termini perché potrebbe esserci qualcuno che prende la parola 'seminare' con 'evangelizzare, diffondere') ma piuttosto considerare la 'semina' come e dove cade il seme (in noi stessi)



Indipendentemente come si potrebbe leggere il testo, per mettere in risalto la 'Dissodatura', l'enfasi viene posta sul divieto di "seminare tra le spine". A chi era rivolta questa parola? Anche se non sia specificato, non è difficile immaginare che non si tratti del popolino, ma con ogni probabilità riguardasse i capi, i responsabili del popolo. Erano, infatti, loro quando parlavano della Parola del Signore, che in un certo qual senso, era come se stessero "seminando".

Che il campo di semina non è soltanto il mondo, come generalmente si potrebbe intendere, ma anche e soprattutto la nostra vita, c'è una certa coerenza che l'esortazione non era rivolta agli estranei, ma ad Israele, popolo di Dio, ed oggi viene ripetuta ad ogni credente, principalmente per il significato che Gesù diede alle spine. Infine, pensare a noi stessi, credo che sia la migliore applicazione che si può fare della Parola del Signore.
[Modificato da Domenico34 19/10/2010 14:51]
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