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turibolo - Vita cristiana - Le colpe dei padri

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2010 15:31
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22/09/2010 15:31

Esodo 20/5 Lev.26/39-42 Ger. 31/29 Salmo 51/4-5 Giov. 8/32-44

La scrittura ci ricorda che per un uomo è venuta la morte, ma per l'Uomo Gesù è venuta la vita. Leggere e considerare attentamente 1 Cor. 15/45-49, dove l'apostolo parla di immagine ovvero sia di carattererialità del vecchio uomo che si trasmette per natura; cosa ben diversa è la trasmissione del peccato che non è assolutamente contemplata nella parola di Dio.
Esiste una paternità di cui parleremo appresso e che coinvolge la natura che viene snaturata per scelta del singolo individuo, per cui ognuno può guastare solo se stesso; per quanto concerne gli altri Iddio vede e provvede.
Voler dare alle scritture un significato diverso da quello che hanno equivale ad annullare il sacrificio di Cristo rendendolo inefficace per se stessi. In Cristo il peccato è stato vinto – il diavolo, dice Gesù è già giudicato (Giov. 16/11) – resta ora sanare gli effetti del peccato nella vita di coloro che gli hanno creduto – hanno creduto in Gesù - e lo hanno ricevuto nel loro cuore, perché non vi è alcuna condannazione per coloro che sono in Cristo i quali camminano secondo lo spirito e non secondo la carne. Romani 8/1
Veniamo ora al tema centrale.
Leggendo in Esodo 20/5 troviamo che il Signore dice ″Io visito l'iniquità dei padri sopra i figli fino alla terza o quarta generazione di coloro che mi odiano.″ Vorrei qui far notare che non dice ″che peccano″ ma che ″mi odiano″. Peccare e odiare sono due cose molto diverse anche se legate assieme; nel peccato è chiamata in causa la fragilità dell'uomo mentre nell'odio è chiaro che esiste una decisione cosciente di odiare Iddio. Questo odio è lo stesso che appartiene a Lucifero, è la sua natura. Come dice il proverbio: ″errare umanum est, persistere è diabolico″.
Nonostante tutto anche qui non si può intravvedere la colpa dei padri ricadere sui figli, perché Iddio ha dimostrato che Lui può salvare in estremis vite disastrate e anche possedute dai demoni; pare evidente che diversa è la condizione di colui che suo malgrado subisce, soffre una certa condizione che gli è avvenuta per sua disavvedutezza, da quelle nella quale uno vive compiaciuto.
Possiamo dire fin d'ora che non esiste causa ed effetto fra il peccato dei padri e quello dei figli.
Ma veniamo a Levitico 26/39-42 : ″Ma se pur qualcuno di quelli rimasti si struggono - c'è sofferenza per la condizione in cui si trovano - nel paese dei loro nemici per le loro iniquità e insieme anche per quelle dei loro padri; e confesseranno la loro inquità e l'iniquità dei loro padri, nei loro misfatti che avranno commessi contro a me; e anche per come si sono comportati contro a me contrastandomi così che anche io sono proceduto contro a loro contrastandoli e li avrò condotti nel paese dei loro nemici; se allora il loro cuore incirconciso si umilia e se di buon grado riconoscono la loro iniquità, io ancora mi ricorderò del mio patto con Giacobbe, e anche del mio patto con Isacco, e anche del mio patto con Abrahamo e mi ricorderò del paese.″ Eloquente che Iddio abbia chiamato in causa questi tre padri cominciando da Giacobbe, da cui avrebbero dovuto imparare e per amore dei quali Lui decide di operare in bene.
Un passaggio lungo ma molto interessante e solo se non abbiamo fretta di concludere possiamo cogliere momenti di grande misericordia divina. Come credo sia chiaro Iddio non carica l'inquità dei padri sopra i figli, ma domanda ai figli di ricordarsi dell'iniquità dei padri e farne ammenda. Per comprendere meglio questo passaggio occorre ricordare che Israele e figlio della promessa, ma notevole è che Iddio non abbia ricordato le iniquità dei padri ma le sue promesse, le promesse fatte a loro per la loro fede; vi sono padri e padri dunque, a chi vogliamo assomigliare? Di chi vogliamo portare le impronte? Non è forse una scelta dei figli di percorrere gli errori dei padri?. Una cosa è ripetere gli errori dei padri altro è portare le pene per il loro peccati.
Gli scribi e farisei dissero a Gesù: ″Se noi fossimo stati ai giorni dei nostri padri non saremmo stati loro compagni nell'uccisione dei profeti″. Mat. 23/30-32 A loro Gesù rispose: ″Voi testimoniate contro voi stessi dicendo che siete figli di coloro che hanno ucciso i profeti. Voi ancora colmate la misura.″ Un popolo che dimentica la sua storia volutamente è un popolo che non vuole vivere e continuerà a commettere gli stessi errori dei padri.
Ecco perché Iddio chiede che si faccia ammenda anche degli errori dei padri ai quali abbiamo affidato la nostra vita volontariamente per essere da loro condotti, senza obiettare, senza criticare le cose sbagliate. Ma non possiamo dilungarci oltre, chi ha intendimento lo usi.
Davide evidenzia molto bene la sua condizione, quando dice nel Salmo 51/4 ″Ecco io sono tutto quanto nato in inquità e la madre mia mi ha concepito nel peccato.″ Una chiara visione di dove veniamo e chi siamo senza la grazia di Dio. Chi si nasconde non ha speranza.
Iddio stesso fa distinzione fra il confessare i propri peccati e riconoscere i peccati di coloro che ci hanno ammaestrati, perché se useremo intendimento sarà per noi più facile non errare. Stranamente i padri sono li a ricordarci i loro errori affinchè non li facciamo anche noi.
Come in tutte le cose che riguardano la parola di Dio, l'uomo fraintende sempre il pensiero divino e lo adatta secondo che gli pare bene; così in Israele circolava un proverbio che dice: ″I padri hanno mangiato l'uva acerba e i denti dei figliuoli si sono allegati. Come è vero che Io vivo, dice il Signore l'Eterno, voi non userete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le anime sono mie; tanto l'anima del padre come l'anima del figlio sono mie. L'anima che pecca morirà.″ Ezec. 18/2-3
Era una sorta di giustificazione a vivere dissolutamente, non avendo così alcuna speranza di salvezza. Iddio tuona in maniera inequivocabile che le cose non stanno così.
Il Signore ha espettato molto tempo prima di correggere questa stortura; ha forse Iddio cambiato parere dal momento in cui ha dato la legge al suo popolo fino a quando ha deciso di corregerli? Certo Iddio non cambia mai, è sempre lo stesso. Era un loro modo di intendere. Perché ha Iddio aspettato tutto quel tempo? Solo Iddio lo sa; sta di fatto che per molto tempo manchiamo di luce perché non amiamo la luce, ma viene il tempo in cui la sua misericordia rischiara le nostre tenebre per darci speranza. Poi dice: ″Ora, ora che conosci il mio pensiero per te, vai e non peccare più.″
La volontà di Dio è stata travisata in Israele ed è tutt'oggi travisata e al posto di annunciare la Sua volontà si annunciano comandamenti, dottrine di uomini.
Ger. 31/29 evidenzia che c'è un tempo in cui il Signore permette che ci conduciamo secondo il nostro intendimento, errato peraltro, affinchè quando Lui viene siamo convinti di peccato. E' come dire che chi non conosce il proprio peccato non può nemmeno apprezzare la grazia di Dio.
″In quei giorni, dice il Signore, quando io visiterò il mio popolo sopra il quale avrò vigilato per divellere, e per diroccare, e per danneggiare, così vigilerò per edificare e per piantare. In quei giorni non si dirà più che le colpe dei padri ricadono sui figli perché ognuno morirà per le proprie iniquità. In quei giorni, ma fino a che quei giorni non sono venuti l'uomo fuori dalla grazia di Dio penserà male di Dio. In quali giorni stai tu vivendo? Hai tu ricevuto Cristo nel tuo cuore?
Era tanto radicato questo proverbio in Israele che era diventato una realtà a cui nessuno pensava di poter sfuggire. In Giov. 9/2 è scritto: ″Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?″ Inutile ricordare che anche oggi quando si incontra uno sventurato sono in molti a pensare le stesse cose e questo anche fra i cristiani. Ma Gesù rispose: ″Ne lui, né suo padre né sua madre; ciò è avvenuto affinchè siano manifestate in lui le opere di Dio.″ Eloquente!!!
Ora però credo sia utile spendere qualche parola circa padri e figli.
E' uso comune definire figlio colui che è stato generato da noi, ma figli ve ne sono di varia natura, sìa umana che spirituale. L'aspetto fisico identifica il genitore, nel senso che uomo può generare solo uomo; ma ciò che fa la differenza è il carattere perché in esso vi è l'espressione di chi ci ha generato. Non è detto che il carattere dei figli sia identico a quello dei padri, dicerto lo è nella sfera spirituale. Noi abbiamo bisogno di avere qualcuno a cui assomigliare, di avere un padre che sia nostro maestro e di cui tramandare l'eredità.
In Giov. 8/32 e seg., siamo testimoni di una vicenda amara comune a tutti gli uomini, pricipalmente fra i credenti. Gesù si rivolse ai Giudei che gli avevano creduto dicendo: ″Se voi perseverate nella mia parola, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi francherà.″ Essi risposero: ″Noi siamo progenie di Abrahamo e non siamo mai stati servi di nessuno, come dici tu, voi diverrete franchi?″
Vivevano nella totale ignoranza della loro condizione perché erroneamente pensavano che facendo le opere della legge erano graditi a Dio e pensavano aver acquisito sicurezza eterna perché figli di Abrahamo. Come è attuale questo credo! Come abbiamo già detto, chi non conosce il proprio peccato non essendo in grado di chiedere perdono, nemmeno può accettare la grazia di Dio. Così Gesù ha dovuto spiegare loro un concetto semplice, basilare e disse: ″Chi fa il peccato è servo del peccato; or il servo (del peccato) non dimora sempre nella casa, il figliuolo si, perciò se il figliuolo vi franca (dalla servitù del peccato) voi diverrete veramente franchi. Io so che voi siete figli di Abrahamo, ma voi cercate di uccidermi perchè la mia parola non penetra in voi.″
Di fronte a questa affermazione che non contestarono -l'avrebbero certo contestata se non fosse stata vera - si chiusero a riccio nella loro impenetrabile sicurezza e ribadirono: ″Il padre nostro è Abrahamo.″ Notare che la carità di Cristo gli ha impedito di rivelare loro la loro vera condizione finale che Gesù conosceva, e Lui pazientemente ha cercato di scrollarli dal loro torpore religioso senza esito però. Così passò al passaggio successivo; c'è rivelazione che tende verso l'alto e rivelazione che tende verso il basso, Gesù rivelava loro a loro stessi ed essi si scoprivano per la prima volta e man mano che venivano scoperti si ribellavano e si nascondevano sempre più. Se Abrahamo fosse vostro padre voi fareste le opere di Abrahamo, ma ribadisce Gesù, voi cercate di uccidermi. Così non fece Abrahamo.
Essi risposero nascondendosi ancora, almeno così credevano: ″Noi non siamo nati di fornicazione; noi abbiamo un solo padre che è Iddio. E di nuovo Gesù li mise di fronte alla realtà dicendo: ″Se Iddio fosse vostro padre voi mi amereste perché io sono proceduto da Lui e venga da Dio......Perchè non intendete le mie parole? Perché voi non potete ascoltare la mia parola. Voi siete figli del diavolo, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu micidiale fin dal principio e non è stato fermo nella verità perché verità non è in lui Quando proferisce menzogna parla del suo proprio perché egli è bugiardo e padre della menzogna.″
Tralasciamo il resto che però è bene leggere, considerando che mentre è possibile confessare i peccati dei padri oltre che i nostri, la penitenza diventa impossibile in coloro che come quei giudei si comportano. Mai ci fu in loro un momento di lucidità per disporsi a comprendere ciò che Gesù diceva e pure avevano creduto. Quando l'uomo sposa per intero la natura del principe di questo mondo non vi è in lui alcuna possibilità di pentimento Confessare i propri peccati è già di per se penoso, ma confessare di essere figli del diavolo è troppo. Un cattivo insegnamento viene da un padre che non conosce le vie della vita per decisione cosciente; i figli hanno il diritto di dissociarsi se comprendono che è sbagliato, ma se scelgono di camminare in quei sentieri vuol dire che lo ritengono giusto.
Squallido fu il ragionamento che scribi e farisei tennero con Gesù quando dissero: ″Se noi fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro nel versare il sangue dei profeti.″ Al che Gesù rispose : ″Così dicendo voi testimoniate contro voi stessi che siete figli di coloro che uccisero i profeti. E così voi colmate la misura.″ Mat. 23/30-31 Era come dire che se pur i padri hanno errato, voi siete peggio di loro nella misura in cui vi sentite meglio di loro.
Nessun pentimento ci fu ma accusarono essi stessi i loro padri condannandosi da soli, contravvenendo a quanto è scritto in Lev. 26/39-42; altro che figli di Abrahamo.
Concludiamo ricordando le parole di Gesù ″Voi siete figli del diavolo perché eseguite i suoi desideri ...″, e quando lui sarà finalmente cancellato dalla presenza di Dio tutti i suoi figli lo seguiranno.
Iddio è giusto e non riterrà il colpevole per innocente. Nahum 1/3
Il Signore non riterrà innocente chi avrà usato il suo nome in vano. Esodo 20/7 Deut. 5/11
Nessuna colpa dei padri ricadrà mai sui figli altrimenti il sangue di Cristo sarebbe vanificato.
Se qualcuno pensa che il sangue di Cristo non sia sufficiente a salvare, quello vale solo per se stesso. Signore abbi pietà di questa generazione che si dimentica che Tu hai sempre ricordato all'uomo la sua origine terrena affinchè non inorgoglisca contro di Te, ma essi vanno dicendo di essere migliori dei padri loro. Che tristezza infinita!!!









[Modificato da turibolo 22/09/2010 15:31]
.....e cammineremo col Signore.......
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