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Ho fede in Dio

Ultimo Aggiornamento: 04/09/2010 10:40
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04/09/2010 10:40

Meditazione 1
HO FEDE IN DIO

Perciò o uomini, state di buon cuore, perché io ho fede in Dio
che avverrà esattamente come mi è stato detto
(Atti 27:25)

Lo scopo di questo articolo, non è per fare riferimento a un mio libro, ma presentarlo sotto l’aspetto di un messaggio, visto e valuto nel suo contesto, secondo il capito 27 di questo libro degli Atti, e non trattarlo sotto l’aspetto tematico della fede, come del resto fa uno dei miei libri. Questo significa in altre parole che la valutazione e le applicazioni spirituali che faremo, mirano esclusivamente il nostro testo.

Non si può cominciare a parlare del nostro passaggio se prima non si descrive la situazione in cui vennero a trovarsi Paolo, assieme a tutte le persone che si trovavano con lui sulla nave, che complessivamente erano 276 persone.

1. La situazione in cui si trovavano quelli della nave

I 14 giorni di tempesta tremenda in cui vennero a trovarsi tutti quelli che si trovavano in quella nave, ci parla di una situazione disperata e grammatica dato che in conseguenza di quel fatto, i marinai non riuscivano ad avere sotto controllo la nave. Apparira chiaro il disagio in cui tutti si trovavano, senza che nessuno delle 276 persone venisse risparmiato.

* È sempre vero che nelle varie tempeste della vita — e ce ne sono tante — non sempre l’uomo riesce a controllare le situazioni. Spesso si perde il controllo, e, l’uomo, invece di controlare, è lui stesso controllato, da una forza superiore alle sue capacità.

Paolo e tutti quelli che erano con lui sulla nave, venivano ‘sbattuti’ qua e là e portati alla deriva, (vv. 15,18) per la violenza inaudita di quella tempesta.

* Nelle tempeste della vita, quando i venti delle prove e delle avversità si infuriano, veniamo sbattuti qua e là, non solo nel corpo, ma anche nello spirito. Questo significa in pratica che non soffre solo il corpo, (specie se si viene colpiti da qualche infermità o malessere fisico, soffre anche lo spirito, dato che lo stesso è legato al corpo.

I 14 giorni di ‘aspettare’ (v. 33), in vista che venisse la bonaccia, furono certamente molto penosi.

* Aspettare che la tempesta si calmi e spunti il sole della speranza sopra le persone che si trovano in travaglio, è certamente il tempo più difficile che si possa immaginare. Più lungo si fa il tempo dell’attesa, maggiore diventa il peso, e, la stessa sopportazione, (intesa come stato di tranquillità), assume l’aspetto di un miraggio, di un qualcosa che è lungi da realizzarsi.

2. Che cosa pensavano le persone che si trovavano su quella nave, di quella spaventosa tempesta?

Il (v. 20) dice: Poiché non apparivano né sole né stelle già da molti giorni, e infuriava su di noi una gran tempesta, si era ormai persa ogni speranza di salvezza. Questo verso non parla solamente di uno stato di oscurità, di annuvolamento, riflette anche l’sicurezza che aveva preso corpo nella vita di quelle persone. In quelle 276 persone che si trovavano a bordo su quella nave, c’erano Paolo, Luca ed Aristarco (27:2). Paolo e Aristarco vengono chiaramente nominati nel v. 2, e quello di Luca dove si trova, per includerlo nel numero delle 276 persone? Anche se il nome di Luca, non figura in tutta la descrizione del capitolo 27, è accettato unanimamente da tutti gli studiosi della Bibbia, che Luca viene identificato nel libro degli Atti, nel plurale personale ‘noi’. Accettato, dunque, questo dato, delle 276 persone che si trovavano su quella nave, tre di essi erano credenti e tutti dicevano e pensavano che ogni speranza di salvezza, ormai era persa.

Nessuno più sperava di scampare da quella tempesta; nessuno più credeva di rivedere i propri congiunti. Il terrore della morte, si era ormai impossessato in tutti, compresi Paolo, Luca ed Aristarco e tutti pensavano che da un momento all’altro, sarebbero periti, annegati in mezzo all’acqua.

3. Dio viene in aiuto

Tenendo presente la drammatica situazione in cui si trovavano le 276 persone, chi avrebbe osato parlare in termini di aiuto divino? Eppure si sa con certezza che in quella situazione disperata, Dio interviene in una maniera inaspettata.

Concepire l’intervento di Dio, senza far calmare la tempesta e acquietare la furia del vento, non è facile accettarlo. Eppure, il Suo intervento e lì, pur restando inalterata la tempesta con tutta la furia del vento impetuoso. Dio che guardava dal cielo quella drammatica situazione di pericolo, manda un Suo angelo a Paolo, per portargli un ‘messaggio di speranza’

* I messaggio di speranza Dio li porta nei momenti più oscuri della vita, quando sembra che tutto sia finito. Perché Dio fece passare 14 giorni di tempesta inaudita per portare quel messaggio di speranza?

* Quando Dio ritarda ad intervenire nelle situazioni disperate della vita, non dobbiamo pensare che Egli non veda o che goda nel vedere il travaglio di un’anima. I ritardi di Dio, che non sempre riusciamo a capire, contribuisco sempre per il bene dell’anima (Rom. 8:28) e ritornano a lode e gloria del Suo santo Nome. Alleluia!

4. La fede di Paolo

La fede di Paolo consisteva nel credere al messaggio di speranza che Dio gli mandò. Prima che l’angelo di Dio arrivasse da Paolo con il messaggio di speranza, l’Apostolo, come tutti gli altri, diceva che ogni speranza di salvezza era persa; ora però, oltre a cambiare opinione, non guarda più al pericolo della tempesta, guarda piuttosto a quello che Dio dice.

* Per avere tranquillità nella tempesta, bisogna guardare a quello che Dio dice.

* Per essere liberati dalla paura della morte e di naufragare in mezzo ai pericoli della vita, bisogna afferrarsi alla Parola di Dio, baluardo di salvezza in mezzo alle acque agitate delle prove e delle avversità.

* Quello che conta, non è quello che l’uomo vede, sente o pensa, ma quello che Dio dice.

* Se Dio dice: "Non temere", dobbiamo credere alla Sua Parola; se Egli dice: Son con te, non ti smarrire (Is. 41:10), dobbiamo credere a quello che Egli dice. Anche davanti alla parola di Gesù: Io sono con voi tutti i giorni... (Matt. 28:20), dobbiamo altresì credere alla Sua Parola.

Quello che dobbiamo tener presente del nostro passo è questo: Mentre Dio dava il messaggio di speranza a Paolo, la tempesta era lì nella sua furia spaventevole e non accennava a placarsi.

* Possiamo trovarci in mezzo a furiose tempeste, i venti che soffiano con la forza infernale, la vita che viene sbattuta qua e là, e pur dire: Ho fede in Dio che avverrà esattamente come mi è stato detto.

Il messaggio di speranza diceva: Paolo, non temere, tu devi comparire davanti a Cesare; ed ecco, Dio ti ha dato tutti coloro che navigano con te. Quando Paolo esortava tutti a prendere cibo, dopo un digiuno prolungato di 14 giorni, perché avrebbe contribuito alla loro salvezza, aggiungeva anche: neppure un capello del vostro capo perirà (v. 34). Se le 276 persone si salvarono, non fu solamente perché Dio aveva detto che nessuno sarebbe perito, ma si salvarono in mezzo alla tempesta, chi a nuoto, chi su tavole, chi su rottami della nave; e così avvenne che tutti poterono mettersi in salvo a terra (v. 44).

Dire che coloro che hanno fede in Dio non avranno mai malattie, non si troveranno in mezzo a difficoltà di ogni genere, tutto andrà bene nel giusto verso, o come si direbbe in gergo: tutto sarà rose e fiori, non risponde certamente all’insegnamento della Parola di Dio che, afferma in maniera ferma: Per molte afflizioni dobbiamo entrare nel regno di Dio (Atti 14:22).

Conclusione

1) Valutando il nostro passo nel contesto di quello che descrive il capitolo 27 degli Atti, la fede in Dio si basa, non su quello che ci circonda, ma esclusivamente su quello che Dio dice. Se Paolo poteva incoraggiare tutte le persone della nave a non temere, perché nessuno di loro sarebbe perito, lo faceva essenzialmente perché Dio gli aveva dato una simile assicurazione. La Parola di Dio è degna della nostra fiducia e quando essa viene afferrata e creduta come infallibile ed eterna, cioè che non passa mai, possiamo vedere la Sua realizzazione nella vita di tutti i giorni.

2) La fede in Dio si afferra fortemente a quello che Dio dice, e, per la persona che la crede, c’è sicuramente salvezza. Notate che l’apostolo Paolo faceva riferimento alla sua fede, io ho fede in Dio..., come per dire: anche se voi non credete a quello che vi sto dicendo, perché da quello che vedete con i vostri occhi, tutto parla eloquentemente di pericolo e di morte, tuttavia, la vostra salvezza si realizzerà ugualmente, perché io ho fede in quello che Dio mi ha detto.

3) Si può rimanere per un lungo periodo in mezzo ai travagli e alle avversità, circondati da pericoli di ogni genere, tempeste che ci sbattono qua a là e ci fanno andare alla deriva, ed avere la certezza di non perire, ma di vivere.

Infine, diciamo ancora una volta che quello che conta, non è certo quello che l’uomo dice o pensa, ma quello che afferma Dio nella Sua Parola. Amen!
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