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Info. - Capitolo 1 (Parte 1° di 2) - L'umiltà precede la santità

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2010 11:37
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02/09/2010 03:28

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UN SANTO E' UNA PERSONA UMILE


"Imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore" (Matteo 11:29). La voce più santa e più potente che abbia mai parlato si descrisse come "mansueto e umile di cuore". Perché cominciare un messaggio sulla santità con una citazione che riguarda l'umiltà? Semplicemente perché la santità è un prodotto della grazia e Dio dà grazia solo agli umili.

È di vitale importanza comprendere che Dio non condannava i peccatori, Egli condannava gli ipocriti. Un ipocrita è una persona che giustifica il suo peccato mentre condanna i peccati di un altro. Non è semplicemente "doppio", poiché anche il migliore fra noi deve cercare di essere determinato in ogni situazione. Un ipocrita, quindi, è uno che si rifiuta di ammettere di essere a volte doppio, facendo mostra così di una giustizia che in realtà non vive.

Infatti, l'ipocrisia non discerne la propria ipocrisia, perché non riesce a scorgere difetti in sé. Raramente affronta realmente la corruzione che c'è nel suo cuore. Poiché non cerca misericordia, non ha misericordia da dare; poiché è continuamente sotto il giudizio di Dio, da lui esce solo giudizio.

Non possiamo restare ipocriti e allo stesso tempo cercare la santità. Perciò, il primo passo da fare verso la vera santificazione è quello di ammettere di non essere così santi come vogliamo far apparire. Questo primo passo si chiama umiltà.

Nel nostro desiderio di conoscere Dio, dobbiamo scorgere riguardo all'onnipotente che: Egli resiste ai superbi ma da grazia agli umili. L'umiltà porta grazia al nostro bisogno e soltanto la grazia può cambiare i nostri cuori. L'umiltà, perciò, è la base della trasformazione. È l'essenza di ogni virtù.

In alcune fasi della nostra vita, tutti noi saremo messi a confronto con le impurità del nostro cuore. Lo Spirito Santo ci rivela il nostro peccato, non per condannarci ma per provare l'umiltà e aumentare la consapevolezza del nostro bisogno personale di grazia. È come un crocevia a cui sono destinati sia i santi che gli ipocriti. Coloro che diventano santi vedono il loro bisogno ricadono prostrati davanti a Dio per essere liberati. Coloro che diventano ipocriti sono quelli che, nel vedere il loro peccato, lo giustificano e restano così immutati. Benché tutti gli uomini debbano trovarsi alla fine a quest'incrocio, sono pochi quelli che colgono alla voce della verità; sono davvero pochi quelli che cammineranno umilmente verso la vera santità.

Perciò, la santificazione non comincia con regole, bensì abbandonando l'orgoglio. La purezza comincia quando rifiutiamo con risolutezza di nascondere la condizione del nostro cuore. Dalla messa a nudo del nostro io proviene l'umiltà e nella mitezza accresce la vera santità.

Se non siamo illuminati sulla depravazione della nostra vecchia natura, diventeremo dei "cristiani farisei", ipocriti, pieni di disprezzo e di moralismo. Il nostro Maestro non ci ha avvertiti di coloro i quali "erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri" (Luca 18:9)?

Ogni volta che giudichiamo un altro cristiano, lo facciamo con un atteggiamento da moralisti. Ogni volta che critichiamo un'altra chiesa, il motivo che si cela dietro le nostre parole è il disprezzo. L'ironia della nostra cristianità è che tantissime chiese si guardano l'un l'altra con l'identico atteggiamento di superiorità! La chiesa moderna si è riempita troppo di persone che, pensando di essere sante, sono diventate l'esatto contrario della santità perché mancano tanto di umiltà!

Però, l'umiltà che ricerchiamo è tratta da un pozzo che va più in profondità della presa di coscienza delle nostre esigenze. Anche in tempi di pienezza spirituale dobbiamo compiacerci nella debolezza, sapendo che ogni forza è il prodotto della grazia. L'umiltà che speriamo di trovare deve andare oltre il modello di vivere vite orgogliose, interrotte momentaneamente da intervalli di umiliazione. La mitezza deve diventare il nostro stile di vita. Doppiammo compiacerci nel diventare come Gesù "Umili di cuore". E come Gesù, i suoi discepoli sono umili per scelta.
[Modificato da Info. 22/09/2010 10:59]
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02/09/2010 15:26

Per riflettere

1) Ma è proprio vero che siamo ancora così "terreni"?
2) Se la risposta è "sì" quali sono le cause, sapete discernerle?
3) Perchè quando ci descriviamo ne facciamo un quadro che non ci rallegra, ma allora cos'è? falsa umiltà?
4) Che pericolo corriamo insomma?
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06/09/2010 03:00



1) Ma è proprio vero che siamo ancora così "terreni"?
2) Se la risposta è "sì" quali sono le cause, sapete discernerle?
3) Perchè quando ci descriviamo ne facciamo un quadro che non ci rallegra, ma allora cos'è? falsa umiltà?
4) Che pericolo corriamo insomma?



1) Ma è proprio vero che siamo ancora così "terreni"?

Dal momento che si accetta, incondizionatamente, e non (solamente con la mente, ma soprattutto con il cuore) la verità secondo cui “Dio dà grazia all'umile", ogni deviazione o camuffamento che si voglia mettere in campo, che non si attiene alla linea tracciata da Dio, appartiene al terreno, di conseguenza seguendo questa strada, si è terreni; si ha solamente il senso delle cose degli uomini e non delle cose di Dio (Matteo 16:23). Il fatto che si cerca, (spessissime volte) di accattivarsi il consenso degli uomini (in termini ecclisiastico, equivale alla così detta alla maggioranza), denota scarsa considerazione per quello che Dio dice nella Sua Parola. La risposta alla domanda, considerando obbiettivamente le cose, non può essere che un netto “si”, se si vuole essere onesti e sinceri.

2) Se la risposta è "sì" quali sono le cause, sapete discernerle?

Se si vuole conoscere, per “discernere”, le cause di questo stato, va messa in evidenza l’allontanamento dall’insegnamento della Parola di Dio, che immancabilmente porta la persona a vivere la sua vita come se un estraneo e non un vero seguace di Gesù Cristo.

3) Perché quando ci descriviamo ne facciamo un quadro che non ci rallegra, ma allora cos'è? falsa umiltà?

Se il modo come ci comportiamo, sia per quanto riguarda la vita privata, la famiglia, la Comunità con la quale condividiamo e confessiamo la nostra fede in Cristo e la società in genere, non ha attinenza con la volontà di Dio tracciata nelle Scritture, il tutto si riduce ad una falsa umiltà, che pur riscuotendo un plauso dagli uomini, non ha nessun valore davanti a Dio. La falsa umiltà, di solito, indossa l’abito dell’ipocrita, che davanti agli uomini appare un santo, ma non lo è davanti a Dio. Il peggiore nemico della cristianità è l’ipocrisia. La severità del giudizio che Gesù formulò durante il Suo ministero terreno, fu contro gli ipocriti, persone che apparentemente manifestavano atteggiamenti religiosi, ma che in realtà la loro religiosità era formalistica, priva di coerenza, se confrontata con il modo di vivere che conducevano. Basterebbe pensare al solo capitolo 23 di Matteo, per avere un panorama dell’ipocrita.

3) Perché quando ci descriviamo ne facciamo un quadro che non ci rallegra, ma allora cos'è? falsa umiltà?

Se l’umiltà di una persona è falsa, ne deriva che anche la santità è falsa, anche se è ammantata di pratiche religiose e di parole come:

Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?"
Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!"
(Matteo 7:22-23).

Se Dio dà grazia agli umili e resiste ai superbi, non ha nessun'importanza indossare l’abito del monaco. La vera santità trae la sua linfa dalla grazia di Dio, e dall’attenersi fedelmente alla Parola del Signore con santo timore. I cedimenti e i compromessi, non aiutano la vera sanità e neanche la fanno progredire, ma l’affossano nel pantano del formalismo religioso. Se l’umiltà e la santità non sono unite nel cammino della vita, per la persona che le incorpora, tutto si riduce a pratiche formalistiche, di nessun valore davanti a Dio. Il detto della Scrittura è molto importante: altri ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra (Proverbi 27:2).

4) Che pericolo corriamo insomma?

Il pericolo che si corre è serio, soprattutto quando si pensa a quello che afferma la Parola di Dio.

Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e così sono tutte venute all’esistenza», dice il SIGNORE. «Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola (Isaia 66:2).

È lecito domandare: chi trema alla Parola di Dio? Chi la crede e la mette in pratica. Che significa che l’Eterno poserà il suo sguardo? Che la persona in questione è gradita davanti a Lui. Se abbiamo il desiderio e il compiacimento di diventare come Gesù "Umili di cuore", il Signore, con la Sua grazia, ci aiuterà a raggiungere questa meta.






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21/09/2010 18:02

Re:

È lecito domandare: chi trema alla Parola di Dio? Chi la crede e la mette in pratica. Che significa che l’Eterno poserà il suo sguardo? Che la persona in questione è gradita davanti a Lui. Se abbiamo il desiderio e il compiacimento di diventare come Gesù "Umili di cuore", il Signore, con la Sua grazia, ci aiuterà a raggiungere questa meta.









Amen Signore aiutaci.


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22/09/2010 11:37

Le mie risposte:

1) Ma è proprio vero che siamo ancora così "terreni"?
Siamo terreni! "Ancora così!" non direi però lo siamo, anche se ci adorniamo di versi come "..le cose vecchie sono passate..", per quello che mi riguarda sono consapevole "del cammino che stò facendo", consapevole del "passaggio" "trasformazione" che stà operando in me e che deve continuare ad operare. Perciò la mia risposta potrebbe essere influenzata a seconda di cosa guardo, se guardo "le cose fatte" la risposta tende al "no", se guardo alle cose da fare la risposta tende al "sì", questione di "ottica" (ma non solo [SM=g27985] )

2) Se la risposta è "sì" quali sono le cause, sapete discernerle?
In base a quello che ho detto sopra "preferisco" la risposta "no", non voglio sminuire la Grazia che Dio ha riversato su me benchè sono consapevole che c'è ancora da fare, perciò passo alla 3°

3) Perchè quando ci descriviamo ne facciamo un quadro che non ci rallegra, ma allora cos'è? falsa umiltà?
Penso che molti per un discorso di "affinità" con la mente di Cristo "si vogliono vedere" come Lui ci vede, come a dire: Signore la pensiamo come te, abbiamo capito di che pasta siamo fatti; ma inganniamo noi stessi se poi non facciamo niente per "cambiare" questo stato di cose. Perciò direi che c'è in noi una tendenza pericolosa che ci fà limitare alla presa d'atto di ciò che siamo ma che mai ci porterebbe alla croce

4) Che pericolo corriamo insomma?
Il pericolo di continuare a pensare con la "propria" testa e vedere con i "propri" occhi. Ci serve un collirio: A proposito dove si compra? (Forse nella cameretta..)
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