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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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22/02/2012 00:11

Per quanto riguarda Aaronne, il titolo di profeta si riferiva al fatto che è stato l'interprete di tutto quello che Dio ha detto a Mosè, suo fratello, davanti al popolo d’Israele soprattutto davanti al faraone.

Infine, anche Noè potrebbe essere considerato un profeta, se gli applichiamo l’affermazione di Amos 3:7: Poiché, il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.

Ma non esistono testi espliciti nella Bibbia che ci consentano di includere quest'antico patriarca nel novero dei profeti.

La mancanza d’acqua


Ancora una volta il popolo si lamenta con Mosè per la mancanza di acqua. La contesa nasce tra gli Israeliti, da una parte, e da Aaronne e Mosè, dall’altra, e porta i primi a formulare una pesante accusa nei confronti dei secondi.

A sentir loro, sarebbe stato meglio che i figli d’Israele fossero morti assieme ai loro fratelli anziché morire nel deserto per mancanza di acqua.
E se la comunità si trovava a vivere nel deserto la colpa era di Aaronne e Mosè, che avevano deciso di condurli là.

Affermare una cosa simile equivaleva a ignorare completamente che era stato Dio a guidare gli Israeliti ed equivaleva a considerarlo estraneo a tutta la faccenda, per addossare ogni responsabilità su Aaronne e Mosè.

Se erano nel deserto non era per una scelta umana ma perché Dio, nella Sua sovranità, l’aveva deciso in risposta all’incredulità del popolo, quando si era rifiutato di salire nel paese di Canaan.

Tante volte è duro accettare le pesanti conseguenze di errate scelte e decisioni: è molto più facile scaricare su altri la responsabilità e la colpa, cercando di apparire come innocenti.

Inoltre, affermare che erano stati Mosè ed Aaronne a far salire dall’Egitto la comunità d’Israele (v. 5) equivaleva anche a disprezzare l’evidente intervento dell’Onnipotente, visto che era stato il Suo braccio steso a tirarli fuori da quella fornace ardente.

Aggravati dalle aspre critiche del popolo e dalla situazione imbarazzante in cui si erano venuti a trovare, Mosè ed Aaronne si allontanarono dalla folla, si recarono all’ingresso della tenda di convegno e, prostrandosi faccia a terra, cercarono l’aiuto del Signore.

Il peccato di Mosè e di Aaronne

Dio risponde sempre a chi si rivolge a Lui in cerca di aiuto.
Il SIGNORE disse a Mosè:
«Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aaronne convocate la comunità e parlate a quella roccia, in loro presenza, ed essa darà la sua acqua; tu farai sgorgare per loro acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame»
(Numeri 20:7-8).

L’ordine dato da Dio è preciso e circostanziato:
1) Mosè doveva prendere il suo bastone,
2) lui ed Aaronne dovevano convocare la comunità,
3) davanti a tutti dovevano parlare alla roccia, e ne sarebbe uscita l’acqua per loro e il loro bestiame.

Un comando divino non può essere modificato in nessuna delle sue componenti, se non si vuole rischiare di perdere la sua efficacia e di rendersi colpevoli di trasgressione della Parola di Dio.Si adatta bene a questo contesto il versetto biblico: Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati con cura (Salmo 119:4).

Inoltre, questo comando rappresentava la risposta alla richiesta di aiuto che essi stessi avevano avanzato al Signore per il problema della mancanza di acqua.

Per quanto riguardava i primi due punti, questi vennero messi in pratica con grande scrupolo: Mosè ed Aaronne presero il bastone e convocarono il popolo in un’assemblea straordinaria, esattamente come il Signore aveva ordinato.

Non possiamo però affermare lo stesso del terzo comando divino, che venne arbitrariamente disatteso.

Dio non aveva ordinato di parlare al popolo, ma alla roccia, e non aveva autorizzato Mosè a definirli ribelli (v. 10), anche se lo avrebbero meritato.
Da ciò si deduce che Mosè, in questa circostanza, non riuscì a controllarsi e non si comportò con mansuetudine, come altre volte e come lo richiedeva la sua responsabilità.

Quest'elemento dev’essere preso in seria considerazione da quelli che occupano posizioni di responsabilità, e costituisce un serio richiamo all’autocontrollo. Più è elevata una carica, maggiore è la responsabilità che essa comporta, e maggiore è il rischio che, davanti a certe situazioni, il leader perda il controllo davanti a critiche e reazioni negative, per cadere nell’ira e nell’intolleranza.

Mosè, era stato scelto da Dio stesso per l’importante carica di conduttore di un popolo così numeroso e aveva un rapporto di particolare intimità con il Signore, ma si lasciò ugualmente vincere da un impulso carnale, che lo portò a dire, davanti a tutti: faremo uscire per voi acqua da questa roccia? (v. 10).

Si proseguirà il prossimo giorno...
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