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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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31/01/2012 00:09

Mentre il popolo si trovava accampato presso il Mar Rosso, vicino a Pi-Achirot, di fronte a Baal-Sefon, il faraone con tutto il suo seguito, costituito da centinaia di carri e cavalieri, venne avvistato in lontananza.

Di fronte alla situazione di grave pericolo, che non avevano previsto, i figli d’Israele ebbero una gran paura e gridarono al SIGNORE (Esodo 14:10).

La paura del popolo era più che giustificata, almeno per tre motivi: 1) la brutalità degli Egiziani, che la popolazione aveva già sperimentato sulla propria pelle; 2) la prospettiva di ritornare schiavi in Egitto; 3) il Mar Rosso che sbarrava loro la strada e non permetteva vie di scampo.

Se il popolo non si fosse trovato davanti a una situazione così drammatica, con ogni probabilità non avrebbe gridato a Dio per essere soccorso.
Ciò che suggerisce la Scrittura in questi frangenti è sempre vero e si applica in tutti i casi:
Invocami nel giorno della sventura, io ti salverò e tu mi glorificherai (Salmo 50:15).

Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (Romani 8:28).

Davanti a queste specifiche promesse di Dio, invece di guardare alle difficoltà, dobbiamo guardare alla potenza divina, che è a nostra disposizione, e crederci.

La vita cristiana è piena di difficoltà di ogni genere e non è affatto vero che tutto è rose e fiori.

Ci sono tanti monti e tante vallate che rappresentano una continua sfida alla nostra fede.
E se per una malaugurata ipotesi non ci fossero, la nostra fede sarebbe debole e non avrebbe alcun valore.

Infatti, la consistenza e il valore della fede vengono derivano e sono rafforzati dai pericoli e dalle difficoltà che incontriamo nel cammino della vita.

Gli Israeliti nel vedere gli Egiziani dietro di loro, ebbero una gran paura e pensarono che fra poco sarebbero stati uccisi. Ecco perché:
…dissero a Mosè: «Mancavano forse tombe in Egitto, per portarci a morire nel deserto? Che cosa hai fatto, facendoci uscire dall'Egitto?
Era appunto questo che ti dicevamo in Egitto: “Lasciaci stare, che serviamo gli Egiziani!” Poiché era meglio per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto»
(Esodo 14:11,12).

Nei momenti difficili, per l’uomo che non intravede la via d’uscita e non sa confidare nell’intervento di Dio, spesso si affaccia alla mente il pensiero della sconfitta o della morte. La fede, invece, volge lo sguardo alla provvidenza divina ed è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1).

Mosè, a differenza del popolo, anche se con i suoi occhi vedeva gli Egiziani e i loro carri come tutti gli altri, si espresse come chi confida in una sicura liberazione e nella soluzione del problema.

Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state fermi e rivedrete la salvezza che il SIGNORE, compirà oggi per voi; Infatti, gli Egiziani che avete visti quest’oggi, non li vedrete mai più.
Il SIGNORE combatterà per voi, e voi ve ne starete tranquilli».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Perché gridi a me? Di' ai figli d'Israele che si mettano in marcia.
Alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare e dividilo; e i figli d'Israele entreranno in mezzo al mare sulla terra asciutta.
Quanto a me, io indurirò il cuore degli Egiziani e anch’essi entreranno dietro a loro; io sarò glorificato nel faraone e in tutto il suo esercito, nei suoi carri e nei suoi cavalieri.
Gli Egiziani sapranno che io sono il SIGNORE, quando sarò glorificato nel faraone, nei suoi carri e nei suoi cavalieri»
(Esodo 14:13-18).

Per liberare il suo popolo dalle mani degli Egiziani, Dio prima di tutto fermò l’avanzata dei carri del faraone. Ecco perché si legge:

Allora l'Angelo di Dio, che precedeva il campo d'Israele, si spostò e andò a mettersi dietro di loro; anche la colonna di nuvola si spostò dalla loro avanguardia e si fermò dietro a loro,
mettendosi fra il campo dell'Egitto e il campo d'Israele. La nuvola era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte. Il campo degli uni non si avvicinò a quello degli altri per tutta la notte
(vv. 19-20).

La notte, con la sua fitta oscurità derivante dalla mancanza della luce del giorno e dalla colonna di nuvola, impedì ai carri del faraone di avvicinarsi all’accampamento d’Israele.

Ma per il popolo d’Israele, quella stessa notte fu radiosa, perché erano illuminati dalla luce divina e perché Dio li fece camminare per l’asciutto, attraverso il Mar Rosso.

Gli Egiziani, con i loro carri, tentarono di inseguire il popolo d’Israele percorrendo la stessa strada che il Signore aveva aperto davanti agli Israeliti.

Ma mentre per gli uni (gli Israeliti) fu un cammino di salvezza e di liberazione, per gli altri (gli Egiziani) significò la distruzione. Le strade che Dio apre per il suo popolo in difficoltà sono sempre salutari per i Suoi figli, ma non per i loro nemici.

Si proseguirà il prossimo giorno...
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