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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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27/01/2012 00:08

Capitolo 2



DA RAAMSES A SUCCOT



Partirono da Raamses il primo mese, il quindicesimo giorno di quel mese. Il giorno dopo la Pasqua, i figli d’Israele partirono a testa alta, sotto gli occhi di tutti gli Egiziani,
mentre gli Egiziani seppellivano quelli che il SIGNORE aveva colpito in mezzo a loro, cioè tutti i primogeniti, quando anche i loro dèi erano stati colpiti dal giudizio del SIGNORE.
I figli d’Israele partirono dunque da Raamses e si accamparono a Succot
(Numeri 33: 3-5).

Raamses

Tornare un po’ indietro nel tempo è utile per ricordare il passato e per ricostruire la storia della lunga permanenza dei figli d’Israele nel paese di Egitto, da Raamses alla volta di Succot, la loro prima tappa.

Già al tempo in cui Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e si riconciliò con loro, il messaggio che mandò a suo padre fu:

...Così dice tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto; scendi da me, non tardare; tu abiterai nel paese di Goscen e sarai vicino a me: tu e i tuoi figli, i figli dei tuoi figli, le tue greggi, i tuoi armenti e tutto quello che possiedi (Genesi 45:9-10).

Accertatosi che la sua discesa in Egitto rientrava nel piano e nella volontà di Dio, Giacobbe incontrò suo figlio Giuseppe proprio a Goscen (Genesi 46:28,29).
Lo stesso Giuseppe indusse i suoi fratelli a chiedere al faraone di permettere loro di stabilirsi a Goscen (Genesi 46:34; 47:4).
Il faraone diede loro l’autorizzazione a stabilirsi a Goscen, con tutto quello che avevano portato da Canaan (47:6).
Così Giuseppe sistemò la famiglia di suo padre nella parte migliore del paese, nel territorio di Raamses, come il faraone aveva ordinato (47:11).

Questi due nomi di Goscen e Raamses indicano, rispettivamente, la regione in cui la famiglia di Giacobbe abitò durante il lungo soggiorno di quattrocentotrent’anni in Egitto (Esodo 12:40).

In base ad Esodo 1:11 la città di Raamses venne costruita come città-deposito dal popolo d’Israele e prese il nome dal faraone Raamses II (1290-1223 a.C.) [Cfr. G. Von Rad, Genesi, pag. 550].

Il testo biblico afferma che la regione in cui la famiglia di Giacobbe si stabilì non era solamente una zona fertile, adatta all’allevamento del bestiame minuto e grosso, ma era anche la parte migliore del paese d’Egitto.

In questo territorio la discendenza del patriarca dunque crebbe in modo straordinario, nonostante i soprusi e i violenti maltrattamenti che subirono durante tutto il tempo della loro permanenza in Egitto.

Quando Giacobbe scese in Egitto, il totale della sua famiglia, compreso Giuseppe e i suoi due figli nati in Egitto, ammontava a settanta persone. Quando ne uscì, al termine dei quattrocentotrent’anni, erano diventati seicentomila uomini a piedi, senza contare i fanciulli (Esodo 12:37).

Si calcola che la somma totale si aggirava intorno a due milioni e mezzo di individui. Dio aveva promesso che avrebbe fatto di Abrahamo una grande nazione (Genesi 12:2) e la stessa promessa venne ripetuta a Giacobbe, a Beer-Sceba (Genesi 46:2-3).

Non è possibile che una promessa divina venga neutralizzata e non si avveri.
Non ci sono forze diaboliche che possano impedire l'adempimento di una promessa divina.

I piani divini, sia riguardanti un popolo che una singola persona, possono essere ostacolati e ritardati, ma mai modificati o annullati. Quello che il Signore ha stabilito nella Sua sovranità si avvererà, in accordo con quanto detto dal profeta:

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare,
così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non ritorna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata
(Isaia 55:10,11).

Raamses, dunque, evocava al popolo d’Israele la fertilità della zona, il meglio del paese di Egitto e il luogo in cui era cresciuto numericamente in maniera sbalorditiva. Ma riportava alla memoria anche le tante lacrime, i soprusi e le crudeli angherie subite da parte degli Egiziani.

Israele sebbene fosse il popolo di Dio, scelto da Lui stesso, dovette affrontare un periodo di travagli e sofferenze senza pari. E questo stato di cose durò per un tempo determinato: ben quattrocentotrent’anni, al termine dei quali poté uscire dalla fornace di ferro (Deuteronomio 4:20).

La dura schiavitù che la discendenza di Giacobbe subì in Egitto fu permessa dal Signore come un perenne monito a non dimenticare la triste situazione da cui Dio li aveva tratti e anche per comprendere le situazioni d'indigenza in cui si sarebbero trovati gli altri (cfr. Deuteronomio 5:15; 15:15; 16:12; 24:17-18,21-22).

Si proseguirà il prossimo giorno...
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