Canti di
Lode e
Adorazione
(clicca nella foto)
  
La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
Canti di
Lode e
Adorazione2
(clicca nella foto)
  
 
Pagina precedente | « 2 3 4 | Pagina successiva

Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
11/03/2012 00:16

Capitolo 13




GIOSUÈ, SUCCESSORE DI MOSÈ




Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Sali su questo monte di Abarim e contempla il paese che io do ai figli d'Israele.
Quando l’avrai visto, anche tu sarai riunito ai tuoi padri, come fu riunito Aaronne tuo fratello,
perché vi ribellaste all’ordine che vi diedi nel deserto di Sin quando la comunità si mise a contestare, e voi non le deste testimonianza della mia santità, a proposito di quelle acque. Sono le acque della contestazione di Cades, nel deserto di Sin».
Mosè disse al SIGNORE:
«Il SIGNORE, il Dio che dà lo spirito ad ogni creatura, costituisca su questa comunità un uomo
che esca davanti a loro ed entri davanti a loro e li faccia uscire e li faccia entrare, affinché la comunità del SIGNORE non sia come un gregge senza pastore».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Prendi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo Spirito; imporrai la tua mano su di lui;
lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazar e davanti a tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini in loro presenza
e lo farai partecipe della tua autorità, affinché tutta la comunità dei figli d'Israele gli obbedisca.
Egli si presenterà davanti al sacerdote Eleazar, che consulterà per lui il giudizio dell'urim davanti al SIGNORE; egli e tutti i figli d'Israele con lui, e tutta la comunità usciranno all’ordine di Elezar ed entreranno all’ordine suo».
Mosè fece come il SIGNORE gli aveva ordinato; prese Giosuè e lo fece comparire davanti al sacerdote Eleazar e davanti a tutta la comunità;
impose su di lui le sue mani e gli diede i suoi ordini, come il SIGNORE aveva comandato per mezzo di Mosè
(Numeri 27:12-23).

In quel tempo, diedi anche a Giosuè quest’ordine: «I tuoi occhi hanno visto tutto quello che il SIGNORE, il vostro Dio, ha fatto a questi due re; il SIGNORE farà la stessa cosa a tutti i regni nei quali tu stai per entrare.
Non li temete, perché il SIGNORE, il vostro Dio, combatterà per voi».
In quel medesimo tempo io supplicai il SIGNORE, e dissi: «Dio, SIGNORE, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; poiché, quale dio, in cielo o sulla terra, può fare opere e prodigi pari a quelli che fai tu?
Ti prego, lascia che io passi e veda il bel paese che è oltre il Giordano, la bella regione montuosa e il Libano!»
Ma il SIGNORE si adirò contro di me per causa vostra, e non mi esaudì. Il SIGNORE mi disse: «Basta così; non parlarmi più di questo.
Sali in vetta al Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e a oriente, e contempla il paese con i tuoi occhi; poiché tu non passerai questo Giordano.
Ma da’ i tuoi ordini a Giosuè, fortificalo e incoraggialo, perché sarà lui che lo passerà alla testa di questo popolo e metterà Israele in possesso del paese che vedrai»
(Deuteronomio 3:21-28).

Era naturale che con l’approssimarsi della morte di Mosè, si pensasse al suo successore a capo della comunità d’Israele.

In questo contesto, il Signore ordina a Mosè di salire sul monte Abarim per contemplare la terra promessa ai figli d’Israele, poi gli ricorda l’episodio delle acque di Meriba dove, con suo fratello Aaronne, non ha santificato il nome del Signore e, invece di parlare alla roccia, l’ha percossa.

Come conseguenza, Dio aveva deciso fin da quel giorno di non fare entrare nel paese di Canaan né Aaronne né Mosè.

Mosè prega di poter passare il Giordano

Nonostante la decisione del Signore, che conosce bene, Mosè supplica il Signore di concedergli ugualmente di passare il Giordano e di vedere il bel paese che è oltre il Giordano, la bella regione montuosa e il Libano.
Ma il Signore non lo esaudisce, anzi, gli ordina di non tornare più sull’argomento (Deuteronomio 3:25-26).

Per Mosè, abituato ad essere esaudito nelle preghiere che innalzava al Signore, dev’essere stato duro accettare il secco rifiuto del Signore!
Perché ha fatto questa richiesta? Ha forse dimenticato la decisione del Signore di non farlo entrare in Canaan? Non è credibile!
Probabilmente l’ha fatto considerando che il Signore è benigno e misericordioso, lento all’ira e pronto a perdonare, nella speranza che Dio accontentasse il suo desiderio.

Ma questa volta (l’unica in tutta la sua vit Mosè ha dovuto prendere atto dell’inamovibilità di Dio.

Se la richiesta avesse riguardato la sua salvezza, la preghiera di Mosè sarebbe stata sicuramente esaudita e Dio avrebbe perdonato il suo peccato, anche se la sua mancanza era stata grave (più che per l’azione in se stessa, per la carica che egli rivestiva davanti al popolo e davanti a Dio).
Invece, visto che la richiesta si riferiva solo all’ingresso nella terra promessa, essa non venne esaudita.

Si proseguirà il prossimo giorno...
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
12/03/2012 00:32

Però, a differenza di suo fratello Aaronne che non poté vedere neppure in lontananza la terra di Canaan, a Mosè venne accordato il permesso di scorrere con lo sguardo a nord, ovest, sud ed est, per contemplare con i suoi occhi il paese che Dio avrebbe dato in eredità ai figli d’Israele.

Mosè prega per il suo successore


A differenza del Deuteronomio, che ignora totalmente la preghiera di Mosè per il suo successore, il libro dei Numeri la riporta nei minimi particolari.
La preghiera di Mosè, che abbiamo già riportato sopra, si riassume in questa richiesta:

«Il Signore, il Dio che dà lo spirito a ogni creatura, costituisca su questa comunità un uomo
che esca davanti a loro ed entri davanti a loro, e li faccia uscire e li faccia entrare, affinché la comunità del Signore non sia come un gregge senza pastore»
(vv. 15-17).

Mosè chiese al Signore di costituire sulla comunità d’Israele un uomo, perché ancora non sapeva chi sarebbe stato designato come suo successore e perché sapeva di trovarsi in punto di morte.

Questa preghiera denota il suo interessamento per il popolo, nonostante che per lunghi anni lo avesse fatto soffrire, specie quando si ribellava e mormorava. L’amore che Mosè aveva per il suo popolo era così grande che non cessava mai di intercedere per esso, soprattutto quando l’ira di Dio si accendeva e minacciava di distruggerlo.

Inoltre, la preghiera denota la sincera preoccupazione di Mosè per il fatto che la comunità del Signore si sarebbe venuta a trovare senza una guida, come un gregge senza pastore.

La risposta tempestiva di Dio che gli indica Giosuè, figlio di Nun, come suo successore, dimostra come il Signore ha saputo cogliere e soddisfare l’urgenza insita nelle parole di Mosè.

Dio, che sa sempre come fare bene le cose, dopo aver indicato Giosuè come l’uomo da Lui scelto per succedere alla guida del popolo, ordina a Mosè di posare la mano sopra di lui, davanti al sacerdote Eleazar e a tutta la comunità, per impartigli i suoi ordini e trasmettergli la propria autorità.

L’investitura non doveva avvenire in privato, tra Mosè e Giosuè, altrimenti il popolo avrebbe potuto asserire che l’aveva scelto perché gli era simpatico o perché gli stava sempre vicino ed era il suo attendente personale.

Facendo invece l’investitura nella maniera comandata da Dio, cioè davanti al sacerdote Eleazar e a tutta la comunità, diventava evidente che la scelta non era il risultato di una preferenza di Mosè, ma unicamente la volontà del Signore.

In tal modo l’autorità di Giosuè veniva equiparata a quella di Mosè e il popolo l’avrebbe considerato come un uomo scelto da Dio.

Il libro del Deuteronomio aggiunge all’episodio qualcosa di molto importante: Mosè fortifica e incoraggia Giosuè per l’impresa che lo attende (3:28).

Mosè, uomo di grande e consolidata esperienza, sa bene quali buoni consigli dare a Giosuè per sostenerlo davanti alle numerose difficoltà che dovrà incontrare. Chi altro avrebbe potuto incoraggiare il nuovo condottiero più di lui?

In sintesi, Mosè gli dice: Non aver paura degli ostacoli o dei nemici che ti si presenteranno davanti, perché come Dio ha aiutato me, durante tutto il tempo che sono stato a capo d’Israele, Egli aiuterà anche te! Tutta la vita di Mosè costituisce una sicura garanzia per il nuovo condottiero.

La morte di Mosè

Poi Mosè salì dalle pianure di Moab sul Monte Nebo, in vetta al Pisga, che è di fronte a Gerico. E il Signore gli fece vedere tutto il paese: Galaad fino a Dan,
tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare occidentale,
la regione meridionale, il bacino del Giordano e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar.
Il SIGNORE gli disse: «Questo è il paese riguardo al quale io feci ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe, questo giuramento: “Io lo darò ai tuoi discendenti”. Te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!»
Mosè, servo del SIGNORE, morì là, nel paese di Moab, come il SIGNORE aveva comandato.
E il SIGNORE lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; e nessuno fino a oggi ha mai saputo dove è la sua tomba.
Mosè aveva centovent'anni quando morì; la vista non gli si era indebolita e il vigore non gli era venuto meno.
I figli d'Israele lo piansero nelle pianure di Moab per trenta giorni; si compirono così i giorni del pianto per il lutto per Mosè.
Giosuè, figlio di Nun, fu pieno dello spirito di sapienza, perché Mosè aveva imposto le mani sul suo capo; e i figli d'Israele gli ubbidirono e fecero quello che il SIGNORE aveva comandato a Mosè.
Non c’è più mai stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia.
Nessuno è stato simile a lui in tutti quei segni e miracoli che Dio lo mandò a fare nel paese d'Egitto contro il faraone, contro tutti i suoi servi e contro tutto il suo paese;
né simile a lui in quegli atti potenti e in tutte quelle grandi cose tremende che Mosè fece davanti agli occhi di tutto Israele
(Deuteronomio 34:1-12).

Si proseguirà il prossimo giorno...
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
13/03/2012 00:14

Archiviata la questione della successione e dell’investitura di Giosuè, Mosè si prepara al momento della morte.

Ma prima di lasciare definitivamente il suo ruolo di capo dei figli d’Israele e passare all’altra vita, sente il dovere di rivolgere al popolo alcune raccomandazioni ed esortazioni.

In Deuteronomio 28:1-14 egli spiega che le benedizioni che la comunità d’Israele riceverà da parte del Signore saranno strettamente subordinate all’obbedienza a Dio e alla sua legge; in caso contrario, si riverseranno inesorabilmente sul popolo le terribili maledizioni descritte in Deuteronomio 28:15-68.

Nel rinnovare il patto con il popolo, Mosè ricorda quello che il Signore ha fatto in loro favore durante i quaranta anni della sua leadership: li ha tirati fuori dal paese d’Egitto e ha mostrato a tutti i Suoi miracoli e i Suoi prodigi (cfr. Deuteronomio 29).

Inoltre, Mosè ricorda al popolo che quando sperimenterà le cose che egli ha predette, cioè la benedizione e la maledizione, e sarà sospinto in mezzo alle nazioni, l’unico modo per cambiare la situazione sarà di convertirsi al Signore e ubbidire alla Sua voce, perché solo a questa condizione saranno raccolti di nuovo (30:1-3).

Poi comanda agli Israeliti di amare il SIGNORE … di camminare nelle sue vie e di osservare i suoi comandamenti, facendo loro chiare promesse di benedizione e prosperità (cfr. 30:16).

Infine, pronunciando una benedizione per ciascuno dei dodici figli di Giacobbe, Mosè predice il futuro di ogni singola tribù (cfr. 33:1-29).

Terminate tutte queste prescrizioni ed esortazioni, Mosè è pronto ad essere raccolto col suo popolo. Il funerale e il seppellimento lo farà direttamente Dio, senza lasciare tracce, per evitare che il popolo individui la sua tomba e magari divinizzi o offra un culto alle sue reliquie.

Mosè aveva centovent’anni quando morì; la vista non gli si era indebolita e il vigore non gli era venuto meno (34:7).

Dopo i trenta giorni di lutto e di pianto dei figli d’Israele per la morte di Mosè, Giosuè fu pieno dello Spirito di sapienza, (34:9) per poter cominciare la sua carriera di nuovo capo di tutta la comunità Israelita.

Un insegnamento per noi


L’episodio della successione di Mosè alla guida del popolo ci offre spunti di riflessioni per la vita cristiana e per l’opera del ministero, in modo particolare.

Le persone che sono state costituite da Dio per condurre il Suo popolo devono tenere sempre presente che la loro carica non durerà per sempre: anche per loro arriverà il giorno della morte, che porrà termine ad ogni loro attività.

Pregare per chi dovrà succedere in incarichi ministeriali è molto importante e saggio, perché non dobbiamo scegliere secondo il nostro modo di vedere ma secondo il piano di Dio. Qualcuno ha detto: “Dio seppellisce i Suoi ministri, ma non i Suoi piani”.

Quello che Dio aveva promesso al popolo d’Israele (di dargli il paese di Canaan come eredità), anche dopo tanti anni non poteva essere cancellato con la morte del suo servitore Mosè, altrimenti la Sua Parola sarebbe stata considerata alla stregua di quella umana. Come ben precisa il profeta Isaia:

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare,
così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata
(Isaia 55:10-11).

Anche la parola che fu pronunciata da Balaam merita di essere ricordata e messa in evidenza:

Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa, non la farà? O quando ha parlato, non manterrà la parola? (Numeri 23:19).

Dio non è tenuto a compiere cose, grandi o piccole, che Lui stesso non ha promesso; al contrario, Egli si impegna a portare a compimento tutto ciò che ha detto, per onorare il Suo nome e l’immutabilità della Sua eterna Parola.

Gli uomini si succedono l’uno dopo l’altro, nei vari ministeri, in vista del pieno adempimento dei piani e della volontà del Signore.
Ma ciò che più importa è la vita eterna con Dio, che va al di là e al di sopra del valore o della grandezza di un determinato ministero.
Ci sono promesse divine che riguardano la vita terrena (un aspetto che non deve essere trascurato dal popolo di Dio) e altre che concernono la gloria eterna (che è la cosa più importante.

Si proseguirà il prossimo giorno...
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
14/03/2012 00:36

Dio non salva il peccatore per poi lasciarlo sulla terra, anche se a volte gli concede lunga vita, ma per portarlo con Sé nel Suo regno eterno. È a questo traguardo finale che i credenti devono rivolgere le loro supreme aspirazioni.
Dobbiamo fare molta attenzione a non lasciarci sedurre dai tanti allettamenti che ci vengono offerti dal mondo e dal nemico delle anime nostre.

Con lo sguardo fisso verso Gesù Cristo e con la mente rivolta al cielo (il punto d’arrivo definitivo della nostra esistenz dobbiamo studiarci di servirlo per tutta la vita e, con la grazia e la forza che Dio ci concede, perseverare nelle Sue vie per poter affermare, insieme all’apostolo Paolo:

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione
(2 Timoteo 4:7-8).

PS: Se al termine del capitolo 13 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Capitolo 14




GIOSUÈ, IL NUOVO CONDUTTORE D’ISRAELE




La chiamata di Dio

Dopo la morte di Mosè, servo del SIGNORE, il SIGNORE parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse: «Mosè, mio servo, è morto. Alzati dunque, attraversa questo Giordano tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d'Israele (Giosuè 1:1-2).

Anche se Giosuè era stato designato dall’Eterno a succedere a Mosè nella carica di capo supremo del popolo d’Israele e che lo stesso, mentre ancora Mosè era in vita, aveva ricevuto l’investitura, (cfr. Numeri 27:15; Deuteuteronomio 3:21; 31:3) tuttavia, Dio ha voluto ufficializzare il mandato, con un messaggio personale che gli rivolse.

Prima, però, di addentrarci nell’esame del nostro testo, credo sia utile riferire quello che lo stesso libro di Giosuè afferma, a proposito di Mosè e di Giosuè. La presente nota statistica mette in evidenza, quanto segue.
La frase: Mosè servo del Signore, è riportata 14 volte; per 2 volte, Dio lo chiama mio servo, un’altra volta viene definito suo servitore e una volta uomo di Dio.

Per quanto concerne Giosuè, 10 volte viene ripetuta la frase: Il Signore disse a Giosuè e 4, il Signore parlò a Giosuè. Infine, solo una volta, Giosuè viene definito Servo del Signore, precisamente in (24:29).

Il significato della chiamata di Dio

Si sa che prima di allora, cioè durante tutto il tempo in cui visse Mosè, il Signore non parlò mai direttamente con Giosuè.

Per la battaglia che venne fatta con gli Amalechiti, l’ordine e le varie istruzione inerenti a quella situazione, Giosuè li ricevette direttamente da Mosè (cfr. Esodo 17:8-16). A battaglia vinta, Dio ordinò a Mosè di
fare sapere a Giosuè che Egli cancellerà interamente sotto il cielo la memoria di Amalec (v. 14).

Perché questa comunicazione Giosuè la ricevette tramite Mosè e non direttamente da Dio? La risposta è semplice: se Dio l’avesse data direttamente a Giosuè, ciò sarebbe equivalso a mettere da parte Mosè, con la conseguenza che la sua carica e la sua persona, sarebbero state offuscate, davanti agli occhi di tutta la comunità d'Israele.

Tenendo presente che Dio considerava Mosè come il suo legale rappresentante in mezzo al popolo, e che la carica di capo supremo di tutto Israele era stato Lui a conferirgliela, non avrebbe mai potuto agire in quel modo, senza arrecare danno alla dignità del suo servo Mosè.

Mosè, infatti, non era il semplice rappresentante di Dio, era anche colui che manteneva nelle sue mani, tutto il potere amministrativo, civile, militare e religioso, degli Israeliti

Anche se è vero da una parte che, tutto ciò che riguarda la materia religiosa di tutte le funzioni del culto, era competenza dei sacerdoti, e che Aaronne, in qualità di sommo sacerdote, per certe ricorrenze speciali ne era il pieno responsabile; è altrettanto vero dall’altra che, tutte le direttive per il servizio sacro, venivano date da Dio, sempre per mezzo di Mosè.

Se si considerano giustamente e obbiettivamente gli elementi che abbiamo messo in evidenza in questa nostra argomentazione, non si potrà mai arrivare alla conclusione, che Dio abbia agito in maniera diversa di come effettivamente agì.

Si proseguirà il prossimo giorno...
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
14/03/2012 00:36

Dio non salva il peccatore per poi lasciarlo sulla terra, anche se a volte gli concede lunga vita, ma per portarlo con Sé nel Suo regno eterno. È a questo traguardo finale che i credenti devono rivolgere le loro supreme aspirazioni.
Dobbiamo fare molta attenzione a non lasciarci sedurre dai tanti allettamenti che ci vengono offerti dal mondo e dal nemico delle anime nostre.

Con lo sguardo fisso verso Gesù Cristo e con la mente rivolta al cielo (il punto d’arrivo definitivo della nostra esistenz dobbiamo studiarci di servirlo per tutta la vita e, con la grazia e la forza che Dio ci concede, perseverare nelle Sue vie per poter affermare, insieme all’apostolo Paolo:

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione
(2 Timoteo 4:7-8).

PS: Se al termine del capitolo 13 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Capitolo 14




GIOSUÈ, IL NUOVO CONDUTTORE D’ISRAELE




La chiamata di Dio

Dopo la morte di Mosè, servo del SIGNORE, il SIGNORE parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse: «Mosè, mio servo, è morto. Alzati dunque, attraversa questo Giordano tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d'Israele (Giosuè 1:1-2).

Anche se Giosuè era stato designato dall’Eterno a succedere a Mosè nella carica di capo supremo del popolo d’Israele e che lo stesso, mentre ancora Mosè era in vita, aveva ricevuto l’investitura, (cfr. Numeri 27:15; Deuteuteronomio 3:21; 31:3) tuttavia, Dio ha voluto ufficializzare il mandato, con un messaggio personale che gli rivolse.

Prima, però, di addentrarci nell’esame del nostro testo, credo sia utile riferire quello che lo stesso libro di Giosuè afferma, a proposito di Mosè e di Giosuè. La presente nota statistica mette in evidenza, quanto segue.
La frase: Mosè servo del Signore, è riportata 14 volte; per 2 volte, Dio lo chiama mio servo, un’altra volta viene definito suo servitore e una volta uomo di Dio.

Per quanto concerne Giosuè, 10 volte viene ripetuta la frase: Il Signore disse a Giosuè e 4, il Signore parlò a Giosuè. Infine, solo una volta, Giosuè viene definito Servo del Signore, precisamente in (24:29).

Il significato della chiamata di Dio

Si sa che prima di allora, cioè durante tutto il tempo in cui visse Mosè, il Signore non parlò mai direttamente con Giosuè.

Per la battaglia che venne fatta con gli Amalechiti, l’ordine e le varie istruzione inerenti a quella situazione, Giosuè li ricevette direttamente da Mosè (cfr. Esodo 17:8-16). A battaglia vinta, Dio ordinò a Mosè di
fare sapere a Giosuè che Egli cancellerà interamente sotto il cielo la memoria di Amalec (v. 14).

Perché questa comunicazione Giosuè la ricevette tramite Mosè e non direttamente da Dio? La risposta è semplice: se Dio l’avesse data direttamente a Giosuè, ciò sarebbe equivalso a mettere da parte Mosè, con la conseguenza che la sua carica e la sua persona, sarebbero state offuscate, davanti agli occhi di tutta la comunità d'Israele.

Tenendo presente che Dio considerava Mosè come il suo legale rappresentante in mezzo al popolo, e che la carica di capo supremo di tutto Israele era stato Lui a conferirgliela, non avrebbe mai potuto agire in quel modo, senza arrecare danno alla dignità del suo servo Mosè.

Mosè, infatti, non era il semplice rappresentante di Dio, era anche colui che manteneva nelle sue mani, tutto il potere amministrativo, civile, militare e religioso, degli Israeliti

Anche se è vero da una parte che, tutto ciò che riguarda la materia religiosa di tutte le funzioni del culto, era competenza dei sacerdoti, e che Aaronne, in qualità di sommo sacerdote, per certe ricorrenze speciali ne era il pieno responsabile; è altrettanto vero dall’altra che, tutte le direttive per il servizio sacro, venivano date da Dio, sempre per mezzo di Mosè.

Se si considerano giustamente e obbiettivamente gli elementi che abbiamo messo in evidenza in questa nostra argomentazione, non si potrà mai arrivare alla conclusione, che Dio abbia agito in maniera diversa di come effettivamente agì.

Si proseguirà il prossimo giorno...
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
15/03/2012 00:30

L’insegnamento che Dio volle impartire a Giosuè

Non è un puro caso che Dio abbia parlato a Giosuè all’inizio della sua carriera ufficiale e che lo stesso libro che porta il suo nome, fin dalle prime battute, affermi che il Signore parlò con Giosuè.

Nel preambolo di questo primo capitolo, è delineato il disegno divino per la vita del nuovo capo e un preciso insegnamento per lui.

La precisazione che fa il testo, nell’affermare che Dio “parlò” e “disse a Giosuè”, dopo la morte di Mosè, non è affatto da considerarsi casuale, nel senso che non significhi proprio niente, appare in tutta chiarezza.

Essa mira a farci comprendere che il Signore aveva chiuso un ciclo con Mosè e ne aveva aperto un’altro con Giosuè.

Durante la vita di Mosè, dato che Giosuè era il suo attendente, rientrava nella logica che Mosè indicasse a Giosuè quello che doveva fare, e che lo stesso si sottoponesse alla sua autorità, con la sua obbedienza.

Siccome ora la situazione è decisamente cambiata, e cambiata per esplicita volontà divina, il Signore non poteva più trattare Giosuè come prima. Era necessario che, tra Dio e Giosuè, si instaurasse un nuovo rapporto personale d'intimità. In altre parole, Dio chiamava Giosuè ad una diversa esperienza, a salire in alto verso di Lui.

Per tanti anni, le direttive dei suoi movimenti, li riceveva da Mosè; ora dovrà riceverle direttamente dal suo Dio, dato che Egli stesso lo ha costituito capo supremo del popolo d’Israele.

Una buona lezione da imparare

In tutto questo, c’è una buona lezione da imparare per tutti, principalmente per i servitori del Signore, che sono impegnati nell’opera del ministero.

Costoro, in maniera particolare, devono imparare a dipendere dal Signore, per l’esercizio della loro missione. Il ministero, infatti, è una “missione” e non deve essere mai considerato come una comune professione.

È dalla relazione personale con Dio, che il ministero trae il proprio sviluppo, l’arricchimento spirituale e l’allargamento della visuale divina.

Nello stesso tempo, però, il ministro, farà molta attenzione a camminare nel sentiero della volontà del Signore, non lasciarsi intrappolare dagli allettamenti umani, che facilmente potrebbero condurlo verso lo sviamento e farlo allontanare dalla sorgente della vita.

Questa nostra affermazione non deve essere interpretata, come se volessimo spingere e incoraggiare l’anarchia, o peggio ancora: il disprezzo per gli altri.

Se è vero che, idealmente, tutti perseguiamo gli stessi obbiettivi, serviamo la stessa causa, miriamo a raggiungere gli stessi traguardi: cioè i peccatori con il messaggio evangelico; serviamo lo stesso Signore, crediamo nello stesso Gesù Cristo, quale salvatore del mondo (Giovanni 4:42); crediamo in una sola fede e in un solo battesimo (Efesini 4.5).

Dal punto di vista pratico, però, non è vero che tutti camminiamo, avendo un medesimo sentimento (Romani 12:16), uno stesso atteggiamento di umiltà, gli uni verso gli altri (Filippesi 2:3); crediamo di avere bisogno, gli uni degli altri (1 Corinzi 12:21-22); stimarci di essere abbastanza idonei a far da maestri (Giacomo 3:1); o di sentirci più santi degli altri (Isaia 65:5).

Questa diversità tra idealismo concettuale e vita pratica, dovrebbe portarci a riflettere seriamente, per indurci ad essere più coerenti tra quello che professiamo, con quello che viviamo nella nostra giornaliera esistenza.

PS: Se al termine del capitolo 14 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura. Infine, per quanti volessero leggere gli altri restanti 13 capitoli del libro in questione, potranno rivolgersi all’Editrice Hilkia, presso la quale è disponibile la presente pubblicazione, ad un prezzo veramente basso di 3,00 euro. Grazie per la vostra attenzione ed il vostro interessamento!
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | « 2 3 4 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:11. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com