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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitolo 6. LE PREROGATIVE DELLA DEITÀ DI GESÙ CRISTO

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    Domenico34
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    00 25/10/2011 00:04


    Capitolo 6




    LE PREROGATIVE DELLA DEITÀ DI GESÙ CRISTO




    Quando si parla delle prerogative di Gesù Cristo, si vuole alludere a tutti quei segni che lo contraddistinguono rispetto agli altri esseri. Infatti, prerogativa non è soltanto privilegio, ma è anche qualità, proprietà. Se Gesù Cristo è divino, deve avere necessariamente le qualità, le proprietà del divino che lo differenziano dall’uomo; se però Gesù Cristo non ha quello che noi chiamiamo prerogativa divina, sussistendo un semplice uomo, anche se lo eleviamo ad un rango elevatissimo, rimane sempre il fatto che tra l’umano e il divino, c’è una distanza incolmabile da non poterla paragonare con nessun’altra cosa.

    Per lo studio delle prerogative divine, dobbiamo sempre rivolgerci alla Bibbia, l’unica fonte da cui possiamo sapere tutto quello che ci necessita per l’argomento in questione. Inoltre, sarà importante, ai fini del presente studio, cominciare l’esame dell’argomento, dai titoli che ha o che gli vengono attribuiti.


    TITOLI CHE VENGONO ATTRIBUITI A GESÙ CRISTO

    1) DIO

    In Ebrei 1:8,9 leggiamo:
    Dice del Figliolo: Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli, e lo scettro di rettitudine è lo scettro del tuo regno. Tu hai amata la giustizia e hai odiata l’iniquità; perciò Dio, Iddio tuo, ha unto te d’olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.

    Le parole di questo testo, sono una chiarissima citazione del (Salmo 45:6) e sono anche incontestabilmente attribuite a Gesù Cristo, per il fatto che si parla specificatamente del Figlio. Che il Figlio sia Gesù Cristo, è un fatto scontato dalla testimonianza di tutto il N.T. che chiama sempre Gesù Cristo: «Il Figliolo di Dio, o dell’Iddio vivente», e da Gesù Cristo stesso che chiama sempre Dio suo Padre. In questo testo quindi, è il Padre che presenta il Figlio col titolo di Dio, e non di «un Dio».
    Giovanni 1:1 dice: Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.

    Chi legge (Giovanni 1:1) nella versione della TNM: «Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era dio», e specialmente nella versione Inglese: «la Parola era un dio», si fa una risata in un primo momento, poi magari sarà portato a chiedere perché mai questo testo è stato tradotto in quella maniera.

    Per uno però che conosce il perché la Torre di Guardia ha tradotto in quel modo, non ha da farsi una risata, c’è addirittura da gridare, con toni altissimi: Disonestà; ed ancora, disonestà! Spiegare al mondo, e particolarmente ai suoi seguaci, il perché la Torre di Guardia ha tradotto in quel modo (Giovanni 1:1), è una delle più ridicole spiegazioni che si possa dare ed una della più astute uscite della Torre di Guardia. Quando un seguace della Torre di Guardia si trova alle prese con (Giovanni 1:1), specialmente dovendo dibattere la deità di Gesù Cristo, trova rifugio e sollievo nella spiegazione che gli viene fornita dalla Società stessa, potendo leggere in appendice, sulla giusta interpretazione di (Giovanni 1:1) e sull’esattezza della loro traduzione.

    Infatti, quel testo è corredato da una citazione, per provare l’esattezza del loro modo di tradurre. La spiegazione dice: Per ulteriore prova che l’omissione dell’articolo determinativo nel predicato di (Giovanni 1:1), dall’apostolo fu appunto intesa per mostrare una differenza, citiamo ciò che la grammatica del Dr. Robertson dice a pag. 767: «NOMI DEL PREDICATO. Questi possono anche avere l’articolo».

    Ma se i seguaci della Torre di Guardia conoscessero l’astuzia con la quale la loro Società cita certi autori, come quello appena menzionato, non solo sconfesserebbero la loro benamata Società, ma farebbero addirittura opera di persuasione, per convincere altri a non seguire l’inganno di questa Società.

    Quanti seguaci dei Testimoni di Geova conoscono la grammatica del Dr. Robertson e l’hanno letta? Forse nessuno; solo hanno letto quello che la loro Società ha citato di lui. Leggendo però per esteso quello che il Dr. Robertson ha scritto a pag. 767 della sua grammatica, scopriamo la disonestà della Torre di Guardia, nel citare autorità di fama. Infatti, il Dr. Robertson, nel passo allegato, oltre a dire che:

    «Questi anche possono avere l’articolo», aggiunge: «Come già spiegato, l’articolo non è essenziale al discorso. Può essere usato o no, senza fare nessuna differenza».

    Allora, perché la TNM, pur essendo consapevole che l’articolo non è essenziale al discorso, l’ha tradotto? Logicamente per provare che tra Dio e la Parola, c’è una certa differenza e che la stessa non si può mettere al medesimo rango di Dio. Questo perché è detto chiaramente, senza tema di essere smentiti, che la Parola è Gesù Cristo, e che la stessa si è fatta carne ed ha ]abitato fra noi.

    Siccome (Giovanni 1:1) proclama a lettere cubitali l’eternità della Parola, vale a dire la deità di Gesù Cristo, era più che logico, per una Società che fa del tutto per negarla (ma non è onestà) di , tradurre: «Con il Dio e la Parola era un dio». I redattori della TNM sanno molto bene che l’articolo determinativo non è essenziale al discorso; la prova viene data dai moltissimi passi dove l’articolo in questione ricorre, e non l’hanno tradotto.

    Si continuerà il prossimo giorno...
    [Modificato da Domenico34 25/10/2011 00:05]
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    Domenico34
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    00 26/10/2011 00:40
    Crediamo al presente, perché ritorneremo in un capitolo a parte, di dare una piccolissima prova, rifacendoci ad (Ebrei 1:8), testo che abbiamo citato all’inizio. In questo passo il greco dice: Pros, de tou Yhios ho thronos sou ho theos. La TNM l’ha reso: «Ma riguardo al Figlio: Dio è il tuo trono per sempre»

    L’articolo determinativo davanti a theos, non è stato tradotto, perché appunto non è essenziale al discorso e non fa nessuna differenza, usarlo o no. Per l’esame che stiamo conducendo, ci interessa per ora ricordare ancora una volta che (Giovanni 1:1), dà a Gesù Cristo il titolo di Dio. (Romani 9:5) dice:

    Dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, ch’è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno.

    Anche se la TNM interpreta con punteggiatura diversa, non cambia minimamente il significato che il titolo di Dio, Paolo lo attribuisca a Gesù Cristo. «Ai quali appartengono gli antenati e dai quali (sorse) Cristo secondo la carne: Dio, che è sopra tutti, (sia) benedetto per sempre».

    Non tenendo presente le due parole «sorse» e «sia», tra parentesi, rimane sempre l’affermazione del testo intorno a Cristo. Che i traduttori mettano due punti davanti a «carne», non serve a niente, per il semplice motivo che i due punti non indicano che il periodo è chiuso, anzi si specifica e si mette in risalto qualche particolare caratteristica di cui si sta parlando.

    Questa regola grammaticale della lingua italiana, gli estensori della TNM avrebbero dovuto saperla. Siccome Paolo sta parlando di Cristo ch’è venuto secondo la carne, dai padri, i due punti che i redattori mettono, invece di negare o cambiare la situazione, specificano chi è questo Cristo a cui Paolo allude. Una chiara dimostrazione che questo Cristo, al quale Paolo fa chiara allusione, è Dio sopra tutte le cose, l’abbiamo da (1 Giovanni 5:20), dove si legge:

    Ma sappiamo che il Figliolo di Dio è venuto e ci ha dato intendimento per conoscere colui che è il vero; e noi siamo in colui ch’è il vero, cioè nel suo Figliolo Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.

    Che le parole di questo testo siano state interpretate in due modi diversi, fin dai tempi antichissimi, lo sappiamo molto bene. Gli uni pretendono che la frase Questo è il vero Dio e la vita eterna, deve essere applicata al Figlio, Gesù Cristo, mentre per gli altri, la frase deve intendersi al vero Dio, che Cristo Gesù stesso ci ha fatto conoscere. Questi secondi insistono che la frase in questione deve essere intesa in quella maniera, perché:

    1) Gesù Cristo non viene mai chiamato nel N.T. il vero Dio;
    2) Perché (Giovanni 17:3) afferma chiaramente che Dio viene definito il vero Dio, definizione uscita dalla bocca di Gesù.

    D’altra parte, cioè i primi, fanno notare il valore del pronome-aggettivo autos, che secondo le regole della grammatica, si usa generalmente per riferirsi a persona o a cosa manifestata prima, già nota, o a persona o cosa di cui si tratta, o per riferirsi a una spiegazione seguente. In conseguenza, si dovrebbe normalmente riferire al sostantivo che lo precede più da vicino, cioè al suo: Figliolo Gesù Cristo.

    Il fatto che Gesù Cristo non venga mai chiamato il vero Dio, in nessun’altra parte del N.T., non ci sembra un valido motivo, per rigettare quello che dice (1 Giovanni 5:20). Lo stesso discorso si potrebbe fare per (Giovanni 1:1), per ragione di coerenza. È saputo infatti, che in nessun altro luogo del N.T. viene affermato che nel principio la Parola era con Dio e la Parola era Dio. Nessuno però si sognerebbe di negare la deità di Gesù Cristo, che il testo di (Giovanni 1:1) proclama, per reclamare l’appoggio di un altro testo del N.T.

    Inoltre, quando (1 Giovanni 5:20) afferma che noi siamo nel vero, cioè nel suo Figliolo Gesù Cristo, è una dimostrazione che Gesù Cristo è il vero, o come qualche altro traduce «verace». Lo stesso aggettivo alēthinos che si trova in (1 Giovanni 5:20), nella frase terminale: Questo è il vero Dio e la vita eterna, si trova in (Apocalisse 3:7), in cui si legge:

    E all’angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il santo, il verace alēthinos, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre.

    Che questo alēthinos sia Gesù Cristo, nessuno lo metterà in dubbio. La stessa cosa viene ripetuta al verso 14 dello stesso capitolo tre dell’Apocalisse.

    E all’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace alēthinos, il principio della creazione di Dio.

    Anche qui, non c’è nessun dubbio che l’alēthinos di questo testo, è Gesù Cristo. Se poi leggiamo (Apocalisse 19:11), in cui viene affermato:

    Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace alēthinos; ed egli giudica e guerreggia con giustizia,

    anche per questo testo, si tratta di Gesù Cristo. Crediamo di aver provato e documentato che l’alēthinos di (1 Giovanni 5:20), si debba applicare a Gesù Cristo, sulla scorta dei passi citati, anche se lo stesso attributo viene applicato al Padre (cfr. Giovanni 7:28; 17:3).

    Si continuerà il prossimo giorno...
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    Domenico34
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    00 27/10/2011 00:04
    Giovanni 20:28: Tommaso gli rispose e disse: Signor mio e Dio mio! Non crediamo minimamente che quando Tommaso chiamò Gesù Signor mio e Dio mio, non si rendesse conto di quello che stava dicendo, o che si fosse trovato in preda ad un incubo o sotto una minaccia di morte. Ricordiamo che Tommaso aveva manifestato la sua incredulità davanti ai suoi colleghi, quando gli avevano detto d’aver visto Gesù, ai quali disse chiaramente che se lui in persona non avesse messo il suo dito nel segno dei chiodi e non avesse visto nelle sue mani il segno dei chiodi, non avrebbe creduto a quello che gli veniva detto.

    Tenendo presente questo particolare, la dichiarazione di Tommaso, acquista più importanza, in quanto rappresenta una diretta conseguenza della sua constatazione; e, come per sconfessare la sua incredulità, Tommaso riconosce e proclama in quel Gesù risuscitato dai morti: Il suo Signore e il suo Dio. (Tito 2:13):

    aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.

    Che questo testo riconosca a Cristo Gesù il titolo di Dio, è chiaramente detto, soprattutto quando viene messa in evidenza la beata speranza e l’apparizione della gloria. La beata speranza ch’è unica nel N.T., riguarda essenzialmente la seconda venuta di Gesù. Questa verità è provata da (Ebrei 9:28) in cui è detto:

    così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza.

    Filippesi 2:6:
    il quale, (Cristo) essendo in forma di Dio non reputò rapina l’essere uguale a Dio.

    IL SIGNORE


    Per il titolo di Signore (greco kyrios) che il N.T. riporta per ben 718 volte, in moltissimi casi viene riferito a Dio, specie nelle citazioni dell’A.T. che generalmente sta per il tetragramma, e anche a Gesù Cristo in riferimento alla sua posizione come Signore universale, specie dopo la sua risurrezione, con significato particolare per quanto riguarda la sua deità (Matteo 28:19; Atti 2:36; Filippesi 2:11). Qualche citazione che prenderemo in esame, basteranno a mettere in risalto questa verità. Atti 10:36:

    È questa la parola ch’egli ha diretta ai figlioli d’Israele, annunziando pace per mezzo di Gesù Cristo. Esso è il Signore di tutti.

    Che la TNM renda la parte terminale: «Questi è il Signore di tutti (gli altri)», mettendo tra parentesi (gli altri), è una ingiustificata mossa; una aggiunta arbitraria ed insostenibile dal punto di vista testuale.

    Chi legge il greco, in questo passo, nella parte terminale: autos estin pantōn kyrios, non potrà mai aggiungere le due parole «gli altri». Ciò che la Torre di Guardia ha messo tra parentesi, perché introvabile nel testo, non vuol dire proprio niente. Se la Torre di Guardia volesse addurre delle spiegazioni per queste due parole, (come ha fatto per tanti altri passi) almeno dovrebbe dire chiaramente in nota: Le due parole non si trovano nel testo; sono state messe per facilitare la comprensione del testo.

    Ammesso che i redattori della TNM avessero fatto ciò, risulterebbe sempre una pura bugia ed un inganno perpetrato ai danni della parola ispirata.
    Le quattro parole greche che formano la parte terminale del testo di (Atti 10:36), sono state riportate alla lettera dalla TNM e in maniera precisa. Infatti, autos «pronome-oggetto, questi»; estin «è»; pantōn «del tutto, completamente»; kyrios «il Signore». Volere aggiungere «gli altri», è solamente una sporca manovra, per sostenere un particolare punto di vista, che poi non ha niente di Biblico e di verità. Inoltre, nel pantōn di (Atti 10:36), è incluso tutto: sia per quanto riguarda gli uomini e le cose, sia per quanto riguarda l’universo.

    Già conosciamo altri esempi in cui la TNM ha aggiunto nel testo, altre parole, tra parentesi, che il testo greco non ha, sempre con l’unico scopo di degradare la persona e la deità di Gesù Cristo. Fra i tanti testi in cui si possono leggere parole aggiunte, messe tra parentesi, ve ne mostriamo uno, che secondo noi lo reputiamo il più significativo, per le implicazioni che esso comporta. Quando si legge (Colossesi 1:16-17:

    «Perché per mezzo di lui tutte le (altre) cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano troni o signorie o governi o autorità. Tutte le (altre) cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Egli è prima di tutte le (altre) cose e per mezzo di lui tutte le (altre) cose furono fatte esistere» (TNM).

    In questo testo ricorre per tre volte, panta, avverbio di modo «Interamente, completamente, assolutamente», ed una volta pantōn, avverbio «del tutto, completamente, assolutamente, senza dubbio, certamente». Le parole «tutte le cose», che per ben quattro volte leggiamo in questo testo, traducono fedelmente i quattro avverbi, contenuti nel testo. Quale bisogno c’è di aggiungere (altre), quando «tutte le cose», appagano in pieno in una maniera definitiva il significato degli avverbi in questione?

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    Domenico34
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    00 28/10/2011 00:10
    Qual’è allora il motivo per cui la TNM ha introdotto (altre) nel testo di (Colossesi 1:16-17)? Crediamo di saperlo e lo dimostreremo subito. Quando la TNM vuole giustificare l’esattezza di tradurre (Colossesi 1:16-17) come ha fatto, cita come esempio (Luca 13,2). Questa è vera sfrontatezza ed un inganno appositamente premeditato. Anche se per (Luca 13:2) possiamo permettere la traduzione: «Immaginate voi che questi Galilei fossero peccatori peggiori di tutti gli altri Galilei?», non lo possiamo per (Colossesi 1:16-17).

    Bisogna tener presente che tra (Luca 13:2 e Colossesi 1:16-17), c’è una differenza di contenuto teologico, oltre a quello narrativo. (Colossesi 1:16-17), è un testo Cristologico altamente qualificato; aggiungere una sola parola in questo testo, significa cambiare radicalmente il suo significato.

    Quando si pensa che Paolo sta presentando Gesù Cristo come colui che ha creato tutte le cose, visibili ed invisibili; troni e signorie, e che niente di visibile ed invisibile che esista, venne all’esistenza se non per mezzo di lui, quali altre cose, Egli, il creatore, avrà potuto dimenticare, perché quel «tutte le cose», non sia assoluto e completo? Ma siccome noi sappiamo che la Torre di Guardia insegna, come verità biblica, che Gesù Cristo è la prima creazione di Dio, ecco perché ha introdotto in (Colossesi 1:16-17) la parola (altre).

    Come fa uno che ha la divina prerogativa di creare, e creare significa «far nascere o trarre all’esistenza una cosa che non esisteva», che anche lui sia stato creato? Abbiamo quindi, per forza di coerenza, un creatore creato. Ci vuole forse una elevata cultura per capire l’assurdità e l’eresia di questa audace e strampalata affermazione?

    Come mai la Torre di Guardia non sa vedere queste cose, e peggio ancora va dicendo per il mondo che la Bibbia non insegna la deità di Gesù Cristo? Ci vuole tutta l’astuzia di Satana per intenebrare la mente dei seguaci della Torre di Guardia, (cfr. 2 Corinzi 4:4).

    Ritornando a (Atti 10:36), resta fermo il fatto che Pietro nella casa del centurione Romano Cornelio, proclamò Gesù Cristo, il Signore di tutti e di tutto. Che in questo testo Gesù Cristo non venga presentato con «un Signore», è molto importante, ai fini della nostra indagine. Gesù Cristo non può essere paragonato ad uno dei tanti signori che ci sono, perché Paolo in (1 Corinzi 8:6) afferma in maniera dogmatica, che c’è un solo Signore, Gesù Cristo. Anche (Romani10:12,13) afferma la stessa verità, quando dice:

    Poiché non v’è distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco inverso tutti quelli che lo invocano. Poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato.

    Se poi leggiamo (1 Corinzi 12:3), in cui è detto:

    Perciò vi fo sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: Gesù è anatema! e nessuno può dire : Gesù è il Signore! (non un Signore), se non per lo Spirito Santo.

    Aggiungendo a questi testi anche (Efesini 4:5), in cui è detto: V’è un solo Signore, una sola fede, e un solo battesimo, arriviamo alla conclusione che il titolo di kyrios, attribuito a Gesù Cristo, presuppone in chi lo porta, un grado di parità a quello di Dio [Cfr. W. Foerster, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. V, Col. 1341-1392 e 1488. (cfr. Isaia 43:23 e Filippesi 2:6-11)].

    PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura

    [Modificato da Domenico34 28/10/2011 00:14]