00 23/10/2011 00:05
Nel primo caso si parla di Gesù che cammina sopra le acque agitate, come se fossero terra ferma (e davanti a questa insolita manifestazione, non c’è da pensare minimamente ad un qualsiasi uomo che abbia una simile capacità), e nel secondo caso, di Gesù risuscitato dai morti.

Il prosekunēsan di Matteo 14:33 e 28:17, per essere obbiettivi, rappresenta per la Torre di Guardia, un gravissimo ostacolo, perché si ha a che fare con Gesù Cristo che, infrange le leggi della natura e risuscita dai morti. Se a questo Gesù, presentato in questi due testi gli si riconosce l’adorazione, è segno ed anche prova nello stesso tempo, che non gli si può negare la realtà della sua Deità.

Se poi questo discorso lo spostiamo su Matteo 4:10, in cui è stato tradotto: (Devi adorare Geova il tuo Dio), appare più imbarazzante la posizione della Torre di Guardia. Infatti, se Gesù viene adorato, praticamente viene messo alla pari di Geova, cosa che la Torre di Guardia non ha mai creduto e neanche insegnato ai suoi discepoli, perché ovviamente in pieno contrasto con la loro teologia tendente, in maniera spietata, e tante volte addirittura brutale, a negare la Deità di Gesù Cristo.

Cosa potranno dire i loro seguaci, davanti all’evidenza del prosekunēsan di Giovanni 4:20, che è stato reso: (Hanno adorato), e del prosekunēsan di (Matteo 14:33 e 28:17) che è stato tradotto: (Resero omaggio)? Si potrà resistere davanti ad una simile prova, basata su una seria critica testuale, senza che l’ostinazione della Torre di Guardia nel negare la Deità di Gesù Cristo, subisca una vera e propria frantumazione?

Dopo aver fatto una prima constatazione e una prima valutazione, riprendiamo l’esame di altri passi del N.T. Quanto leggiamo circa dell’indemoniato di Gadara, così come ci viene narrato da Marco e Luca, rispettivamente in 5:6 e 8:28, dove il greco ha prosekunēsen in Marco e prosepesen in Luca, che è stato, in Marco 5:6 (Corse a rendergli omaggio) e in Luca 8:28 (si prostrò davanti a lui), è d’obbligo chiedere (dato che si tratta dello stesso personaggio e della stessa circostanza), perché nel primo, il prosekunēsen viene tradotto (rendendogli omaggio) e nel secondo caso prosepesen, (si prostrò davanti a lui)?

È chiaro che quel prostrarsi davanti a lui, non fu un semplice saluto reverenziale che gli spiriti immondi vollero dare a Gesù. Gli spiriti immondi si trovavano davanti a una persona che non era solamente umana, a cui non potevano disconoscere, e tanto meno sottrarsi alla sua autorità, dato che non potevano fare quello che avrebbero voluto, se Cristo Gesù non avesse dato loro le direttive e il comando.

Se Cristo Gesù era solamente un uomo come tanti, e non avesse avuto le prerogative della deità, non vediamo come quest’uomo, con questi spiriti immondi nella sua vita, poteva essere domato, dal momento che il sacro testo precisa: Nessuno aveva la forza da domarlo (Marco 5:4).

Vorremmo far notare che in quel «nessuno» di Marco, erano compresi tutti quelli che appartengono alla razza umana: Grandi, piccoli, forti e valorosi. Se Gesù era solamente un uomo, anche lui era incluso in quel «nessuno». Ma siccome Gesù Cristo è anche l’Emmanuele = Dio con noi; Dio fatto carne, poteva benissimo domare, come infatti domò e liberò quell’uomo: ubbidirono a Gesù gli spiriti immondi, loro malgrado, come prova e testimonianza che la persona davanti alla quale essi si trovavano, era ed è Dio.

È nostro dovere provare, con la stessa traduzione della TNM della Torre di Guardia, che quello che stiamo affermando, circa il prosekunēsen di (Marco 5:6), tradotto (Rendendogli omaggio), è una traduzione intenzionale e che rispecchia esattamente la posizione della Torre di Guardia.

Prendiamo in esame (Atti 10:25), in cui si dice:
E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi e l’adorò.

Il greco: prosekunēsen, è stato tradotto (Rese omaggio). Leggendo (Ebrei 11:21), in cui è detto:

Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figlioli di Giuseppe, e adorò appoggiato in cima al suo bastone. Il greco in questo testo ha: prosekunēsen, (Adorò).

Facendo un confronto di (Marco 5:6 e Atti 10:25) con (Ebrei 11:21), nei cui versi è adoperato lo stesso prosekunēsen, è naturale chiedere: Perché in due testi, (Marco 5:6 e Atti 10:25) il prosekunēsen è tradotto (rendere omaggio) e in (Ebrei 11:21) (Adorò)? È facile rispondere a questa domanda, per scoprire la manovra della Torre di Guardia, ai danni della deità di Gesù Cristo.

Se il prosekunēsen di (Marco 5:6), in cui si parla di Gesù, veniva tradotto (adorò), la falsità della Torre di Guardia, per quanto riguarda la negazione della deità di Gesù Cristo, sarebbe stata smantellata. Se poi si pensa alla parola che Pietro rivolse al centurione Romaniano Cornelio, dopo che questi cadde ai suoi piedi; levati; anche io sono un uomo, non vediamo come si possa tradurre il prosekunēsen di (Atti 10:25) con (gli rese omaggio).

Quale bisogno c’era che Pietro dicesse: «Anch’io sono un uomo»? Le parole di Pietro sono una prova che lo stesso Pietro capì chiaramente, che quel «gettarsi ai suoi piedi», equivaleva ad una manifestazione di un vero atto di adorazione, perciò la rifiutò. Per (Ebrei 11:21), la Torre di Guardia non ha nessuna incertezza che Giacobbe (adorò).

Si continuerà il prossimo giorno...