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«Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha.
In questa casa, egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»
(vv. 8-9).

Davanti ad un simile parlare, quella donna avrebbe dovuto desistere dal suo insano desiderio. Siccome in lei c’era un forte desiderio di andare a letto con Giuseppe, non solo non si diede per vinta nel suo intento, ma un giorno, approfittando che in casa non c’era nessun altro che Giuseppe, lo afferrò per la sua veste e gli disse: «Unisciti a me!» (v. 12).

Visto che nel suo desiderio sfrenato non venne appagata, perché Giuseppe, nel fuggire, gli lasciò nelle sue mani la sua veste, lei furbamente invertì le cose, — almeno per convincere suo marito dicendo, che Giuseppe cercò di violentarla, e, se egli non ci riuscì, fu perché lei si mise a gridare (vv. 11-14). È chiaro che davanti ad una simile relazione che quella donna fece a suo marito, e, principalmente con la veste di Giuseppe in mano, non fu difficile convincere il marito, il quale, credendo alle parole della moglie, fece subito imprigionare Giuseppe. Quando una donna (ma anche l’uomo) si accende nella sua libidine, sarà molto difficile controllare gli impulsi sessuali.

AUL FIGLIO DI UNA CANANEA

Di questa donna cananea si parla in (Genesi 46:10 ed Esodo 6:15) come la madre di uno dei figli di Simeone. Non si conosce la storia di quest'unione.

LA FIGLIA DI FARAONE

Di questa donna si parla in Esodo 2:5-10; Atti 7:21 ed Ebrei 11:24). Nonostante che appartenesse alla famiglia reale, lo scrittore del testo biblico, non ci ha tramandato il suo nome. Ci pensa però Giuseppe Flavio per farcelo conoscere: il suo nome era Termuti. La storia di questa donna, seguendo il racconto biblico, è interessante, per il ruolo che svolse nel salvare la vita di Mosè.

La figlia del faraone scese al Fiume per fare il bagno, e le sue ancelle passeggiavano lungo la riva del Fiume. Vide il canestro nel canneto e mandò la sua cameriera a prenderlo.
Lo aprì e vide il bambino: ed ecco, il piccino piangeva; ne ebbe compassione e disse: «Questo è uno dei figli degli Ebrei».
Allora la sorella del bambino disse alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una balia tra le donne ebree che allatti questo bambino?»
La figlia del faraone le rispose: «Va’». E la fanciulla andò a chiamare la madre del bambino.
La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino, allattalo e io ti darò un salario». Quella donna prese il bambino e lo allattò.
Quando il bambino fu cresciuto, lo portò dalla figlia del faraone; egli fu per lei come un figlio e lei lo chiamò Mosè; «perché», disse: «io l’ho tirato fuori delle acque»
(Esodo 2:5-10).

In un certo senso, la figlia di faraone fu provvidenziale per Mosé; fu lo strumento che Dio usò, non solo per salvargli la vita, ma anche per fornirgli un'elevata cultura, visto che lo trattava come se fosse suo figlio. Il fatto stesso che nello stesso giorno, in cui il piccolo Mosé venne adagiato in un canestro e messo nel canneto sulla riva del Fiume Nilo, la figlia di faraone scese al Fiume per farsi il bagno con le sue ancelle (Esodo 2:5), questo è una prova come Dio vigilava sulla vita di quel bambino.

La compassione che lei manifestò nel vedere quel bambino che piangeva, oltre a spingerla a manifestargli il suo affetto, rivela anche il suo carattere che, pur non essendo la vera mamma, agì come avrebbe agito una vera mamma. E quando la sorellina di quel bambino chiese alla figlia di faraone se voleva che lei andasse a chiamare una balia tra le donne ebree, lei subito diede il suo benestare. Nel giro di poco tempo, quel bambino si trovò nelle braccia della vera madre, la quale lo allevò per conto della principessa, ricevendo nel frattempo anche un salario. Più tardi, quando Mosè diventò grande, questa principessa subì un gran dolore, allorquando egli rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone (Ebrei 11:24).

LE FIGLIE DI REUEL O DI IETRO

Delle sette figlie che Reuel o Ietro, una di loro conosciamo il nome: Sefora, che più tardi venne data in moglie a Mosè (Esodo 2:16-22; 4:20; 18:2-3). Il merito che bisogna riconoscere a queste figlie di Reuel, consiste nel fatto che raccontarono al loro padre, come un Egiziano, di nome Mosè, li aiutò in un momento difficile, quando vennero sopraffatte dai pastori.

LE FIGLIE DI PUTIEL

Il testo che parla delle figlie di Putiel è (Esodo 6:25). Una di queste figlie divenne la moglie di Eleazar, figlio di Aaronne.

DONNE GENEROSE

Di queste donne generose si parla in (Esodo 35:22-29). La loro generosità consisteva nel donare:

Fermagli, orecchini, anelli da sigillare e braccialetti, ogni sorta di gioelli d’oro; ognuno portò qualche offerta d’oro al Signore. Tutte le donne abili filarono con le proprie mani e portarono i loro filati di color violaceo, porporino, scarlatto, e del lino fino.
Tutte le donne il cui cuore spinse ad usare la loro abilità, filarono del pelo di capra
(vv. 22,25-26).

Si continuerà il prossimo giorno...