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Riportiamo qui di seguito le parole di Giuseppe Flavio.

«Molti angeli di Dio si unirono a donne e generarono figli orgogliosi, disprezzanti ogni virtù, pieni di fiducia nella propria potenza; le stesse cose che i Greci attribuiscono ai giganti sono tramandate a proposito di costoro». Nella nota 24 si specifica: «L’antichità di questa leggenda nella tradizione giudaica è, con ogni probabilità, attestata anche dal passo della Gen. 6:1-6; ebbe comunque un notevole sviluppo nel Libro dei Giubilei, c. 5; e nel libro di Enoc, cc. 6-11. Causa del diluvio fu quindi la corruzione morale; l’unione di esseri umani con esseri superiori non dà origini a semidei, ma a esseri depravati» [G. Flavio, Ant. Libro I, 73, Volume primo, pagg. 59-60, nota 24].

Per quanto riguarda il libro apocrifo di Enoc, sappiamo che nel Nuovo Testamento ci sono diverse citazioni. Se alcuni scrittori del Nuovo Testamento lo citarono, vuol dire che per loro questo libro aveva valore. Giuda lo considerava ispirato (14-15).

Non fa stupore pertanto che si trovi citato con una certa frequenza negli scritti cristiani, almeno quelli più vicini alle origini. A parte le citazioni relativamente abbondanti di Enoc presso i padri, è interessante che per alcuni Enoc era un libro ispirato. Lo era per l’autore dell’Epistola di Barnaba; per Atenagora; per Clemente Alessandrino; per Ireneo, per Tertulliano. Addirittura quest’ultimo lo considerava Scrittura. Ecco cosa riferisce il libro di Enoc, a proposito di (Genesi 6:1-4).

«E gli angeli, figli del cielo, le videro, se ne innamorarono, e dissero fra loro: «Venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli uomini e generiamoci dei figli» [Paolo Sacchi, Apocrifi dell’Antico Testamento, Volume primo, Parte II LIBRO DEI VIGILANTI, VI, pag. 472].

«Ed esse rimasero incinte e generarono giganti la cui statura, per ognuno, era di tremila cubiti». «E fa’ vivere la terra che gli angeli hanno corrotto».
«E il Signore disse a Gabriele: «Va contro i bastardi e i reprobi e contro i figli di meretrice e i figli degli angeli vigilanti!» «E distruggi tutte le anime del piacere e i figli degli angeli vigilanti perché hanno fatto violenza agli uomini!» Ibidem, VII, pag.473; X, pag. 477-480].

«Enoc, scrittore di giustizia, va’, annunzia agli angeli vigilanti del cielo che hanno abbandonato il cielo eccelso ed hanno agito come i figli degli uomini ed hanno tolto, per loro, le donne ed hanno commesso grande corruzione sulla terra» [Ibidem, Parte III, XII, pagg. 482-483].

Se abbiamo riportato questi passaggi, principalmente quelli della letteratura apocrifa, l’abbiamo fatto allo scopo di far conoscere al lettore come stanno le cose e perché, una delle tre proposte interpretative suesposte, fa esplicito riferimento a questa letteratura. Esaminiamo criticamente le tre proposte in questione.

1. I grandi, i nobili. Le figliuole degli uomini sono donne di rango inferiore (così la vers. Samaritana, la trad. gr. di Simmaco, i Targum di Onkelos e di Gionathin).

Lo stesso autore che riporta quest'interpretazione, riferisce che non è più in voga. Però, dovendo analizzare i termini di quest'interpretazione, non sapremmo spiegarci come I grandi, i nobili, possano essere qualificati come figli di Dio. Se questo fosse vero, equivarrebbe ad escludere ogni persona che non appartiene a questa categoria privilegiata. Per confutare quest'interpretazione, non ci vuole grand'erudizione; ci vuole semplicemente una discreta conoscenza della Parola di Dio. Non c’è un solo versetto nella Bibbia che sostienga che i figli di Dio, sono i grandi, i nobili. La frase figlie degli uomini, non allude a nessuna categoria speciale di donne. Ha semplicemente il senso che, tutti quelli di sesso femminile: ricchi o poveri, a qualsiasi ceto sociale appartengano, sono donne, nel senso che hanno la stessa natura femminile.

2. Angeli che avevano abbandonato la loro condizione primiera ed avevano preso moglie fra gli uomini.

La frase: Figli di Dio, (Ebr. bnj ‘ljm, «figli di Dio» negli scritti dell’Antico Testamento si trova sette volte e precisamente nei seguenti passaggi: Avvenne che i figli di Dio... (Genesi 6:2); ...quando i figli di Dio si unirono... (Genesi 6:4); Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al Signore... (Giobbe 1:6; 2:1); quando le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio alzavano grida di gioia? (Giobbe 38:7); Date al Signore o figli di Dio, date al Signore gloria e forza! (Salmo 29:1); Poiché chi, è paragonabile al Signore? Chi è simile al Signore tra i figli di Dio? (Salmo 89:6). Una sola volta al singolare br ‘lhin «figlio di Dio» (Daniele 3:25).

«È degno di nota il fatto che br non sia mai unito a jhwh. Queste espressioni sono da mettere in rapporto con le concezioni antico-orientali dell’assemblea degli esseri divini o celesti. I bnj h’lbjm di Gen.6:1-4 sono stati oggetto di numerosissimi studi. Che in questo passo si è parlato in ordine di divinità, lo dimostrano senz’altro i paralleli ugaritici» [H. Haag, GLAT (Grande lessico dell’Antico Testamento), Vol. I, col. 1,680].

Inoltre, bisogna aggiungere che la frase mio figlio, riportata diverse volte nell’A.T. si riferisce:

a) ad Israele: Tu dirai al faraone: Così dice il SIGNORE: Israele è mio figlio, il mio primogenito,
e io ti dico: «Lascia andare mio figlio, perché mi serva»; se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io ucciderò tuo figlio, il tuo primogenito»
(Esodo 4:22,23).

Si continuerà il prossimo giorno...