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LA MOGLIE DI UNO DEI DISCEPOLI DEI PROFETI

Della moglie di uno dei discepoli dei profeti, si parla in (2 Re 4: 1-7). La storia di questa donna è molto interessante e può insegnarci preziose verità.

Una donna, moglie di uno dei discepoli dei profeti, si rivolse a Eliseo, e disse: «Mio marito, tuo servo, è morto; e tu sai che il tuo servo temeva il SIGNORE. Il suo creditore è venuto per prendersi i miei due figli come schiavi».
Eliseo le disse: «Che devo fare per te? Dimmi, che cosa hai in casa?» La donna rispose: «La tua serva non ha nulla in casa, tranne un vasetto d’olio».
Allora egli disse: «Va’ fuori, chiedi in prestito a tutti i tuoi vicini dei vasi vuoti; e non ne chiedere pochi.
Poi torna, chiudi la porta dietro di te e i tuoi figli, e versa dell’olio in tutti quei vasi; e, a mano a mano che saranno pieni, falli mettere da parte.
La donna se ne andò e si chiuse in casa con i suoi figli; questi le portavano i vasi, e lei vi versava l’olio.
Quando i vasi furono pieni, disse a suo figlio: «Portami ancora un vaso». Egli le rispose: «Non ci sono più vasi». E l’olio si fermò.
Allora lei andò e riferì tutto all’uomo di Dio, che le disse: «Va’ a vender l’olio, e paga il tuo debito; e di quel che resta sostèntati tu e i tuoi figli
.

Le verità che questa storia c'insegna, riguarda l’obbedienza e la fede. Questi sono i due elementi necessari che ci permetteranno di sperimentare la potenza di Dio nella nostra vita.

LA DONNA DI SUNEM

Di questa donna si parla in (2 Re 4: 8-37; 8: 1-6). A differenza della moglie di uno dei discepoli dei profeti, che era povera e indebitata, quella del nostro testo è invece ricca, generosa, premurosa ed ospitale. Infatti, fu la sua generosità che la spinse ad invitare Eliseo a mangiare a casa sua, non solo una sola volta, ma tutte le volte che egli passava da quelle parti, andava a mangiare da lei (v. 1).

Visto che tra i due si era instaurata una buon'amicizia e che da quest'amichevole relazione la donna aveva compreso che Eliseo era un santo uomo di Dio, parlando con suo marito, gli propose di

costruiamogli, di sopra, una piccola camera in muratura e mettiamoci per lui un letto, un tavolino, una sedia e un candeliere, affinché, quando verrà da noi, egli possa ritirarvi (vv. 9-10).

La proposta venne accettata, e tutte le volte che Eliseo passava da Sunem, andava a dormire in quella camera.

Davanti ad una simile accoglienza di calorosa ospitalità, Eliseo pensa che quella donna che si era premurosamente interessata per lui, meritasse una ricompensa. Parlando con il suo servitore Gheazi, venne a sapere che la Sunamita non aveva figli e che suo marito era vecchio (v. 14). Fattala chiamare, le disse:

«L’anno prossimo, in questo stesso periodo, tu abbraccerai un figlio». Lei rispose: «No, mio signore, tu che sei un uomo di Dio, non ingannare la tua serva!»
Questa donna concepì e, l’anno dopo, in quel medesimo periodo partorì un figlio, come Eliseo le aveva detto
(vv. 16-17).

Dopo un po’ di anni, un giorno il bambino trovandosi da suo padre che era con i mietitori, avvertì un forte dolore alla testa. Il padre, non sapendo come aiutare il figlio, ordinò ad un suo servo che lo portasse subito dalla mamma, la quale, tenendolo sulle sue ginocchia fino a mezzogiorno, il fanciullo morì (v. 20).

Senza comunicare la notizia al marito della morte del figlio, dopo di avere adagiato il ragazzo sul letto di Eliseo, la donna del nostro testo, corse per andare a trovare l’uomo di Dio. Arrivata da lui, le disse:

«Avevo forse chiesto di poter avere un figlio? Non ti dissi dunque: non m’ingannare?» (v. 28).

A questo punto Eliseo capì che il fanciullo era morto. Perciò ordinò al suo servo Gheazi di andare e mettere il suo bastone sulla faccia del fanciullo (v. 29). La mamma, però, invece di seguire Gheazi, preferì rimanere con Eliseo e seguire lui. Sentendo dal servo, che non era successo niente al ragazzo, quando gli è stato messo sulla faccia il suo bastone, Eliseo, lungi dall’essere preso dallo scoraggiamento, entra nella camera

salì sul letto e si coricò sul bambino; pose la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi sugli occhi di lui, le sue mani sulle mani di lui; si distese sopra di lui, e il corpo del bambino si riscaldò.
Poi Eliseo s’allontanò, andò qua e là per la casa; poi risalì, e si ridistese sopra il bambino; e il bambino starnutì sette volte, e aprì gli occhi.

Allora Eliseo chiamò Gheazi e gli disse: «Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò; e, come giunse vicino ad Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo figlio».
La donna entrò, gli si gettò ai piedi, e si prostrò in terra; poi prese suo figlio, e uscì
(vv. 34-37).

Con questo felice epilogo, si conclude la prima parte della storia della Sunamita. Trascorso un po’ di tempo, Eliseo avverte la Sunamita, di un'imminente carestia, che si protrarrà per sette anni, invitandola nel frattempo a trasferirsi all’estero con la sua famiglia. Le parole che si leggono:

La donna si alzò, e fece come le aveva detto l’uomo di Dio; se ne andò con la sua famiglia, e soggiornò per sette anni, nel paese dei Filistei (2 Re 8: 2),

dimostrano la sua pronta ubbidienza. Se questa donna non ebbe nessun'esitazione a trasferirsi all’estero e non avanzò nessun'argomentazione in merito, è una chiara prova che lei credeva e aveva fiducia nelle parole dell’uomo di Dio. Più tardi, quando terminarono i sette anni di carestia, non solo ritornò alla sua terra, ma ebbe anche il piacere di raccontare al re la storia della risurrezione di suo figlio ed avere la restituzione di tutto quello che è suo, e tutte le rendite delle terre, dal giorno in cui lasciò il paese, fino ad ora» (v. 6).

Si continuerà il prossimo giorno...