MARIA, DELLA COMUNITÀ DI ROMA (6)
Il nome di questa donna è menzionato in (Romani 16:6). Di questa credente si afferma che si era molto affaticata con la comunità. Questo significa che Maria non viveva la sua vita cristiana solamente per sé, ma si dedicava anche per gli altri. Questa è la migliore lode che un credente possa ricevere da un altro credente!.
MARTA DI BETANIA
(aram.
Signora, padrona) Era sorella di Lazzaro e di Maria; abitava in un villaggio chiamato Betania, a circa 3 Km. da Gerusalemme. Di lei si parla in (Luca 10:38-41; Giovanni 11:1,5,19-21,24,30,39; 12:2). È una donna con caratteristiche particolari; essa ci può insegnare diverse cose. Vale quindi la pena considerare la sua storia, così come c'è stata tramandata da Luca e Giovanni.
Marta nell’evangelo di Luca
Si afferma che Gesù
amava Marta (Giovanni 11:5). Non era però a lei sola che Egli voleva bene, amava anche Lazzaro e Maria. Quest'amore che Gesù manifestava, rappresentava un certo contraccambio del come veniva accolto in casa loro? Sicuramente Gesù non rimaneva insensibile, davanti alla sincera ospitalità che riceveva; sapeva benissimo ricambiarla con il suo sincero amore. Ed era per questo motivo che quando si trovava nei paraggi di Betania, preferiva recarsi in casa di questi cari, anziché cercare ospitalità altrove. Luca precisa che, un giorno, Gesù,
entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua (Luca 10:38). Quel giorno non fu particolare solo per Gesù, lo fu anche molto di più, per Marta, per averlo accolto in casa sua.
Il pranzo che Marta preparò in quel giorno per Gesù, voleva sicuramente esprimergli tutto l’affetto che lei nutriva per Lui. All’osservazione che lei rivolse a Gesù che, sua sorella l’aveva lasciata sola a servire, e che avrebbe preferito che il Maestro dicesse di aiutarla, la risposta che ricevette fu:
«Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria (v. 41).
Le parole del Maestro, avevano forse il senso che Gesù non gradiva il cibo che Marta gli stava preparando? Assolutamente no! Allora, per quale scopo le pronunciò? Per far capire a Marta che stava dando eccessiva importanza a qualcosa di secondario valore. Consumare un bel piatto di cibo succulento, riguarda essenzialmente il nutrimento del corpo; mentre con l’ascoltare la parola di Gesù, si nutre l’anima. Siccome i bisogni dell’anima sono più importanti di quelli del corpo, bisogna dedicare più tempo per le realtà spirituali, anziché per quelle umane. Affaticarsi ed agitarsi per molte cose, in pratica significa, sottrarre del prezioso tempo, alle opportunità che Dio ci concede, e mettere le cose di Dio, in secondo posto, come una qualsiasi cosa. Che ognuno di noi sappia scegliere, nella medesima maniera come scelse Maria!
Marta nel vangelo di Giovanni
Se Luca ci ha fatto vedere Marta sotto un aspetto, Giovanni, invece, ce la mostra in maniera diversa. Luca ci ha parlato dell’ospitalità che Marta ha offerto a Gesù; Giovanni, invece, si sofferma a narrarci, un particolare bisogno che sorse nella casa di Marta. Come si comportarono le due sorelle davanti a questo particolare bisogno? Presto viene detto!
Lazzaro si ammalò, e le due sorelle mandarono un messaggio a Gesù, per avvisarlo:
«Signore, ecco, colui che tu ami è malato» (Giovanni 11:3).
Certamente quella comunicazione, aveva lo scopo di fare intervenire Gesù, per guarire Lazzaro. Anche se ciò non è detto apertamente, è chiaro però che il senso era quello. Gesù comprendendo lo scopo di quel messaggio, disse:
«Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato» (v. 4).
E, come se non bastassero quelle parole, Gesù, invece di affrettarsi per raggiungere la casa di Marta,
si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava (v. 6), tanto che Lazzaro, nel frattempo morì. In un primo tempo, quando Gesù parlò ai suoi, dell'intenzione di voler andare da Lazzaro per risvegliarlo, (Giovanni 11:11) visto che si era addormentato, giustamente i discepoli gli risposero:
«Signore, se egli dorme, sarà salvo» (vv. 11-12). Come per dire: non occorre nessun'azione speciale, per svegliare una persona che si è addormentata; si risveglierà da sola. I discepoli però, non comprendendo quel modo di parlare, Gesù fu costretto a specificare subito che:
Lazzaro era morto (v. 14).
…«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto;
e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?»
Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo» (vv. 21-27).
Le parole che Marta rivolse a Gesù, che se Egli fosse arrivato prima della morte, suo fratello non sarebbe morto, non volevano essere un diretto rimprovero per il suo ritardo, ma solamente la convinzione che, le cose sarebbero andate diversamente. Quando poi Gesù assicurò Marta che suo fratello sarebbe risuscitato, Marta, sì, accettò il fatto della risurrezione, ma non di quella che Gesù intendeva, ma quella che si avrà nell’ultimo giorno, cioè quando saranno risuscitati tutti i morti. Siccome Gesù non pensava a quel lontano giorno, come Marta aveva prospettato, non indugiò a risponderle:
Io sono la risurrezione e la vita. L’invito a credere alla Sua parola, significava che, se Marta avesse creduto che Gesù è la risurrezione e la vita, suo fratello Lazzaro, sarebbe risuscitato in quel giorno.
PS: Per ragioni di famiglia, dovrò assentarmi da casa per alcuni giorni, ragion per cui non potrò continuare lo studio; lo riprenderò giorno 6 settembre
[Modificato da Domenico34 02/09/2011 02:37]