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Ragionando...

Domenico34 – Donne menzionate nella Bibbia – Capitolo 3. DONNE NOMINATE NEL N.T.

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    Domenico34
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    00 28/08/2011 00:21
    Quando i commentatori si spingono troppo, con il pretesto di volere scandagliare il testo biblico, finiscono col far dire al testo sacro, quello che l’autore non aveva in mente e non pensava.

    20:1,11-18
    Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena… andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro.
    Maria, invece…, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro,
    ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù.
    Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Lei rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.
    Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Lei, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò».
    Gesù le disse: «Maria!» Lei, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbonì!» che vuol dire: «Maestro!»
    Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro».
    Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose
    .

    Facendo il confronto tra quello che riferiscono i Sinottici con quello che racconta Giovanni, si nota una notevole differenza. Tenuto conto che il racconto dei Sinottici è stato esaminato, resta da analizzare il materiale esclusivo che ha Giovanni.

    Per Giovanni, l’unica donna che andò al sepolcro fu Maria Maddalena. Arrivata alla tomba di Gesù, e, vedendo che la pietra che vi era stata messa era stata tolta, pensò subito che il corpo del Signore era stato portato via dal sepolcro. Convinta di ciò, corse subito a riferire a Pietro e a Giovanni, cioè al discepolo che Gesù amava, quello che era successo. Questi, senza perdere tempo, corsero al sepolcro e costatarono che effettivamente quello che aveva riferito Maria Maddalena, era vero. Visto che il corpo di Gesù non c’era più nel sepolcro, se ne ritornarono a casa. Così non fece Maria Maddalena; anzi rimase al sepolcro piangendo. I due angeli che lei vide dentro il sepolcro, sicuramente comparvero dopo che Pietro e Giovanni lasciarono la tomba.

    Visto che Maria Maddalena continuava a piangere, i due angeli le chiesero il motivo del suo pianto, e lei, rispondendo specificò: Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto. Ora c’è un nuovo personaggio che fa la stessa domanda dei due angeli, aggiungendo anche: Chi cerchi? Maria, pensando che egli fosse l’ortolano e, credendo che è stato lui a portare via il corpo del Signore, gli chiede dove l’ha deposto, per andarlo a prendere. A questo punto, lo sconosciuto pronuncia il nome di Maria, e lei, sentendosi chiamare per nome, riconosce che quello era Gesù, perciò lo chiamò Rabbunì! che vuol dire Maestro.

    «Non potendo trattenersi, per la gran gioia che certamente Maria Maddalena avrà provato in quel momento, essa voleva abbracciare Gesù; ma Egli, subito le disse: Non trattenermi.... Il gr. ha: mē mou aptou, che tanti traducono non toccarmi [Cfr. Sant’Agostino, Commento al vangelo di S. Giovanni, p. 501; R. G. Stewart, L’evangelo secondo Giovanni, pagg. 1034-1035; Aldo Comba, Il Nuovo Testamento Annotato, Vol. II, p. 85; D. Guthrie, Commentario Biblico, Vol. III, p. 237; The Interlinear Greek-English New Testament, Vol. IV, p. 315 Do not touch Me; KJV, Touch me not; LB, Don’t touch me].

    «aptō, Significa: 1. Annodare per sé. 2. Toccare, aderire, prendere, abbracciare» Vocabolario Greco-Italiano. Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol. 1, col. 393, lo definisce: «Non toccarmi più a lungo!»].

    Davanti al divieto di Gesù di lasciarsi toccare da Maria di Magdala, i commentatori non sono unanimi, nell’esprimere le loro valutazioni interpretative, soprattutto quando si tiene presente (Matteo 28:9; Luca 24:39; Giovanni 20:27), passaggi che parlano chiaramente che Gesù è stato toccato, dopo la sua risurrezione. Il passo che dà maggiormente da pensare, è senza dubbio (Matteo 28:9) in cui si afferma che, Maria Maddalena e l’altra Maria che andarono al sepolcro, all’alba del primo giorno della settimana (v. 1), dopo aver ricevuto l’incarico dall’angelo del Signore di comunicare ai discepoli di Gesù, che avrebbero visto il risorto in Galilea (v. 7), sulla strada di ritorno, Gesù va incontro a loro e li saluta. Esse, sentendosi salutare, e riconoscendo che quello era Gesù risuscitato, si avvicinarono a Lui e gli strinsero i piedi.

    È chiaro che questa descrizione dettagliata, corrisponde all’orario della narrazione che fa Giovanni, circa l’incontro di Gesù con Maria di Magdala. Mentre l’incontro che Gesù ebbe con i suoi discepoli, avvenne di sera. Questa differenza di orario, tra l’apparizione di Gesù a Maria di Magdala e quella fatta ai discepoli durante la serata, spiega il motivo perché Gesù vieta di toccarlo più a lungo: Non sono ancora salito al Padre. Se durante la serata dello stesso giorno si fa toccare dai suoi discepoli (notate il comando toccatemi) (Luca 24:39), denota che Egli non ha più fretta, per provare la sua identità, la realtà del suo corpo risorto.

    Dato che «Maria aveva già cominciato a toccare i piedi di Gesù, l’imperativo presente di rifiuto può anche significare: non mi trattenere più a lungo, lasciami stare» [R. Schnackenburg, Il vangelo di Giovanni, III, p. 522], meglio ancora: «non toccarmi più a lungo» [Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol. 1, col. 393].

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    Domenico34
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    00 29/08/2011 00:12
    Questo significa che tra il toccare di (Matteo 28:9) e quello che avrebbe voluto fare Maria di Magdala in (Giovanni 20:17), c’era differenza, non tanto nella forma, quanto nella durata. Secondo Matteo, non è difficile intuire che le due donne (compresa Maria Maddalena), strinsero i piedi di Gesù, per un attimo; mentre quello che Maria di Magdala voleva fare, secondo Giovanni, era di abbracciare Gesù e tenersi più a lungo con Lui in quella posizione. Maria non capiva che c’era una notevole differenza tra Gesù prima di morire, e Gesù risuscitato dai morti. Lei pensava che la medesima relazione di comunione che aveva goduto con Gesù prima di morire, la potesse avere con il risorto Signore.

    «La particolare interpretazione giovannea della non ancora avvenuta ‘ascesa’ di Gesù al Padre, non è facile da capire, come dimostrano speculazioni di vario genere» Ibidem, p. 523].

    Il messaggio che Gesù affida a Maria Maddalena, di andare a riferire ai Suoi fratelli: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro, non è stato sufficientemente compreso ed è stato anche erroneamente spiegato. L’ascesa di Gesù al Padre, non ha niente a che vedere con i detti di (Giovanni 13:1 e 14:1-3). Questi avranno il loro compimento nell’ascensione, dopo quaranta giorni dalla risurrezione di Gesù. Se Egli avesse voluto alludere a quel tempo, non avrebbe usato il presente salgo al Padre... La stessa frase non sono ancora salito al Padre, non avrebbe senso. Mentre, se alla frase in questione si dà il senso che in quell’ora che sta parlando con Maria Maddalena, deve salire al Padre, si capisce subito che Maria, con il suo proposito di toccarlo più a lungo, causava il ritardo della sua salita al Padre. Questo, naturalmente, Gesù non poteva permetterle!

    MARIA DI BETANIA (3)

    Di questa Maria si parla in Luca 10:39.42; Giovanni 11:1-2,28,31-32,45; 12:3). Era sorella di Marta e di Lazzaro e abitava in Betania.

    Maria di Betania nel vangelo di Luca

    Quelle poche cose che Luca riferisce di Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, sono importanti per farci conoscere il suo carattere e la disposizione nell’ascoltare Gesù, in quello che Egli insegnava.

    Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua.
    Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
    Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta»
    (Luca 10:38-42).

    Gesù, trovandosi a Betania, viene invitato in casa di Marta. Come avvenne quest'invito e quali siano stati i motivi che spinsero Marta ad invitare Gesù in casa sua, non ci viene detto. Si sa però che, da quell giorno, si instaurò una buon'amicizia con Gesù. Siccome si parla di Maria, sorella di Marta, in questa sezione del libro, dobbiamo occuparci solamente di lei, per mettere in risalto le sue buone caratteristiche che, sicuramente, potranno insegnarci qualcosa di utile per la nostra vita cristiana.

    Le buone caratteristiche di Maria, di Betania

    È detto chiaramente che Maria si sedette ai piedi di Gesù e ascoltava la sua parola. Questo suo atteggiamento, mette in risalto tre caratteristiche:

    1. Riconosceva che Gesù era un vero Maestro;
    2. Prese la posizione di un vero discepolo;
    3. Dimostrò interesse per la parola di Gesù.
    4. In mezzo ai Giudei, erano in molti, che riconoscevano Gesù, come un vero Maestro, (a tra questi c’erano anche gli apostoli). I seguenti testi lo provano:

    Testi che provano che Gesù è il Maestro

    Matteo 8:19
    Allora uno scriba, avvicinatosi, gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai».

    9:11
    I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?».

    12:38
    Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno».

    17:24
    Quando furono giunti a Capernaum, quelli che riscuotevano le didramme si avvicinarono a Pietro e dissero: «Il vostro maestro non paga le didramme?».

    19:16
    Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?»

    22:16,24,36
    E gli mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirgli: «Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio secondo verità, e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone.

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    Domenico34
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    00 30/08/2011 00:46
    «Maestro, Mosè ha detto: Se uno muore senza figli, il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello.
    «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?»


    26:25,49
    E Giuda, il traditore, prese a dire: «Sono forse io, Maestro?» E Gesù a lui: «Lo hai detto».
    E in quell’istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: «Ti saluto, Maestro!» e gli diede un lungo bacio
    .

    Marco 4:38

    Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. I discepoli lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che noi moriamo?»

    5:35
    Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?»

    9:17,38
    Uno della folla gli rispose: «Maestro, ho condotto da te mio figlio che ha uno spirito muto;
    Giovanni gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome, e che non ci segue; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva»
    .

    10:20,35
    Ed egli rispose: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù».
    Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a lui, dicendogli: «Maestro, desideriamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo»
    .

    11:21
    Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, vedi, il fico che tu maledicesti è seccato».

    Luca 5:5

    Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti».

    7:40
    E Gesù, rispondendo gli disse: «Simone, ho qualcosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure».

    8:24,45,49
    I discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, Maestro, noi periamo!» Ma egli, destatosi, sgridò il vento e i flutti che si calmarono, e si fece bonaccia.
    E Gesù domandò: «Chi mi ha toccato?» E siccome tutti negavano, Pietro e quelli che erano con lui risposero: «Maestro, la folla ti stringe e ti preme.
    Mentr’egli parlava ancora, venne uno dalla casa del capo della sinagoga, a dirgli: «Tua figlia è morta; non disturbare più il Maestro»»
    .

    9:33,38,49
    Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.
    Un uomo dalla folla gridò: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio: è l’unico che io abbia.
    Allora Giovanni disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demòni nel tuo nome, e glielo abbiamo vietato perché non ti segue con noi»
    .

    10:25
    Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?»

    11:45
    Allora uno dei dottori della legge, rispondendo gli disse: «Maestro, parlando così, offendi anche noi».

    12:13
    Or uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità».

    17:13
    e alzarono la voce, dicendo: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!»

    18:18
    Uno dei capi lo interrogò, dicendo: «Maestro buono, che devo fare per ereditar la vita eterna?»

    19:39
    Alcuni farisei, tra la folla, gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!»

    20:21,28,39
    Costoro gli fecero una domanda: «Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente, e non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio secondo verità:
    «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se il fratello di uno muore, avendo moglie ma senza figli, il fratello ne prenda la moglie e dia una discendenza a suo fratello.
    Alcuni scribi, rispondendo, dissero: «Maestro, hai detto bene»
    .

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    Domenico34
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    00 31/08/2011 00:14
    21:7
    Essi gli domandarono: «Maestro, quando avverranno dunque queste cose? E quale sarà il segno che tutte queste cose stanno per compiersi?»

    Giovanni 1:38

    Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?»

    4:31
    Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro, mangia»

    8:4
    gli dissero: «Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio.

    9:2
    I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?»

    11:8,28
    I discepoli gli dissero: «Maestro, proprio adesso i Giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là?»
    Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama»
    .

    13:13,14
    Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono.
    Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri
    .

    20:16
    Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!».

    Riprendendo l’argomento, Maria, è una donna che sta in silenzio davanti a Gesù! Il suo silenzio, non vuol dire che lei non ha niente da dirgli; ci parla piuttosto che lei, riconoscendo Gesù come un vero Maestro, vuole approfittare di quella circostanza per apprendere da lui, quanto più possibile. La posizione che assume davanti a Gesù è stare ai suoi piedi. Questa era la posizione che, di norma, assumevano i discepoli, quando esprimevano la volontà e il desiderio di imparare dal maestro. Quella posizione parlava anche di umiltà!

    Quelli che stanno ai piedi di Gesù, non sono di solito i superbi; quelli cioè che credono di sapere tutto, di non avere bisogno di nessuno. Sono invece, quelli che riconoscono la loro nullità e sentono il bisogno di essere istruiti, riconoscendo l’autorità suprema di Gesù. Infine, Maria, ai piedi di Gesù, ascoltava la Sua parola. Questo ci ricorda che questa donna, è interessata alla parola del Maestro. Il suo ascoltare, infatti, non significa solamente ricevere il suono delle parole di Gesù nelle sue orecchie, ma soprattutto accoglierle nel suo cuore.

    Le persone che sono veramente interessate alle cose del Signore, dedicano il loro maggior tempo alle cose di Dio, riservando la priorità alle cose che veramente hanno valore e importanza, rispetto alle cose della vita. Il migliore elogio Maria lo ricevette da Gesù, quando questi affermò: Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta.

    Maria di Betania nel vangelo di Giovanni

    Il nome di questa donna, è menzionato del vangelo di Giovanni, precisamente in 11:1-45; e 12:3-7. In questi passaggi l’evangelista Giovanni mette in risalto altre caratteristiche che possedeva Maria, e che Luca, nel suo evangelo, non ha menzionato. La notizia che Gesù ricevette dell’infermità di Lazzaro, proveniva da parte di Maria e di Marta, Questo significa che le due sorelle, agirono di comune accordo, nel comunicare al Maestro, che il loro fratello Lazzaro era malato.

    Quando Gesù arriva a Betania, Lazzaro era morto da quattro giorni. È stata Marta che ha avvisato sua sorella Maria dell’arrivo del Maestro, mentre questa riceveva le condoglianze dei Giudei. Non appena Maria riceve la notizia, si alza e in fretta va ad incontrare Gesù. I Giudei sono persuasi che lei è diretta verso il cimitero, dove si trova la tomba di suo fratello, per piangere; perciò la seguono.

    L’incontro di Maria con Gesù

    Appena Maria fu giunta dov’era Gesù e l’ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» (11:32).

    Il gettarsi ai piedi di Gesù, non aveva certamente lo stesso significato, di quel sedere ai suoi piedi per ascoltare la sua Parola (Luca 10:39). In quella circostanza il suo gesto parlava del rispetto che aveva per Gesù, considerandolo un vero Maestro, mentre qui vuole esternare il dolore che prova, per la perdita di suo fratello Lazzaro, come a volersi sfogare. Nonostante che Maria ripeta le stesse parole, che sua sorella Marta aveva pronunciato a Gesù, esse non producono lo stesso effetto nella vita del Maestro. Infatti, è detto che subito Gesù fremette nello Spirito, si turbò e disse: Dove l’avete deposto? E, nel ricevere la risposta: Signore, vieni a vedere! Gesù pianse (vv.33-34).

    Il fatto che Gesù non rispose alle parole di Maria, come aveva fatto con Marta, denota che Egli capì la differenza che c’era tra l’espressione di Marta e quella di Maria. Infine, quando Gesù ordina di togliere la pietra che è stata posta all’ingresso della tomba di Lazzaro, è Marta che obbietta, mentre Maria rimane silenziosa. Quel suo silenzio, vuol dire tanto! Parla di un atteggiamento umile e sottomesso, pronto sempre per accettare, ancora una volta, la parola di Gesù.

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    Domenico34
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    00 01/09/2011 00:11
    Maria unge i piedi di Gesù

    Gesù dunque, sei giorni prima della Pasqua, andò a Betania dov’era Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
    Qui gli offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui.
    Allora Maria, presa una libbra d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell’olio.
    Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
    «Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?»
    Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro
    Gesù dunque disse: «Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura
    (12:1-7).

    La scena dell’unzione, si svolse a Betania, dove a Gesù venne offerta una cena. Stando al racconto di Giovanni, non si può stabilire in quale casa Gesù venne invitato a cena. I racconti di (Matteo 26:6-13 e Marco 14:3-9), precisano che la scena dell’unzione, avvenne nella casa di Simone il lebbroso. Però, i due evangelisti, Matteo e Marco, non indicano il nome di chi versò l’olio profumato su Gesù; si limitano solamente a riferirci che fu una donna. Mentre Giovanni, specifica che fu Maria di Betania.

    Non si può mettere il racconto di (Luca 7:36-50), in parallelo con i racconti di Matteo, Marco e Giovanni, per il semplice fatto che in quella circostanza, la donna che versò l’olio profumato su Gesù, è chiaramente definita una peccatrice, cioè una prostituta. Questo particolare del racconto di Luca, non si può assolutamente applicare a Maria di Betania; di conseguenza, si trattava di un’altra donna. Secondo i racconti di Matteo e Marco, la donna, di cui parla, versò sul capo di Gesù l’olio profumato; mentre Giovanni riferisce che Maria unse i piedi di Gesù. Ed ancora: Matteo e Marco asseriscono che la donna che versò l’olio profumato sul capo di Gesù, venne a lui... e lo versò sul capo di lui che stava a tavola (Matteo 26:7); mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d’olio profumato, di nardo puro, di grande valore; rotto l’alabastro, gli versò l’olio sul capo (Marco 14:3).

    Le frasi: Venne a lui... e entrò una donna..., ci danno l’idea che la donna, di cui si parla, non si trovava nel luogo in cui si cenava; lei venne, mentre si cenava. Il testo di Giovanni, con le sue precisazioni: ...Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui. Allora Maria, presa una libra d’olio profumato... (12:2-3), oltre a ricordarci (Luca 10:38-42), ci porta a pensare che la scena dell’unzione, si sia svolta in casa di Marta.

    Il significato dell’azione che compì Maria

    Il significato dell’azione che compì Maria, non risiede nei diversi particolari che sono stati messi in evidenza, ma nel fatto che lei versò l’olio profumato su Gesù. Se si può assegnare un nome della donna che unse Gesù, si può farlo solamente perché Giovanni afferma che fu Maria di Betania.

    Se poi si tiene conto del valore di quell’olio profumato (300 denari = 300 giornate lavorative di un operaio), si capisce subito il senso che Maria dava a quella sua azione. Il valore di quell’olio profumato, rappresentava i tanti sacrifici e le tante privazioni che Maria aveva affrontato nell’accumulare il denaro per comprarlo. Quando comprò l’olio profumato, lo fece con lo scopo di versarlo sui piedi di Gesù, oppure pensando al futuro sposo che avrebbe avuto?

    Pensando poi, alle parole di Gesù: Lasciala stare; lei lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura (12:7), si può arrivare a comprendere perché Maria non aspettò il giorno della sepoltura di Gesù. Se Maria avesse aspettato quel giorno, altri avrebbero potuto apprezzare il suo gesto e darne il significato; però Gesù morto, non l’avrebbe visto. Pensando a ciò, Maria avrà detto in sé: perché aspettare il giorno della morte di Gesù? Voglio manifestare tutto il mio affetto e la mia gratitudine che ho per lui, mentre Egli è vivo; così che Egli lo veda e lo apprezzi!

    Infatti, l’unico che ha compreso il gesto di Maria e lo ha apprezzato, è stato proprio Gesù, mentre gli altri, hanno pensato allo spreco (Marco 14:4), e, Giuda, addirittura, di vendere quell’olio e il ricavato donarlo ai poveri. Giovanni, però precisa:

    Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro (12:6).

    I sentimenti di devozione, di affetto e di gratitudine che un’anima pia manifesta, li comprende in profondità Gesù, ed è anche Lui che li mette in risalto e gli dà il giusto valore!

    MARIA MADRE DI GIACOMO (4)

    Di questa donna si parla in (Matteo 27:56; Marco 15:40; 16:1; Luca 24:10). Nei testi citati, si trova sempre in compagnia con altre donne, sia alla crocifissione di Gesù, sia al sepolcro ed anche ad annunziare il messaggio della risurrezione di Gesù.

    MARIA DI GIOVANNI MARCO (5)

    Di questa Maria si parla in (Atti 12:12). Nella sua casa si tenevano riunioni di preghiere. Fu in questa casa che si facevano preghiere particolari per Pietro, in occasione del suo arresto. Quando l’apostolo Pietro fu liberato dalla prigione da un angelo del Signore, egli andò in casa di questa donna, perché sapeva che lì c’era un gruppo di fratelli. Anche se in un primo momento, i fratelli radunati in casa di Maria, non credettero che era Pietro che bussava alla porta, ma il suo angelo, in un secondo tempo, dovettero ricredersi, vedendo con i propri occhi Pietro.

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    Domenico34
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    00 02/09/2011 00:10
    MARIA, DELLA COMUNITÀ DI ROMA (6)

    Il nome di questa donna è menzionato in (Romani 16:6). Di questa credente si afferma che si era molto affaticata con la comunità. Questo significa che Maria non viveva la sua vita cristiana solamente per sé, ma si dedicava anche per gli altri. Questa è la migliore lode che un credente possa ricevere da un altro credente!.

    MARTA DI BETANIA

    (aram. Signora, padrona) Era sorella di Lazzaro e di Maria; abitava in un villaggio chiamato Betania, a circa 3 Km. da Gerusalemme. Di lei si parla in (Luca 10:38-41; Giovanni 11:1,5,19-21,24,30,39; 12:2). È una donna con caratteristiche particolari; essa ci può insegnare diverse cose. Vale quindi la pena considerare la sua storia, così come c'è stata tramandata da Luca e Giovanni.

    Marta nell’evangelo di Luca

    Si afferma che Gesù amava Marta (Giovanni 11:5). Non era però a lei sola che Egli voleva bene, amava anche Lazzaro e Maria. Quest'amore che Gesù manifestava, rappresentava un certo contraccambio del come veniva accolto in casa loro? Sicuramente Gesù non rimaneva insensibile, davanti alla sincera ospitalità che riceveva; sapeva benissimo ricambiarla con il suo sincero amore. Ed era per questo motivo che quando si trovava nei paraggi di Betania, preferiva recarsi in casa di questi cari, anziché cercare ospitalità altrove. Luca precisa che, un giorno, Gesù, entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua (Luca 10:38). Quel giorno non fu particolare solo per Gesù, lo fu anche molto di più, per Marta, per averlo accolto in casa sua.

    Il pranzo che Marta preparò in quel giorno per Gesù, voleva sicuramente esprimergli tutto l’affetto che lei nutriva per Lui. All’osservazione che lei rivolse a Gesù che, sua sorella l’aveva lasciata sola a servire, e che avrebbe preferito che il Maestro dicesse di aiutarla, la risposta che ricevette fu:

    «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria (v. 41).

    Le parole del Maestro, avevano forse il senso che Gesù non gradiva il cibo che Marta gli stava preparando? Assolutamente no! Allora, per quale scopo le pronunciò? Per far capire a Marta che stava dando eccessiva importanza a qualcosa di secondario valore. Consumare un bel piatto di cibo succulento, riguarda essenzialmente il nutrimento del corpo; mentre con l’ascoltare la parola di Gesù, si nutre l’anima. Siccome i bisogni dell’anima sono più importanti di quelli del corpo, bisogna dedicare più tempo per le realtà spirituali, anziché per quelle umane. Affaticarsi ed agitarsi per molte cose, in pratica significa, sottrarre del prezioso tempo, alle opportunità che Dio ci concede, e mettere le cose di Dio, in secondo posto, come una qualsiasi cosa. Che ognuno di noi sappia scegliere, nella medesima maniera come scelse Maria!

    Marta nel vangelo di Giovanni

    Se Luca ci ha fatto vedere Marta sotto un aspetto, Giovanni, invece, ce la mostra in maniera diversa. Luca ci ha parlato dell’ospitalità che Marta ha offerto a Gesù; Giovanni, invece, si sofferma a narrarci, un particolare bisogno che sorse nella casa di Marta. Come si comportarono le due sorelle davanti a questo particolare bisogno? Presto viene detto!

    Lazzaro si ammalò, e le due sorelle mandarono un messaggio a Gesù, per avvisarlo: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato» (Giovanni 11:3).

    Certamente quella comunicazione, aveva lo scopo di fare intervenire Gesù, per guarire Lazzaro. Anche se ciò non è detto apertamente, è chiaro però che il senso era quello. Gesù comprendendo lo scopo di quel messaggio, disse:

    «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato» (v. 4).

    E, come se non bastassero quelle parole, Gesù, invece di affrettarsi per raggiungere la casa di Marta, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava (v. 6), tanto che Lazzaro, nel frattempo morì. In un primo tempo, quando Gesù parlò ai suoi, dell'intenzione di voler andare da Lazzaro per risvegliarlo, (Giovanni 11:11) visto che si era addormentato, giustamente i discepoli gli risposero: «Signore, se egli dorme, sarà salvo» (vv. 11-12). Come per dire: non occorre nessun'azione speciale, per svegliare una persona che si è addormentata; si risveglierà da sola. I discepoli però, non comprendendo quel modo di parlare, Gesù fu costretto a specificare subito che: Lazzaro era morto (v. 14).

    …«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto;
    e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà».
    Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
    Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno».
    Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
    e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?»
    Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo»
    (vv. 21-27).

    Le parole che Marta rivolse a Gesù, che se Egli fosse arrivato prima della morte, suo fratello non sarebbe morto, non volevano essere un diretto rimprovero per il suo ritardo, ma solamente la convinzione che, le cose sarebbero andate diversamente. Quando poi Gesù assicurò Marta che suo fratello sarebbe risuscitato, Marta, sì, accettò il fatto della risurrezione, ma non di quella che Gesù intendeva, ma quella che si avrà nell’ultimo giorno, cioè quando saranno risuscitati tutti i morti. Siccome Gesù non pensava a quel lontano giorno, come Marta aveva prospettato, non indugiò a risponderle: Io sono la risurrezione e la vita. L’invito a credere alla Sua parola, significava che, se Marta avesse creduto che Gesù è la risurrezione e la vita, suo fratello Lazzaro, sarebbe risuscitato in quel giorno.

    PS: Per ragioni di famiglia, dovrò assentarmi da casa per alcuni giorni, ragion per cui non potrò continuare lo studio; lo riprenderò giorno 6 settembre


    [Modificato da Domenico34 02/09/2011 02:37]
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    Domenico34
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    00 07/09/2011 02:24
    Comprese veramente Marta, le parole di Gesù, o rimase nel suo convincimento che suo fratello sarebbe risuscitato, nel giorno in cui tutti i morti risusciteranno? Le parole che Marta pronunciò, davanti alla tomba di suo fratello, allorquando Gesù ordinò di togliere la pietra: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno» v 39), rivelano chiaramente che non aveva compreso la parola del Maestro, ma che era rimasta ferma nella sua errata convinzione. Ecco perché Gesù, le rispose: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?» (v. 40).

    La gloria a cui Gesù faceva riferimento, non era quella della risurrezione universale, ma quella che Egli avrebbe fatto vedere in quel giorno, nel fare uscire dalla tomba Lazzaro. Il Signore vuole insegnare a noi una gloriosa verità, non solo per comprenderla, ma principalmente per viverla. Dobbiamo credere ora, cioè nel tempo in cui viviamo, che Gesù è, (e non sarà) la risurrezione e la vita. Egli è venuto per darci vita in abbondanza (Giovanni 10:10); questa dovizia si riceve qui in terra, e non dovremo aspettare nell’eternità per riceverla. Perciò, la parola pronunciata per Marta, è valida anche per noi: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»

    PERSIDE

    «Questo nome (che significa «donna persiana») ricorre nelle iscrizioni greche e latine di Roma e di altre parti come quello di una schiava o liberta, ma non a proposito della casa imperiale» [Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, p. 334].

    Di questa donna si parla in (Romani 16:12) e si afferma che si è affaticata molto nel Signore. Nonostante la sua condizione sociale, trovava il tempo per dedicarsi alle cose del Signore. Con il suo zelo e la sua fedeltà, contribuì molto per il benessere della comunità romana.

    È un nobile esempio per tutti noi, e c'insegna, con la sua vita che, quando veramente si ama l’opera del Signore e la fratellanza, non si risparmiano energie e tempo, per contribuire al benessere comune.

    PRISCILLA

    Un’Ebrea cristiana e moglie di Aquila. Si parla di lei in (Atti 18:2,18,26; Romani 16:3). Assieme al marito, abitò per un po’ di tempo a Roma. Quando Claudio ordinò che tutti i Giudei lasciassero Roma, la coppia si trasferì a Corinto. Fu in quella città che Paolo fece conoscenza con loro. Quando più tardi Paolo decise di navigare verso la Siria, ebbe la compagnia di Aquila e Priscilla. Nella sinagoga di Efeso, Priscilla ed Aquila, ascoltarono con molta attenzione,

    un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò ad Efeso.
    Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunziava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni.
    Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio
    (Atti 18:24-26).

    L’intervento di Priscilla ed Aquila, nei confronti di Apollo, oltre ad essere stato intelligente, servì per fornirgli una conoscenza più esatta della via di Dio. Questo significa che, nonostante l’alessandrino insegnasse accuratamente le cose relative a Gesù, la sua conoscenza era limitata al solo battesimo di Giovanni.

    Inoltre, se Priscilla e Aquila non avessero ascoltato Apollo con molta attenzione, non avrebbero capito che la sua conoscenza, della via di Dio, non era completa, cioè mancava di qualcosa. Nello stesso tempo, però, se Apollo non fosse stato umile, difficilmente avrebbe ascoltato Aquila e Priscilla in quello che gli dicevano. Queste tre persone meritano di essere lodate, principalmente per l’atteggiamento che hanno assunto, l’uno verso l’altro. Apollo, per la grande umiltà che ha dimostrato nell’ascoltare Aquila e Priscilla, e quest’ultimi, nel sapergli esporre le cose con intelligenza, delicatezza ed accuratezza.

    RODE

    Il significato di questo nome significa rasoio. Il nome di questa donna è menzionato in (Atti 12:13). Era serva di Maria madre di Giovanni Marco. Quando Pietro fu liberato dalla prigione da un angelo del Signore, egli si recò in casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco. Fu Rode che, avendo ascoltato e riconosciuto la voce di Pietro, invece di aprire la porta, comunicò alla fratellanza che Pietro era dietro la porta che bussava. I fratelli, a sentire quella notizia, invece di rallegrarsi, presero per pazza, Rode che insisteva che si trattava di Pietro e non del suo angelo. Però, quando lei aprì la porta, i presenti si resero conto che Rode non era pazza, ma aveva asserito la verità.

    SALOME

    Di lei si parla in (Marco 15:40; 16:1). Chi era questa donna? Non si può affermare con precisione! I commentatori, rimandando a (Matteo 27:56), e credono che si tratti della madre dei figli di Zebedeo.

    Visto che si tratta di un'interpretazione, (poiché solo Marco parlando di questa donna, non fornisce dati specifici), conviene piuttosto mettere in risalto quello che viene chiaramente affermato di lei. Fu una delle tre donne che assistettero alla scena della crocifissione di Gesù. Anche se si tenevano lontano, fu ugualmente un testimone oculare, al pari di Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Iose. Partecipò attivamente alla compera degli aromi per andare ad ungere Gesù. L’elemento più significativo, però consiste nel fatto che fu una fedele seguace di Gesù, mentre Egli era in Galilea e lo serviva, al pari delle altre donne menzionate in (Luca 8:2). Infine, ebbe l’onore, assieme alle altre donne, di portare il messaggio della risurrezione di Gesù e di riferire ai suoi discepoli, che lo avrebbero visto in Galilea (Marco 16:7).

    Si continuerà il prossimo giorno...
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    Domenico34
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    00 08/09/2011 00:09
    SAFFIRA

    In (Atti 5:1-11) si parla di lei. È conosciuta come la moglie di Anania. La storia della coppia Anania e Saffira, è narrata nel capitolo 5 degli Atti. La gara di solidarietà che si manifestava in mezzo alla cristianità, di quei tempi, nel vendere le proprietà e il ricavato portarlo ai piedi degli apostoli, ha avuto un ruolo importante nella vita di Anania e Saffira.

    Che quelli che avevano delle proprietà e li vendevano, per portare il ricavato agli apostoli, lo facevano nella loro spontaneità, cioè senza che ci fosse un obbligo da parte degli apostoli, appare chiaro dal racconto degli Atti. Forse l’esempio di Barnaba che, avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli (Atti 4:37), avrà influenzato Anania e Saffira a vendere la loro proprietà. Però, quello che loro fecero, nell’accordarsi di trattenere per loro una parte della vendita, non l’avranno appreso certamente da Barnaba, ma dal loro egoismo.

    Le quattro domande che Pietro fece a Anania

    «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere?
    Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio»
    (vv. 3-4),

    sicuramente saranno scaturite in conformità a quanto avrà detto Anania. Quando lui consegnò il denaro della vendita della proprietà, avrà detto a Pietro: il denaro che ti consegno, è il totale del ricavato della vendita della proprietà che ho venduto. Con queste precise parole, Anania pensava che, l’affare concertato con sua moglie Saffira, sarebbe andato in porto. Non aveva la minima idea che Pietro, in quel momento, illuminato dalla luce dello Spirito Santo, avrebbe messo in chiaro la sua bugia.

    Se alle precise domande che Pietro formulò ad Anania, quest’ultimo avesse rettificato la sua versione, precisando che si trattava di una parte del ricavato della vendita, il giudizio divino non si sarebbe abbattuto su di lui. Di conseguenza, la morte non sarebbe avvenuta, per toglierlo dal numero dei viventi. Ma, poiché, con ferma determinazione, asserì che la somma consegnata era il totale della vendita, Pietro non ebbe nessun'esitazione ad affermare: Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio. Che quella non fosse una sentenza di giudizio emanata da Pietro, ma dallo Spirito di Dio, che abitava nell’apostolo, appare in tutta chiarezza.

    La domanda che Pietro fece a Saffira

    Alla distanza di circa tre ore dopo (v. 7) arrivò Saffira, (forse per avere notizie del marito, visto che egli ritardava a rincasare), Pietro le chiese:

    «Dimmi», «avete venduto il podere per tanto?» E lei rispose: «Sì, per tanto».
    Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te»
    (vv. 8-9).

    Dalle parole di Pietro, si può notare che, anche per Saffira, c’era una speranza di salvezza. La condizione sarebbe stata che, lei, cambiando la versione del marito, avesse asserito la verità, cioè che il denaro che aveva portato il marito, non era il totale della vendita, ma solamente una parte. Siccome, però, questo non lo fece, anzi con fermezza e determinazione confermò la versione del marito, la punizione divina fu implacabile anche su di lei, subendo la stessa sorte del marito, cioè la morte. Questa storia, dovrebbe farci riflettere seriamente, non solo per insegnarci, ma anche per ricordarci, il detto di Gesù:

    Ma il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no; poiché ciò che è in più viene dal maligno (Matteo 5:37).

    SUSANNA

    Una delle donne che con i suoi beni, assisteva Gesù e i dodici (Luca 8:3).

    SINTICHE

    Di questa donna si parla in (Filippesi 4:2). L’apostolo Paolo gli rivolse una fraterna esortazione ad essere concorde con Evodia. Ciò significa che tra queste due donne, che poi erano sorelle in Cristo, non c’era piena armonia; di conseguenza non vivevano concordemente. Non si conoscono i motivi di questo dissidio; ma qualunque siano stati i motivi, Paolo non poteva incoraggiare la discordia nell’ambito di due persone che frequentavano la stessa comunità e condividevano la stessa fede in Cristo. Davanti ad un qualsiasi dissidio che potrebbe nascere in seno ad una comunità, tra fratelli e sorelle in Cristo, si dovrebbe ricordare la vita di queste due sorelle, Evodia e Sintiche, e incitarsi a vivere nell’armonia e concordia nel Signore.

    TABITA

    Di lei si parla in (Atti 9:36-41). Abitava a Ioppe ed era una discepola del S.ignore. Aveva una buona reputazione presso la comunità e faceva molte opere buone ed elemosine. Nonostante ciò, un giorno si ammalò, e morì. Le anime pie, non vengono risparmiate dalle malattie! Tante volte, invece di guarire, muoiano. Per Tabita, però, la sua morte, a seguito della sua risurrezione, operata dal Signore per mezzo di Pietro, procurò a molti di credere nel Signore (9:42).

    TRIFENA

    Paolo saluta particolarmente questa sorella della chiesa di Roma, e, nello stesso tempo mette in risalto una buona caratteristica che ha, cioè che si affatica nel Signore. Questo significa che Trifena, non viveva la sua vita pensando solamente a se stessa e alle cose sue, ma trovava anche il tempo per dedicarlo alle cose del Signore. (Romani 16:12).

    TRIFOSA

    Al pari di Trifena, Trifosa anche lei si affaticava nel Signore, vivendo nella comunità romana. In che cosa consisteva questo suo affaticarsi nel Signore, non si può esattamente definirlo. Anche se lei compiva piccole cose in seno alla comunità, quali: prestare servizio a qualcuno, aiutare nei vari bisogni, era qualcosa che veniva fatto per la causa del Signore (Romani 16:12). Infine, di queste due donne: Trifena e Trifosa, non si parla di un tempo passato, ma di un presente. Questo significa che, al tempo in cui Paolo scrisse la sua epistola ai Romani, queste due sorelle, erano attive per il Signore, e ciò ritornava, non solamente a lode e gloria di Dio, ma anche quello che loro facevano era riconosciuto e apprezzato, sia da Paolo che dalla fratellanza. Amen!

    PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura
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