00 10/08/2011 00:17
Affinché rimanga impressa la sua parola nella mente e nel cuore dei suoi discepoli, Cristo afferma che la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito. Che cosa vuol significare con questa affermazione? Il discepolo prima del nutrimento e del vestito, deve pensare alla vita ch’è un dono inestimabile donatoci da Dio.

Se Dio ci ha fatto dono della vita, curandola e preservandola, questa esistenza si manifesta nel corpo, è impensabile che Egli non abbia cura di nutrire e vestire il nostro corpo. Stabilito questo come principio divino, Gesù passa a parlare degli uccelli del cielo, i quali pur non seminando, né mietendo, né raccogliendo in granai, vengono nutriti dal Padre celeste.

Anche se tutti possano osservare la vita degli uccelli, non tutti però sono disposti a credere che la loro sopravvivenza dipenda da un’azione specifica di Dio. I discepoli di Gesù però, non solo devono tenere presente questo, ma lo devono credere, dato che essi dovranno portare ai popoli la parola e l’insegnamento di Gesù Cristo.

Giustamente Gesù, conclude: Se il Padre vostro celeste prende cura degli uccelli del cielo per quanto riguarda il loro nutrimento, perché mai non dovrebbe fare lo stesso con voi, dato che siete assai da più di ?

Per quanto riguarda il vestimento, Cristo si serve dei gigli della campagna per affermare che, anche se non faticano e non filano, il loro vestimento è superiore a quello di gloria che Salomone ebbe ai suoi giorni. Se l’erba dei campi che oggi è e domani sarà gettata nel forno, viene rivestita da simili vestimenti (si badi che Gesù affermò ch’è Iddio che riveste in questa manier, non vestirà molto più voi? E come per dare più peso alla sua affermazione, Cristo aggiunge gente di poca fede.

Se Cristo ha dimostrato che per quanto riguarda il vestimento non bisogna essere preoccupati, perché il Padre celeste penserà per questo bisogno, come non sarà altrettanto vero per quanto riguarda il mangiare e il bere? A questo punto Gesù precisa che quelli che vengono assillati da queste smoderate preoccupazioni, (per quanto concerne il vestire, il mangiare e il ber, sono i pagani.

Allora è evidente dove vuole arrivare Gesù. Se i pagani, nella loro vita giornaliera, sono presi dalle ansietà, da non far loro vedere e comprendere l’intervento di Dio nell’esistenza e nel suo mantenimento, non così devono essere i discepoli del Cristo, che dovranno condurre i pagani alla conoscenza della verità e a Cristo, il Salvatore del mondo.

A questo punto si impone di necessità una precisazione: Volle forse Gesù insegnare al suo discepolo la pigrizia e l’inoperosità? Se dovessimo sostenere una simile interpretazione, ci troveremmo in contrasto con tutto l’insegnamento del N.T. che afferma: Chi non vuol lavorare non mangi (2 Tessalonicesi 3:10). Gesù e gli apostoli, non insegnarono mai il vagabondaggio, perché questo è in contrasto principio divino (cfr. Genesi 2:15).

Quello che Gesù voleva insegnare, era questo: al disopra delle vostre ordinarie occupazioni, che vi potranno tenere impegnati sul piano del lavoro, dovete tenere presente che non è la forza del vostro braccio che vi procura il vestimento e il nutrimento, anche se faticate duramente, ma il Padre vostro celeste. In precedenza Gesù aveva insegnato a pregare: dacci il nostro quotidiano.

Quando non si crede che il Padre celeste ha cura della nostra vita con tutte le sue svariate necessità, sia sul piano spirituale che su quello corporale e materiale, la persona può benissimo cadere sotto il peso delle ansietà che non gli permetteranno, non solo di sperimentare la fedeltà di Dio per quanto riguarda le sue promesse, ma neanche potrà riposare in mezzo ai tanti bisogni ai quali si va incontro ogni giorno. Gesù che vuole la serenità dello spirito e la tranquillità del corpo, esorta a non farsi prendere dalle ansietà, perché l’uomo con le sue sollecitudini, non potrà aggiungere alla sua statura pure un cubito.

15. UNA PRECISA DISPOSIZIONE A NON GIUDICARE

Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché giudizio quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura che misurate, sarà misurata a voi. E perché guardi tu il bruso ch’è nell’occhio del tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? Ovvero, come potrai dire al tuo fratello lascia ch’io ti tragga dall’occhio il bruso, mentre ecco la trave è nell’occhio tuo? Ipocrita, trai prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per trarre il bruso dall’occhio del tuo fratello (Matteo 7:1-5).

Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati (Luca 6:37).

Che la parola del Maestro, circa il divieto di giudicare non debba essere intesa nel senso legalistico, appare abbastanza chiaro, specie quando si tengono presenti i seguenti passi biblici:

Non commettere iniquità, nel giudicare; non avrai riguardo alla persona del povero, né tributerai speciale onore alla persona del potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia (Levitico 19:15).

E in quel tempo detti quest’ordine ai vostri giudici astate le cause dei vostri fratelli, e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere fratello o con lo straniero che sta da lui. Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali; darete asto al pico come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio (Deuteronomio 1:16,17).

Stabilisciti dei giudici e dei magistrati in tutte le città che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà, tribù per tribù; ed essi giudicheranno il popolo con giusti giudizi (Deuteronomio 16:18).

Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio (Giovanni 7:24).

Voi giudicate secondo la carne; io non giudico alcuno (Giovanni 8:15)
Perciò, o uomo, chiunque tu sii che giudichi, sei inescusabile; poiché nel giudicare gli altri, tu condanni tu stesso; perché tu che giudichi, fai le medesime cose
(Romani 2:1).

Quando dunque avete da giudicare di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa (1 Corinzi 6:4).

Potremmo elencare altri testi, ma crediamo che questi siano sufficienti per giustificare la nostra affermazione.

Il termine giudicare, da un punto di vista prettamente linguistico, ha tanti di quei significati che si possono applicare ed appropriare a seconda di come si vuole spiegare la parola. Fra i tanti significati, bisogna individuare quale sia quello che meglio s’addice alla parola di Gesù. Non è certamente da preferire un’interpretazione che entri in contraddizione con un testo biblico; bisogna fare tutte le valutazioni per evitare la cosiddetta incoerenza. Dai testi che abbiamo citato, risulta abbastanza evidente, che il divieto a non giudicare, non può essere accettato significato di condannare. Ciò significherebbe non tenere conto del contesto delle parole di Gesù, con la specificazione che ne segue. Ma può benissimo essere accettato quello di: rimproverare, riprendere, richiamare al dovere, correggere (una persona, se stesso, la condotta propria o altrui.

Questo per citare solamente alcuni aspetti del significato che ha il termine giudicare. Una cosa è certissima: Gesù non vuole che si giudichi una persona nel senso di emanare una definitiva condanna, perché non è a questo che l’uomo è stato chiamato, trattandosi di qualcosa che compete a Dio.

Dal momento che ci viene vietato di giudicare, nel senso appena specificato sopra, è molto importante attenersi all’ordine di Gesù, sia per non compromettere la propria professione di fede, come anche per non andare incontro a spiacevoli situazioni che potrebbero inquinare la nostra tranquillità e il nostro benessere, e sia anche per non vedersi sedere sul banco degli imputati. Giudicare una persona nel senso di condannarla significa mettersi al posto di Dio che tutto sa molto bene e tutto conosce nei minimi partiari. La Bibbia non ci invita a seguire Dio nel sentiero della condanna, bensì in quello della compassione, della benignità, della pietà, dell’amore e della misericordia.

Si continuerà il prossimo giorno...