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Quando Gesù che egli perseguitava entrò nella sua vita, si rese conto che coloro che erano nella parte della ragione e della vera fede, non era lui né i capi religiosi dei suoi giorni, ma erano proprio loro che venivano perseguitati ed oltraggiati. Come si può avere il coraggio di sostenere una persecuzione crudele e spietata, fino a spargere un torrente di sangue, in nome di una religione, e peggio ancora, in nome di una Chiesa che dice di possedere la piena verità, quando invece questo atteggiamento è in netto contrasto con il comando di Gesù di pregare per coloro che ci perseguitano ed oltraggiano?

Ad un Pietro che pensava, nell’ardore della sua fede e del suo zelo, di difendere Gesù dall’assalto dei sergenti, Cristo, ordinò:

Riponi la tua spada nel fodero, perché tutti quelli che prendono la spada, periscono per la spada Matteo 26:52).

Gli ostinati e gli oltraggiatori non si piegano con la forza della violenza e con le armi, ma con robustezza della preghiera. Chi crede alla parola di Gesù ed è pronto a metterla in pratica, conoscerà l’efficacia della preghiera, e saprà vedere come Dio, rispondendo al grido di chi lo sanno pregare con tutto l’ardore della loro vita e con tutta la fede, sa raggiungere l’esistenza più ostinata e il cuore più indurito, che macchina oltraggio e persecuzione verso chi stanno seguendo Gesù, sul sentiero del suo insegnamento.

Tutte le cose, anche le più impensate e le meno raggiungibili, si possono ottenere attraverso la preghiera. Con questa norma, Gesù arma il suo discepolo al combattimento. Non è un combattimento contro carne e sangue, ma contro spiriti maligni nei luoghi celesti (Efesini 6:12). Forte di questo divino insegnamento, il discepolo di Gesù andrà avanti e, percorrendo le strade di questo mondo, proclamerà apertamente e con coraggio, il messaggio di Cristo, insegnando nello stesso tempo di osservare tutte le cose che Gesù ha comandato d’osservare.

9. UNA PRECISA DISPOSIZIONE PER QUANTO RIGUARDA L’ELEMOSINA

Guardatevi dal praticare la vostra giustizia nel cospetto degli uomini per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premino presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai limosina, non far suonare la tromba dinanzi a te, come fagli gl’ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io affermo in verità che codesto è il premio che ne hanno.
Ma quando tu fai limosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua limosina si faccia in segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa
(Matteo 6:1-4).

Tutte le opere di carità che vengono fatte, lo devono essere all’insegna, non per essere visti ed onorati dagli uomini, ma visti ed onorati dal Padre celeste. Tutto quello che il cristiano fa, porgendo un aiuto economico a chi si trova nel bisogno, deve essere fatto in segreto, senza farlo sapere ai quattro canti della terra, ma presente a Dio che vede il pensiero occulto.

Qui Gesù insegna il perio che può esservi in rapporto con la vanagloria, che facilmente potrebbe apparire nella vita di chi pratica l’elemosina, specie se viene palesata e messa in risalto. Le opere di carità non vanno fatte per mettere in mostra le possibilità economiche che si dispongono e poi aspettarsi il plauso degli uomini bensì per venire in aiuto ad un vero bisogno secondo lo spirito dell’Evangelo e nella libertà cristiana.

La generosità è largamente documentata nella Bibbia, specie quando si vuole sapere l’effetto o la conseguenza di una simile azione. Basterà ricordare le parole di Gesù: Date e vi sarà dato per rendersi conto dell’importanza dell’ordine di Gesù. La generosità non viene soltanto in aiuto al bisogno, ma ritorna a chi la pratica con una abbondanza di misura senza pari (Luca 6:38).

A questo punto è bene precisare che tutte le opere di beneficenza che vengono compiute, devono avere come movente principale l’amore. Questo è quello che Paolo voleva dire quando scrisse:

E quando distribuissi tutte le mie fatà per nutrire i poveri, e quando dessi il mio corpo ad essere arso, se non ho amore, ciò niente mi giova (1 Corinzi 13:3).

Se questo elemento importante e fondamentale venisse a mancare nella vita di chi pratica la beneficenza, si potrebbe cadere nel vanto e nella vanagloria, e le stesse opere assistenziali perderebbero la loro importanza davanti a Dio, conoscitore dei sentimenti segreti del cuor dell’uomo.

Inoltre, le opere di carità, oltre a non avere come obbiettivo l’onore degli uomini, non possono essere invocate come azioni meritorie. La valutazione delle limosine ai fini di un’opera meritoria, è certamente lontana dallo spirito dell’Evangelo, anche se si può spiegare il calore cui la limosina è tenuta e quindi il vanto che può associarsi ad essa. Tenendo la semplicità dell’insegnamento di Gesù, la sua indiscussa importanza ai fini pratici e la sua attualità per ciò che concerne il comando stesso di Gesù, va ricordato ed insegnato ad osservarlo nell’identica maniera con la quale è stato proclamato.

10. UNA PRECISA DISPOSIZIONE PER QUANTO RIGUARDA LA PREGHIERA

E quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché amano di fare orazione stando in piè nelle sinagoghe e ai canti delle piazze per esser veduti dagli uomini. Io affermo in verità che codesto è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l’uscio fai orazione al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo che vede il sentimento occulto, te ne darà la ricompensa. E nel pregare non usate soverchie dicerie come fanno i pagani, i quali pensano d’essere esauditi per la moltitudine delle loro parole. Non li rassomigliate dunque, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate (Matteo 6:5-8).

In questa precisa disposizione riguardante la preghiera, è bene tenere in debito conto, almeno tre cose.

1) Bisogna evitare l’aspetto ipocrita. Come per le elemosine Cristo ammonì di non agire come gli ipocriti che fanno suonare la tromba, anche per la preghiera viene fatta la stessa raccomandazione, quando avesse la stessa finalità farsi vedere dagli uomini.

Non sono le posizioni esteriori del corpo quelle che contano davanti a Dio, bensì l’attitudine che si assume davanti a Lui. Gesù non proibì di pregare stando in piedi e nelle piazze. Se gli ipocriti venivano condannati, per quel loro modo di pregare, lo erano perché la loro preghiera, invece di essere rivolta a Dio, veniva fatta per attirare lo sguardo degli uomini. Anche la preghiera fatta in ginocchio, se ha la stessa finalità di farsi vedere dagli uomini, è altrettanto da rigettare.

2) Bisogna curare l’aspetto intimo della preghiera. La preghiera non è un esercizio che permette di comunicare o di avere relazione con chi è attorno a noi. Il fine della preghiera è comunicare con Dio; quindi, è indispensabile questa intimità di rapporto di comunione. Che il Signore additi la cameretta, come luogo di preghiera, ciò non vuole assolutamente ricordare che sono proibite invocazioni in comune. Se così fosse, Gesù fu il primo a non tenere conto della sua stessa norma, quando lo vediamo fuori della cameretta, in luoghi deserti (Marco 1:35, di preferenza, in luogo elevato (Luca 5:15), o sul monte (Marco 6:46; Luca 6:12); o addirittura in pubblico (Marco 6:41; Luca 11:1) o tra i discepoli (Giovanni 17):3).

Bisogna evitare un parlare vano. Gesù ammonisce a non usare soverchie dicerie come fanno i pagani quando pregano. La preghiera non è un’esibizione di parole su parole, pensando che più se ne dicono, meglio è e più sicuro ne è il risultato. Il Padre non esaudisce una preghiera per le molte parole che vengono dette; anzi Gesù precisa che prima che venga fatta menzione, il Padre sa le cose di cui abbiamo bisogno. Si narra di un fedele, che rivolgeva al Signore questa invocazione prolissa: O Dio grande, magnanimo, tremendo, glorioso, forte, temuto, potente, vigoroso, reale, degno di adorazione! Al che gli venne chiesto: Hai esaurito le tue lodi? A che servono? Non bastano queste tre: Dio grande, forte e tremendo? (Deuteronomio 10:17). Se non le avesse prescritte Mosè, non oseremmo neppure pronunciarle.

Si continuerà il prossimo giorno...