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Insegnare ad osservare questa norma con la sola parola, non sarà sicuramente efficace e penetrante; ma chi la insegna, può presentare un esempio vivente nella propria vita. Questo è veramente mettere in pratica la parola del Maestro e ispirerà a seguire lo stesso modello che viene messo davanti alla parola del Signore.

5. UNA PRECISA DISPOSIZIONE AD AIUTARE

Dài a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle (Matteo 5:42; Luca 6:30).

Fare il bene, nel contesto dell’insegnamento biblico, non è qualcosa di spontaneo e fatativo presentando ricorso alle giuste esigenze e ai dovuti accertamenti dell’uomo. Dio non ha lasciato all’arbitrio dell’uomo, per quanto riguarda il fare il bene. L’uomo, nella sua natura egoista, non è tanto disposto ad aprirsi, con occhio compassionevole e con mano larga.

Dio ordina al suo popolo, ordini che devono essere rispettati, se si vuole obbedire a lui. Se si prendono in considerazioni tutti quei testi riguardante il comando di Dio per quanto concerne i bisognosi, appare nella sua giusta dimensione, il posto che deve occupare la parola del Signore, nella vita di ogni singolo credente. Al popolo d’Israele venne dato questo comando:

Quando vi sarà in mezzo a te qualcuno dei tuoi fratelli che sia bisognoso in una delle tue città nel paese che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà, non indurerai il cuor tuo, e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai largamente la tua mano e gli presterai quanto gli abbisognerà per la necessità nella quale si trova (Deuteronomio 15:7,8).

Una simile disposizione è predeterminata e categorica. Non c’è spazio per una libera scelta; non limitatezza per una valutazione unilaterale, c’è solamente l’obbligo di una perfetta e completa obbedienza da parte dell’uomo alla Parola di Dio. Che l’uomo voglia argomentare, se accettare o meno il comando di Dio, lo può benissimo fare, perché si trova in una posizione di poter decidere se accettare o respingere un’ordine divino.

Questo non vuol dire però, che l’uomo con la sua libera scelta, possa modificare il comando di Dio, o peggio ancora far dipendere la sua attuazione da considerazioni e valutazioni prettamente umane ed egoiste. Che l’uomo abbia la possibilità di poter mandare a monte un ordine divino, facendolo apparire ridio ed inopportuno, questo rientra nell’ambito delle sue scelte e della sua volontà.

Però, a questo punto è bene riflettere che, se l’uomo cerca di ostaare o neutralizzare una precisa disposizione divina, lo fa a sue spese, e non sarà la parola del Signore ad essere intaccata e vilipesa. Dio non ha mai imposto l’osservanza di una sua disposizione, anche se la stessa torna a beneficio dell’uomo. Anzi ha sempre voluto che l’uomo, facendo uso della sua libertà di scelta nella propria vita, finisca per osservare, la sua parola.

Per un israelita non si presentavano tante alternative per fare il bene: O accettare il comando di Dio, così come Lui l’aveva dato, o respingerlo con una precisa attitudine di disubbidienza. C’era una sola condizione alla quale un israelita poteva appellarsi, senza doverne sentire il peso e la responsabilità di una disubbidienza quando mancavano le possibilità materiali per fare il bene.

Non rifiutare un beneficio a chi vi ha diritto, quand’è in tuo potere di farlo. Non dire al tuo prossimo: Vai, torna e te lo darò domani; quand’hai di che dare (Proverbi 3:27,28),

soprattutto quando si ricorda: Chi ha pietà del povero presta all’Eterno (Proverbi 19:17).

Praticare il digiuno, in certi giorni prestabiliti, non era soltanto una pratica diffusa in mezzo al popolo d’Israele che procurava un certo vanto, ma era arrivata a tal punto che si considerava un’opera meritoria. Anche se l’Eterno stesso aveva, attraverso i suoi profeti, suggerito al popolo di bandire un digiuno, come segno di un sincero ritorno a lui (Gioele1:14; 2:12), tuttavia, nel popolo si era formato un formalismo così marcato, da fargli dimenticare quello che l’Eterno aveva ordinato intorno a fare bene. Credo che Isaia, interpreta esaurientemente questa situazione, quando per due volte consecutive chiede:

Il digiuno di cui mi compiaccio non è egli questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi, e che si infranga ogni sorta di giogo? Non è egli questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu meni a casa tua gl’infelici senz’asilo, che quando vedi uno ignudo tu lo copra, e che tu non ti nasconda a ui ch’è carne della tua carne (Isaia 58:6,7).

Certamente Gesù, con le sue parole: dà a chi ti chiede, non ha nulla da aggiungere alla vecchia norma divina, e tanto meno modificarla. Il parallelo di (Luca 6:30), ha un suono più grave

Dài a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare.

Tutto l’insegnamento del N.T. riguardante a fare il bene, ha un solo denominatore e un solo punto di riferimento mettere in risalto il comando di Gesù.

L’apostolo Paolo, scrivendo ai Romaniani, li esortava a provvedere alle necessità dei santi (Romani 12:13); e rivolgendosi ai ricchi, incaricava Timoteo a comandare loro:

Che facciano del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro beni (1 Timoteo 6:18).

Anche l’epistola agli Ebrei, accettando la norma di Gesù, esorta i suoi destinatari di:

Non dimenticare di esercitare la beneficenza e di far parte agli altri dei vostri beni; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace (Ebrei 13:16).

E per concludere, Giovanni dice:
Ma se uno ha dei beni di questo mondo, e vede suo fratello nel bisogno, e gli chiude le proprie viscere, come dimora l’amore di Dio in lui? Figlioletti, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità (1 Giovanni 3:17,18).

Un simile insegnamento che danno tutte le Scritture, sia quelle dell’A.T. come quelle del N.T. con estrema chiarezza e fermezza, non solo è doveroso portarlo a conoscenza di tutti, ma deve essere proclamato con altrettanta stabilità, perché chi l’asta può metterlo in pratica.

6. UNA PRECISA DISPOSIZIONE AD AMARE

Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici (Matteo 5:43,44; Luca 6:27).

La legge dell’amore oltrepassa ogni limite delle sopportazioni umane e si raccorda direttamente cuore amabile di Gesù. Gli esegeti, si sono chiesti, a quali nemici voglia alludere Gesù. Se si tratta dei nemici della fede oppure degli avversari in genere. Tutto quello che si cerca di indagare, attraverso un’analisi approfondita delle fonti, non cambia minimamente l’insegnamento e il comando di Gesù di amare. Anche se si cerca di individuare se i nemici, di cui parla il testo, siano quelli della fede o piuttosto i nemici in genere, resta sempre valido l’obbligo di amare.

Dal momento che (Matteo 5:44 e Luca 6:27) non specificano di quale tipo di nemici si tratti, crediamo che la parola del Maestro, debba essere intesa nel senso largo dei nemici in genere. Il comando di Gesù è perentorio e non permette di evadere, adducendo motivi di carattere sociale e di qualsiasi altro tipo. Dal momento che Gesù ordina di amare i nemici, bisogna obbedire al suo comando, senza alcuna riserva e senza nessun preconcetto, tendente alla più larga discriminazione. Amare, non è una caratteristica della natura umana, e tanto meno che l’uomo naturale possa adempiere un simile comando.

Si continuerà il prossimo giorno...